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giovedì 30 aprile 2020

TI PREGO, DI CHI PARLA IL PROFETA? Giovedì III sett. Pasqua




«Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?», chiede l’eunuco della regina Candace. Cosa cambia che il profeta parli di sé o di qualcun altro? Dietro la domanda di quest’uomo che ha molti privilegi e, in un certo modo, è sicuramente invidiato, si nasconde la domanda essenziale: “la Scrittura parla di me? Dio si interessa di me?” Tra i pochi che hanno dato una svolta totale alla propria vita durante il soggiorno in carcere, un ragazzo aveva ricevuto dal cappellano la Bibbia, e aprendola a caso per la prima volta trovò la storia di Davide. E lui si chiamava Davide. “La Bibbia parla di me!” fu la sua prima reazione. Così iniziò il suo cammino di conversione e di redenzione (diede una svolta totale alla sua vita perché era giovane e decise di trasferirsi in un’altra regione d’Italia. Quando qualcuno non lascia il suo ambiente è difficile che possa cambiare veramente vita, a meno che non abbia una famiglia solida, una fidanzata che non ha mai condiviso l’illegalità…).
Sì, quell’uomo umiliato al quale è stato negato la giustizia, che non potrà avere discendenza poiché è stata recisa la sua vita, è lui l’eunuco, al quale da bambino è stato fatta questa violenza fondamentale nella sua mascolinità, nel suo desiderio di condivisione totale di amore con un’altra persona e di avere figli a sua immagine, ai quali comunicare amore, esperienza, beni materiali…
E scopre nella vita di Gesù trattato come pecore al macello e nel suo amore totale, una giustificazione alla sua vita. Non può tornare indietro, non potrà mai ricuperare ciò che gli è stato tolto nel passato e dovrà continuare nella sua condizione di eunuco fino alla fine della sua vita. Però il vero senso della vita, la vera pienezza non è quella che rimpiangeva fino a questo momento.
Quell’eunuco sei tu! Tu, quell’uomo, quella donna che non è stato amato, amata come era giusto che sia, che ha perso un genitore da bambino o sofferto tanto per una ragione o l’altra, e soffri ancora. In Gesù risorto dai morti, risorto dall’umiliazione del rigetto, della condanna come schiavo ribelle al supplizio della croce, c'è il senso della tua vita, la sua giustificazione, e la possibilità di cambiarla davvero e trovare una pienezza che non avresti nemmeno immaginato. Però per questo devi seguire Gesù come unico maestro misericordioso, fino a morire al mondo in lui e risorgere a vita nuova in lui.
Il Vangelo e il resto del Nuovo Testamento sono pieni di figure che non vanno fino in fondo di questo cammino, e di avvertimenti contro questo grande pericolo. È facile in fatti che accada. Succede a tutti quelli che sono battezzati validamente, ma non si lasciano immergere pienamente in Cristo vivo. Anche da religiosi o cristiani molto attivi succede spesso: quando conta il titolo, il successo, l’arricchimento, non si corre con perseveranza verso l’ultimo posto. Ma ci sono anche coloro che, benché deboli e duri a convertire, hanno fatto fiducia fino alla fine a Gesù e sono diventati i nostri maestri, i nostri garanti, i testimoni che in Cristo Gesù abita la pienezza della divinità e dell’umanità finalmente felice.

Prima Lettura    At 8, 26-40
Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?

