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lunedì 30 novembre 2020

ANDREA E PIETRO, FRATELLI E APOSTOLI / 30 novembre Sant'Andrea

 


Le letture sottolineano tre punti. 

1.L’importanza centrale del Kerigma, del "lieto annuncio di bene". Quanto è  presente il kerigma nella vita della gente? Sono diventato cristiano perché ho sperimentato il kerigma con quel prete incontrato dove mai avrei immaginato di farlo, ancora meno che diventi fondamentale per la mia vita: in mezzo ai musulmani. In una confessione che cambiò tutta la mia vita, l’esperienza superò totalmente le parole che ho potuto ricordare dopo. Per questo dico che ho sperimentato il kerigma. Una frase però ricordo che mi lasciò spiazzato: “lei si colpevolizza troppo”. Mai avrei immaginato che un prete potesse dirmi una cosa del genere. I preti dovevano ammonire, magari rimproverare. Eppure nemmeno lui mi annunciò il kerigma. Meglio sperimentare e cambiare piuttosto che ascoltare parole! Giustissimo. Ma il kerigma non sono parole vuote. Ora, il kerigma così come lo troviamo, diretto, essenziale, nella Scrittura, l’ho ascoltato per la prima volta quando ero già prete.

Eppure è la base del Cristianesimo. Siamo pieni di preghiere, di formule, di sacramenti, di devozioni, di novene, di feste e memorie liturgiche, di consigli per migliorare, ma quando chiedo alle persone cosa è il Cristianesimo non sanno rispondermi. Ho chiesto ad un amico molto impegnato nella Chiesa: se tu fossi diventato credente nel 40 dopo Cristo, non c'erano chiese e basiliche, statue, novene, frati e suore, processioni, … come immagini la tua vita cristiana? Rispose: "la prima parola che mi viene è un grande vuoto!”

Il kerigma, questo “primerear” assoluto di Dio in Gesù Cristo, perché non siamo stati noi ad amare Dio ma lui ci ha amati per primo, gratuitamente, ci ha scelti e noi non abbiamo scelto lui, deve essere annunciato perché è la base, e deve essere continuamente reso presente perché continuamente ci sfugge, ritorniamo ai sensi di colpa o al nostro moralismo, o a una religione inventata dagli uomini…

È un amore che ci lega, al quale bisogna obbedire, dare credito, perché non c'è altra salvezza possibile, altro fondamento, altra possibilità di vittoria sulla morte.

2.Gli apostoli lasciano tutto, subito.

3.Gesù non ha paura dei legami di sangue. Simone e Andrea sono fratelli, Giacomo e Giovanni anche. Certo ci sono dei rischi. Sappiamo dell’episodio di Giacomo e Giovanni e la loro mamma… ma è anche una buona base per l’amore che deve unire i fratelli spirituali.  San Francesco lo prende come pietra di paragone: “poiché se la madre ama e nutre il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?” Regola bollata, VI.

 

Prima Lettura  Rm 10,9-18  
La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.

domenica 29 novembre 2020

LA GROTTA DI BETLEMME SIA IL NOSTRO SEGNO / 1a Domenica di Avvento 2020 (Anno B)

 

Messa "da coronavirus" a Partinico.

In questo Avvento ci sono novità come il Messale, atteso da tanto tempo… Ma iniziamo anche con una grande povertà. Oltre alla pandemia con persone che conosciamo ammalate o morte e la precarietà generale, ci colpisce nel profondo che i fratelli e sorelle di altri comuni non possono radunarsi con noi. In altre nazioni è peggio. La Francia mantiene il limite di 30 persone per ogni messa, anche nelle chiese molto grandi. Altri non possono proprio celebrare. Nel Concistoro di ieri 2 nuovi cardinali non sono potuti venire, altri hanno dovuto anticiparsi per fare la quarantena prima a Roma…

Ma se tocchiamo con mano che grande dono è di poterci radunare nello stesso luogo, di poterci abbracciare (che “scoperta” quando sarà possibile farlo di nuovo!), sappiamo che il Signore è Spirito e dove c'è lo Spirito, Egli è presente. Tra chi può celebrare l’Eucaristia e chi ne è privato, riceve più grazie colui che fa più fedelmente la volontà di Dio. È più unito alla comunità chi si sottomette più pienamente a Dio (Atti 5,32).

Che la povertà della grotta di Betlemme, imposta e non certamente scelta da Giuseppe e Maria per il loro bambino che deve nascere, sia la nostra Stella per comprendere questo tempo. Siamo in un parto. Quando è nato il bambino passa il dolore e subentra la gioia perché è un uomo è venuto al mondo, ma durante il parto la donna è prigioniera di questo processo. Noi cristiani abbiamo una Parola molto forte per affrontare la prova attuale, ma non possiamo  evitarla, è inutile cercare di fuggirla. Beato chi la vivrà come un kairos, un tempo favorevole, ricco di insegnamenti e di grazie di conversione.

 

Prima Lettura  Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

sabato 28 novembre 2020

QUALI MIGLIORI LETTURE PER UN BATTESIMO? / sabato XXXIV sett. T.O.

