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lunedì 27 luglio 2020

IMPARARE DAL COVID-19



Cervi in centro paese durante il lockdown.

Durante il lockdown si diceva: “(speriamo) che tutto ritorni presto come prima!”. Un modo di dire, ma anche un vero desiderio, e per non pochi un progetto di esistenza sincero: Ritornare alla vita di prima. Mettersi alle spalle questo brutto incubo e godersi di nuovo la vita, magari apprezzandola un po’ di più. Purtroppo, anche se il contagio sembra essere ancora sotto controllo comprendiamo che non abbiamo voltato pagina e non potremo farlo per i prossimi anni a venire. Anzi, rinnoviamo anche qui L'APPELLO ALLA RESPONSABILITA' DI TUTTI, SPECIE, SEMBRA, DEI PIU' GIOVANI!
Ma poi: era così bello prima? Durante il lockdown abbiamo goduto con meraviglia della natura che si riprendeva spazi, le acque limpide, l’aria che ritrovava i suoi profumi, umili fiori non più falciati che attiravano le api. Abbiamo visto dalle immagini satellitari che l’inquinamento sulle città cinesi prima, sulle nostre regioni poi, mostravano una diminuzione eccezionale del micidiale CO2 che provoca il troppo rapido e terribile riscaldamento globale. Si sono riscoperte la gioia del silenzio e del canto degli uccelli.
Alla riapertura del lockdown, i primi giorni, sembrava che tutti fossero gentili e attenti agli altri. Certamente il lockdown ha seminato semi duraturi nei cuori di tanti, ma globalmente vediamo che si è ricominciato la vita stressata e inquinata di prima. Le mascherine e i guanti buttati ovunque, perfino nel mare, sono stati l’immagine simbolo di un “ritorno alla normalità” che era meglio evitare.

L'AMBIZIONE NELLA CHIESA / 25 luglio san Giacomo




Gesù non ha paura della famiglia, della parentela. Pietro e Andrea sono fratelli come lo sono Giacomo che festeggiamo oggi e Giovanni. Gesù non vuole il carrierismo, non vuole le “cordate” che siano di fratelli o di complici, non vuole i progetti di potere. Vuole il servizio, sempre più gratuito. Su questo ci dobbiamo purificare continuamente. Quanto di mondano hanno certi progetti di conquistare il mondo a Cristo? Non possiamo non desiderare che il mondo intero si apra alla fede in Cristo. Anzi, permettere ad ogni coscienza, ad ogni persona di conoscerlo e decidere di seguirlo o meno è un dovere: “Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!” (1Cor 9:16). Ma dobbiamo essere attenti che il demonio del potere non si insinui anche nei nostri progetti migliori. La mamma di Giacomo e Giovanni non era arrivata a questa coscienza e chiede invece una degna promozione per i suoi figli. Gesù convoca tutti i discepoli per chiarezza, ma anche perché sa che anche loro sono malati nel loro cuore di ambizione e spiega come questa deve diventare solo voglia di crescita che si realizza nel servizio, da servi, da schiavi. Sappiamo che chi segue questa via è amato e cresce nel cuore di Dio e degli uomini. Ma il demonio tenta sempre di sviarci. Mi ha colpito questa riflessione di papa Francesco ai Cardinali: “non dobbiamo essere “buoni padroni”. Essere “buoni” non ci giustifica. Dobbiamo essere servi, come dice il Vangelo”.
 

Vangelo   Mt 20, 20-28
Il mio calice lo berrete.

I LAICI POSSONO ACCOMPAGNARE I FUNERALI E BENEDIRE LE NOZZE; QUALE NOVITA'?