mercoledì 29 aprile 2020

NEL PREZIOSO SANGUE DI CRISTO / Santa Caterina da Siena, 29 aprile


“Dio, con questa pandemia, ci mette alla prova per vedere quanta forza abbiamo di sopportare!”
Era da un po’ di tempo che non sentivo qualcuno esprimersi così. Ma questa mattina qualcuno mi ha detto questa frase tradizionale tra i battezzati. Chi parla così si sente cristiano e nessuno lo smentisce. Non comprende che questo modo di pensare è tutto fuorché cristiano. Se cado in mare assieme ad un campione olimpionico di nuoto e la terra ferma sta a 1000 km, chi di noi si salverà senza aiuto? Io che forse saprei fare appena 50 metri a nuoto, certamente no. Ma neppure il campione olimpionico potrà nuotare per 1000 km. Solo chi salirà sulla nave dei soccorsi sarà salvo. Se il campione, orgoglioso della sua forza o credendo di doversi salvare da solo, rifiuterà l’aiuto, morirà annegato. Il Signore non vuole vedere la mia forza, mi conosce meglio di quanto io mi conosca, egli è il mio Creatore. Il Signore vuole invece che io veda la mia debolezza e mi affidi, mi consegni totalmente a lui. “Senza di me non potete fare nulla”.
Questo l’aveva capito bene santa Caterina che si appoggiava a Dio e poteva in questo modo superare tutte le difficoltà e gli scandali del suo tempo, anche quello del Papa – non proprio un santo – e chiamarlo “Dolce Cristo in terra” mentre molti, di fronte a quello che faceva realmente, lo chiamavano “demonio incarnato”. Non invitava il Papa a dare le dimissioni, ma lo invitava a lasciare Avignone in Francia e tornare a Roma. Non proprio il modo con il quale si comportano con papa Francesco alcuni nostri "supercattolici" odierni. Perché aveva questo Spirito e per il suo modo di vivere, la Chiesa ha riconosciuto la santità di Caterina. Lei parlava molto del sangue di Cristo che ci purifica dai nostri peccati, il sangue del Figlio di Dio appassionato. Lei scrive:
“Et io, come schiava ricomprata del sangue di Cristo”
“Io, Caterina, serva dei servi di Gesù Cristo, ti scrivo nel suo prezioso sangue, desiderosa di vederti immerso nel sangue di Gesù crocifisso.
Il suo sangue ci riempie di gioia, ci rende forti, dà calore ed illumina la nostra anima con la luce della Verità; non possiamo quindi cadere nella menzogna.
Sangue, che fortifichi la nostra anima e ci liberi da quella fragilità che deriva dal timore della pena, il quale a sua volta viene dall’assenza della luce della Verità!
Per questo la nostra anima è forte, perché nel Sangue siamo stati illuminati dalla Verità. Abbiamo visto e conosciuto con l’occhio dell’intelletto che Dio, la Verità, ci ha creato, a gloria e lode del suo nome, per donarci la vita eterna.
Chi ci rivela che egli ci ha creato per questo fine? Il sangue dell’immacolato Agnello. Il Sangue ci rivela che ogni cosa che Dio ci dona, favorevole e sfavorevole, gioia e dolore, disonore e offese subite, scherni e ingiurie, infamia e maldicenze contro di noi, ogni cosa Dio ci dona con fuoco d’amore: per compiere in noi la dolce Verità, quella per la quale siamo stati creati.
Tutti noi piccoli, stanchi ed oppressi, rifugiamoci nella misericordia di Cristo e prendiamo sulle spalle il suo giogo. Preghiamo per l'intercessione di santa Caterina e lavoriamo all'unità dell'Italia e dell'Europa. E' per il nostro bene primario. E' facile distruggere, seminare scontento e critica. E' necessario unire e costruire.

Prima Lettura  1 Gv 1,5-2,2
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.

DECONFINEMENT DES EGLISES EN FRANCE


Suite aux annonces du Premier Ministre concernant le déconfinement
Publié le 28 avril 2020

Le Premier Ministre a annoncé ce 28 avril 2020 que les célébrations avec assemblées ne pourraient reprendre qu’à partir du 2 juin, même si les lieux de cultes pourraient rester ouverts comme ils le sont aujourd’hui, que la liturgie des obsèques pourrait toujours être célébrée, tant dans les églises que dans les cimetières, en limitant le nombre de participants à 20.
Le Conseil Permanent de la Conférence des évêques de France, au nom de tous les évêques, prend acte avec regret de cette date qui est imposée aux catholiques et à toutes les religions de notre pays. Nous partageons le souci du Gouvernement de limiter au maximum la circulation de l’épidémie, mais nous voyons mal que la pratique ordinaire de la messe favorise la propagation du virus et gène le respect des gestes barrières plus que bien des activités qui reprendront bientôt. La dimension spirituelle et religieuse de l’être humain contribue, nous en sommes persuadés, à la paix des cœurs, à la force dans l’épreuve, à la fraternité entre les personnes, et à toute la vie sociale. La liberté de culte est un élément constitutif de la vie démocratique. C’est pourquoi les évêques souhaitent rencontrer les pouvoirs publics, nationaux ou locaux, pour préparer la reprise effective du culte.
Les catholiques ont respecté et respecteront les consignes du Gouvernement. Le Conseil Permanent des évêques de France encourage vivement les familles qui seraient frappées par un deuil à ne pas renoncer aux obsèques religieuses, même si tous les membres de leur famille ne peuvent pas se réunir. Elle encourage aussi les fidèles à se rendre dans les églises pour y prier individuellement ; elle recommande aux diocèses et aux paroisses de continuer à proposer les moyens nécessaires à leur vie de foi. L’Eglise de France évaluera par ailleurs comment ce cadre nouveau permet la reprise de certaines activités caritatives étant données les situations de précarité dont elle est témoin.
La fête de la Pentecôte (*) devrait marquer, sauf reprise de l’épidémie, la fin du confinement sévère en matière de vie liturgique et sacramentelle. Le Conseil Permanent des évêques de France invite les catholiques à vivre le mois de mai comme un mois « au Cénacle » dans une prière instante pour le don de l’Esprit Saint et comme un mois marial.
Mgr Éric de Moulins-Beaufort, archevêque de Reims, Président de la CEF,
Mgr Dominique Blanchet, évêque de Belfort-Montbéliard, vice-président de la CEF,
Mgr Olivier Leborgne, évêque d’Amiens, vice-président de la CEF,
Mgr Michel Aupetit, 
archevêque de Paris,
Mgr Jean-Pierre Batut, évêque de Blois,
Mgr Jean-Marc Eychenne, évêque de Pamiers,
Mgr Dominique Lebrun, 
archevêque de Rouen,
Mgr Philippe Mousset, évêque de Périgueux,
Mgr Matthieu Rougé, évêque de Nanterre,
Mgr Pascal Wintzer, 
archevêque de Poitiers.


(*) La Pentecote est le 31 mai cette année.

martedì 28 aprile 2020

PRUDENZA E OBBEDIENZA, ANCHE SE LA CHIESA NON E' IL LUOGO DEL CONTAGIO

Santi Francisco e Jacinta Marto.

