Ad un anno circa della pubblicazione di Traditionis Custodes, papa Francesco ci dona questa Lettera sulla formazione liturgica del Popolo di Dio. Abbiamo bisogno tutti di scoprire o riscoprire il senso e la bellezza e ricchezza della Liturgia, in particolare della Cena del Signore. Oltre a commentarla in parrocchia, penso che la prima cosa da fare è di leggerla. E voglio quindi permettere ai quattro lettori del mio blog di conoscerla agevolmente.
LETTERA
APOSTOLICA
DESIDERIO
DESIDERAVI
DEL
SANTO PADRE
FRANCESCO
AI
VESCOVI, AI PRESBITERI E AI DIACONI,
ALLE PERSONE CONSACRATE
E AI FEDELI LAICI
SULLA
FORMAZIONE LITURGICA
DEL POPOLO DI DIO
Desiderio desideravi
hoc Pascha manducare vobiscum,
antequam patiar (Lc 22,15).
1. Carissimi fratelli e sorelle,
con questa lettera desidero raggiungere tutti – dopo aver già
scritto ai soli vescovi in seguito alla pubblicazione del Motu Proprio Traditionis custodes – per
condividere con voi alcune riflessioni sulla Liturgia, dimensione fondamentale
per la vita della Chiesa. Il tema è molto vasto e merita un’attenta
considerazione in ogni suo aspetto: tuttavia, con questo scritto non intendo
trattare la questione in modo esaustivo. Voglio semplicemente offrire alcuni
spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare
cristiano.
La Liturgia: “oggi” della storia della salvezza
2. “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi,
prima della mia passione” (Lc 22,15). Le parole di Gesù con le quali
si apre il racconto dell’ultima Cena sono lo spiraglio attraverso il quale ci
viene data la sorprendente possibilità di intuire la profondità dell’amore
delle Persone della Santissima Trinità verso di noi.
3. Pietro e Giovanni erano stati mandati a preparare per poter
mangiare la Pasqua, ma, a ben vedere, tutta la creazione, tutta la storia – che
finalmente stava per rivelarsi come storia di salvezza – è una grande
preparazione di quella Cena. Pietro e gli altri stanno a quella mensa,
inconsapevoli eppure necessari: ogni dono per essere tale deve avere qualcuno
disposto a riceverlo. In questo caso la sproporzione tra l’immensità del dono e
la piccolezza di chi lo riceve, è infinita e non può non sorprenderci. Ciò nonostante
– per misericordia del Signore – il dono viene affidato agli Apostoli perché
venga portato ad ogni uomo.
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