Visualizzazioni totali

domenica 8 maggio 2022

I DISCEPOLI ERANO PIENI DI GIOIA E DI SPIRITO SANTO / IV Domenica di Pasqua.

 


L’evangelizzazione, questa poderosa e benefica svolta nella Storia dell’Umanità, così forte da formare interi popoli cristiani (come ogni fenomeno storico, anche questo non è esente di ambiguità e ombre), inizia senza piani preconcetti, senza grandi strutture, senza mezzi o soldi: solo un messaggio consegnato da persona a persona, vivificato dallo Spirito di Dio ricevuto da chi si è fidato di esso per la propria vita. Essenzialmente è una notizia: Dio soccorre sempre, persino nella persecuzione e nella morte. Gesù di Nazareth morendo per amore di Dio e del prossimo e risorgendo ne è la prova. Se uno guarda la vita attraverso di lui è in comunione con Dio ed è guidato. Lo Spirito Santo lo istruisce, come singolo e come comunità. Anche gli ostacoli al Vangelo sono da persona a persona, senza grande concettualizzazione: ad Antiochia è la gelosia che cerca di far tacere gli Apostoli. Dio non forma partiti politici che difendano i valori cristiani, ma persone che vivono i valori cristiani. Non propone aree da conquistare a Lui, non parla di Geopolitica ai suoi fedeli. Offre la potenza del suo amore alle persone scelte da Lui, e le mette in comunione tra loro. Formano comunità che vivono su un modello famigliare. Sono la famiglia di Dio, sul modello della Sinagoga, della famiglia di Abramo. Dio forma persone che osservano i Comandamenti amando Dio e il prossimo come Gesù ha fatto e insegnato, e diventano comunità.

I cristiani si nutrono della Parola di Dio viva, della Comunione che essa crea e, in una Cena, della Benedizione innalzata a Dio per l’opera che ha compiuto nel suo Figlio Gesù Cristo. Vivono tutto questo “con letizia e semplicità di cuore” (Atti 2,46). Eppure già i primi cristiani vivono in un contesto difficile: le guerre sono frequenti e molto crudeli. I ribelli vengono sottomessi o crocifissi. La schiavitù fa parte della struttura fondamentale dell’economia e delle società di allora, le malattie e le carestie sono all’ordine del giorno. Come potevano essere gioiosi?

Oggi il nostro cristianesimo è spesso stanco e triste, sfiduciato: il male nel mondo è potente, i fedeli sempre meno numerosi, il Cristianesimo sembra fallito, ci pesa il senso di colpa di non aver fatto il necessario, di non essere stati capaci di creare un mondo giusto e in pace.

Non è il Cristianesimo che è fallito. È fallita invece la ricerca di un Regno terreno che metta insieme Dio e il potere, Dio e la ricchezza, che conservi le tradizioni umane senza preoccuparsi di una comunione viva con Dio, la ricerca di una religione con etichette cristiane ma senza il Dio di Gesù Cristo. La Cristianità  non è stato un fallimento. È stato un passaggio naturale prodotto dal trionfo profondo del cristianesimo nel cuore dei popoli di allora. Nella misura in cui si è voluta mantenerla negli aspetti esteriori di potere, di tradizioni religiose, come se fossero eterni, senza preoccuparsi di nutrirla, di convertirla incessantemente al Vangelo, alle sorprese di Dio, al suo amore per le persone, la Cristianità ha perso vitalità e ragione di essere. Sono le persone che sono create per l’eternità e saranno un giorno radunate davanti  al Trono di Dio senza più bisogno di luce di sole o di luna, perché l’Agnello stesso sarà la loro lampada (vd. Apocalisse 21,23). E fin da adesso nessuno potrà rapirle dalla mano del Padre.

Che fare per la pace in Ucraina e nel mondo? Ritorniamo tutti a Dio, ascoltiamo la voce di Gesù, il Buon Pastore.

 

Prima Lettura  At 13, 14. 43-52

Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

 
Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 99
Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida. 

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. 

Seconda Lettura
  Ap 7, 9. 14-17
L'Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
 
Canto al Vangelo
   Gv 10,14
 
Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.
  

Vangelo    Gv 10, 27-30
Alle mie pecore io do la vita eterna.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 

Nessun commento:

Posta un commento