 


Un fiume di acqua viva, limpido come il cristallo, che porta vita in abbondanza! Un avvertimento a lottare e vigilare contro le insidie del male. Forza, generosità, bellezza di Dio e debolezza dell’uomo che, però, appoggiato a Cristo diventa forte in Dio! Quali migliori letture per un battesimo?

Gioia di aver battezzato questa mattina con queste letture un bambino di 4 anni nella cappella della Base Nato. Un bambino che si chiama … Gabriel = Forza di Dio!

Buon Avvento-Avventura con Cristo a te Gabriel e ai tuoi genitori.

 

Prima Lettura  Ap 22, 1-7
Non vi sarà più notte perché il Signore Dio li illuminerà.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
L’angelo del Signore mostrò a me, Giovanni, un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.
E non vi sarà più maledizione.
Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello:
i suoi servi lo adoreranno;
vedranno il suo volto
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte,
e non avranno più bisogno
di luce di lampada né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà.
E regneranno nei secoli dei secoli.
E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro». 

LECTURES POUR LE BAPTEME DE GABRIEL

 



Voici les lectures pour le baptême de Gabriel ce matin. Ce sont les lectures du jour. Quelle belle Providence, pas seulement coïncidence !


Lecture de l'Apocalypse de saint Jean

Moi, Jean,
    l’ange me montra l’eau de la vie :
un fleuve resplendissant comme du cristal,
qui jaillit du trône de Dieu et de l’Agneau.
    Au milieu de la place de la ville,
entre les deux bras du fleuve,
il y a un arbre de vie
qui donne des fruits douze fois :
chaque mois il produit son fruit ;
et les feuilles de cet arbre sont un remède pour les nations.
    Toute malédiction aura disparu.
Le trône de Dieu et de l’Agneau sera dans la ville,
et les serviteurs de Dieu lui rendront un culte ;
    ils verront sa face,
et son nom sera sur leur front.
    La nuit aura disparu,
ils n’auront plus besoin de la lumière d’une lampe
ni de la lumière du soleil,
parce que le Seigneur Dieu les illuminera ;
ils régneront pour les siècles des siècles.
    Puis l’ange me dit :
« Ces paroles sont dignes de foi et vraies :
le Seigneur, le Dieu qui inspire les prophètes,
a envoyé son ange
pour montrer à ses serviteurs ce qui doit bientôt advenir.
    Voici que je viens sans tarder.
Heureux celui qui garde les paroles
de ce livre de prophétie. »

            – Parole du Seigneur.

  

venerdì 27 novembre 2020

I SEGNI DEI TEMPI DI OGGI / venerdì XXXIV sett. T.O.

 

Il Neo Cardinale Sim in una parrocchia che festeggia il Nuovo Anno cinese.

Gesù ci invita a lasciarci guidare dai segni dei tempi. La condanna della Chiesa delle dottrine millenariste fiorite nel corso dei secoli ci aiuta a non cercare segni di Dio dove non ci sono. In sostanza il millenarismo interpreta in senso letterale il brano dell’Apocalisse letto oggi: “Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni” e afferma che ci sarà una prima risurrezione di pochi giusti che regneranno con Cristo sulla terra per mille anni.

Ma allora cosa sono i segni dei tempi? Segni dei tempi possono essere avvenimenti ma innanzitutto è Gesù stesso, il suo essere e il suo agire, il suo messaggio. La fonte per conoscerlo è la Scrittura e lo spirito dei santi quando sappiamo spogliarli dalle esteriorità legate alla cultura nella quale sono vissuti.

Segni dei tempi sono anche espressioni che vengono da fuori e ci aiutano a prendere coscienza di come la Chiesa può essere luce ma anche oscurità. “Dalla periferia si vede meglio che dal centro”, non smette di ripeterci papa Francesco.

Proprio da lui questo aneddoto: andava a celebrare in una favela quando seppe delle dimissioni di Papa Benedetto. Durante la Messa ne parlò alla gente e chiese di pregare per l’elezione del nuovo Papa. Dopo la Messa una vecchietta gli dice: “Tu, quando sarai Papa, comprati un cagnolino e portalo in Vaticano”.  – “Non c'è grande pericolo che io diventi Papa!, ma perché il cagnolino?” – “Perché quando starai a tavola, prima di mangiare, dai un pezzettino al cane, e se sta bene, continua a mangiare!” Commenta il Papa: “Com'è possibile che il centro del Cattolicesimo, che dovrebbe essere l’esempio dell’amore e della fraternità, delle virtù evangeliche, nell’immaginario di credenti semplici possa essere visto così? Fortunatamente, da giovane, il Signore mi ha fatto leggere una storia dei Papi e questo mi ha vaccinato riguardo a tutto quello che avrei potuto trovare nella Curia romana”.

Un altro esempio ci viene da Diego Maradona che diceva di sé: “sono totalmente mancino, di piede, di fede e di cervello”, ma che non ha mai rinnegato la fede dei semplici trasmessa da sua madre. Negli anni 80 volle visitare il Vaticano. Da questa visita, disse del Papa (allora Giovanni Paolo II) in una trasmissione televisiva da Cuba: “Come si può essere tanto “hijo de puta”, figlio di puttana di vivere con un tetto d’oro e poi andare nei paesi poveri e abbracciare i bambini con una pancia così (gonfia per la fame)”. Osservazione ingiusta riguardo alla persona di Giovanni Paolo II, ma non possiamo lasciar perdere semplicemente una tale provocazione senza interrogarci.  