È stata appena pubblicata una Istruzione su  “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero. Vale la pena rileggerla con calma insieme per trarne tutti gli stimoli positivi che ci aiuteranno nel nostro cammino di comunità cristiana. Ma subito, i titoli dei giornali hanno turbato molti facendo credere che tutto stesse cambiando nella Chiesa. Invece, a leggere il documento, ci accorgiamo che non cambia nulla sul piano giuridico. Dice invece della necessità di venire incontro alle persone che vivono in una società in movimento, e di non rinchiudersi in schemi ripetitivi che non riescono più a portare la Forza della Buona Notizia. Quindi, auspicando che si inventino nuove forme, raccomanda di usare soluzioni che non sono nuove, ma che finora tra noi sono state inutilizzate, perché ignorate oppure non necessarie. Vediamo due punti.
La celebrazione dei funerali. La prima volte che ho visto un’equipe di laici guidare un funerale fu nel 1997 in Francia. Il parroco aveva 22 villaggi da servire e il suo predecessore, molto stimato dai fedeli, riceveva solo a casa per la cattiva salute. Cosa avrebbe dovuto fare il parroco? Ma, da allora, la celebrazione di funerali guidata da laici è diventata comune anche nella mia zona di origine. E non c'è solo la Francia o i nostri paesi occidentali. Prendiamo il caso di una diocesi del Congo di 700.000 abitanti con solo 22 preti, cioè circa un prete ogni 30.000 persone, mentre in Italia abbiamo in media un prete per 1.700 persone. Potremmo in coscienza, perché “manchiamo di preti” come ci si lamenta, trattenere uno di questi preti in Italia? Alla conclusione del Sinodo per l’Amazzonia papa Francesco stesso ha sottolineato che troppi preti del Sud del mondo vogliano andare nei paesi dell’Occidente ricco piuttosto che servire i loro popoli. In ogni caso l'opera più estesa dei laici è indispensabile.

SANTA MARIA MADDALENA APOSTOLA DEGLI APOSTOLI



Maria Maddalena va alla tomba per onorare il corpo del Signore! Va per gratitudine. Ha ricevuto così tanto da Gesù che l’ha liberata da 7 demoni. I discepoli di Emmaus si allontanano da Gerusalemme. Anche loro hanno ricevuto tanto, ma ormai è crollato tutto. Certamente non sono indifferenti a Gesù. Ma se lui ha fallito, se c'è il dubbio atroce che fosse stato tutto sbagliato, perché rimanere ancora?
Le visite della Maddalena alla tomba sono due. Alla prima visita la trova vuota e ne riporta la notizia cattiva e conturbante agli apostoli. Ma adesso che non c'è più nulla da vedere, ritorna, gratuitamente solo per amore. È così che incontra il Signore risorto. Anche lui ci ama gratuitamente.
Questo amore non è solo sentimenti o emozioni, ma ha un contenuto ed è una missione. Annunciare a tutti l’amore del Signore. Diceva il vescovo di Algeri, il Cardinale Léon Duval, che la missione dell’uomo fatto ad immagine di Dio è di amare il suo prossimo come se stesso, la missione del cristiano è di evangelizzare, di annunciare la vittoria di Cristo sulla morte. I due poli della vita del cristiano sono amare gratuitamente e annunciare. “Contemplari et contemplata aliis tradere”, Contemplare e donare agli altri ciò che si è contemplato diceva san Tommaso d’Aquino.
Ma alla base di tutto e costantemente lasciarsi amare! Infatti Gesù stesso va incontro ai discepoli di Emmaus e ai Tommasi che siamo noi, non solo alle Maria Maddalena che sanno amare gratuitamente. Ma, per il suo amore gratuito, lei è stata la prima ad incontrare il Signore risorto e ad annunciarlo agli Apostoli!

PAROLA VANGELO IN SAN PAOLO



Per una meditazione o una ricerca libera ecco alcuni dei versetti in cui san Paolo nelle sue lettere usa la parola Vangelo. “Vangelo” si dovrebbe tradurre letteralmente “Buona Notizia”. Così che, ma lo sappiamo tutti, quei quattro libri che chiamiamo Vangelo, oppure Vangeli, sono certamente una straordinaria Buona Notizia, ma lo è tutta la Scrittura, specialmente tutto il Nuovo Testamento. San Paolo pero’ non pensa a dei libri, ma all’annuncio kerigmatico (con voce forte, come una tromba) della morte innocente di Gesù di Nazareth per i peccatori, e la sua vittoria sulla morte, che, d’ora in poi, cambia i dati della Storia dell’Umanità. Per non appesantire, non ci sono tutti i versetti in cui san Paolo usa la parola Vangelo. Andiamo dunque a “pescare” quei versetti che ci parleranno di più.

Rm 1:1 Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,
Rm 1:9 Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,
Rm 1:15-16 sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma. Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.
Rm 10:16 Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?
Rm 15:16 di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo.
Rm 15:19- 20 con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui,
Rm 16:25 A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni,

QUAL E' QUESTA PERLA CHE VALE COSI' TANTO?



Gesù in questa domenica ci parla ancora del Regno di Dio tramite parabole. La terza ribadisce un dato molto serio: ci sarà un giudizio definitivo alla fine della vita! Adesso però la rete prende ogni sorta di pesce e quindi ci sono nella Chiesa buoni e cattivi insieme. D’altronde non ci siamo forse noi due, con la speranza di convertirci? 

