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giovedì 12 maggio 2022

DUE STORIE DI PIEDI E GIUDA / giovedì IV sett. Pasqua.

 


“Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”»”   “Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro:”

Colui al quale nemmeno Giovanni Battista era degno di slacciare i sandali, lava i piedi ai suoi discepoli. Comprendiamo la reazione di Pietro. Pietro riconosce la grandezza del suo maestro mentre lui è un peccatore, ma lo ama e gli fa fiducia, pronto ad essere lavato i piedi ma anche testa e mani pur di avere parte con lui.

Quanto dobbiamo quindi mettere in pratica noi quella Parola di Gesù per essere beati! Ma poi Gesù prende di mira specialmente uno dei discepoli: Giuda. E gli dice per salvarlo: “umiliati!”

Giuda sta in paradiso? Alcuni preti lo affermano. La Chiesa invece non lo esclude ( vedi Giovanni Paolo II, papa Francesco e altri …). È diverso “non escludere” e “affermare”. Temo che quei preti che affermano che Giuda sta in paradiso siano di quelli che “la fanno facile” e cadono e rischiano di far cadere in eresia i loro fedeli dicendo in pratica che Dio essendo amore non c'è bisogno di convertirsi per entrare nella Vita eterna, che tutti i defunti della parrocchia sono già beati, negando così anche il purgatorio. Ora, la presunzione di salvarsi senza conversione è un peccato contro lo Spirito Santo alla pari con la disperazione finale.

Interessiamoci piuttosto della posizione della Chiesa: Giuda si suicida, oggettivamente è un peccato molto grave. Per questo nel Vangelo Giuda rappresenta colui che sbaglia fino alla fine. La Chiesa però non esclude che sia in paradiso perché non giudica il foro interno e non può sapere se all’ultimo respiro, come il malfattore crocifisso accanto a Gesù, egli gli abbia chiesto veramente perdono. Ma – dice qualcuno – Giuda, secondo il Vangelo, si è pentito amaramente di quello che aveva fatto. Non basta? Infatti Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi”. (Matteo 27,3-5). Vediamo che Giuda si pente, confessa il suo peccato davanti ai sommi sacerdoti, si distacca dai soldi guadagnati con il suo tradimento. Sono tutti elementi a suo favore. Ma invece di umiliarsi, chiedere perdono a Dio e lasciargli il giudizio che sarebbe stato di misericordia, egli si giudica da sé e secondo la sua interpretazione della Legge: occhio per occhio, dente per dente, vita per vita! È l’orgoglio fondamentalmente che lo spinge a suicidarsi oltre che la solitudine in cui si trova in quel momento: “Veditela tu!” Se avesse incontrato allora una presenza amica, forse sarebbe andata diversamente. Ma l’orgoglio e la lunga catena di peccato che lo ha portato al tradimento ha creato il deserto attorno a lui. Quindi umiliamoci! L’umiltà crea anche amicizia, l’amicizia favorisce la conversione.

Infatti san Francesco che ha meditato molto sull’umiltà (minorità) e la fraternità ci lascia varie perle per la nostra vita. In particolare scrive nella Regola al Capitolo X.: “E ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero di non poter spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri. E i ministri li accolgano con carità e benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarità che quelli possano parlare e fare con essi cosi come parlano e fanno i padroni con i loro servi; infatti cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati”.

 

Prima Lettura   At 13, 13-25
Dalla discendenza di Davide Dio inviò come salvatore Gesù.

Dagli Atti degli Apostoli
Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 88
Canterò in eterno l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».

«La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».

Canto al Vangelo    Ap 1,5
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo,
testimone fedele, primogenito dei morti,
tu ci hai amati
e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue.
Alleluia.

Vangelo   Gv 13, 16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.

Dal vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

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