Più elaborata e forse capace di aiutarci maggiormente è l’intervista del neo cardinale Sim sul sito AlfayOmega di ieri. Il giornalista chiede cosa può portare alla Chiesa universale una Chiesa così piccola come quella di Brunei (22000 cattolici su 450000 abitanti, solo tre preti oltre il Cardinale). Risponde il Cardinal Sim: “molti elementi del Vangelo sono così. Il Re Davide, più piccolo di sette fratelli, non stava nemmeno nell’elenco per essere eletto re. La Vergine era di Nazareth, un paesino del quale disse Natanaele  che non poteva uscirne nulla di buono. A volte esiste un pregiudizio contro i piccoli, ma anche loro hanno qualcosa da dire. Nel nostro caso, l’aver imparato ad essere e vivere come minoranza in un paese musulmano e adattarci a ciò che ci circonda. … Credo che dove la Chiesa è grande e tende ad operare in grande, questo può intimidire la gente. La forma di agire di Gesù è da persona a persona, essendo piccolo con i piccoli. … Oggi con le reti sociali tutto sta a portata della gente. E qui, a cattolici e non cattolici giunge un’immagine non molto piacevole, che non mostra il volto di Gesù. Se io non fossi cattolico e vedessi le notizie …

 

Prima Lettura   Ap 20, 1-4.11 - 21,2
I morti vennero giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Vidi la Gerusalemme nuova scendere dal cielo.

giovedì 26 novembre 2020

PUNTO DI RIFERIMENTO PER OGNI ESPERIENZA CRISTIANA / Catechesi del 25 novembre 2020

 


In questi tempi difficili di post cristianità e di crisi mondiale globale, cioè insieme  ecologica, sanitaria, sociale ed economica, ci farà bene ascoltare dalla voce del Papa ciò che è la Chiesa e ciò che ne è una caricatura ingannatrice e senza avvenire:

 

Catechesi sulla preghiera - 16. La preghiera della Chiesa nascente

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

I primi passi della Chiesa nel mondo sono stati scanditi dalla preghiera. Gli scritti apostolici e la grande narrazione degli Atti degli Apostoli ci restituiscono l’immagine di una Chiesa in cammino, una Chiesa operosa, che però trova nelle riunioni di preghiera la base e l’impulso per l’azione missionaria. L’immagine della primitiva Comunità di Gerusalemme è punto di riferimento per ogni altra esperienza cristiana. Scrive Luca nel Libro degli Atti: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (2,42). La comunità persevera nella preghiera.

Troviamo qui quattro caratteristiche essenziali della vita ecclesiale: l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, primo; secondo, la custodia della comunione reciproca; terzo, la frazione del pane e, quarto, la preghiera. Esse ci ricordano che l’esistenza della Chiesa ha senso se resta saldamente unita a Cristo, cioè nella comunità, nella sua Parola, nell’Eucaristia e nella preghiera. È il modo di unirci, noi, a Cristo. La predicazione e la catechesi testimoniano le parole e i gesti del Maestro; la ricerca costante della comunione fraterna preserva da egoismi e particolarismi; la frazione del pane realizza il sacramento della presenza di Gesù in mezzo a noi: Lui non sarà mai assente, nell’Eucaristia è proprio Lui. Lui vive e cammina con noi. E infine la preghiera, che è lo spazio del dialogo con il Padre, mediante Cristo nello Spirito Santo.

Tutto ciò che nella Chiesa cresce fuori da queste “coordinate”, è privo di fondamenta. Per discernere una situazione dobbiamo chiederci come, in questa situazione, ci sono queste quattro coordinate: la predicazione, la ricerca costante della comunione fraterna – la carità –,  la frazione del pane – cioè la vita eucaristica – e la preghiera. Qualsiasi situazione dev’essere valutata alla luce di queste quattro coordinate. Quello che non entra in queste coordinate è privo di ecclesialità, non è ecclesiale. È Dio che fa la Chiesa, non il clamore delle opere. La Chiesa non è un mercato; la Chiesa non è un gruppo di imprenditori che vanno avanti con questa impresa nuova. La Chiesa è opera dello Spirito Santo, che Gesù ci ha inviato per radunarci. La Chiesa è proprio il lavoro dello Spirito nella comunità cristiana, nella vita comunitaria, nell’Eucaristia, nella preghiera, sempre. E tutto quello che cresce fuori da queste coordinate è privo di fondamento, è come una casa costruita sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27). È Dio che fa la Chiesa, non il clamore delle opere. È la parola di Gesù che riempie di senso i nostri sforzi. È nell’umiltà che si costruisce il futuro del mondo.

mercoledì 25 novembre 2020

FRATELLI TUTTI / 34. Andare oltre un mondo di soci

 