Altre due parabole sembrano simili. Il Regno ha così tanto valore che conviene dedicargli tutte le energie della nostra vita per ottenerlo. Di fatti il Regno di Dio è un dono gratuito, ma per riceverlo devo impegnare tutto il mio cuore, tutta la mia mente, tutte le mie forze (amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con … ). Questo spaventa un po’. Ma ascolta cosa succede e non temere: la decisione radicale di Salomone di non chiedere nulla per sé a Dio, ma solo capacità di compiere la sua missione, fa che egli ottenga quello che richiede in misura incommensurabile, e anche “tutto il resto in sovrappiù”.
Qual è però questo Regno che vale così tanto? È tutto. Ogni aspetto positivo della vita fa parte del Regno di Dio. E ogni scriba divenuto discepolo del Regno estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. È quello che papa Francesco chiama: “la meravigliosa complicatezza del bene” che porta ad adattarci ad ogni persona, ad ogni situazione in nome della carità, o ancora quello che si diceva di Paolo VI (ma non solo di lui) che la sua carità aveva delle finezze sorprendenti. Anche la saggezza di Salomone si sviluppa e si ramifica fino a toccare tutte le dimensioni della vita, raggiungendo appunto le finezze della carità.

martedì 21 luglio 2020

UN MESSAGGIO MODERNISSIMO / martedì XVI sett. T.O.




Alcuni dèi egiziani. 
 
“Quale dio è come te, che toglie l’iniquità e perdona il peccato…” Gli dèi pagani di allora esigevano spesso sacrifici umani, tra i cananei si immolava il primogenito nelle fondazioni della città.  Tra i romani e nelle civiltà andine si immolavano vergini, o prigionieri di guerra, agli dèi. Troviamo tracce di queste pratiche tra il popolo eletto, pratiche duramente stigmatizzate dai profeti. Ma è scomparso tutto questo? La violenza e il meccanismo del capro espiatorio sono antichi e diffusi come l’umanità stessa. E ancora oggi alcuni dèi moderni esigono spesso sacrifici umani: patti di sangue e pena di morte per chi sgarra nelle cosche malavitose e alcune sette, spirito di vendetta, ricerca a tutti i costi di un colpevole. Il Dio d'Israele era veramente particolare nel panorama generale dei popoli di allora! e il suo messaggio, come questa lettura di Michea (circa 700 anni prima di Cristo!),  è ancora profetico. Raccogliamo il messaggio del Vangelo garanzia di progresso umano. L’esperienza prova che allontanarsi dai valori che propone è sinonimo di regresso sociale. Purtroppo il cattivo esempio di tanti di noi cristiani confonde un po’ le idee a molti. Ma il medico che fuma è solo un cattivo esempio, smettere di fumare rimane una decisione molto buona per la salute. Nutriamoci di questa lettura piena di dolcezza e di misericordia.
Il Vangelo sembra, invece, molto duro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Tagliare i ponti con la propria famiglia non è forse contro l’amore? Fatto per Dio e per vivere il Vangelo come Luce sul proprio cammino, questo crea una comunione più vera e più profonda. L’ho sperimentato con grande sorpresa quando ho seguito Cristo. In quel momento fu solo gioia. Spesso c'è un prezzo umano forte da pagare, ma il frutto è una libertà che permette di amare di più e meglio. Le sette impediscono di avere rapporti con i propri familiari per condizionare i loro adepti, il Vangelo non l'ha mai fatto. Ho celebrato adesso un funerale con queste letture e esse ci hanno confermato che la morte è veramente il passaggio alla Vita e vuole trascinarci ad una unione più solida. Questo Vangelo è il messaggio sociale più progredito e avanti sui tempi che ci sia. Provare per credere.