C'è un confronto forte tra il Governo e i nostri Vescovi in questi giorni. Siamo tutti delusi di vedere che dopo il 4 maggio, malgrado le aperture progressive di varie attività, non possiamo riprendere le celebrazioni comunitarie, specialmente dei sacramenti, pur con le dovute misure di sicurezza. Qualcuno tra i fedeli vuole manifestare la nostra presenza con raccolte di firme. Se il testo della petizione non fa altro che richiamare un bisogno, una presenza, un valore che si vuole incarnare con responsabilità, benvenga, è una forma di dialogo sociale, di democrazia.

Ognuno ha la sua sensibilità. Ma il limite da non valicare mai è di strumentalizzare la fede o i valori per altri scopi, per un attacco politico o altro. Non penso che Mons. D’Ercole che ha rilasciato una intervista forte a favore del ripristino delle celebrazioni e contro l’idea che le assemblee cristiane siano luoghi di contagio (è importante chiarire questo punto con fermezza), gradirebbe vederla strumentalizzata per qualificare il governo italiano attuale di massone. Non so niente di preciso del Governo italiano attuale ma, genericamente, possiamo pensare che la massoneria sia presente in qualche modo in tutti i governi occidentali: Però il vescovo D’Ercole non parla di questo. Non parla neppure della festa del 25 aprile. Si limita al suo campo. Perché approfittare dell’intervista di un vescovo per parlare del 25 aprile, e oltre tutto, in modo erroneo? È doppiamente sleale. Non risulta a nessuno che il 25 aprile ci siano stati assembramenti di partigiani, e tanto meno autorizzati, ma solo qualche corteo simbolico di due o tre persone distanziate e tutto il resto è stato virtuale, via web. Uno dei problemi della Chiesa e dei responsabili della Vita pubblica sono le persone che vanno oltre il limite da rispettare. 

domenica 26 aprile 2020

MAGGIO, ROSARIO, PANDEMIA, PAPA FRANCESCO




Maggio sta alle porte e Papa Francesco ci incoraggia a pregare il Rosario in famiglia. Raccogliamo il suo invito! "Il segno della famiglia cristiana è la preghiera in famiglia, e la famiglia unita dalla preghiera rimane unita". Questa frase di Giovanni Paolo II  è così bella e semplice che non smetto di ripeterla. Il Rosario è una delle preghiere più accessibili, specialmente per pregare insieme in famiglia. Senza dimenticare che è della Parola di Dio che vive l'uomo. Infatti il Rosario stesso, per natura, deve comprendere la Parola di Dio, anzi essere centrato su di essa, anche se, secondo i tempi e le circostanze, si può pregare con altri modi. Ma se non diventasse abitualmente una meditazione della Parola di Dio, il Rosario sarebbe molto impoverito, forse sterile. E' ciò che ci ha ricordato Papa Giovanni Paolo II quando ha introdotto i Misteri della Luce. Lo schema secondo il quale si prega il Rosario nel Santuario di Pompei è pienamente conforme alle sue indicazioni, ed è molto bello, ricco e utile per formare alla preghiera.

Cari fratelli e sorelle,
è ormai vicino il mese di maggio, nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario a casa, in famiglia. Una dimensione, quella domestica, che le restrizioni della pandemia ci hanno “costretto” a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale.
Perciò ho pensato di proporre a tutti di riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio. Lo si può fare insieme, oppure personalmente; scegliete voi a seconda delle situazioni, valorizzando entrambe le possibilità. Ma in ogni caso c’è un segreto per farlo: la semplicità; ed è facile trovare, anche in internet, dei buoni schemi di preghiera da seguire.
Inoltre, vi offro i testi di due preghiere alla Madonna, che potrete recitare al termine del Rosario, e che io stesso reciterò nel mese di maggio, spiritualmente unito a voi. Le allego a questa lettera così che vengano messe a disposizione di tutti.
Cari fratelli e sorelle, contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova. Io pregherò per voi, specialmente per i più sofferenti, e voi, per favore, pregate per me. Vi ringrazio e di cuore vi benedico.
Roma, San Giovanni in Laterano, 25 aprile 2020
Festa di San Marco Evangelista
Papa Francesco

venerdì 24 aprile 2020

IL COVID-19 E' UN CASTIGO DI DIO? / 2



Continuiamo a dire qualche povera e limitata parola sul problema di Dio che castiga.