Andare oltre un mondo di soci

101. Riprendiamo ora la parabola del buon samaritano, che ha ancora molto da proporci. C’era un uomo ferito sulla strada. I personaggi che passavano accanto a lui non si concentravano sulla chiamata interiore a farsi vicini, ma sulla loro funzione, sulla posizione sociale che occupavano, su una professione di prestigio nella società. Si sentivano importanti per la società di quel tempo e ciò che premeva loro era il ruolo che dovevano svolgere. L’uomo ferito e abbandonato lungo la strada era un disturbo per questo progetto, un’interruzione, e da parte sua era uno che non rivestiva alcuna funzione. Era un “nessuno”, non apparteneva a un gruppo degno di considerazione, non aveva alcun ruolo nella costruzione della storia. Nel frattempo, il samaritano generoso resisteva a queste classificazioni chiuse, anche se lui stesso restava fuori da tutte queste categorie ed era semplicemente un estraneo senza un proprio posto nella società. Così, libero da ogni titolo e struttura, è stato capace di interrompere il suo viaggio, di cambiare i suoi programmi, di essere disponibile ad aprirsi alla sorpresa dell’uomo ferito che aveva bisogno di lui.

102. Quale reazione potrebbe suscitare oggi questa narrazione, in un mondo dove compaiono continuamente, e crescono, gruppi sociali che si aggrappano a un’identità che li separa dagli altri? Come può commuovere quelli che tendono a organizzarsi in modo tale da impedire ogni presenza estranea che possa turbare questa identità e questa organizzazione autodifensiva e autoreferenziale? In questo schema rimane esclusa la possibilità di farsi prossimo, ed è possibile essere prossimo solo di chi permetta di consolidare i vantaggi personali. Così la parola “prossimo” perde ogni significato, e acquista senso solamente la parola “socio”, colui che è associato per determinati interessi.[80]

[80] In queste considerazioni mi lascio ispirare dal pensiero di Paul Ricoeur, “Il socio ed il prossimo”, in Histoire et vérité, Ed. du Seuil, Paris 1967, 113-127.

FRATELLI TUTTI / 33. Comprensioni inadeguate di un amore universale

 


Comprensioni inadeguate di un amore universale

99. L’amore che si estende al di là delle frontiere ha come base ciò che chiamiamo “amicizia sociale” in ogni città e in ogni Paese. Quando è genuina, questa amicizia sociale all’interno di una società è condizione di possibilità di una vera apertura universale. Non si tratta del falso universalismo di chi ha bisogno di viaggiare continuamente perché non sopporta e non ama il proprio popolo. Chi guarda il suo popolo con disprezzo, stabilisce nella propria società categorie di prima e di seconda classe, di persone con più o meno dignità e diritti. In tal modo nega che ci sia spazio per tutti.

100. Neppure sto proponendo un universalismo autoritario e astratto, dettato o pianificato da alcuni e presentato come un presunto ideale allo scopo di omogeneizzare, dominare e depredare. C’è un modello di globalizzazione che «mira consapevolmente a un’uniformità unidimensionale e cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità. […] Se una globalizzazione pretende di rendere tutti uguali, come se fosse una sfera, questa globalizzazione distrugge la peculiarità di ciascuna persona e di ciascun popolo».[78] Questo falso sogno universalistico finisce per privare il mondo della varietà dei suoi colori, della sua bellezza e in definitiva della sua umanità. Perché «il futuro non è “monocromatico”, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!».[79]

[78] Discorso nell’Incontro per la libertà religiosa con la comunità ispanica e altri immigrati, Filadelfia – USA (26 settembre 2015): AAS 107 (2015), 1050-1051.

[79] Discorso ai giovani, Tokyo – Giappone (25 novembre 2019): L’Osservatore Romano, 25-26 novembre 2019, p. 10.

FRATELLI TUTTI / 32. Società aperte che integrano tutti

 



Società aperte che integrano tutti

97. Ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia. C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico ma esistenziale. È la capacità quotidiana di allargare la mia cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non sento parte del mio mondo di interessi, benché siano vicino a me. D’altra parte, ogni fratello o sorella sofferente, abbandonato o ignorato dalla mia società è un forestiero esistenziale, anche se è nato nello stesso Paese. Può essere un cittadino con tutte le carte in regola, però lo fanno sentire come uno straniero nella propria terra. Il razzismo è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato.

98. Voglio ricordare quegli “esiliati occulti” che vengono trattati come corpi estranei della società.[76] Tante persone con disabilità «sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare». Ci sono ancora molte cose «che [impediscono] loro una cittadinanza piena». L’obiettivo è non solo assisterli, ma la loro «partecipazione attiva alla comunità civile ed ecclesiale. È un cammino esigente e anche faticoso, che contribuirà sempre più a formare coscienze capaci di riconoscere ognuno come persona unica e irripetibile». Ugualmente penso alle persone anziane «che, anche a motivo della disabilità, sono sentite a volte come un peso». Tuttavia, tutti possono dare «un singolare apporto al bene comune attraverso la propria originale biografia». Mi permetto di insistere: bisogna «avere il coraggio di dare voce a quanti sono discriminati per la condizione di disabilità, perché purtroppo in alcune Nazioni, ancora oggi, si stenta a riconoscerli come persone di pari dignità».[77]

[76] Cfr Angelus (29 dicembre 2013): L’Osservatore Romano, 30-31 dicembre 2013, p. 7; Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (12 gennaio 2015): AAS 107 (2015), 165.