Prima Lettura  Mic 7, 14-15. 18-20
Getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati.

lunedì 20 luglio 2020

RIFLESSIONI DI PAPA PAOLO VI SU PRIMATO E INFALLIBILITA' PAPALE 2/2



(continua dal 20 luglio 2020) 
LA FEDE      «Si difende la razionalità e la soprannaturalità della fede, come ragionevole adesione a Dio e alla sua Parola, sotto l’impulso della grazia.
«Finalmente si definisce la superiorità della rivelazione e della fede sulla ragione e sulle sue capacità, dichiarando però che nessun contrasto può esserci tra verità di fede e verità di ragione, essendo Dio la fonte dell’una e dell’altra . . .
«La Costituzione Dei Filius definisce che la ragione, con le sue sole forze, può raggiungere la conoscenza certa del Creatore attraverso le creature.
«La Chiesa difende così, nel secolo del razionalismo, il valore della ragione».
Come vedete sono tutte questioni tuttora vivissime. Esse ci invitano a una profonda riflessione sulle crisi religiose dei nostri giorni, dentro e fuori della Chiesa: la questione della Fede è alla loro base e incalza tutto l’ordinamento ecclesiastico per un verso, e tutta la mentalità filosofica e spirituale del mondo moderno per l’altro verso. Nella grande tempesta, tavola di salvezza è la parola del Concilio Vaticano I.

RIFLESSIONI DI PAPA PAOLO VI SU PRIMATO E INFALLIBILITA PAPALE, 1/2




Diletti Figli e Figlie!
Abbiamo commentato, nel giorno della festa dell’Immacolata, il centenario dell’apertura del Concilio Vaticano primo, che Pio IX, dopo qualche anno di riflessione e di preparazione, aveva indetto ufficialmente con la Bolla «Aeterni Patris» del 29 giugno 1868. Il Concilio ebbe breve storia, perché, dopo Sédan e dopo l’annessione di Roma all’Italia (9 ottobre 1870), Pio IX lo sospese e lo prorogò «sine die» (20 ottobre 1870); ma fu una storia, come sapete, molto movimentata per le grandi discussioni, che ne caratterizzarono lo svolgimento, e molto importante sia per il fatto della sua convocazione: da tre secoli, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), non s’era più riunito un Concilio ecumenico; e sia soprattutto per le dottrine, che nel Vaticano primo furono trattate e furono definite dogmaticamente, cioè con atti solenni e straordinari del magistero ecclesiastico, e dichiarate così quali verità di fede della Chiesa.
Merita tale avvenimento d’essere commemorato? Certamente, come fatto storico. Ma lo merita ancor più per la sua attualità, cioè per l’importanza che il Concilio Vaticano primo conserva nel tempo nostro, non solo per la connessione, ch’esso ha col Concilio Vaticano secondo, come tutti sanno, ma altresì per gli insegnamenti da quello allora proclamati, i quali hanno anche lai nostri giorni un grande ed operante rilievo. Questo vorremmo ricordarvi quest’oggi, senza alcuna pretesa accademica: l’attualità del Concilio Vaticano primo.
I DOGMI       Attuale, perché? Per le sue dottrine. Ora bisogna ricordare che i dogmi della Chiesa possono essere attuali sotto un duplice aspetto: sotto un aspetto relativo al loro contenuto di verità rivelata, in quanto cioè sono definizioni autorevoli di un insegnamento divino contenuto nella Sacra Scrittura, o derivato a noi dalla predicazione apostolica, per via di Tradizione (cfr. Dei Verbum, 8, 9); sono la fede pensata, vissuta, celebrata dalla Chiesa, come Popolo di Dio animato dallo Spirito Santo e ammaestrato da una testimonianza autorizzata e qualificata, il Papa e i Vescovi con lui; e sotto questo aspetto i dogmi della Chiesa sono sempre attuali, cioè sono sempre veri di quella verità divina e soprannaturale, alla quale essi si riferiscono. La verità divina non cambia; perciò i dogmi della fede sono sempre attuali, sono sempre veri.

DIALOGO E RISPETTO, NON DIVISIONE.