La sofferenza è di per sé sempre una verità difficile da accettare. La mentalità comune che non entra nella prospettiva di Dio rifiuta soprattutto che il giusto possa soffrire e ognuno si crede abbastanza giusto da non meritare altro che felicità e tranquillità. Chi soffre vede se stesso o è visto come “maledetto”. È appunto questo il nucleo del libro di Giobbe, è il motivo per cui sommi sacerdoti e scribi sbeffeggiano Gesù in croce, è una delle critiche radicali che l’Islam rivolge al Cristianesimo: dicono di essere figli di Dio eppure Dio li castiga. La mentalità pagana vede la benedizione divina solo nel successo mondano.
Ma, in ogni caso, non è una grave ingiustizia e contraddizione da parte di un Dio onnipotente che il non colpevole soffra? La risposta completa e unica è che Dio si è sottomesso lui stesso al supplizio della croce trasformandola in un gesto di immenso amore, invitandoci a ribaltare il senso delle nostre sofferenze. Al livello concreto della Provvidenza che ci assiste, sappiamo e crediamo che Dio può trarre da ogni male un bene maggiore e quindi può permettere il male, anche quello che liberamente fa l’uomo, senza per questo volerlo, e senza essere ingiusto perché nell'abisso della Croce e della forza della Redenzione viene risarcita ogni ingiustizia subita e asciugata ogni lacrima. ma se Dio non vuole il male, la sua azione è di passare beneficando tutti coloro che sono sotto il dominio del male. Io posso usare male la mia libertà con conseguenze gravissime ed essere responsabile del male che faccio. Infatti posso fare del male ai miei figli o a chi mi è vicino. Sono le cosiddette “cause seconde”. Dio è la causa principale al quale tutto fa capo, ma lascia una certa autonomia alla sua Creazione. Questa autonomia ha il suo cuore nella libertà dell’uomo che deve prendersi cura del suo Prossimo e della Casa Comune.

IL COVID-19 E' UN CASTIGO DI DIO? / 1



DIO CASTIGA?
Alcuni giorni fa, un amico turbato mi passa il link di un articolo (sito: I Tre Sentieri) che parla degli errori di Padre Cantalamessa durante la sua omelia del Venerdì Santo in san Pietro. Il turbamento è legittimo: un giovane con una fede ancora non pienamente formata legge che un giornalista accusa il teologo del Papa di non conoscere la teologia, o, forse peggio, di propinare insegnamenti contrari alla fede cattolica, ecc.! L’analisi dell’articolo accusatore è semplice: estrapolando un passaggio si fa presto a “dimostrare” che uno sbaglia. Articolista mediocre oppure disonestà? Uno che cita in maniera puntuale san Tommaso d’Aquino e le cause seconde, è un po’ difficile pensare che sia totalmente sprovveduto. Lasciamo perdere…
Il problema che rimane, e che è di molti, è il seguente: Dio castiga? Questo coronavirus è un castigo di Dio? Come mai muoiono o patiscono persone totalmente innocenti come i bambini piccoli o comunque persone non proprio colpevoli? Dio è giustizia, dovrebbe essere il primo ad applicarla. Tra quelli che parlano di questo problema, c'è chi trova normale che Dio castighi e chi si scandalizza.

giovedì 23 aprile 2020

TRE SONO LE COSE: L'EGOISMO, LA LEGGE, LO SPIRITO SANTO / martedì II sett. Pasqua


Monte "Holy Cross" nel Colorado.
Non posso che raccomandare sempre di ascoltare in qualche modo le omelie del Papa. Le letture di questi giorni parlano del rapporto con lo Spirito Santo. Cerco di fare una riflessione breve su questo argomento. Tre sono le cose: l’Egoismo, la Legge, lo Spirito Santo.
In Adamo, l’uomo si è separato da Dio con il peccato, scegliendo di uscire dalla sottomissione a Dio per “avere di più”, per “essere più grande”, come gli suggeriva il demonio. E si è trovato travolto. Separato dalla fonte della Vita cade in balìa della morte. Accerchiato dalla prospettiva della morte e senza la grazia, l’uomo diventa per forza egoista ma sopratutto spesso sceglie di esserlo. Cerca di difendersi come può, persino delle persone più vicine a lui. Comincia il grande gioco delle accuse reciproche tra marito e moglie, ecc. fino alle guerre tra popoli. 
Ma l’egoismo porta caos, violenza, disunione e impoverimento a tutti i livelli. E l’immagine di Dio con la quale è formato l’uomo, e che nessun peccato può cancellare, suggerisce un’altra via: quello della giustizia e della fedeltà. Bisogna riflettere e acquistare sapienza per dare ad ognuno quello che è giusto, e, in particolare nell’Alleanza con Dio essere fedeli al Patto con Lui che ingloba anche il prossimo, sopratutto il debole, l’indifeso. È un passo avanti enorme. Ma c'è una lotta continua perché l’egoismo è sempre presente e non si riesce mai a raggiungere totalmente la giustizia. Anche perché la Legge apre un orizzonte d’amore infinito che orienta verso il dono totale di sé per l’altro.
Col dono dello Spirito Santo si può finalmente compiere la Legge: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze e il Prossimo come se stesso. Ma chi vive questo? I Santi si lamentano di essere peccatori, di essere i peccatori peggiori, di non sapere amare… Figuriamoci noi. Solo chi è cieco pensa di fare grandi cose. Eppure lo Spirito Santo ci accompagna e ci vuole guidare, interviene. Ma senza la consapevolezza della nostra miseria e senza la prudenza che ne consegue, si rischia molto grosso. I maestri spirituali dicono tutti: confidare totalmente in Dio e diffidare di sé.
Santa Maria Francesca di Chantal, donna di orazione e di opere di carità, forse si credeva piuttosto buona. Entrata in convento scopre il suo peccato e si spaventa. San Francesco di Sales la deve rassicurare, guidandola verso l’abbandono totale alla misericordia di Dio. Oltre il nostro limite che scopriamo man mano, c'è un altro pericolo, che potremmo chiamare “di questo tempo”. Prima del Concilio la Chiesa – parlando in modo generale – era molto una Chiesa di Legge e Precetti. Tra i mille esempi che si potrebbero dare c'era il digiuno eucaristico da mezzanotte che impediva di celebrare la sera, c'era la raccomandazione di non far toccare l’ostia dai denti nel fare la comunione, ecc. E si parlava poco dello Spirito Santo. Scoperto lo Spirito Santo e la sua libertà, qualcuno si è creduto pieno di Spirito Santo senza nessuna reale conversione, senza lo svuotamento e il fallimento che hanno sperimentato gli Apostoli rinnegando Gesù consapevolmente dopo le esperienze così belle e forti che avevano fatto assieme a lui. Allora, visto che conta lo Spirito Santo e si crede a torto di essere molto ispirati, si fa un altro errore: si toglie la Legge. Non basta forse lo Spirito Santo? Però questo è una illusione. E quindi se non c'è lo Spirito Santo e si toglie la Legge, cosa rimane: la carne, l’egoismo, l’arbitrio personale rivestito di spiritualità. Invece, sapientemente, lo Spirito Santo che è libertà, guida l’uomo dall’avversione a Dio alla conversione a Dio. Lo Spirito Santo guida l’uomo dalla sua cecità alla Luce, dal suo egoismo radicato e rivestito di giustificazioni e spiritualità, all’amore autentico, attraverso l’obbedienza alla Legge. Perché lo Spirito Santo compie la Legge. Nel passato si distinguevano tre tappe del cammino spirituale: la via purgativa, la via illuminativa, la via unitiva. Qualcuno ha tradotto questa esperienza in un linguaggio dei nostri giorni chiamando queste tappe: dell’umiltà, della semplicità, della lode.

