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mercoledì 28 agosto 2019

SALVATI PER GRAZIA / sant'Agostino 28 agosto



"Prendi e leggi". La conversione di sant'Agostino
 in quel giardino a Milano.

Gesù attacca gli ipocriti che vogliono apparire belli e giusti davanti alla gente, nascondendo che dentro sono pieni di ipocrisia e di iniquità.
San Paolo afferma che il suo comportamento verso i tessalonicesi è stato santo, giusto e irreprensibile, come un padre amorevole. È possibile? È arrivato ad un punto così alto di perfezione oppure si vanta anche lui? Nella lettera ai romani dirà che sperimenta un combattimento interiore, vedendo il bene e desiderando farlo ma dentro di sé c'è ancora forte la legge del peccato che lo condiziona.
Da lì comprendiamo che non solo nessuno è oggettivamente perfetto, ma che agli occhi di Dio conta l’intenzione, la volontà libera, non ciò che proviamo soltanto, in bene o in male. Tante volte la gente non sa vedere bene la sua coscienza e questo è un impedimento alla serenità e al progresso spirituali. Per fare un peccato ci vogliono tre elementi: la materia del peccato, ossia la cosa sbagliata secondo la legge di Dio, che si tratti di pensieri, parole, opere, oppure omissioni. La materia può essere grave o leggera. Poi è necessario la piena avvertenza. Posso sapere a memoria tutto il catechismo e non rendermi conto sul momento di fare un errore. Infine ci vuole il deliberato consenso: decido di fare quella cosa sbagliata anche se potrei evitarla. C'è chi vive di sensi di colpa continui perché prova sentimenti, sensazioni e immaginazioni non buone involontari, e pensa che “tutto è peccato”, anche la minima tentazione. La tentazione non è peccato. Mancando totalmente uno di questi tre elementi – materia, avvertenza, deliberato consenso – non c'è peccato. Mancando parzialmente uno di questi elementi non c'è peccato grave. Il confessore che non illumina le persone su questi punti non aiuta, anzi. Ne ho parlato una volta con un parroco che chiedeva alla gente di confessarsi se non erano venuti a Messa la domenica, anche se la causa era stata una malattia. Diceva: “confessarsi fa sempre bene!” No, confessarsi di peccati inesistenti non fa bene, anzi. Rende schiavi mentre il Signore è libertà. Non è neppure libertà vera dire che niente è peccato, che tutto è normale perché “siamo uomini”, o che è tutto colpa degli altri. Chi dice così non conosce la verità né il suo cuore.
Al tempo di sant’Agostino la gente si convertiva in massa al Cristianesimo e la formazione al battesimo  non era più quella di una volta, la gente era meno consapevole e motivata che nel tempo delle persecuzioni. Contro questo Cristianesimo che stava diventando “all’acqua di rosa” un prete di nome Pelagio volle reagire e predicando il paradiso e l’inferno diceva alla gente di sforzarsi, osservando regole rigide, per raggiungere la perfezione di Gesù, imitando il suo comportamento visto che “ci aveva lasciato un esempio” (vedi 1 Pietro 2,21). Sant’Agostino che aveva sperimentato che solo la grazia lo aveva trasformato e salvato, reagiva contro queste teorie che riscuotevano grande favore presso molte persone. Si rendeva conto che quel modo di fare proposto da Pelagio non era quello che Dio aveva usato con lui e voleva usare con tutti.
Come si fa però a dare libertà alle persone e alla grazia di Dio di agire? Ci sono dei limiti reali, oggettivi, e necessari per una vita ordinata, personale, famigliare, comunitaria. San Paolo esorta, Gesù annuncia i valori evangelici. Certamente non bisogna moltiplicare le regole non necessarie. La moltiplicazioni di precetti soffoca lo slancio spirituale. Ma sopratutto, Gesù non condanna, non giudica. Se qualcuno sente di non essere giudicato da Dio, ma amato, se sente di non essere giudicato ma amato nella sua comunità, nella Chiesa, allora potrà evolvere, crescere, anche facendo errori. Se invece si sente giudicato non si trasformerà interiormente e sarà portato ad adeguarsi solo esteriormente entrando in una grande infelicità e essendo tentato di vivere la doppiezza, l’ipocrisia.


Prima Lettura   1 Ts 2, 9-13
Lavorando notte e giorno vi abbiamo annunciato il Vangelo. 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.

Salmo Responsoriale  
 Dal Salmo 138 
Signore, tu mi scruti e mi conosci. 
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti. 
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra. 
Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno.
  
Canto al Vangelo 
  1 Gv 2,5
Alleluia, alleluia.

Chi osserva la parola di Gesù Cristo,
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
Alleluia.


Vangelo
   Mt 23, 27-32
Siete figli di chi uccise profeti.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

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