Mentre si cerca di comprendere chi ha appiccato il fuoco alla Cattedrale di Nantes e tutto il web prende in giro il Comune di Parigi perché ha dichiarato festivo il 15 Agosto in quanto “festa dei gatti” (La giornata mondiale dei gatti è un’invenzione molto recente fissata all’8 agosto, ma si è diffusa la barzelletta che si debba festeggiare il 15, ossia “metà Agosto”, perché “mi-Aout” in francese si può pronunciare come il verso dei gatti!), alcuni nostrani hanno attribuito tutto all’operato dell’islamismo, sia l’incendio che la festività dei gatti. “Chat alors!” (ça alors! – per bacco!) scrive qualche internauta francese con pronuncia alverniate che diventa “gatto allora!” Meglio prendere a ridere il tutto, altrimenti bisognerebbe piangerebbe per chi semina gratuitamente zizzania sulla convivenza comune.
Nel mondo si parla ancora di Haghia Sofia, e rimaniamo in linea con la posizione del Papa che esprime il suo dolore senza voler suscitare guerre supplementari. Erdogan da parte sua, purtroppo, ha dichiarato che vuole “liberare” anche Al Aqsa, la Moschea che si trova sul confine della Spianata del Tempio a Gerusalemme. Ma altri, anche musulmani, chiamano invece al rispetto della dimensione universale di Santa Sofia.
Il Direttorio del KAICIID (un organismo intergovernamentale per il dialogo interreligioso) ha pubblicato la seguente dichiarazione (in una mia traduzione):
“Il Direttorio del KAICIID fa eco alla preoccupazione dell’UNESCO. Il Direttorio sente anche che lo statuto particolare di Haghia Sofia ha rappresentato nel secolo scorso un punto di riferimento di consenso interreligioso basato sui principi comuni di dialogo, rispetto mutuo e pace. Questo cambiamento nel suo statuto ha una risonanza non solo locale, ma globale, e rischia di svalutare gli sforzi dei leader religiosi e dei loro membri associati per prevenire che la religione sia usata come catalizzatore di divisione. Il Direttorio chiama tutte le parti in causa affinché giungano ad una soluzione accettabile che permetta ad Haghia Sofia di conservare il suo significato globale tanto storico che culturale e continuare a servire come testimone di così tanti valori condivisi trasversalmente nelle nostre tradizioni religiose.”

DENUNCIATO COME PECCATORE! / lunedì XVI sett. T.O.



Le letture presentano la conversione del cuore e dei comportamenti come essenziale nei confronti di altre manifestazioni religiose. Molti corrono dietro i segni, le apparizioni, le nuvole nel cielo. Spesso sono cose false. Ma, in ogni caso servono a poco. L’abbiamo detto tante volte, fino alla noia, ma se Gesù ce lo ripete oggi, dobbiamo ripeterlo anche noi. Il discorso che fa Gesù è molto istruttivo.
Alcuni scribi e farisei pretendono da lui un segno. Egli risponde chiamandoli generazione malvagia e adultera”. Se io sono così lontano dalla retta via, devo capire da me stesso che la prima urgenza è convertirmi, aprire il cuore al pentimento, cambiare qualcosa al mio comportamento per iniziare un cammino di ritorno alla giustizia.
Gesù presenta allora Giona come segno. Innanzitutto come mistero di crocifissione, morte e risurrezione: “il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. È questo amore fino alla fine, fino alla morte di croce che mi rivela il mio poco amore e mi sostiene nel cammino della conversione. Ma la croce mi denuncia anche come peccatore già dal fatto della condanna di Gesù. Un puro innocente viene accusato di crimini degni di morte. Com'è possibile? Tanto più che per esempio Pilato ripetutamente invita a costatare che Gesù non ha fatto nessun male (Mt 27:23, Mc 15:14, Lc 23:22; anche il “Buon Ladrone” e il centurione lo vedono ma la condanna a morte era già stata eseguita). Posso condannare un innocente perché è in me che abita il peccato. Nei suoi dialoghi Gesù invita più volte i suoi interlocutori a rendersene conto (Mc 3:4, Lc 6:9; Gv 18:23). Ma in un primo tempo invece del pentimento c'è la chiusura: Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere”. (Gv 3:20). Anche gli altri mi rivelano il mio peccato ogni giorno, ma siccome sono anche loro peccatori, è ancora più facile che io non accetti questa luce, mentre l’Innocente condannato non mi lascia scampo: il peccato è mio, non degli altri. Il giorno di Pentecoste i presenti “si sentirono trafiggere il cuore!” e, vedendo crollare tutto il loro sistema di giustificazioni precedenti, completamente smarriti, dissero: “che cosa dobbiamo fare fratelli?” (Atti 2,37).
Dammi Signore la grazia di contemplare Colui che ho condannato alla morte in croce, ed è stato costituito mio Signore e Giudice. Nel frattempo, fa, o Signore, che ascolti con orecchio aperto e cerchi la Sapienza come gli abitanti di Ninive e la regina del Sud.