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

mercoledì 22 aprile 2020

CHI DA' SCANDALO? FASE 2




Questo post è stato scritto e aggiornato più volte perché è un tema delicato e non voglio aumentare le polemiche ma solo riflettere. Ero deciso a pubblicarlo oggi, devo però aggiornarlo ancora per rendere conto del discorso del Premier Conte sulla Fase 2. In sostanza quello che ha detto mi sembra confermare pienamente ciò che scrivevo prima: se i Vescovi italiani a nome di tutti noi e anche di tutti gli amanti della libertà religiosa e di culto hanno fatto bene a parlare, la situazione, però, deve indurci come Chiesa ad un profondo esame di coscienza.  Se in Francia, in Spagna, in Italia, e anche in altri paesi del mondo occidentale si fa in modo che l’aborto sicuro sia sempre disponibile e si riaprono i negozi ma non le chiese non è perché ci sia un complotto di pochi, di società segrete, contro il Cristianesimo. Certamente qualcuno è nemico dichiarato del Cristianesimo. Ma fondamentalmente, ovunque, la politica si cura di ciò che le sembra importante e le può servire, le può procurare consensi e voti. Se la maggior parte del popolo non s’interessa della fede vissuta, la politica non se ne interessa. Punto. Di fronte ad un rischio di contagio uguale, farò aprire un negozio in più e una chiesa in meno. È vero che alcuni esempi di indisciplina di preti “eroi della fede” non aiuta.

CHI DA SCANDALO? QUALCHE PRECISAZIONE.

Giustamente i casi, grazie a Dio isolati, di preti che hanno celebrato Messa in modo contrario alle direttive amministrative e dei loro vescovi, in Italia e anche altrove, per esempio in Francia, ha suscitato commenti e interrogativi.

Qualcuno ha notato sul video di un caso italiano, diffuso sui Social, l’atteggiamento arrogante del carabiniere che interviene durante la Messa. Io non voglio parlare del modo più o meno felice dello svolgimento di questo incontro scontro. Non si tratta di giudicare nessuno sul piano personale. Chiaramente se il carabiniere avesse aspettato la fine della Messa per procedere, se lo poteva fare, sarebbe stato un approccio migliore. Ma un carabiniere deve far osservare delle misure di sicurezza pubblica, vede un reato in atto e interviene. Tutto lì.

Il parroco non poteva ignorare le indicazioni del suo vescovo e quindi non fa nessun bene alle persone presenti e alla comunità cattolica in genere. Quando mons. Milingo, descritto da chi lo aveva incontrato senza pregiudizi come una persona estremamente accogliente e calorosa, ha deciso per umanità verso persone sofferenti e abbandonate, di celebrare le sue messe di guarigione e liberazione sotto capannoni, contro la volontà del vescovo locale, ha commesso un grosso guaio. Ignorando il divieto esplicito dei vescovi locali, ha infranto l’unità della Chiesa e ha iniziato così il cammino che lo ha portato fuori dalla Chiesa, dando scandalo a molti. Si sa com'è andato a finire: oltre la sua uscita dalla Chiesa, a quanto pare, il suo fu un poco felice matrimonio. Al contrario gli esempi dei santi sono ben diversi e a questi dobbiamo guardare. Un giorno a san Giuseppe da Copertino è stato richiesto di fare un esorcismo in un paese distante. Presenta la domanda al suo superiore che gli dice: “stai lì tre giorni poi torna in convento!” Quando giunge in presenza della persona posseduta, san Giuseppe dice al demonio in tono minaccioso: “Ti avverto, sto qui tre giorni e poi me ne vado!” Il demonio risponde furioso: “Chi ti ha insegnato questo?” – “Lo Spirito Santo!”

martedì 21 aprile 2020

PER BLOCCARE L'OPERA DELLO SPIRITO SANTO: SOLDI, VANITA', CHIACCHIERICCIO / Martedì II sett. Pasqua


Per commentare le letture di oggi e questo nostro tempo difficile, niente di meglio che l’omelia di papa Francesco questa mattina a santa Marta. https://youtu.be/Hy93I5iY6II

Prima Lettura   At 4, 32-37
Un cuore solo e un'anima sola.