[77] Messaggio per la Giornata mondiale delle persone con disabilità (3 dicembre 2019): L’Osservatore Romano, 4 dicembre 2019, p. 7.

FRATELLI TUTTI / 31. La progressiva apertura dell'amore

 


La progressiva apertura dell’amore

95. L’amore, infine, ci fa tendere verso la comunione universale. Nessuno matura né raggiunge la propria pienezza isolandosi. Per sua stessa dinamica, l’amore esige una progressiva apertura, maggiore capacità di accogliere gli altri, in un’avventura mai finita che fa convergere tutte le periferie verso un pieno senso di reciproca appartenenza. Gesù ci ha detto: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8).

96. Questo bisogno di andare oltre i propri limiti vale anche per le varie regioni e i vari Paesi. Di fatto, «il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri».[75]

[75] Messaggio per la 47ª Giornata Mondiale della Pace 1° gennaio 2014 (8 dicembre 2013), 1: AAS 106 (2014), 22.

FRATELLI TUTTI / 30. Il valore unico dell'amore.


 

l valore unico dell’amore

91. Le persone possono sviluppare alcuni atteggiamenti che presentano come valori morali: fortezza, sobrietà, laboriosità e altre virtù. Ma per orientare adeguatamente gli atti delle varie virtù morali, bisogna considerare anche in quale misura essi realizzino un dinamismo di apertura e di unione verso altre persone. Tale dinamismo è la carità che Dio infonde. Altrimenti, avremo forse solo un’apparenza di virtù, e queste saranno incapaci di costruire la vita in comune. Perciò San Tommaso d’Aquino – citando Sant’Agostino – diceva che la temperanza di una persona avara non è neppure virtuosa.[69] San Bonaventura, con altre parole, spiegava che le altre virtù, senza la carità, a rigore non adempiono i comandamenti «come Dio li intende».[70]

92. La statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore, che in ultima analisi è «il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana».[71] Tuttavia, ci sono credenti che pensano che la loro grandezza consista nell’imporre le proprie ideologie agli altri, o nella difesa violenta della verità, o in grandi dimostrazioni di forza. Tutti noi credenti dobbiamo riconoscere questo: al primo posto c’è l’amore, ciò che mai dev’essere messo a rischio è l’amore, il pericolo più grande è non amare (cfr 1 Cor 13,1-13).

93. Cercando di precisare in che cosa consista l’esperienza di amare, che Dio rende possibile con la sua grazia, San Tommaso d’Aquino la spiegava come un movimento che pone l’attenzione sull’altro «considerandolo come un’unica cosa con sé stesso».[72] L’attenzione affettiva che si presta all’altro provoca un orientamento a ricercare gratuitamente il suo bene. Tutto ciò parte da una stima, da un apprezzamento, che in definitiva è quello che sta dietro la parola “carità”: l’essere amato è per me “caro”, vale a dire che lo considero di grande valore.[73] E «dall’amore per cui a uno è gradita una data persona derivano le gratificazioni verso di essa».[74]

ALLARME COVID TRA I CRISTIANI ORTODOSSI / Mercoledì XXXIV sett. T.O.


 Mentre Papa Francesco chiede a tutti di rispettare le regole anti Covid, seguito di cuore dalla maggior parte dei cattolici, clero e laici, la situazione tra i fratelli ortodossi è diversa: nel loro insieme i vescovi e il clero in Serbia, Grecia, Russia, Georgia, ecc., hanno diffuso il messaggio che la fede protegge dal coronavirus, che le grandi assemblee sono il “Vaccino di Dio” (il vescovo che l’ha detto è morto poi di coronavirus), che la comunione data secondo l’usanza con un unico cucchiaio per tutti non può trasmettere il virus perché si tratta del corpo e del sangue di Cristo e che i funerali non hanno bisogno di precauzioni serie. Purtroppo il patriarca serbo Irenej, morto di Covid qualche giorno fa, è risultato positivo subito dopo aver celebrato il funerale di un altro vescovo morto dello stesso contagio. Tra gli ortodossi sono molti i vescovi e preti morti di Covid, e lì dove i preti sono più zelanti nel predicare il “potere di Gesù Cristo e della fede” e nel trascurare le indicazioni sanitarie, c'è il maggior contagio e numero di morti.

E dire che anche tra i cattolici ci sono piccoli gruppi fanatici o ingenui, e anche alcuni gruppi potenti e molto interessati a contrastare le riforme nel senso del Vangelo, che accusano papa Francesco e i vescovi italiani di mancare di coraggio e di fede e di essersi venduti alla religione sanitaria del Grande Complotto Mondiale ecc. …

Ma Gesù non promette forse la protezione ai suoi fedeli?  “Nemmeno un capello della vostro capo andrà perduto” dice il Vangelo di oggi.  Devo comprenderlo nel senso di “Superpoteri” oppure cominciare a seguire Gesù? Se gli apostoli non hanno capito e accettato subito il suo messaggio, come posso pretendere io di aver già capito tutto?