Prima Lettura   Mic 6, 1-4. 6-8
Uomo, ti è stato insegnato ciò che richiede il Signore da te.

domenica 19 luglio 2020

PARABOLA DELLA ZIZZANIA: UNA SPIEGAZIONE DI DON L'ARCO / Domenica XVI T.O:



La zizzania è una pianta che facilmente si mescola al grano e, prima della maturazione possono essere confusi così che il frutto della zizzania rischia di entrare nella farina. Dà un gusto amaro al pane e provoca un senso di ubriachezza, di stordimento, come se si fosse bevuto troppo vino. 
Don L’Arco, salesiano di felicissima memoria, commentava così la parabola della zizzania: la zizzania c'è! E noi cosa dobbiamo fare? Aumentare il peso di grano buono e quindi di farina buona che c'è in noi, in modo che il pane della vita, pur con le sue amarezze, sia il migliore possibile. Se la percentuale di zizzania aumenta troppo, anche se c'è farina buona in questo pane, rischia di diventare immangiabile e di essere buttato. Invece con Gesù Cristo possiamo rendere buono il pane della vita per tutti.

Prima Lettura    Sap 12, 13. 16-19
Dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

sabato 18 luglio 2020

SONO AVIDI DI CAMPI E LI USURPANO, DI CASE E SE LE PRENDONO / sabato XV sett. T.O.


“Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono”. Quello che descrive Michea è roba da usurai, da camorra, non da Stati di diritto ma da regimi politici corrotti. Fa una certa impressione sentir dire questo del popolo eletto, il popolo che ci ha trasmesso la fede. Ma questo ci permette di mettere meglio in valore la risposta cristiana, la risposta di Gesù che si confronta con una “cupola” religiosa che trova normale assassinarlo perché minaccia le tradizioni e la posizione dominante del loro gruppo.
Noi siamo tentati di invocare soluzioni di forza per far fuori tutti i cattivi, desideriamo che venga  qualche “uomo della Provvidenza” o risvegliarci un giorno nella veste di Superman, diventati invincibili. Abita sempre nel nostro profondo un’anima di giustiziere.
Qual è la risposta di Gesù? fugge, anche se questo non significa per lui smettere di fare del bene. Gesù non affronta adesso il pericolo ma non si chiude su se stesso. Gesù sa che dichiarare guerra crea schieramenti in cui, oltre il coraggio, prende forza l’odio, chiude sempre di più gli avversari sulle loro posizioni e schiaccia i piccoli, i deboli. Il suo scopo non è di prendere il potere ma che ognuno abbia il potere di diventare figlio di Dio, di essere generato da Lui. Invita tutti ad andare verso il Padre, anche chi ha una fede debole  o persino vacillante come una fiammella che può spegnere un semplice spiffero. Tutti sono figli, tutti sono amati. Certamente tutti devono camminare, tutti si devono convertire alla Buona Notizia. Purtroppo Gesù costaterà che molti hanno soltanto voluto rallegrarsi un momento alla luce di Giovanni Battista e non convertirsi come proponeva col suo battesimo (Gv 5,35). Costaterà che Gerusalemme ha lasciato passare il tempo della visita di Dio, e così anche Cafarnao, Corazìn e Betsaida, ecc. Ma la via di Gesù è unica: rivelare l’amore inesauribile del Padre che abita nel fuoco. Quando sarà venuta l’ora, liberamente, Gesù si incamminerà verso la croce.
Si dice che il legno comincia a bruciare attorno ai 250 gradi C. Se la mia vita non supera i 200 ° C., per quanto sia una fortissima temperatura, non si incendierà la catasta di legno. Se il mio amore raggiunge i 1000 ° C., subito divamperanno le fiamme. Chi ha orecchi intenda.

Prima Lettura   Mi 2, 1-5
Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono.

DIOCESI DI SULMONA: ABOLITI I PADRINI E LE MADRINE!


DECRETO “AD EXPERIMENTUM” PER TRE ANNI L’ABOLIZIONE DEI PADRINI E DELLE MADRINE NEI SACRAMENTI DEL BATTESIMO E DELLA CONFERMAZIONE



venerdì 17 luglio 2020

IL GESTO DEL SEMINATORE



Il Seminatore uscì  a seminare. Nei tre Vangeli che riportano questa parabola Gesù spiega che il seme è la Parola del Regno (Mt. 13,19), la Parola (Mc. 4,14), la Parola di Dio (Lc. 8,11), ma non menziona l’identità del seminatore. Quindi il seminatore è chiunque semina la Parola di Dio nello Spirito Santo, partendo da Gesù fino a tutti noi!
In quel tempo, le persone che ascoltavano Gesù avevano tutti visto seminare il grano a mano. Il seminatore riempie il pugno di chicchi presi dalla saccoccia che porta a tracolla e con un gesto ampio di tutto il braccio li lancia sul terreno. È un gesto semplice ma che si impara in modo che i grani si spargano in modo regolare e possano crescere con lo spazio sufficiente. Un gesto che richiede sempre attenzione e va migliorando con l’esperienza, per ottenere il massimo rendimento nel campo.
Così è di colui che annuncia la Parola di Dio. In particolare i lettori in chiesa, durante le Assemblee. Nella Chiesa antica potevano proclamare la Parola di Dio alla Comunità solo i Testimoni, coloro che avevano compreso la Parola sperimentandola con l’esperienza e potevano insegnare con l’esempio della propria vita.

