Continuiamo a leggere “Desiderio desideravi” (D.D.), lentamente, meditando. Ci sono tante cose che non sappiamo o che abbiamo un po’ dimenticato e possono (devono) aiutarci a vivere meglio l’Eucaristia. Grazie papa Francesco!
7. Il contenuto del Pane spezzato è la croce di Gesù, il suo
sacrificio in obbedienza d’amore al Padre. Se non avessimo avuto l’ultima Cena,
vale a dire l’anticipazione rituale della sua morte, non avremmo potuto
comprendere come l’esecuzione della sua condanna a morte potesse essere l’atto
di culto perfetto e gradito al Padre, l’unico vero atto di culto. Poche ore
dopo, gli Apostoli avrebbero potuto vedere nella croce di Gesù, se ne avessero
sostenuto il peso, che cosa voleva dire “corpo offerto”, “sangue versato”: ed è
ciò di cui facciamo memoria in ogni Eucaristia. Quando torna risorto dai morti
per spezzare il pane per i discepoli di Emmaus e per i suoi tornati a pescare
pesce – e non uomini – sul lago di Galilea, quel gesto apre i loro occhi, li
guarisce dalla cecità inferta dall’orrore della croce, rendendoli capaci di
“vedere” il Risorto, di credere alla Risurrezione.
8. Se fossimo giunti a Gerusalemme dopo la Pentecoste e
avessimo sentito il desiderio non solo di avere informazioni su Gesù di
Nazareth, ma di poterlo ancora incontrare, non avremmo avuto altra possibilità
se non quella di cercare i suoi per ascoltare le sue parole e vedere i suoi
gesti, più vivi che mai. Non avremmo avuto altra possibilità di un incontro
vero con Lui se non quella della comunità che celebra. Per questo la Chiesa ha
sempre custodito come il suo più prezioso tesoro il mandato del Signore: “fate
questo in memoria di me”.
9. Fin da subito la Chiesa è stata consapevole che non si
trattava di una rappresentazione, fosse pure sacra, della Cena del Signore: non
avrebbe avuto alcun senso e nessuno avrebbe potuto pensare di “mettere in
scena” – tanto più sotto gli occhi di Maria, la Madre del Signore – quel
momento altissimo della vita del Maestro. Fin da subito la Chiesa ha compreso,
illuminata dallo Spirito Santo, che ciò che era visibile di Gesù, ciò che si
poteva vedere con gli occhi e toccare con le mani, le sue parole e i suoi
gesti, la concretezza del Verbo incarnato, tutto di Lui era passato nella
celebrazione dei sacramenti. [1]
La Liturgia: luogo dell’incontro con Cristo
10. Qui sta tutta la potente bellezza della Liturgia. Se la
Risurrezione fosse per noi un concetto, un’idea, un pensiero; se il Risorto
fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli
Apostoli, se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero
con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne.
Invece, l’incarnazione oltre ad essere l’unico evento nuovo che la storia
conosca, è anche il metodo che la Santissima Trinità ha scelto per aprire a noi
la via della comunione. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è.
11. La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro. A
noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere
presenti a quella Cena, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e
bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. Nell’Eucaristia e in tutti i
sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di
essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del
sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento
ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la
Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la
peccatrice perdonata e l’emorroissa, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico,
Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù che immolato
sulla croce, più non muore, e con i segni della passione vive immortale [2] continua
a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti. È il modo
concreto, per via di incarnazione, con il quale ci ama; è il modo con il quale
sazia quella sete di noi che ha dichiarato sulla croce (Gv 19,28).
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