Visualizzazioni totali

mercoledì 29 ottobre 2025

L'EVENTO GESÙ CRISTO ASSUME, PURIFICA ED ELEVA LE CULTURE / 51. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 87.



87. Il Concilio di Nicea non è semplicemente un evento di assunzione e di fecondazione della cultura da parte della Rivelazione, ma è anche l’occasione di incontri interculturali. Ora, questo incontro delle culture è anch’esso un aspetto maggiore dell’evento di Sapienza che l’evento di Gesù Cristo suscita, in quanto la Rivelazione collega e mette in comunione le culture tra loro, rendendo possibile il più alto grado di interculturalità. Lo scambio e la fecondazione mutua fa già parte di tutte le culture, che non esistono se non nel processo in cui sono poste in contatto le une con le altre, e così si evolvono, si arricchiscono e talvolta si oppongono e si mettono in pericolo reciprocamente. 

Tuttavia, la potenza di rinnovamento della Rivelazione apporta a queste relazioni un salto qualitativo in intensità. Da un lato, donando accesso alla fonte trascendente del vero e del bene, alla radice dell’universalità dello spirito umano che rende possibile la loro comunicazione,[143] essa apre in pienezza lo spazio comune per i loro incontri e i loro scambi. Dall’altro lato, l’evento Gesù Cristo è potenza di conversione e di liberazione di fronte alle forze di chiusura e di opposizione all’altro, contenute nella vita dei popoli e delle culture. Solo una cultura che sia per così dire “salvata” può superarsi senza perdersi e aprirsi alle altre culture per esserne arricchita come pure per arricchirle. L’ascolto della Parola di Dio e della Tradizione, cioè della Parola dell’Altro, abitua, per così dire, lo spirito e le culture all’ascolto degli altri.[144]Tutto ciò porta non a una giustapposizione esteriore e povera delle culture, né a una fusione in un tutto indistinto, ma a una interculturalità salvata ed elevata in cui ogni cultura si supera venendo fortificata nella sua consistenza propria, in virtù di una sorta di pericoresi delle culture.[145]Per questo si tratta di tenere insieme la reale novità e la “sopra-elevazione” delle culture, come il fatto che chi accetta il Vangelo di Cristo preserva la sua identità culturale e vi si trova fortificato:[146]«I cristiani, infatti, non sono distinti dagli altri uomini, né per territorio, né per lingua né per modi di vestire… adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, danno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa, e che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile».[147]


[143] Ibid., 71.

[144] Si veda la tematica della “teologia dell’ascolto” come antidoto alla “sindrome di Babele”, Francesco, Discorso in occasione del Convegno “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del mediterraneo” promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Napoli 21 giugno 2019, AAS 111 (2019) 1101; 1103-1104.

[145] Questa purificazione e trasfigurazione delle culture è ciò che permette di evitare il rischio del relativismo, sottolineato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus, 6 agosto 2000, 4.

[146] «L’incontro della fede con le diverse culture ha dato vita di fatto a una realtà nuova», Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et Ratio, 14 settembre 1998, 70. Sul mantenimento dell’identità culturale si veda ibid., 71.

[147] A Diogneto, V, 1-4, in C. Dell’Osso, I Padri apostolici, pp. 345-346.


Nessun commento:

Posta un commento