LA BIBBIA, LIBRO NON DI SCIENZA MA DI MISERICORDIA / Venerdì XV sett. T.O.




L’ombra del sole tornò indietro sull'orologio di Acaz, leggiamo nella prima lettura di oggi. Fu questo il segno che il Signore diede al re della sua guarigione. A Dio tutto è possibile. Ci fu un tempo in cui versetti come questo diventavano argomenti per sostenere che il Sole girava attorno alla Terra e non il contrario. Galileo che era un cattolico credente affermava che la Bibbia era giusta ma che l’interpretazione che se ne faceva era erronea. Si è complicato inutilmente la sua posizione per il suo carattere, offendendo gratuitamente la suscettibilità di alcuni cardinali, ma aveva ragione. Abbiamo dovuto attendere Giovanni Paolo II perché sia riabilitato ufficialmente. Pur presentando molte posizioni compatibili con la scienza moderna (vorrei tanto trovare un editore per il libretto di Brunor, meglio se ci fosse un coraggioso che volesse pubblicare le sue opere a fumetti), la Bibbia non è un libro di scienza. La Bibbia è un libro per la salvezza e per la formazione spirituale.
Infatti, il re Ezechìa, alla notizia della sua morte prossima prega Dio che ascolta la sua preghiera e gli concede altri quindici anni di vita. Egli non si ribella ma si rivolge a Dio nella sua fragilità.  Come un bambino non ha remore nel chiedere qualsiasi cosa al proprio padre, così è il credente. Come un bambino non perde la fiducia se il padre gli spiega che non lo esaudirà. Il padre è l’unico suo punto di riferimento. E Dio vuole misericordia e non sacrificio. Don Bosco giovanissimo prete stava morendo di polmonite e non voleva chiedere la propria guarigione perché sapeva che era meglio fare la volontà di Dio. Ma per amore dei tanti ragazzi che supplicavano Dio per la sua guarigione e per servirli, egli accettò di chiedere la grazia e cominciò a migliorare istantaneamente.
Ma, a differenza di don Bosco, siamo aggrappati alla vita non come dono ma come sicurezza, ritenendo un azzardo rimetterci totalmente nelle mani di Dio. Vorremmo tutti essere sempre giovani e (più) performanti, mentre ci scontriamo ogni giorno con i nostri limiti fisici ma sopratutto caratteriali e spirituali, e l’invecchiamento avanza inesorabilmente malgrado tutte le buone pratiche per custodire la salute. Se Dio è padre e la legge è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge, come ce lo insegna ancora oggi il Vangelo, è segno che nei propri limiti e nella morte, c'è un grande dono da accogliere.

Prima Lettura  Is 38, 1-6.21-22.7-8
Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime.

giovedì 16 luglio 2020

SONO MOLTO ADDOLORATO / Il Papa e Aghia Sofia



Cari fratelli e sorelle, … E il mare mi porta un po’ lontano col pensiero: a Istanbul. Penso a Santa Sofia, e sono molto addolorato.
Così il papa all’Angelus di domenica scorsa. Anche noi siamo molto addolorati. Tutti sanno che la magnifica Cattedrale Santa Sofia, “Ayasofia” cuore del Cristianesimo ortodosso per un millennio, fu trasformata in moschea 5 secoli fa dagli ottomani. Nel 1934, era diventata un museo aperto a tutti per decreto del capo dello Stato di allora, Ataturk, che voleva modernizzare e secolarizzare la Turchia, dandole un volto più europeo. Con lo statuto di museo è stata inserita nel Patrimonio mondiale dell’umanità. In questi giorni il Presidente Erdogan ha deciso di riconvertirla in moschea con la prima preghiera venerdì 24 luglio.
I patriarchi ortodossi di tutto il mondo hanno reagito molto duramente alla decisione del presidente turco Erdogan e perfino l’arcivescovo ortodosso di Cipro accusò i turchi di essere un popolo barbaro e senza civiltà, che sa solo distruggere i valori degli altri. Per comprendere, bisogna dire che Cipro e altri luoghi hanno avuto una storia molto difficile lungo i secoli con i turchi e l’isola è ancora divisa dopo l’invasione turca del 1974. 

