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giovedì 31 ottobre 2019

PRETI SPOSATI, COSA SUCCEDE ADESSO?



Mi chiedono di parlare del seguito del recente Sinodo. Il problema che interessa e preoccupa noi Occidentali è senz’altro quello della possibilità di ordinare preti degli uomini già sposati, e forse anche quello delle donne diacono o chissà, anche loro preti?
Cominciano ad apparire articoli di giornalisti (al 90% troppo poco competenti per scrivere seriamente su tali argomenti), ma anche di teologi, preti e non, e anche qualche dichiarazione di vescovi e cardinali. Il documento finale del Sinodo propone la possibilità di ordinare uomini sposati (è stato tra i 120 paragrafi del documento quello che ha ricevuto meno voti favorevoli e più voti contrari). Il Papa ha ricordato che non è obbligato a scrivere una “esortazione post sinodale”. Anche se ha detto che cercherà di farlo a breve, ha quindi massima libertà. Ci conviene avere la prudenza e il buon senso di aspettare le sue decisioni che solo conteranno a livello normativo. Ma ci sono già dei punti fermi?
Sul diaconato femminile papa Francesco ha già detto che le diaconesse dei primi secoli della Chiesa facevano poco tranne, per esempio, aiutare il vescovo a verificare se una donna fosse stata veramente picchiata dal marito, guardando assieme a lei le ferite sul suo corpo. Qualche vescovo copto (non cattolico) ha ricominciato ad ordinare donne diacono. Vedremo come si potrà configurare questo nella nostra Chiesa. Il diacono può fare in modo abituale e solenne ciò che può fare in modo non solenne o eccezionale ogni laico. Avere una donna ordinata diacono può essere molto importante per il suo posto nella comunità, e per le donne in generale nella Chiesa.
Non c'è nessun problema teologico che un laico o una laica abbia ruoli di guida di una comunità cristiana. Esiste dappertutto nelle zone dove mancano i preti. In genere in Francia si incarica una suora a ricoprire questo ruolo. Il pericolo è di clericalizzare i laici. Meno sono formati, più si fa in fretta a dare loro responsabilità, più grande è il pericolo della clericalizzazione, dell’orgoglio e della ricerca del potere secondo la mentalità del mondo e non del Vangelo. È il problema del potere nelle comunità cristiane. Queste tentazioni sono presenti nel cuore di ogni uomo. Se la clericalizzazione e il carrierismo sono peccati del clero, dare responsabilità ai laici non è un toccasana. E ancora una volta, quando si fa troppo in fretta, il pericolo aumenta. Lo vediamo concretamente. Ci vuole prima una fase seria di conversione e di umiltà. Lo dice san Paolo, lo dice la Parola di Dio.
Sul sacerdozio alle donne sono convinto personalmente che non si muoverà nulla, perché la Tradizione è unanime sul fatto che non ci sono mai state “presbitere” né “vescove”.
Sul fatto che uomini sposati possano diventare preti non c'è nessun dubbio secondo la Tradizione. Alcuni degli apostoli erano sposati, e sopratutto i presbiteri o “sorveglianti” (episcopoi = vescovi) istituiti dagli apostoli nelle prime comunità cristiane erano quasi tutti uomini sposati. Così fu per vari secoli ovunque, anche in Occidente, pur riconoscendo la preziosità del dono del celibato. E la tradizione dei presbiteri sposati si è mantenuta fino ad oggi nell’Oriente cristiano, anche cattolico. In Italia esiste nelle diocesi cattoliche di Lungro (Calabria) e di Piana degli Albanesi (Sicilia). Dopo il Concilio si sono potuti ordinare pastori protestanti sposati diventati cattolici e accogliere preti anglicani con la loro famiglia.
Il problema è quindi solo di vedere se è opportuno o meno cambiare la regola ecclesiastica occidentale che vuole scegliere i suoi presbiteri solo tra coloro che sentono la vocazione al celibato per amore del Regno di Dio. La situazione nelle Chiese e comunità non cattoliche non incita molto a cambiare.
-          -Il calo delle vocazioni è generale anche tra coloro che possono vivere il ministero da sposati, sia cattolici che non.