Questa mattina ho sentito a “Uno mattina”: “sembra strano parlare di festeggiare Natale con tutti questi morti, ma bisogna capire che Natale è molto importante sul piano economico”. Il Mistero cristiano di Natale totalmente assente in questa frase!  Se uno vive dentro di sé il Mistero della salvezza bastano due parole per evitare l’equivoco. Siamo in un’era post cristiana, come dicono alcuni? certamente no, perché Cristo è l’unico Signore e Salvatore e dura in eterno. Ma siamo certamente in un’era di post Cristianità. E questo cambia la forma, le tradizioni popolari. Però chi non faceva la differenza tra tradizioni popolari di Cristianità e Vangelo fa fatica a ritrovarsi. Fratelli usciamo decisamente dalla Cristianità come forma di società e riscopriamo il Cristianesimo che sgorga dal cuore aperto di Cristo crocifisso, dalla Tomba vuota e dall’Annuncio degli Apostoli dopo la Pentecoste. Ma, attenti! C'è chi oggi si riempie la bocca della riscoperta della Chiesa domestica, della dimensione familiare della Chiesa! Chiedo: se le famiglie non sono formate partendo dal kerigma, cosa potranno fare?

 

Prima Lettura  Ap 15, 1-4
Cantano il canto di Mosè e il canto dell'Agnello.

martedì 24 novembre 2020

NON AVER TROPPO PAURA DEI SEGNI NEGATIVI! E PER I SEGNI POSITIVI? / Sant'Andrea e compagni martiri vietnamiti, 24 novembre

 


Gesù ci indica segni negativi anche spaventosi ai quali non credere e di cui non avere troppo timore. Sappiamo che la falsa predicazione dei testimoni di Geova è tutta basata sulla paura e sulle situazioni negative. Certamente ci sono problemi enormi di cui tener conto, ma Gesù è stato chiaro  sul fatto che questo non significa la fine del mondo, ma piuttosto l’invito a trovare nel Vangelo la forza e la creatività per mettere in atto soluzioni. 

Ma quali sono i segni positivi della presenza del Signore nella mia vita? Se trascuro questi segni è probabile che la mia fede si inaridirà, oppure sarà appoggiata su altre basi che l’amore del Signore Gesù per me. Eppure egli ha versato il suo sangue per me perché sono prezioso agli occhi di Dio. Quali possono essere le basi di una fede non alimentata dal dialogo con il Dio Vivente che mi ama e vuole guidarmi? Spesso si tratta di una fede totalmente soggettiva, che quindi non è più fede ma una mia invenzione. Altrimenti i rischi frequenti sono una fede che si riduce a idee, formule imparate a memoria, pratiche da espletare con precisione, oppure una fede che vive di paura del giudizio di Dio, del "non si sa mai", "meglio non incorrere nella sua ira-condanna", o ancora una fede che si appoggia sul senso comune, sulla convenienza di essere cattolico come tutti, sulle tradizioni identitarie. In particolare quando l’Alleanza tra lo Stato e la Religione diventa troppo stretta, essa soffoca lo slancio evangelico e la politica strumentalizza la fede dando grande ufficialità e privilegi all’Istituzione  ecclesiale. Abbiamo visto in molte nazioni quanto queste situazioni hanno provocato una profonda disaffezione verso la Chiesa e la sua proposta di salvezza nel cuore della gente. Sembra che dopo tanti paesi europei sia arrivato questo momento anche per il popolo polacco che pure in tempi molto recenti ha avuto  nella Chiesa il principale difensore della sua libertà!

Anche a livello individuale la perdita del rapporto vivo con il Cristo ha conseguenze molto gravi. La riduzione della fede a routine o ricerca di vantaggi la svuota di ogni forza e nel caso di prove ci lascia disarmati. I martiri vietnamiti, come tutti i martiri, specialmente i martiri della prima generazione evangelizzata, sono il segno della forza della fede, dell'incontro vivo con Gesù! La libertà interiore che dà il Signore ha permesso di smarcarsi totalmente dal consenso della maggioranza e delle autorità, dalle relazioni familiari o di clan.

 

Prima Lettura  Ap 14, 14-19
E' giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura.

lunedì 23 novembre 2020

COSA SIGNIFICA "GETTARE TUTTO QUELLO CHE HO PER VIVERE"? / lunedì XXXIV sett. T.O.

 


Fantastica vedova nel Vangelo di oggi, con le sue uniche due monetine! Che esempio di generosità e fiducia che ci sfida in ogni tempo, specialmente in questo periodo!

Ma applicato alla vita spirituale cosa significa? Dare tutto, cioè essere migliori, oppure dare ciò che sono adesso, così come sono, non come una scusa per giustificarmi ma per cominciare a riconoscere davvero il mio peccato, il buio che sta dentro di me, nella mia storia?