AVERE DIO COME FRATELLO E FIGLIO / Madonna del Carmine, 16 giugno



Questa mattina le suore hanno scelto letture dal Comune della Vergine Maria. Abbiamo proclamato questo Vangelo:
Matteo, 12,46-50 Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».
Ci identifichiamo forse più facilmente come figli di Maria, meno come figli che hanno Dio come vero Padre. Ci sentiamo più facilmente servi di Dio, discepoli di Gesù che come suoi fratelli. Per tanti Gesù sta in cielo e lontano da noi. Se contempliamo l’incarnazione di Gesù spesso vediamo solo il suo abbassamento, il suo svuotarsi dalla sua uguaglianza con Dio. Ma l’incarnazione è nei due sensi: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio. E questa divinizzazione è già avvenuta! Gesù dice dei suoi discepoli – che non sono certamente perfetti – “questi sono per me fratello, sorella e madre”.  San Paolo lo sa e scrive ai primi discepoli di Efeso: “Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù,” (Ef 2:6). Sembra che i nostri fratelli ortodossi insistono maggiormente su questo aspetto della divinizzazione dell’uomo. L’importante è viverlo.

mercoledì 15 luglio 2020

PUO' UN BASTONE BRANDIRE CHI LO IMPUGNA? / mercoledì XV sett. T.O.


 
Incendi in Siberia con animali intrappolati.
  Ai piccoli vengono rivelati i segreti del Regno dei Cieli dice Gesù. Ma cosa possono fare i piccoli contro le catastrofi? L’Assiria si espande e saccheggia la terra d’Israele in modo furioso. Nemmeno i potenti possono fermarla. Ma i piccoli sanno che Dio ha tutto in mano, anche la potentissima e crudelissima Assiria. Nessuna potenza naturale o umana ha Dio nelle sue mani. Gesù soffre  certamente ma non “va in crisi” di fronte al rifiuto della salvezza che il Padre offre agli uomini.  Sa che tutto sta nelle sue mani e lo loda perché è sapiente e buono.
Cosa possiamo fare di fronte alla pandemia del covid-19? Cosa possiamo fare di fronte al cambiamento climatico che impazzisce in questa estate che vede un caldo record nell’Artico e incendi senza fine in Siberia? Ci avviciniamo ad un punto di non ritorno di cui non siamo capaci di misurare le conseguenze.  
La fede in Dio ci fa comprendere che “non è subito la fine” e che persino la fine, nelle sue mani, è un momento di salvezza. Dio è garante della nostra vita e della nostra morte, di quella dei nostri figli e ci basta compiere la sua volontà. Dio è il garante del nostro equilibrio e la soluzione alla nostra ansia. Ma non è fatalismo o disinteresse. È risveglio, per fare nella mia vita tutto quello che il Padre vuole da me, è vita aperta agli orizzonti più grandi che dà valore anche alle cose più piccole, perché i piccoli e la loro vita sono preziosi per Dio.
Non possiamo disinteressarci  dal contagio che continua da noi e infierisce in tante zone del mondo, né dal clima che impazzisce, e dobbiamo chiederci: cosa posso fare? Cosa posso fare da solo, e cosa posso fare assieme agli altri per innescare un movimento dal basso? Per il Covid-19 tutti sembrano abbastanza consapevoli del problema. È lo stesso per il rispetto della natura e la lotta contro l’inquinamento e il cambiamento climatico?
Incendi in Siberia.
Parlando di ecologia integrale , papa Paolo VI prima, papa Francesco poi, ci hanno indicato la via: l’uomo non può essere pensato senza il suo rapporto con la natura, l’ecologia non può essere pensata senza giustizia sociale, senza dare importanza ai piccoli. Parlando di economia circolare indicano l'unica soluzione possibile a risorse che non sono infinite, perché, come tutte le realtà, il nostro pianeta è un sistema chiuso e limitato. Come cristiani sappiamo anche che il fine della vita umana è l’apertura a Dio, la vita eterna, mentre non abbiamo stabile dimora in questo mondo.
 
Riduci, riusa, ricicla (ricupera).
Prima Lettura   Is 10, 5-7. 13-16
Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare?