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mercoledì 11 aprile 2018

ORA SONO VERAMENTE PRONTO A VENIRE CON TE IN PRIGIONE E ALLA MORTE! / mercoledì II sett. di Pasqua



Ecco, come sempre le mie piccole riflessioni marginali e di poco conto sui testi: giustamente il versetto della prima lettura che il lezionario mette in evidenza perché esprime il senso centrale del brano è che gli apostoli non sono impediti nell’annuncio della Buona Notizia. Invece a me colpisce il fatto che gli Apostoli si lascino arrestare senza resistenza. 
Eppure, Luca sottolinea la violenza dell’azione nel primo arresto : infatti i Sadducei sono pieni di gelosia, "gettano le mani" sugli apostoli e li rinchiudono in carcere con ogni misura di sicurezza e “guardia a vista”. Quando vengono arrestati per la seconda volta, sarebbe facile per loro resistere, perché tutto il popolo è dalla loro parte, pronto a lapidare le guardie. Ma si lasciano condurre senza resistenza davanti al Sinedrio, che Luca chiama con rispetto "Senato dei figli di Israele".
Come siamo lontani da quel dialogo drammatico di pochi giorni fa, tra Pietro  (e tutti gli altri) e Gesù: “sono pronto ad andare in prigione e anche alla morte con te!” – “Pietro mi rinnegherai questa stessa notte”! Adesso Pietro e gli altri sono veramente pronti ad andare in carcere e morire, lieti di dare testimonianza, di soffrire per il nome di Gesù! Cosa è successo?
Pietro non ha seguito nessun allenamento speciale, non si è impegnato di più … Ha "solo" accolto un fatto che lo ha trasformato: Gesù è risorto e adesso Pietro non si appoggia più su se stesso, i suoi ragionamenti e i suoi sentimenti, ma sulla vittoria di Cristo sulla morte, sulla sua morte, sulle sue paure. In Pietro la morte è vinta. Non che non sia più capace di provare la paura, ma la breccia nel suo potere che lo rendeva schiavo da sempre è così grande, che può disobbedirle e accettare qualsiasi evenienza senza vacillare. Non appartiene più a se stesso, alle sue idee su Dio, ma appartiene a Dio e vive nella Grazia. E' Dio che ha fatto tutto, o quasi.
Papa Francesco nel suo testo sulla santità “Gaudete et exsultate” ricorda che tutto assolutamente nella nostra Salvezza è Grazia. È quindi l’unione con Dio, sono le esperienze successive dell’agire di Dio nella nostra vita che ci trasformano. Alla grazia che prende l’iniziativa, ci precede, “primerea”, rispondiamo con la fede, con la fiducia. E questo dare credito a Dio ci viene “contato come giustizia”.
Siamo soltanto fragilissimi peccatori che facendo la verità si avvicinano a Dio (Vangelo).
Se siamo ancora così dominati dalla paura al punto di non disobbedirle con decisione è perché non abbiamo fatto molto esperienza di Dio? Forse conviene allora a tutti noi rivedere qualcosa nel nostro cammino spirituale e  ... non scoraggiarci ma solo camminare umilmente nella giusta direzione …

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Canto al Vangelo   Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo 
  Gv 3, 16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 

Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».  

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