CHI DA SCANDALO: IL PRETE O I CARABINIERI?



Chi da scandalo : il prete che disobbedisce al suo vescovo o i carabinieri che fanno il loro dovere?

Un prete ha convocato (?) alcune persone  e comunque ha lasciato la porta aperta della chiesa per celebrare la Messa. Ognuno, in questa grande chiesa, rispettava le distanze di sicurezza. Ma il tutto andava contro le direttive ministeriali e contro le direttive del vescovo. Sono intervenuti i carabinieri e hanno chiesto al parroco di interrompere la celebrazione e lui ha resistito fortemente. Alla fine, a cominciare dal parroco, tutti i presenti sono stati multati. Il video gira sui social con toni di scandalo perché si perseguita la libertà di culto, chi vuole che si celebri senza i fedeli e a porte chiuse va contro la fede, ecc… Ci sono stati alcuni altri casi del genere, con intervento delle forze dell’ordine.

lunedì 20 aprile 2020

SAN TOMMASO GIUSTIFICAZIONE DEGLI INCREDULI? / II Domenica di Pasqua



San Tommaso è l’eroe di tutti quelli che non vogliono credere: “Sa, Padre, io sono un po' come san Tommaso. Se non vedo non credo, e finora non ho avuto nessuna apparizione”. Ma san Tommaso è stato rimproverato. Con amore ma rimproverato. Come lo sono stati anche gli altri discepoli all’inizio che erano duri di cuore e tardi nel credere alla testimonianza delle Scritture e delle donne. Qualcuno per timore di questo rimprovero, di essere condannato da Dio, crede e dice: “bisogna credere!”, oppure, per timore di trovarsi in un grande vuoto, dice: “comunque bisogna credere a qualcosa”. Quanto queste “fedi” sono fragili!
Senza segni, manifestazioni di Dio, non posso credere. Non posso imporre a Dio la mia volontà, esigere da lui i segni che voglio, ma devo saper accogliere i segni che lui mi da, essere pronto a rispondergli. La fede supera la razionalità, nel senso che è risposta a Dio che si rivela e io non posso creare Dio, né smontarlo. Questo però non significa che la fede sia irrazionale. Anzi, è RAGIONEVOLE, ragionevolissima, impegna anche l’intelligenza. Però parte da un incontro ed è una risposta a un amore che previene.
Quali sono le ragioni che dovevano indurre Tommaso a credere, pur senza aver visto. Da una parte Tommaso ha ricevuto la testimonianza concorde di tutti gli altri discepoli, che egli conosceva bene. Uno poteva avere un abbaglio, perdere l’equilibrio emotivamente, ecc. Dieci, no! Tommaso non poteva chiudersi in questo modo. Se tu conosci testimoni affidabili, del presente, ma anche del passato – i Santi – di fronte alla domanda di amore e di risposta di fronte al male e alla morte che portiamo tutti dentro, non puoi ragionevolmente chiuderti, deridere la risposta della fede. Tommaso aveva anche un altro punto di forza eccezionale: l’esperienza precedente fatta con Gesù e le sue parole che SPIEGAVANO LA SCRITTURA. 
Comprendiamo che la fede è legata a tutta la vita, la storia, le esperienze, l’intelligenza, ma poi si decide nel profondo del cuore. Per questo motivo quando diamo scandalo, chiudiamo la via della fede a molti, purtroppo. Anche se ognuno è invitato a superare gli scandali e le difficoltà sul cammino della fede. È troppo importante, perché la fede è l’unica risposta seria alle domande della vita e ed è l’unico amore che può riempire e dare senso alla vita.
Tommaso ha peccato. Ha avuto però il grande pregio di non allontanarsi dalla comunità (8 giorni è persino il segno della domenica e del raduno dell’Eucaristia) e di riconoscere in una sola frase il suo errore e il segno che Gesù gli ha proposto.

