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venerdì 3 ottobre 2025

LA RIVELAZIONE APRE A UNA NUOVA VISIONE DELL'UOMO. / 46. NICEA. Gesù Cristo, .... nn. 81-82



81. L’evento Gesù Cristo rende possibile una nuova ontologia, misurata dalle dimensioni del Dio uno e trino e del Logos incarnato. La ragione umana si era già lasciata aprire e penetrare dal mistero, reso accessibile dalla rivelazione della creazione ex nihilo (cf. 2Mac 7,28; Rm 4,17), della trascendenza ontologica di un Dio che è comunque più intimo ad ogni creatura di quanto essa lo sia a se stessa.[133]Tale ragione si lascia di nuovo rinnovare da cima a fondo, quando le viene comunicato il senso profondo inscritto in ogni cosa dal mistero del Dio trinitario che è amore (1Gv 4,8.16) – alterità, relazione, reciprocità, mutua interiorità si manifestano ormai come la verità ultima e le categorie strutturanti l’ontologia. L’essere si ritrova illuminato e si mostra ancor più ricco di quanto non sembrasse nei percorsi filosofici anteriori, per quanto profondi e complessi essi siano stati. Inoltre, Nicea, che parte dalla questione cristologica e soteriologica per esporre il Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, riflette bene il modo in cui la fenomenalità cristologica motiva l’inventio della dottrina trinitaria, con la dinamica inscritta tra l’ordine della scoperta, cristologica e pneumatologica, posta nel suo cuore, e l’ordine della realtà trinitaria che lo struttura. Nicea accelera l’assunzione da parte della riflessione cristiana della teo-logia ovvero dell’esplorazione della “Trinità immanente”. Dal momento che il mistero di Cristo, realizzato nella storia e in un’umanità singolare, dona l’accesso a Dio, la materia e la carne, il tempo e la storia, la novità, la finitudine e la stessa fragilità guadagnano le loro credenziali di nobiltà e la loro consistenza per dire la verità dell’essere. In fondo, anche l’essere, grazie alla Rivelazione, si rivela semper major.

82. L’evento di Sapienza implica, evidentemente, un rinnovamento dell’antropologia, nella misura in cui l’evento Gesù Cristo getta una luce nuova sull’essere umano. Evochiamo succintamente questi aspetti sviluppati nel primo capitolo del presente documento.[134] L’antropologia della Bibbia obbliga a rivisitare la concezione dell’essere umano a partire dalla nobiltà della materia e della singolarità. Il Creatore della Genesi ha voluto ciascun individuo e l’ha «disegnato sulle sue palme» (Is 49,16). Inoltre, Gesù chiama ogni essere umano suo fratello e sorella, poiché l’evento dell’incarnazione ha nobilitato ogni essere umano, individualmente, in modo insuperabile e inalienabile. Quando il Simbolo di Nicea-Costantinopoli dichiara che Gesù Cristo, in quanto vero uomo, è il Figlio di Dio e, in quanto tale “uguale” a Dio Padre, ogni essere umano – qualunque sia la sua origine, la sua nazione, i suoi talenti o la sua formazione – si vede attribuita una dignità che obbliga l’intelligenza umana a pensare in maniera nuova, a superare i limiti di una visione soltanto naturale dell’umano. Esiste una dignità propriamente cristologica degli esseri singolari.


[133] Cf. Agostino, Confessioni, III, vi, 11, trad. it. di C. Carena, Città Nuova Roma 20078, p. 67; Tommaso d’Aquino, Summa theologica, I, q.104, a.1, Resp.

[134] Cf. supra, §§ 32-37.


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