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lunedì 24 ottobre 2022

L'IPOCRISIA: COME SI MANIFESTA? / lunedì XXX sett. T.O., pari.

 

«Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».

L’ipocrisia del capo della sinagoga e di quelli come lui non si manifesta solo nell’aver compassione del bestiame affinché non patisca la sete in giorno di sabato mentre tratta con durezza la gente (povera), ma anche nella frase sopra che ne rivela la meschinità.

Infatti, il motivo del suo sdegno è che, secondo lui, Gesù infrange le sacrosante regole del Sabato. Ma non osa prendersela con lui, bensì accusa la gente e in modo generico: “è colpa vostra se il maestro che è tanto buono viola il sabato: voi gli chiedete di guarirvi”. Gesù rimette subito le cose nella verità.

Tante volte ci nascondiamo dietro svariate giustificazioni occultando i veri motivi del nostro comportamento, delle nostre decisioni. A volte lo facciamo perché emotivamente confusi, incapaci di vedere la verità del nostro cuore e di formarci un giudizio chiaro. Le false giustificazioni possono essere semplificazioni ideologiche che ignorano la complessità del reale. Il danno che ne deriva è sempre grande, anche quando chi copre la verità è almeno parzialmente scusato dalla sua debolezza, dalla paura, ecc. . Quando poi le false giustificazioni sono coscienti e usate liberamente allora si entra in una doppiezza che tende al peccato contro lo Spirito Santo. Ci sono quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi”. (2Ts 2,10).

Grazie a Dio, gli avversari di Gesù provano vergogna. La vergogna per il proprio peccato è un punto di partenza per la conversione. La folla invece sente che Gesù viene a liberarli, a rendere impegnata, sì, ma positiva e semplice la loro vita. Lo scrupolo non è delicatezza di coscienza. Un certo insegnamento rigido della religione, che dà molta importanza ai particolari, proviene spesso da mancanza di equilibrio psicologico e porta a maggiore squilibrio. Tra i praticanti sono abbastanza diffusi comportamenti verso l’Eucaristia “sacralizzanti” che, in realtà, sono morbosi e ne distorcono gravemente la Verità e il potere di guarigione e di edificazione delle persone e delle comunità.

 

Prima Lettura   Ef 4, 32 - 5, 8
Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce.   

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 1
Facciamoci imitatori di Dio, quali figli carissimi.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.   

Canto al Vangelo 
  Gv 17,17
Alleluia, alleluia.

La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 13, 10-17
Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

 Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.  

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