-          -Sul piano pratico, se può essere difficile vivere il celibato, non è sempre idilliaca la presenza della moglie del pastore o del prete nella comunità, il rischio è accresciuto di esercitare il ministero “per mestiere”, di voler far diventare la parrocchia una eredità da passare a un figlio senza tener conto se ha vocazione o meno, ecc.. Ci sono vantaggi e problemi concreti reali da una parte e dall’altra.
-          -Il problema della pedofilia dipende dal cattivo discernimento vocazionale, dalla perdita di fede e dal clericalismo, non dal fatto che uno sia sposato o meno. Questo si vede chiaramente sia perché la pedofilia tocca i laici sposati, sia perché gli scandali si riscontrano nelle comunità protestanti al pari della Chiesa cattolica.
-Infatti il problema di fondo è quello della fede e del vivere il ministero in modo clericale, come mestiere o promozione sociale. 60% delle popolazioni dell’Amazzonia, una volta cattoliche, sono diventate pentecostali in questi ultimi decenni! I pentecostali non hanno l’eucaristia. Quindi il problema non è quello dell’eucaristia. Tra i pochi sacerdoti presenti in America Latina e Centrale, compreso l’Amazzonia, più di uno, invece di servire il proprio popolo ambisce andare negli Stati Uniti o in Canada che “mancando di preti” li trattengono volentieri per “tenere aperte le parrocchie”, avere la comodità di una messa in più “sotto casa”. C'è tra noi cristiani l’egoismo incoerente certamente inconsapevole ma spaventoso di voler impedire l’ingresso di migranti dal sud del pianeta, magari costruendo muri, e di rallegrarsi se qualcuno dei pochissimo preti di questi popoli si imbosca tra noi mentre un prete che evangelizza è un costruttore di umanità, di solidarietà, di sviluppo. Un vescovo al Sinodo ha detto che di fronte alla scarsità di preti bisognerebbe cominciare per rimandare a casa loro tutti quelli che si trattengono nei paesi sviluppati solo per interessi personali. Se la diocesi di Napoli ha 425 preti diocesani e una diocesi del sud del mondo ne ha 20 (20!), come facciamo a dire che “manchiamo di preti”? E’ vero: siamo sterili di vocazioni. Ma per quale motivo? Non certo perché la nostra fede è troppo viva ed evangelica! Ma proprio per il contrario.
Un salesiano, invitato speciale di papa Francesco al Sinodo, Padre Martìn Lasarte, ha dato esempi di comunità molto vive e generatrici di vocazioni che hanno iniziato senza preti stabilmente presenti. Perché il problema di fondo non è la messa o i sacramenti ma il Vangelo, l’enormità rivoluzionaria della Buona Notizia di Gesù Cristo morto e risorto. E ha detto che la sua esperienza di catecumenato tra i laici, è un’opera lenta, silenziosa, ma che porta frutti duraturi. Non esiste nessuna formula magica, ma un avvertimento da parte di Gesù: “se il sale perde il sapore non serve a nulla se non ad essere gettato fuori, ma invece il granello di senape diventa un albero”. Convertiamoci tutti al Vangelo integrale!
È vero che l’eucaristia è importantissima. Ma ancora una volta non è il vero problema di fondo. Conosciamo tutti persone che vanno a Messa ogni domenica, o anche tutti i giorni, e che non sembrano irradiare la luce della Risurrezione. Si può anche dire di me, non c'è problema, però chiedo la misericordia di una preghiera per la mia conversione. Se il problema fosse solo il numero delle messe, sarei già da canonizzare.
Quello che è sicuro è che papa Francesco NON sceglierà una soluzione al ribasso! 
Ha ricordato che Paolo VI era pronto a dare la vita pur di mantenere la regola del celibato sacerdotale. Il Cardinale Ouellet ha detto che è scettico sui preti sposati e che sopra di lui c'è un altro scettico. Probabilmente, oltre a un cambiamento di passo sull’evangelizzazione, papa Francesco comincerà per stimolare la formazione di comunità realmente evangeliche e la formazione di laici (sposati) come guide di comunità, poi passerà all’ordinazione diaconale e forse il suo successore autorizzerà l’ordinazione presbiterale di diaconi sposati idonei.

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