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mercoledì 12 giugno 2024

BARNABA L'UOMO DALL'OCCHIO LUNGO / San Barnaba, 11 giugno 2024.


Due anni fa ho scritto su Barnaba cose 
che penso ancora pienamente (La Gioia del Vangelo: L'IMPORTANZA DI BARNABA NELLA CHIESA PRIMITIVA E PER NOI / san Barnaba, 11 giugno. ): egli merita davvero il titolo che gli danno gli Atti degli Apostoli di “uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede” (Atti 11,24), oltre che generoso e distaccato dai beni materiali (Atti 4,36-37). Ma è anche un uomo che ha colto la novità della Buona Notizia e va all’essenziale. Questo favorisce in lui un buon discernimento sulle situazioni e sulle persone. “Vede” la grazia all’opera ad Antiochia e in Saulo-Paolo ancora acerbo, ritenendo gli aspetti positivi in una situazione non perfetta, forse complicata. È inoltre un uomo che sa incoraggiare (Atti 11,23). Tra Barnaba e Paolo, Paolo s’impone per la sua preparazione e la sua personalità, o piuttosto, per dirla più giustamente come lui, per “la grazia di Dio che è con me” (1 Corinzi 15, 10). Ma nel caso di Marco, Barnaba ha avuto lo sguardo più lungo di Paolo. Barnaba il facilitatore, l’osservatore profondo, il consigliere coraggioso (Atti 9,27), salva probabilmente la vocazione del suo giovane cugino Marco di cui conosce la radice: una famiglia profondamente credente che ha aderito a Gesù (Atti 12,12). E quindi, in qualche modo, è a lui che dobbiamo il Vangelo di Marco!

Riassumiamo: senza titoli nella comunità cristiana o ministero particolare, non cercando di primeggiare, senza scrivere nulla, mettendosi con semplicità al servizio del Vangelo, Barnaba, strumento eletto dello Spirito Santo, sta alla radice dell’apertura della missione della Chiesa ai pagani e la definizione dei credenti come “cristiani”, della vocazione di Paolo, della redazione del secondo Vangelo! Praticamente tutto il futuro della Chiesa a un certo momento passa attraverso di lui. Mica male per una “figura di secondo piano”. Quante figure di secondo piano nella storia della Chiesa sono state alla radice di vocazioni di santi immense o di riforme universali!

C'è chi smania per primeggiare nella Chiesa e nella sua comunità, per avere qualche titolo, che fa fatica a compiere mansioni umili. Diciamo la verità: sentirsi riconosciuto fa sempre piacere a tutti. Qualcuno comprende però che è un pericolo sul piano spirituale e che conta solo essere riconosciuti da Dio. 

Il segreto per vivere la libertà dei figli di Dio è sempre l’incontro con Cristo vivo e la saldezza nel Vangelo, cioè nel kerigma (Atti 2. In particolare Atti 2, 22-24.36-39). 

Quando lo dice un vescovo e teologo si esprime in questo modo: "La cultura inaugurata da Gesù e portata avanti poi dalle comunità neotestamentarie, non è quella dei sapienti e dei dotti - cioè quella esclusivamente accademica - ma è quella dei piccoli, è quella della croce" (E. Castellucci).

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