S. Girolamo può aiutarci in questo. Prendo tre episodi della sua vita dalla lettera che papa Francesco ha scritta per il XVI centenario della sua morte (30-09-2020)

“febbricitante, in una visione, forse nella Quaresima del 375, … che segnò una svolta decisiva nella sua vita, momento di conversione e cambiamento di prospettiva, egli si sentì trascinato alla presenza del Giudice: «interrogato circa la mia condizione, risposi che ero cristiano. Ma colui che presiedeva soggiunse: “Tu mentisci! Sei ciceroniano, non cristiano”». Girolamo, infatti, aveva amato fin da giovane la limpida bellezza dei testi classici latini, al cui confronto gli scritti della Bibbia gli apparivano, inizialmente, rozzi e sgrammaticati, troppo aspri per il suo raffinato gusto letterario.”

Girolamo si rende conto che non ha messo il Signore al primo posto nella sua vita, mentre finora si sentiva apposto, si credeva cristiano. Era cieco e credeva di vedere.

“Verso l’anno 374, … decide di ritirarsi nel deserto della Calcide.  … Il deserto, con la conseguente vita eremitica, viene scelto e vissuto da Girolamo nel suo significato più profondo: come luogo delle scelte esistenziali fondamentali, di intimità e di incontro con Dio, dove attraverso la contemplazione, le prove interiori, il combattimento spirituale, arriva alla conoscenza della fragilità, con una maggiore consapevolezza del limite proprio e altrui, riconoscendo l’importanza delle lacrime. Così, nel deserto, avverte la concreta presenza di Dio, il necessario rapporto dell’essere umano con Lui, la sua consolazione misericordiosa. Mi piace al riguardo ricordare un aneddoto, di tradizione apocrifa. Girolamo chiede al Signore: “Cosa vuoi da me?”. Ed Egli risponde: “Ancora non mi hai dato tutto”. “Ma Signore, io ti ho dato questo, questo e questo...” - “Manca una cosa” - “Che cosa?” - “Dammi i tuoi peccati perché io possa avere la gioia di perdonarli ancora”.

Nell’intimità con Dio e nel combattimento spirituale prende sempre più coscienza della sua fragilità, dei suoi limiti, accettando anche quelli altrui. Comincia ad aprire gli occhi e a dare tutto, cioè il suo peccato. Quanto aiuta il credere alla Parola di Gesù: io ho la trave e l’altro, l’altra, solo una pagliuzza, anche se, chiaramente io non riesco a vedere la mia trave!

In questi anni (dopo il 380)  è nello studio che si rivelano la sua passione e la sua generosità. È una benedetta inquietudine a guidarlo e a renderlo instancabile e appassionato nella ricerca: «Ogni tanto mi disperavo, più volte mi arresi; ma poi riprendevo per l’ostinata decisione d’imparare», condotto dal “seme amaro” di tali studi a raccogliere “frutti saporosi”.

Il combattimento per la conversione è un “seme amaro” e siamo tante volte tentati di arrenderci, ma poi si raccolgono “frutti saporosi”.

 

Prima Lettura   Ap 14, 1-3.4-5
Recavano scritto sulla fronte il nome di Cristo e il nome del Padre suo.

domenica 22 novembre 2020

L'ECONOMIA DI FRANCESCO: SCAMPARE AL GIUDIZIO UNIVERSALE / Solennità di Cristo Re 2020

 

Previsto per marzo l'evento è stato riportato a questi giorni.

Si sentono affermazioni tipo “questo Papa non parla mai di Dio!”. Un cardinale in pensione ha appena pubblicato un libro dal titolo “La Force de la Vérité” (la forza della verità). Nel presentarlo ripete il suo mantra: “i vescovi e i preti devono predicare soprattutto la Trinità, l’Incarnazione, i sacramenti. Soltanto dopo si può parlare di ambiente, del clima e del tema dell’immigrazione ... Gesù ha inviato gli apostoli al mondo per annunciare il Vangelo del regno di Dio e permettere a quelli che credono di essere battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non per occuparsi di cose che sono di competenza degli Stati”.

Che dire? Chi ascolta papa Francesco sa che parla ogni giorno di Dio (in questo momento, ogni mercoledì parla della preghiera) e mette la nostra vita a confronto con il Vangelo del regno di Dio. Ma la Chiesa da sempre ha (anche) elaborato una “Dottrina Sociale”. Un nuovo impulso è venuto in particolare dall’Enciclica “Rerum Novarum” (di Cose Nuove, 1891) di Leone XIII, regolarmente ricordata e aggiornata. Citando solo le Encicliche: Pio XI “Quadragesimo anno” (a quarant’anni della Rerum Novarum, 1931), Giovanni XXIII “Mater et magistra” (la Chiesa come madre e maestra, 1961) “Pacem in terris” (la pace sulla terra, 1963), Paolo VI “Populorum Progressio” (il progresso dei popoli, 1967), Giovanni Paolo II “Laborem exercens“ (esercitando il lavoro, 1981) “Sollecitudo rei socialis”(La sollecitudine per le cose sociali, 1987), “Centesimus annus” (il centesimo anno della Rerum Novarum, 1991). Nella sua Enciclica Leone XIII denuncia “la miseria e la povertà che pesano ingiustamente sulla maggior parte della classe operaia”, il socialismo ateo ma anche gli eccessi del capitalismo e incoraggia il sindacalismo cristiano e il “cattolicesimo sociale”. I papi hanno sempre affrontato e dato una risposta ai grandi problemi sociali e umani del loro tempo.

Senza parlare dei profeti dell’Antico Testamento e le loro invettive contro le classi dirigenti, lasciamo il Vangelo di oggi rispondere a chi trova Papa Francesco troppo sociale e poco spirituale. In sostanza Gesù dice: “ero nel bisogno e sei venuto a soccorrermi oppure no. Su questo giudicherò se sei degno del paradiso o dell’inferno”. Questo Vangelo tratta del giudizio finale della mia vita senza il minimo accenno alla Trinità o ai sacramenti! Parla sì di Incarnazione, nel senso più forte: quello che hai fatto l’hai fatto a me! Saremo valutati su un'economia con le persone al centro e senza frontiere! Un grande Dottore della Chiesa, Giovanni della Croce, disse: “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore”. Ma questo significa fare teorie economiche e sociali? Dom Helder Camara, vescovo di Recife, diceva: “perché se faccio l’elemosina a un povero sono un santo, e se (mi) chiedo perché è povero, sono un comunista?”. Ecco, fai pure l’elemosina, ma non toccare il sistema che fa di me un (popolo) privilegiato! Questo è il Cristianesimo che vorrebbero alcuni, ma non quello che vuole Gesù, Unico Sovrano e giudice. Il metodo di Gesù non è la lotta di classe o la devastazione rabbiosa ma la sua mitezza non significa imporsi limiti. Benedetto sia papa Francesco che proprio in questi giorni invita migliaia di imprenditori, economisti, ecc., di tutto il mondo, di età inferiore ai trentacinque anni, a discutere di futuro con il convegno “L’economia di Francesco”!

 

Prima Lettura  Ez 34,11-12.15-17
Voi siete mio gregge: io giudicherò tra pecora e pecora.

sabato 21 novembre 2020

IMPEGNO MINIMO PER L'ECOLOGIA / Solennità di Cristo Re.




Dire che Gesù è Re dell'Universo significa voler onorare il suo Regno. Se non preservo la Casa Comune di tutti gli uomini suoi fratelli, e tutte le sue creature non lo sto onorando. Cosa possiamo fare tutti, come minimo?

IMPEGNO MINIMO DEI MEMBRI DEL GRUPPO CAMPANIA FELIX 

Quell’impegno è per me! Spero di invogliare tanti altri ad imitarmi, ma mi asterrò dal giudicare qualcuno.

 1.      Non sprecherò:

Sprecare è un’offesa ai poveri. C'è chi non ha abbastanza e tu butti, il fondo di bottiglia o del bicchiere di acqua minerale, di coca cola, di latte, butti cibo rimasto nel tuo piatto, mentre potevi prendere meno dalla pentola, cibo comprato in eccesso che va a male, vestiti o qualunque altra cosa che potrebbe servire ancora … Sprechi le risorse del pianeta ogni volta che compri vestiti e cose inutili, ecc. Sprechi facilmente l'acqua potabile che è una risorsa preziosa e non infinita. 

CHI SONO MIA MADRE E MIEI FRATELLI? / Presentazione di Maria al Tempio, 21 novembre

 

Pidyion Haben, il riscatto del primogenito
nell'ebraismo moderno.

Dal XIV secolo, la Chiesa latina celebra questa festa che è cara all’Oriente dal VI secolo. Troviamo l’episodio della presentazione al Tempio di Maria solo nel Protoevangelo di Giacomo che non è ispirato, non è Sacra Scrittura. La presentazione al Tempio, però, è radicato nella tradizione biblica che consacra a Dio ogni primogenito di sesso maschile (vedi Esodo 13,2.12-15 e altri passi, e Luca 2,23), perché Dio ha risparmiato i primogeniti degli ebrei nella decima piaga d'Egitto. 



Maria è l’eccezione perché essendo femmina sarebbe stata consacrata a Dio come un primogenito maschio.

I diritti del primogenito sono molto importanti, al di là delle preferenze affettive del padre (Deuteronomio 21, 15-17). Ma sono anche una responsabilità nel portare l’Alleanza e le sue esigenze. La figura di Gesù primogenito di molti fratelli è ben messa in evidenza nel Nuovo Testamento (Rm 8:29; Col 1:18; Eb 1:6; Ap 1:5).

Maria è quindi primogenita nello stesso senso di Gesù anche se egli è l’Unico Mediatore.

Costatiamo dal Vangelo di oggi che, paradossalmente, questo produce per lei l’essere messa da parte, esclusa. Il suo rapporto umano, affettivo, di madre viene ridimensionato e mortificato severamente. In realtà è riordinato a una dimensione superiore. Infatti Gesù ci propone di crescere ma sa come la affrontiamo e non dice: se vuoi crescere ma: se non rinunci a te stesso…

Però, sempre paradossalmente per la nostra mentalità, questa parola così dura diventa forza nelle prove, nell'assenza di consolazioni, ed è proprio quella che crea una comunione più profonda, vasta e bella. Chi accetterà di passare per la morte di croce?

 

Prima Lettura  Zc 2,14-17

Dal libro del profeta Zaccarìa