Vangelo  Gv 20, 19-31
Otto giorni dopo venne Gesù.

domenica 19 aprile 2020

PERSEVERANTI NELLA GRAZIA / Domenica in Albis


“Quelli che erano stati battezzati erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.
Perseveranti, assidui. Grande dono la perseveranza, l’assiduità. Il contrario dell’inganno in cui cade chi crede che è meglio fare solo quando uno “sente un’emozione” perché così ha più valore. Uno dei grandi mali della nostra epoca è che è stato elevato a sistema, a verità assoluta che “ha valore ciò che mi fa sentire bene”. Un vescovo di Gerusalemme dei primi secoli dialogando con i catecumeni che volevano abbandonare perché non “sentivano” più niente, rispondeva: “continua a venire all’ascolto, perché tu non riesci ad ascoltare come prima, ma i demoni che ti tappano l’orecchio, loro sentono benissimo, tremano e si indeboliscono”.
Perseveranti nell’insegnamento degli apostoli. Non in un altro Vangelo o in spiritualità fai da te (vedi l’appello accorato di Paolo ai galati; Galati 1,6-18. È tutta la lettera ai Galati che si deve leggere per comprendere quanto è importante perseverare nella Parola di Dio come la interpreta la Chiesa. Ma vedi anche i richiami a Timoteo di rifiutare decisamente certa “roba da vecchierelle”; 1 Tim 4,7. Il gusto per il pettegolezzo e le spiritualità inventate e modellate sull’uomo è di sempre, purtroppo).
Perseveranti nella comunione. Qualcuno si sente solo, incompleto. Incontra un gruppo e gli sembra aver trovato un pane buono per essere aiutato, nutrito. Ma poi da “pane per i suoi denti” si accorge che perseverare nella comunità significa diventare “pane per i denti degli altri”. Per questo molti, comprensibilmente, scappano dall’impegno comunitario, lo fanno a singhiozzo, in modo selettivo. Ma è un danno enorme. Un fratello ha mandato una frase molto interessante: “quando ti senti male, hai bisogno della comunità, quando ti senti bene, la comunità ha bisogno di te”. Devi stare sempre in comunità. Dio ci ama singolarmente ma mai separatamente, ci ama nella sua Chiesa, nella sua ekklesia, nella sua comunità.
Perseveranti nello spezzare il pane e nelle preghiere. La Storia della Salvezza è Storia di Incarnazione. Gesù è il Sacramento del Padre, la Chiesa è il suo Corpo. L’esperienza cristiana è sacramentale e passa attraverso i sacramenti. Siamo privi in questo momento di tutti i sacramenti che comportano “assembramento”. Ma è un momento particolare, come tanti momenti anche di persecuzione. Riflettiamo sulle comunità private di Eucaristia settimanale per mancanza di presbiteri e il dibattito sull’obbligo della vocazione al celibato per essere ordinato presbitero nella Chiesa latina…. In ogni caso queste situazioni non cambiano la natura della Chiesa. Non posso decidere di delegare ad altri una di queste parti, perché sono la natura, la struttura della Chiesa di Cristo.
Volevo scrivere ben altro perché oggi è la Domenica della Misericordia, la “Domenica di Tommaso” come si diceva in passato, e ho commentato solo il primo versetto della prima lettura. ma se si tratta della struttura stessa della Chiesa, è un versetto importantissimo.

Prima Lettura  At 2,42-47
Dagli Atti degli Apostoli

sabato 18 aprile 2020

PERCHE' POSSO ANDARE IN LIBRERIA E A MESSA NO?




Posso andare in libreria a comprare un libro ma a messa no!

Perché sono aperte le librerie? perché nutrono lo spirito. Benissimo! Complimenti a Franceschini – pensiamo sia lui, che fa il ministro della cultura con grande convinzione e impegno – e altri, che si battono per la cultura. E hanno ragione. Ma perché, secondo il governo, gli atti di culto non nutrono lo spirito? La risposta è una sola: il Cristianesimo fondato sulla fede non ha più rilevanza nella vita sociale, non interessa gli italiani e quindi non interessa la politica.

Che fare? Inutile difendere un guscio vuoto. Qualcuno è ancora nostalgico dello stato di Cristianità che vigeva in Italia almeno fino agli anni ’60 del ‘900. Ma la nostalgia non serve a niente! Non è un peccato provare nostalgia, ed è un valore coltivare la memoria. La nostalgia diventa però un peccato e un falso storico quando diventa il criterio di decisione per il futuro, quando si vuole mantenere un passato che di fatto è molto “recente”, ha solo 500, al massimo 1000 anni, e corrisponde ad una sola parte dei popoli che hanno incarnato la fede nel loro modo di vivere. Abbiamo molto meglio: Cristo risorto, vivo in mezzo a noi, e la sua Grazia che ci accompagna e ha generato con creatività intensa la Cristianità occidentale che, diventando missionaria, ha esteso i benefici del Vangelo a molti popoli e a molte aree del mondo sotto la forma “latina”.

venerdì 17 aprile 2020

CELEBRARE VIA WEB / giovedì dell'Ottava di Pasqua



Ieri per la prima volta ho celebrato l’Eucaristia con la comunità convocata e connessa tramite videoconferenza. Una situazione molto strana. Un conto è celebrare i Vespri, anche se manca sempre la vicinanza fisica, un conto è celebrare un Sacramento che non si può donare e condividere fisicamente. Ma in questo tempo strano ci ha dato molta gioia. I discepoli di Emmaus raccontavano come avevano riconosciuto Gesù solo alla fine, quando ha “spezzato il pane”.
Dalle letture il Signore ha dato ai fratelli molti spunti e ne ho raccolto alcuni per l’omelia.
Servo: Pietro chiama Gesù servo. Servo di Dio. Servo: la parola più bassa. Pietro usa “Paìs” che significa anche bambino, quindi servo nel senso di colui che conta di meno, che non prende le decisioni, non ha potere. Un servo che è Signore! Un agnello che guida e riscatta il gregge. Un condannato che diventa il giudice di tutti. Il servo del Sommo Sacerdote schiaffeggia Gesù perché osa rivolgersi da persona libera al suo Padrone. È puro ossequio o senso della sua propria dignità offesa perché lui pur essendo servo per via del Padrone non è un servo qualunque? Il Servo di Dio è dunque più grande di tutti per via di Colui che serve. Per un cristiano, la parola servo è la più bassa e la più alta. Dovrebbe essere molto apprezzata. Quando uno è già morto, essere chiamato Servo di Dio è un primo passo importante che può però finire su un binario morto. Su questa terra, anche nella Chiesa, nelle parrocchie, nei gruppi, essere servo e basta perché Dio mi darà la ricompensa più alta, non è molto ricercato, fa a pugni con tutto l’uomo vecchio di cui sono capace.
Risorto: il Cristianesimo non è fondato sui metodi di preghiera, e nemmeno sulle opere buone, o sulla buona organizzazione, o sulle risorse economiche, ma sulla vittoria di Cristo che ci ama e ci salva gratuitamente. In questo tempo di smarrimento, dove è evidente che grandi capi politici hanno fatto errori e polemiche che hanno compromesso la vita di milioni di persone, risalta la Risurrezione di Cristo come unica roccia e unica speranza, dalla quale ripartire per costruire una vita degna e superare la morte.
Dubbi: i discepoli sono turbati, sorgono dubbi nel loro cuore, e Gesù, il Signore dallo spirito di infanzia, il Dio della fiducia si sorprende sempre: “ma…, perché dubitate?” Però i dubbi sono sempre all’ordine del giorno. Gesù, nel finale di Marco, benedice i suoi discepoli e  li manda ad evangelizzare il mondo intero, a cambiare la Storia, eppure, in mezzo a loro, alcuni dubitavano. Ma Gesù non si scompone: “Andate!, vi accompagno io, appoggiatevi a me!” La fede trasmessa si rafforza e moltiplica, diceva Giovanni Paolo II. Il Signore ci precede. Se vogliamo fare da soli, finisce male. Se invece diciamo: “Signore, fai tu, ti seguo”, vediamo meraviglie. Senza di lui non possiamo fare nulla.
Gioia: una gioia così intensa che smarrisce, addirittura ostacola l’atto di credere. Dopo, il ricordo e la forza di questa gioia sarà un aiuto potente nelle difficoltà. Gioia, non piacere. Il piacere è sempre chiuso un po’ su di me, un po’ egoista. La gioia è dono. Dono di Dio e dono per gli altri.

Prima Lettura   At 3, 11-26
Avete ucciso l'amore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti.

QUERIDA AMAZONIA / nn. 104-110 Ampliare gli orizzonti



Ampliare orizzonti al di là dei conflitti
104. Accade spesso che, in un determinato luogo, gli operatori pastorali intravedano soluzioni molto diverse per i problemi che affrontano, e perciò propongano forme di organizzazione ecclesiale apparentemente opposte. Quando succede questo, è probabile che la vera risposta alle sfide dell’evangelizzazione stia nel superare tali proposte, cercando altre vie migliori, forse non immaginate. Il conflitto si supera ad un livello superiore dove ognuna delle parti, senza smettere di essere fedele a sé stessa, si integra con l’altra in una nuova realtà. Tutto si risolve «su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto».[142] Altrimenti il conflitto ci blocca, «perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata».[143]
105. In nessun modo questo significa relativizzare i problemi, fuggire da essi o lasciare le cose come stanno. Le autentiche soluzioni non si raggiungono mai annacquando l’audacia, sottraendosi alle esigenze concrete o cercando colpe esterne. Al contrario, la via d’uscita si trova per “traboccamento”, trascendendo la dialettica che limita la visione per poter riconoscere così un dono più grande che Dio sta offrendo. Da questo nuovo dono, accolto con coraggio e generosità, da questo dono inatteso che risveglia una nuova e maggiore creatività, scaturiranno, come da una fonte generosa, le risposte che la dialettica non ci lasciava vedere. Ai suoi inizi, la fede cristiana si è diffusa mirabilmente seguendo questa logica, che le ha permesso, a partire da una matrice ebraica, di incarnarsi nelle culture greca e romana e di assumere al suo passaggio differenti modalità. Analogamente, in questo momento storico, l’Amazzonia ci sfida a superare prospettive limitate, soluzioni pragmatiche che rimangono chiuse in aspetti parziali delle grandi questioni, al fine di cercare vie più ampie e coraggiose di inculturazione.

QUERIDA AMAZONIA / nn. 99-103 La forza e il dono delle donne



99. In Amazzonia ci sono comunità che si sono sostenute e hanno trasmesso la fede per lungo tempo senza che alcun sacerdote passasse da quelle parti, anche per decenni. Questo è stato possibile grazie alla presenza di donne forti e generose: donne che hanno battezzato, catechizzato, insegnato a pregare, sono state missionarie, certamente chiamate e spinte dallo Spirito Santo. Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente. Loro stesse, nel Sinodo, hanno commosso tutti noi con la loro testimonianza.
100. Questo ci invita ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della Chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo.