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sabato 29 aprile 2017

MORTE - RISURREZIONE - VITA / III domenica di Pasqua

La Messa di questa mattina al Cairo
Questa volta, prima ancora che iniziamo le nostre celebrazioni domenicali, il papa ha già celebrato in una cornice veramente eccezionale e ha dato un commento alle letture che vale la pena riprendere (http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/4/29/messa-egitto.html.). Dice il papa che “il vangelo – dei discepoli di Emmaus – si può riassumere in tre parole: morte, risurrezione e vita”. 
Ognuna di queste parole è importantissima e sono necessarie tutte e tre. Leggendo io mi sono fermato come credente e come pastore sulla prima: la morte.

Riprendendo a ritroso la sequenza indicata dal papa, egli dice che l’annuncio non è credibile se non è appoggiato a una vita trasformata, a una fede vissuta. La risurrezione poi è il fondamento della nostra fede. Non c'è prima la Chiesa e poi, all’interno, l’avvento di un dono straordinario: la risurrezione. No! La Chiesa nasce dalla risurrezione, esiste per evangelizzare e la vita cristiana sgorga dalla risurrezione di Cristo, dalla sua vittoria sulla morte, si nutre e si conforma ad essa.
La morte. La morte di Cristo non è solo la perdita di un amico carissimo, di un leader necessario per sostenere e cementare le volontà di chi desidera riformare il mondo. In questo caso, una volta risorto, una volta ritrovato, tutto poteva ricominciare come prima e meglio di prima. Invece tutto è cambiato perché Dio nella morte di Gesù si è rivelato molto diverso da come si pensava, ci si aspettava. Nella morte di Gesù è morta l’idea di Dio sulla quale si erano appoggiati da sempre i discepoli. E noi
un'icona dei martiri copti in Libia
vorremmo tanto essere “sopravvestiti e non spogliati e rivestiti”, vorremmo tanto aver Dio come alleato ma non aver bisogno di fargli fiducia in tutto e per tutto, perfino nella morte e nella morte così dolorosa e umiliante di croce, vorremmo tanto lottare molto e poi vincere e non essere sconfitti totalmente sul piano umano e poi essere risorti da Dio. Crediamo alla fedeltà di Dio ma fino ad un certo punto, amiamo Dio ma non al punto di dargli tutto. Ai musulmani il papa ha detto che Dio onnipotente non ha bisogno di essere difeso dagli uomini, è Lui che protegge gli uomini che si affidano a Lui. Gesù l’ha creduto e per questo ha accettato di morire nell’ignominia. Il fatto che sia oggi il Signore non può essere separato dalla via che ha scelto, e io ne devo tener conto per sempre nel mio rapporto con lui.

“la morte di Cristo era una morte di ciò che (i discepoli) immaginavano fosse Dio. Erano loro, infatti, i morti nel sepolcro della limitatezza della loro comprensione.” Quante volte l’uomo si auto-paralizza, rifiutando di superare la propria idea di Dio, di un dio creato a immagine e somiglianza dell’uomo! Quante volte si dispera, rifiutando di credere che l’onnipotenza di Dio non è onnipotenza di forza, di autorità, ma è soltanto onnipotenza di amore, di perdono e di vita!”

Prima Lettura  At 2, 14a. 22-33
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere.

venerdì 28 aprile 2017

GRANDE O PICCOLO FRUTTO? GRANDE LETIZIA / venerdì II Settimana di Pasqua

Gesù vestito da Re e Crocifisso
Con soli cinque pani d’orzo e due pesci e un cuore che dubita, gli apostoli ottengono un miracolo che entusiasma una folla immensa. Nel confronto durissimo con il Sinedrio dove devono essere senza tentennamenti, gli stessi apostoli ottengono solo di essere lasciati andare – dopo essere stati fustigati – e apparentemente nessun riscontro nel cuore dei loro giudici.

Spesso ci fermiamo alla prima impressione e prendendo a criterio dell’autenticità della fede il successo umano ci gonfiamo oppure ci scoraggiamo senza che questo abbia realmente valore allo sguardo di Dio. È vero che una vita obbediente a Dio è sinonimo di ordinatezza e di costanza e questo in genere porta frutti visibili. Ma da Giobbe in poi sappiamo che i frutti che si vedono o mancano allo sguardo umano, non permettono nessun giudizio sulla rettitudine di una vita. E Gesù crocifisso e abbandonato da tutti ne è l’esempio migliore. Quando muore riesce perfino a gridare: mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? Il Giudizio della Chiesa sulla vita di uomini e donne proclamati modelli di santità ci rafforza sul fatto che non sono i frutti visibili che esprimono il valore di una vita davanti a Dio. Il Cardinal Henry Newman, fin quando era un prete anglicano ebbe molto successo, quando divenne prete cattolico perse tutti i suoi amici di un tempo e non ricevette un’accoglienza molto entusiasta nella Chiesa cattolica. Alcune sette protestanti, con tutte le conseguenze devastanti che sappiamo essere derivate da una simile visione, hanno considerato il successo umano e la prosperità come segno immancabile della benedizione di Dio e quindi di approvazione della vita cristiana.

Invece leggendo il Vangelo di oggi, vediamo che Gesù non si fida del successo che suscita la moltiplicazione dei pani. E, nella prima lettura, gli apostoli non sanno quali brecce hanno aperto nei cuori molto induriti del Sinedrio. Sperimentano la vicinanza di Dio nella letizia che provano di aver potuto soffrire per il nome di Gesù. E il Signore permette loro di continuare ad insegnare la verità della risurrezione.

Perseveriamo. Con letizia.
Il Papa all'Azione Cattolica ieri: Non vi caratterizzi il desiderio di diventare membri del Sinedrio attorno al Parroco ma la passione per il Regno.


Prima Lettura   At 5, 34-42
Gli apostoli se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

giovedì 27 aprile 2017

COLUI CHE DIO HA MANDATO DICE LE PAROLE DI DIO / giovedì II settimana di Pasqua

Nelle letture di questi giorni, colpisce la sicurezza degli apostoli, gente popolana e senza istruzione, di fronte alle autorità del popolo. Anche di Gesù si disse: “da dove gli viene questa sapienza, non è forse il figlio di Giuseppe …  Per Gesù come per gli apostoli si realizza la Parola di oggi: “Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito”. Anche se la Chiesa vanta tra i suoi santi molte persone intellettuali e di grande cultura, il Signore manifesta volentieri la sua potenza attraverso persone umili, perché sopra ogni cosa conta il cuore dell'uomo, di ogni uomo. Anche il tuo. I piccoli veggenti di Fatima, per esempio, stupiscono ancora di più per la maturità raggiunta in così breve tempo. Ma questo succede proprio perché la loro sapienza “viene dall’alto”.
Ascoltiamo quello che disse Giacinta alla sua madrina di battesimo poco prima di morire: “Cara madrina, fugga il lusso, non cerchi la ricchezza, ami molto la santa povertà ed il silenzio. Abbia molta carità anche con i cattivi. Non dica mai male di nessuno e fugga quelli che parlano male del prossimo. Abbia molta pazienza, perché la pazienza ci porta in paradiso. Le mortificazioni e il sacrificio piacciono molto a Gesù. Per essere religiosa è necessario essere molto pura nell’anima e nel corpo”.
La Sapienza che viene dall’alto – proprio come lo testimonia il dialogo con Nicodemo di questi giorni – è destinata a tutti i cristiani. Non è riservata a soli pochi eletti. 
Perché non l’abbiamo? Forse dobbiamo ascoltare il gioioso monito di papa Francesco il giorno di Pasqua: “Fermati! Cristo è risorto!” 
Sì, fermati! Ama il silenzio e la santa povertà! 
Diceva il Curato d’Ars: “il problema è che non si riflette (alla grandezza di ciò che celebriamo, alla presenza costante di Dio nella nostra vita e al suo amore senza condizioni, fino alla morte in croce, per noi peccatori …)!".

Riflettiamo anche - quando sentiamo tutto lo squilibrio di questo mondo e perfino venti di guerra nucleare -  all’ “ira di Dio che rimane su chi non obbedisce al Figlio dell’Uomo”. Di questo amorevolmente ci è venuta ad avvertire la madonna a Fatima, chiamandoci a conversione.


Prima Lettura   At 5, 27-33
Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.

UN PAPA DI PACE IN UN EGITTO DI PACE

Siamo alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Egitto. Preghiamo intensamente per questo viaggio che può essere un segale molto  importante per tanti e per la Pace. Lo slogan del viaggio è: "Baba es-Salam fy Misr es-Salam", ossia "Un Papa di Pace in un Egitto di Pace". 
Papa Francesco è stato preceduto nel 2000 da Giovanni Paolo II pellegrino verso il Monte Sinai. Egli ricordava che l'Egitto è anche la terra dei Dieci Comandamenti e diceva:  "I Dieci Comandamenti  non  sono l'imposizione arbitraria di un Signore tirannico. Essi  sono stati scritti nella pietra, ma innanzitutto furono iscritti nel cuore dell'uomo come Legge morale universale, valida in ogni tempo e in ogni luogo. Oggi come sempre, le Dieci Parole della legge forniscono l'unica base autentica per la vita  degli individui, delle società e delle nazioni; oggi come sempre, esse sono l'unico futuro della famiglia umana. Salvano l'uomo dalla forza distruttiva  dell'egoismo, dell'odio e della menzogna. Evidenziano tutte le false divinità che lo  riducono in schiavitù: l'amore  di sé sino all’esclusione di Dio, l'avidità di potere e di piacere che sovverte l'ordine della giustizia e degrada la nostra dignità  umana  e quella del nostro prossimo. Se  ci allontaneremo da  questi falsi idoli e seguiremo il Dio che rende libero il suo popolo e resta sempre  con lui, allora  emergeremo come Mosè, dopo  quaranta giorni  sulla montagna, risplendenti di gloria".

mercoledì 26 aprile 2017

VERITA' E INVIDIA / mercoledì II settimana di Pasqua


L’opposizione agli apostoli del sommo sacerdote e dei sadducei proviene dall’invidia. La versione liturgica francese interpreta questa parola come “ardore geloso per la legge”. Che provenga dall’idolatrare la loro interpretazione della Legge, o dal successo degli apostoli, vediamo i danni che può causare questo sentimento, questa passione, quando la lasciamo comandare. L’invidia e la gelosia possono distruggere matrimoni, amicizie, comunità, collaborazioni nel lavoro e ben altro.

Se vuoi essere salvato disobbedici alla gelosia e all’invidia, non preferire le tenebre di te stesso, della tua propria maschera che porta alla dannazione eterna. Nessuno è buono ma chi si espone alla verità, chi “fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Vangelo). È un cammino spesso lungo per vedere (tutta) la mia maschera e abbandonarla. Infatti il popolo, una volta libero dall’Egitto dovette camminare quarant’anni nel deserto “per sapere cosa c'è nel suo cuore”. Solo chi sa cosa c'è nel suo cuore può appartenere veramente al popolo di Dio.

Non so da dove i traduttori francesi hanno preso la loro traduzione perché nel testo greco c'è una sola parola – che indica l’invidia, la gelosia malata – e apparentemente non si accenna alla Legge. Ma è interessante perché l’ “ardore geloso per la Legge” può essere tra le cose più distruttive in quanto maggiormente mascherate, credute “sante e giuste”. Lo vediamo ogni giorno con i vari estremismi religiosi di cui l’islamismo è, per via della natura stessa del Corano, l’esempio più chiaro. Ma l’estremismo non è solo nell’Islam. La gelosia e l’invidia che accecano sono presenti almeno in radice in ogni cuore umano. Fu l’invidia a spingere Caino ad uccidere suo fratello Abele.

Gesù non è venuto a condannare ma a salvare. Per questo dialoga con Nicodemo, accecato ma così ben disposto, libera miracolosamente gli apostoli per permettere al sinedrio di interrogarsi e al popolo e alle guardie del tempio di rafforzarsi nella fede.
La Parola di Dio non è incatenata!

Non mi illudo, dovrò misurarmi sempre con la verità. Non preferire le tenebre, non preferire la maschera, cammina nella tenerezza che è la qualità dei forti e dici come papa Francesco di fronte al debole, a colui che “scarti”, a chi fa un peccato che non fai tu: “perché lui e non io?”

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo. 

martedì 25 aprile 2017

SAN MARCO FESTA DELLA LIBERAZIONE / 25 aprile

Oggi è san Marco e festa della Liberazione in Italia.

Mi fa pensare alla Pasqua che è essenzialmente una festa di liberazione. Ha tre livelli. Il primo è la Pasqua dei pastori, dei popoli semiti. Col ritorno della primavera, si è liberati dalla stagione della fame e delle malattie, del freddo e dell’oscurità. Per questo motivo si celebra al plenilunio: 24 ore senza oscurità! Il secondo livello è quello della liberazione dalla schiavitù: un popolo ritrova la sua libertà politica e una identità propria. È la Pasqua di Mosè e del popolo ebraico. La festa della Liberazione italiana è una Pasqua di secondo livello con la fine della guerra e dell’occupazione straniera. Il terzo livello è la liberazione dai compromessi nella propria coscienza col male e la vittoria definitiva su di esso e sulle sue conseguenze (la morte). Questo passaggio è quello che compie Gesù e che sappiamo essere possibile anche per noi in Lui. È la Pasqua dei cristiani che san Marco ha annunciato col suo Vangelo e con la sua predicazione.

Gesù  scende agli inferi per liberare le anime dei giusti
Il senso del cammino e del vero progresso è dal primo livello al secondo e al terzo. Con la fine della guerra e dei regimi che l'avevano causata, ci si è potuto anche liberare dalla miseria fisica e materiale che aveva provocati. Ma si è pensato troppo che fosse questo “il Progresso”, l’unico progresso. Il progresso non è di passare dal secondo livello al primo, ma dal secondo al terzo. Anche se la Chiesa ha avuto le sue colpe e se la Buona Notizia è alquanto diversa da ciò che ho vissuto in famiglia e in parrocchia, non è liberandomi dal “giogo dei valori cristiani” che divento libero e progredisco. Gandi diceva: ho liberato l’India, adesso devo liberare gli indiani.

Associato a san Marco, il
Leone Alato è simbolo di Risurrezione
Ma il Cristianesimo è venuto dal basso, perché persone singole, famiglie, piccoli gruppi, aderivano liberamente alla grazia di Dio rivelata in Gesù Cristo. E, senza mai liberarsi totalmente dalla ambiguità profonda della Storia, i cristiani sono stati un fermento positivo nella società del loro tempo fino a trasformarla in modo estremamente forte e significativo.


Oggi è come ieri e come sempre. Se ci sono dei cristiani (in quantità ma sopratutto in qualità) che incarnano i valori evangelici ci sarà una cultura cristiana e una società impregnata di valori cristiani. Diceva ancora Gandi – a tutti - : Sii tu il cambiamento che desideri. 

sabato 22 aprile 2017

EVANGELIZZAZIONE / sabato dell'Ottava

Nel Vangelo di oggi colpisce la facilità e rapidità con la quale si può passare dalla condizione di incredulo e duro di cuore ad evangelizzatore: “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».” 
Anche il Vangelo di Matteo (cap. 28) si conclude in modo simile.

Questo significa che è il Signore Risorto che evangelizza, non l’uomo. Egli ci manda, si serve di noi, ci associa alla gioia della sua opera ma guai a chi non lo facesse nell’obbedienza, nella comunione con Lui.

Certo c'è stata una preparazione prima. Lo vediamo in modo chiaro nel criterio usato dagli apostoli per selezionare i candidati idonei a sostituire Giuda: “Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione”. (Atti degli Apostoli 1,21-22). I candidati devono aver seguito Gesù e gli apostoli fin dal battesimo di Giovanni fino all’Ascensione, da quando è stato Unto di Spirito nel battesimo passando per tutta la vita pubblica, la Passione Morte e Risurrezione fino al compimento del suo Mistero terreno. Per evangelizzare bisogna conoscere bene Gesù. Tu che vuoi evangelizzare, predicare, conosci bene Gesù?
Un giorno mi disse un carissimo amico prete che poco dopo essere stato ordinato diacono chiese al il suo vescovo, il Cardinale Ursi (di felice memoria, anche l’amico prete): “Eminenza, e … quando … quando sarò ordinato prete?”. Il Cardinale batté il pugno sul tavolo esclamando: “questo diacono osa chiedermi quando sarà ordinato prete! Fa la corsa alla stola! (il mio amico si fece piccolo piccolo ...). Sei esperto di Dio e dell’Uomo? Se mi dimostri che sei esperto di Dio e dell’Uomo ti ordino anche domani mattina”. Non lo dimenticò più.

venerdì 21 aprile 2017

PACE / venerdì dell'Ottava di Pasqua

Arcobaleno sul Lago di Tiberiade
Ieri sera, nell’eucaristia qualcuno è rimasto colpito dal saluto di Gesù che appare a porte chiuse in mezzo agli apostoli: “Pace a voi!”. Abbiamo riflettuto su questo.

Una critica degli ebrei fin dai primi tempi ai cristiani è stata: il Messia deve portare la pace. Da quando è venuto Gesù di Nazareth che voi dite essere Messia e Signore, ci sono sempre guerre tra le nazioni, catastrofi, ecc. Non può essere lui il Messia.

Una seconda obiezione contro il Cristianesimo è quella dei musulmani. Almeno nel periodo di Medina, Maometto fece un deciso ricorso alle armi e le “rivelazioni discese dal cielo” confermavano che tutto questo andava bene. Anzi, dopo la morte di Maometto, dei “Califfi ben guidati”, cioè i quattro Califfi che gli succedettero immediatamente, solo il primo, Abu Bakr, morì nel suo letto. Ma era già vecchio e regnò solo due anni che impiegò a reprimere nel sangue quelle tribù che, morto Maometto, intendevano riprendere la loro libertà. Anche se “più fece la penna che la spada” per l’estensione dell’Islam, le conquiste con le armi e le divisioni interne fino all’uccisione dei contendenti e alle guerre fratricidi che hanno caratterizzato l'Islam fin dai primi anni, mettono a disagio i musulmani sopratutto quando si confrontano con Gesù e il suo insegnamento e con i primi secoli della Chiesa. In genere si difendono dicendo che Gesù viveva in un tempo e in un contesto di pace, mentre Maometto doveva difendere il Messaggio di Dio e la sua Comunità in un contesto violento.
Forse questa è anche la nostra obiezione più o meno segreta: va bene Gesù, ma i tempi di oggi sono cambiati. Non si può vivere il Vangelo fino in fondo nel mondo attuale.

Infatti nelle letture di oggi la persecuzione che subiscono gli apostoli rimane in un contesto di legalità e di confronto più verbale che fisico, garantito dalla formalità di procedure giuridiche. Ancor più il quadro evangelico ispira pace, nel silenzio e la bellezza stupende del lago di Tiberìade.
Ma sia noi, feriti ancora una volta dall’attentato di ieri sera a Parigi, che i musulmani, sbagliamo. Gesù si trovava in un contesto estremamente violento. La “Pax Romana” consolidata dalle virtù e dal genio romani, si era stabilita con la punta dei gladi, con la forza degli eserciti. Se i romani erano tolleranti per gli dèi stranieri, schiacciavano ogni ribellione con crocifissioni di massa dei rivoltosi e spesso la riduzione in schiavitù dei popoli conquistati. L’economia tutta era fondata sullo sfruttamento totale dell’uomo sull’uomo: la schiavitù. La ribellione di Spartaco, 70 anni prima di Cristo, si concluse in uno sterminio totale. I vari “Capi di Stato” nel mondo erano dittatori e l’assassinio politico era comune tra concorrenti al potere. Poco prima della nascita di Gesù regnava Erode il grande, e i suoi successori pur non raggiungendo la sua crudeltà non erano diversi dal costume generale. Lo stesso popolo ebraico che, guidato da Dio, maturava una grande Sapienza riguardo al rispetto delle persone, delle famiglie, e del dialogo, considerava però la guerra di pieno diritto come una soluzione normale dei conflitti.

Lago di Tiberiade
Foto prese durante il pellegrinaggio a marzo
La posizione di Gesù riguardo alla pace è una decisione assoluta che viene dalla fiducia nel suo Padre che è il Dio Unico e Onnipotente. Non dipende dal contesto storico. Era difficile e totalmente rivoluzionario prendere le posizioni che prese allora quanto lo può essere oggi nell’era del terrorismo di Abu Bakr el Bagdady e di Putin-Assad-Kim Jong Un-Maduro-Trump e i vari cartelli della droga messicani (per citare liberamente e sotto la mia responsabilità solo alcuni dei nomi che posso ritenere “pericolosi” per la pace).

La radice del Cristianesimo non è “politicamente corretta”. È fondata sull’incontro con Dio onnipotente e Padre. Egli può proteggere i suoi servi e non ha bisogno di chi difenda i suoi diritti e la sua causa, come dicono i musulmani. Dio ha permesso l'uccisione del suo Santo Servo Gesù, non ha lasciato che subisse la corruzione.
La nostra incapacità a mettere in pratica il Cristianesimo non viene dalle circostanze o dal fatto che si debba riaggiustare al corso della Storia. Viene solo dal fatto che non siamo pronti, non abbiamo una fede abbastanza matura. Questo non deve scoraggiare ma incitarci a camminare.

Il nostro scoraggiamento viene principalmente dall’equivoco della legge. Il Cristianesimo non è una legge. È uno Spirito, un Dinamismo che mi invita a crescere. Se io cerco la legge e la sua osservanza, o mi scoraggerò, oppure cadrò nell’ipocrisia, oppure rigetterò il Cristianesimo come una illusione (vedi gli “smarriti” di cui parla la prima Sura del Corano).

Alla critica degli ebrei possiamo rispondere solo con la verità del Cristianesimo. Il Messia non viene ad imporre un ordine mondiale perfetto. Cristo è la Pace. Chi è in Lui è giustificato gratuitamente dei suoi peccati. Più ci sono cristiani che vivono nutriti e guidati dallo Spirito di Gesù, più la pace si diffonde attorno a loro e per mezzo di loro. Ma questo è una lotta contro il Nemico. Il Nemico ci insidia in tutti i modi. Papa Francesco all’inizio del suo pontificato disse più o meno ai Cardinali che “non siamo capi di un esercito già sconfitto. Ma qualcuno preferisce essere generale di un esercito sconfitto che soldato in trincea di un esercito che lotta per estendere la vittoria del Bene sul Male”.

Prima Lettura    At 4, 1-12
In nessun altro c’è salvezza.

giovedì 20 aprile 2017

AMEN

Amen è una delle parole che si usa quotidianamente nelle preghiere cristiane. Che significato ha?

A-M-N:  Adonai Melekh Neeman
Il Signore è il Re in cui Confidiamo
È una parola ebraica, che abbiamo conservata non tradotta. Quando succede questo, è segno che per gli apostoli che erano ebrei, questa parola ha una particolare importanza. Infatti benché ebrei che parlavano ebraico fin da bambini oppure l’aramaico, una lingua simile all’ebraico, gli apostoli annunciavano il Vangelo nelle lingue che la gente alla quale si rivolgevano potevano capire. Non erano bravi nelle lingue, non avevano studiato molto a scuola, ma per farsi capire dalla gente, parlavano come potevano in greco che era la lingua comune in tutto l’impero romano. Forse a volte parlavano un po’ in latino.

La radice della parola Amen è costituita da tre lettere: Alef – Mim – Nun. Queste tre lettere sono alla base di altre parole. Importantissime per noi sono "Mammona" – la ricchezza, e "Emuna" – la fede. Riconosciamo le tre lettere della radice in queste tre parole: Alef (che si può pronunciare “a” oppure “e”, “i”, “u”, secondo i casi) – M. – N. Così abbiamo A-Me-N, M-A-MMo-Na, E-Mu-Na

Questa radice A. – M. – N. indica un senso di sicurezza, di solidità, di cosa che rimane, dura, sulla quale ci si può appoggiare.

In genere ci appoggiamo molto sulla ricchezza, chi è ricco si sente sicuro, solido. È sbagliato perché come dice il Vangelo: Questa notte la tua vita ti sarà richiesta e i tuoi beni non ti salveranno dalla morte né li porterai con te nell’altra vita. Ma per il concetto comune la ricchezza è come una roccia che permette molte cose, se non proprio tutto.

Aver fede è appoggiarsi sulla parola di qualcuno che è ritenuto sicuro, solido. La fede in Dio che è la vera Roccia, l’unica che non delude,  mi permette di vivere nella verità senza errori, di raggiungere la vera sicurezza cioè la vita eterna che toglie potere alla morte e ai prepotenti.

Dicendo Amen! dico: “è sicuro, mi posso fidare, posso appoggiare la mia vita su questa promessa, sulla fedeltà di questa persona”.

A chi dirai “amen”? 

martedì 18 aprile 2017

QUANTI SI SALVANO? QUANTI DEVONO ESSERE I CRISTIANI? / martedì dell'Ottava di Pasqua


Masolino da Panicale - la Predica di Pietro
 Un giorno un uomo chiese a Gesù: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” Gesù rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” (Luca 13, 23).

L’annuncio di Pietro, nella prima lettura di oggi, conferma e amplia questa risposta. Egli da elementi fondamentali per il nostro cammino:

           -    Pietro addossa agli ascoltatori la colpa della morte di Gesù: “che voi avete crocifisso”. Non dice “noi”. Questo non significa che si tiri fuori. Lui sa bene che anche lui con i suoi peccati, in particolare con la sua vigliaccheria, ha crocifisso il suo Signore. Ma egli è stato perdonato e oggi è un puro strumento dello Spirito Santo che vuole raggiungere il cuore degli ascoltatori. Nessuno si giri di lato o indietro cerando i colpevoli ai quali è rivolto questo discorso, pensando: “non ce l’ha con me, parla per gli altri”. Ce l’ha proprio con te!
           -    Si sentirono trafiggere il cuore. Riconoscono il loro peccato e si sentono condannati e addolorati. Non hanno più giustificazioni. Ma lo Spirito Santo che li “convince di peccato” è lo stesso che li spinge a non chiudersi nella disperazione ma ad aprirsi, a chiedere aiuto: “che dobbiamo fare fratelli?”
-         -     Viene offerta la salvezza in quello stesso Gesù che hanno ucciso, perché questo è il Mistero della Redenzione: Egli è morto per te. E subito viene presentata nella sua magnificenza: è voi, per i vostri figli e per i lontani.
Duccio de Boninsegna - Noli me tangere
           -    Ma la salvezza è grazia: quanti ne chiamerà il Signore nostro Dio. 
      QUANTI SI SALVANO? QUANTI DEVONO ESSERE I CRISTIANI? LA RISPOSTA E': NON SI SA. 
      Non c'è un numero. Si salveranno quanti ne chiamerà il Signore nostro Dio se accettano di lasciarsi amare e giustificare nel loro peccato, deponendolo nelle acque del battesimo. Nel Vangelo, con Maria di Màgdala scopriamo che Dio ti chiama per nome, perché ti conosce e ti ama. Non sei solo, la tua vita ha senso, sei stato redento. 

           Riconosci i tuoi peccati, lasciati trafiggere il cuore, chiedi aiuto alla Chiesa e deponi il tuo peccato nelle acque del battesimo, e avrai la Vita. 
      Un consiglio: Forse per fare questa esperienza in modo più sicuro, ti conviene invocarla rimanendo accanto al sepolcro vuoto, come Maria di Màgdala che piangeva. Buona Pasqua.


Prima Lettura   At 2, 36-41
Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo.

QUESTO E' IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO IN ESSO.

Gerusalemme - famiglie ebraiche,
di sabato, vestite a festa, vanno al Kotel,
il Muro del Tempio
In questa Pasqua c'è stata polemica sui negozi aperti e questa mattina alla radio (in macchina ascolto il “filo diretto”) qualche ascoltatore riprendeva l’argomento. La risposta del giornalista era del tipo: “ognuno deve poter fare quello che vuole, chi sono io (chi è lo Stato) per dire che i negozi devono essere chiusi il giorno di Pasqua o un altro giorno?” 
Abbiamo abbondantemente perso la battaglia del riposo domenicale, adesso viene messo in discussione il riposo della massima solennità dell’anno.

Diceva San Tommaso d’Aquino: “per dialogare con i cristiani ho il Vangelo e il Nuovo Testamento, per dialogare con gli ebrei ho l’Antico Testamento, con i pagani ho la ragione”.

Per i cristiani il motivo del riposo domenicale viene direttamente dai precetti e dall’esperienza felice del popolo ebraico. Infatti, Gesù non ha dato o ribadito nessuna indicazione al riguardo. Gesù osservava il Sabato in modo non legalistico restituendogli il suo valore profondamente umano e spirituale lì dove era diventato solo una gabbia, un’osservanza senza cuore, fonte di discussioni e scrupoli.
Il Cristianesimo penetrando tra popoli pagani, in particolare i romani, che non avevano il riposo settimanale nella propria cultura, ha portato la ricchezza della Sapienza biblica. Essendo risorto Gesù il Primo Giorno della settimana, il giorno dopo il Sabato, i cristiani hanno trasportato il giorno di festa dal Sabato al giorno del Sole (Dies Solis) che è diventato così giorno del Signore (Dies Dominicae, Domenica).

l’Antico Testamento inculca il rispetto di un giorno di riposo settimanale dal lavoro per uomini (liberi e schiavi) e animali. Quel giorno viene fissato sulle fasi della luna, e messo in parallelo con il racconto della Creazione dove si dice che concludendo la sua opera il sesto giorno (venerdì) con la creazione dell’uomo, il settimo Dio cessò da ogni suo lavoro. “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso cessò (shabàt) da ogni lavoro che aveva fatto creando” (Genesi 2,3).

Riposandosi dopo una settimana di lavoro l’uomo si apre dunque a Dio imitandolo.

lunedì 17 aprile 2017

MORTE E VITA SI SONO AFFRONTATE IN UN MIRABILE DUELLO / lunedì in Albis

Nelle due letture di questo secondo giorno di Pasqua, sia Pietro che le donne annunciano la Risurrezione di Cristo.

Qualche giorno fa dicevo che la Passione del Signore è un racconto insopportabile. Solo a pensare alle sofferenze di un uomo trattato in questo modo siamo sconsolati. Se contempliamo il fatto che quest’uomo è Dio, entrato liberamente in quei tormenti, si aprono delle dimensioni che sconvolgono tutti i nostri punti di riferimento.

Ma il Signore stesso non vuole colpevolizzarci né rattristarci. Gli ebrei guidati da lui hanno imparato a ricordare tutto, a non passare sotto silenzio nulla, ma a celebrare ad uno ad uno gli eventi gioiosi e invece raggruppati gli eventi luttuosi.
È chiaro che essere diretto “testimone delle sofferenze di Cristo” non è qualcosa che si può più dimenticare. Ma Pietro aggiunge subito “e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1 Pietro 5,1).
Riconosco che, io per primo, sono ancora terribilmente abitato dal giudizio, dal pessimismo, dalla pigrizia di trovare in ogni cosa la prospettiva positiva e di incoraggiare concretamente a percorrerla.

Il vero cristiano però è diverso. Non è superficiale. Ha in sé la forza della speranza. A tutte le tentazioni di chiusura e di scoraggiamento oppone la forza della sua fede e la promessa di Dio. Il Signore è già risorto. Ci accompagna e ci prenderà con sé.
Il Cristianesimo incontra così tutta la forza e vitalità della vita stessa, della meraviglia del bambino che scopre, sperimenta qualcosa di nuovo, l’esuberanza dei giovani che vogliono ballare e divertirsi, le capacità dell’umanità di fare festa e crescere nelle arti e nella bellezza.

Però il cristiano è anche aiutato ad evitare due pericoli: quello della chiusura nella tristezza appunto, ma anche quella dell’evasione nel divertimento fine a sé stesso, fino allo stordimento o alla fuga stabile dalla realtà.
Questo rischio di evasione esiste anche nella Chiesa che porta a confondere gioia cristiana e divertimento profano, rimuovendo dal Mistero di Cristo la sua passione e l’obbligo della conversione.

Cristo non è risorto per condannarci ma per farci uscire dai nostri sepolcri. Certo questo non potrà avvenire senza prendere coscienza della morte dalla quale abbiamo bisogno di essere liberati.
Ma tutto nelle parole di Gesù, nei suoi gesti e nei sacramenti che ci ha lasciati, indica questa volontà che sovrabbondi la grazia sul peccato e sulla coscienza del peccato.
Non dimentichiamo mai di guardare Cristo in questo modo e di credere che se Dio ci perdona i peccati, veramente li ha cancellati, ci ha ridonato l’innocenza che avevamo perduto. E usciamo anche noi ad annunciare questa Buona Notizia a chiunque incontreremo.

Prima Lettura   At 2, 14. 22-32
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.

sabato 15 aprile 2017

CHRISTOS ANESTI! ALITHOS ANESTI! CRISTO E' RISORTO! IN VERITA' E' RISORTO! QAMA EL MESSYH! HAQQAN QAM!

Anastasìa - Chesa copta di Milano
Faccio  miei, per mandarli a tutti voi, gli auguri di papa Tawadros II, papa della Chiesa Copta "Madre dei Martiri" per vivere questa Pasqua in comunione con tutti i nostri fratelli e sorelle cristiani del mondo in un momento particolarmente difficile per molti di loro e attingere forza assieme a loro dalla Risurrezione di Cristo.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Un Solo Dio. Amen. Christos Anesti! Alithos Anesti! Cristo è risorto, in verità è risorto. Mi congratulo con voi per la festa della gloriosa Risurrezione, la quale quest’anno è festeggiata da tutti i cristiani nello stesso giorno 
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San Paolo ha detto: “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5: 14), illuminando in questo modo ogni persona che dorme nel peccato, nella malvagità e nell’amore per il mondo, e che dorme lontano da Cristo e dalla Sua vera conoscenza. La persona addormentata non può conoscere la Risurrezione di Cristo né viverla né sperimentarla. San Paolo attraverso la Santa Parola invita ognuno, dicendo: “Svegliati, o tu che dormi, sorgi dai morti, i morti del peccato, e Cristo ti illuminerà”. Porgo a tutti voi i miei auguri di cuore. I nostri cuori sono affranti dal dolore per la separazione dai nostri amati e cari martiri; ma noi ci ricordiamo sempre che si sono addormentati nella speranza della risurrezione, la risurrezione di Cristo Signore. Che il Signore vi custodisca e benedica la vostra vita. 
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Vi invio il mio saluto, il mio amore e l’amore di tutta la Chiesa madre qui in Egitto, augurandovi di godere della Risurrezione di Cristo nella vostra vita. Christos Anesti! Alithos Anesti! Cristo è risorto, in verità è risorto.

Sotto segue il testo completo del messaggio, che consiglio a tutti di meditare:

venerdì 14 aprile 2017

LAVARE, LASCIARSI LAVARE / Giovedì Santo

Giotto - Lavanda dei piedi
Evidentemente i discepoli che avevano appena fatto il bagno avevano i piedi puliti. Magari qualche traccia di polvere, senza nessun odore. Il gesto di Gesù è simbolico. Ma è un simbolo così forte! Quel gesto reso indispensabile dalla preoccupazione di purezza rituale degli ebrei era affidato a un servo o al più giovane di tutti. E invece lo fa il Capo, colui che deve essere imitato da tutti e che, guarda caso, lungo la Storia viene sempre imitato più facilmente nei suoi difetti che nelle sue virtù. Dopo tanto camminare con Cristo nella Chiesa siamo ancora attirati dai segni del potere e non tanto dal potere dei segni evangelici. Se non fosse così, nessun Cardinale andrebbe in giro con la macchina di grossa cilindrata, nessuno abiterebbe in una lussuosa dimora degna di un Re, nessun cristiano correrebbe dietro ai titoli altisonanti che non hanno radice nel Vangelo. Ma tutti noi vorremmo essere crocifissi con Cristo, spogliati di tutto, pronti ad abbassarci, a chiedere perdono dei nostri errori, sicuri della Vittoria e della quantità incommensurabile di Gloria che è riservata agli amici dell’Agnello. Tutti faremmo a gara per lavarci i piedi gli uni gli altri e le nostre eucaristie avrebbero il pieno senso di fede che voleva Gesù.

Padre Henri Boulad (gesuita egiziano come Padre Samir Khalil, 90 anni, che vive al Cairo) nota che da alcuni decenni sta crescendo l’ateismo in Egitto, fenomeno nuovo per questo popolo. Si comincia a vedere persone di tradizione musulmana che rigettano ogni religione e fede, perché scandalizzati dai continui appelli alla violenza che vengono dalla parte dell’Islam al potere. Dall’altra parte persone di tradizione cristiana rigettano la fede perché vedono nella Chiesa solo una serie di riti vuoti. Gesù invece voleva trasformare il mondo accendendo un fuoco, quello dell’Amore, della fiducia nel Dio vicino ad ogni uomo che plasma una società di fratelli veri, uguali e liberi, solo sottomessi alla ricerca umile e instancabile della Verità che è Amore. Un’umanità che cammini nella ricerca del Volto di Dio.

Da noi l’ateismo è molto più antico. Allora non esisteva ancora il problema con l’Islam e le sue derive estremiste. Il Concilio riconosce che l’ateismo viene in parte dalla cattiva testimonianza della Chiesa, delle Chiese. Dal Concilio in poi la Chiesa ha abbandonato progressivamente tanti segni mondani, tanti segni di potere. Ci rendiamo conto che solo 60 anni fa esisteva, per parlare solo del papato, il bacio della pantofola, l’ascoltare il papa stando in ginocchio, la tiara, la sedia gestatoria, i flabelli, le scarpe rosse, il Noi maiestatis? E che lo stile dei vescovi stava a ruota? Partecipando all’incontro dei Movimenti con Giovanni Paolo II contemplavo la Basilica di san Pietro e il Colonnato della Piazza san Pietro e pensando a quanto ci è costato spiritualmente la sua costruzione con la vendita delle indulgenze, ringraziavo il Signore di come fosse oggi una struttura di rara bellezza, abbastanza grande per accogliere tante persone e, attraverso la santità di Giovanni Paolo II e la Chiesa, riempita di Spirito Santo.

mercoledì 12 aprile 2017

PADRE SAMIR KHALIL SAMIR

Papa Tawadros II dopo l'attentato di domenica
Padre Samir Khalil Samir, egiziano (1938, Il Cairo) e gesuita, vive in Libano ed è uno dei massimi esperti di Islam oltre che delle lingue semitiche antiche come il Siriaco.

Ultimamente ha espresso riserve sui contatti del papa con la Università di El Azhar, e anche pochi giorni fa in una sua intervista, diceva che il papa è mal consigliato e ha avuto a Buenos Aires un’esperienza felice con l’Imam di quella città, ma troppo limitata per comprendere l’Islam. Il suo pensiero è che se molti musulmani cercano la pace, basta leggere il Corano per rendersi conto che l’Islam non è esattamente una religione di pace come alcuni vogliono far credere. Nell’ultimo numero de “Il Messagero” egli afferma che il viaggio del papa in Egitto sarà “Un viaggio importante che migliorerà i rapporti con il mondo musulmano”. Contraddizione, oppure diplomatico rientro nei ranghi?: Nulla di questo ma semplicemente osservazioni che partono da due punti di vista diversi.

martedì 11 aprile 2017

LA MIA BOCCA COME SPADA AFFILATA / Martedì Santo

Vetrata - Sainte Chapelle, Parigi
Nell’oracolo del Profeta Isaia della prima lettura c'è un dialogo interno al brano stesso molto ricco che abbraccia l’assoluto della chiamata di Dio e della sua Parola e il vissuto del profeta che sperimenta lo scoraggiamento, l’annebbiamento della sua visione: “Invano ho faticato,…”, al quale segue l’incoraggiamento del Signore che conferma la missione e aggiunge altro ancora alla prospettiva di successo.

Sul piano umano il fallimento di Gesù sembra totale: muore prima di risorgere. Senza la fede il Cristianesimo è sopportabile solo se largamente annacquato, ridotto ad una morale di persone buone come se ne possono trovare più o meno abbondantemente in ogni religione.
Solo l’esperienza personale della grazia, di un contatto diretto con Dio che si rivela e si interessa di me, ridona al Cristianesimo la sua giustificazione, la sua bellezza e la sua verità radicale.

È importante sapere che però, il vissuto concreto dei cristiani comprende alti e bassi, momenti di oscurità e di debolezza o almeno di impotenza e che la grazia opera in questo contesto.

Nel Vangelo di oggi, lo stesso Gesù è turbato ma è anche bocca come spada affilata, Pietro è amore profondo per Gesù mischiato ad ignoranza di sé e presunzione.

È importante credere nell’opera della grazia nella nostra debolezza quando essa si affida a Colui che ha vinto la morte.



Prima Lettura   Is 49, 1-6
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino alla estremità della terra. (Secondo canto del Servo del Signore)

lunedì 10 aprile 2017

RALLEGRIAMOCI PER IL PESACH 2017 / 11 aprile 2017


Con il tramonto di oggi è iniziata la Pasqua Ebraica (Pesach) che si regola direttamente sulla luna piena di primavera (14 del mese di Nissan) mentre noi celebriamo la Pasqua al tramonto del sabato seguente in onore della risurrezione di Gesù che avvenne nella notte del primo giorno della settimana cioè tra sabato e domenica.

NON GRIDERA' / Lunedì Santo

La tensione sale attorno a Gesù. Non solo hanno deciso di ucciderlo, ma vogliono togliere di mezzo anche Lazzaro in quanto testimone delle sue opere e del suo potere. Essere suo amico comincia a diventare pericoloso.

Non possiamo non pensare agli ultimi atroci attentati contro i cristiani ieri in Egitto. Una violenza barbara senza fine e che sgomenta. In Egitto dove papa Francesco deve recarsi a fine mese. Conviene ancora andare? Finora la risposta è sì. Con tutte le precauzioni. La Repubblica Centrafricana sembrava molto più pericolosa nel senso che il Governo centrale era meno capace di assicurare la sicurezza per un avvenimento preciso come la visita del papa, e il contingente francese con missione ONU di Peace Keeping aveva raccomandato di non fare questo viaggio. Eppure il papa ha pregato, si è fidato e ha sentito di poter andare. È stato un momento di pace importante come segno per questa gente barricata nei propri quartieri e dimenticata dagli interessi internazionali. Questo non significa che papa Francesco, di fronte a nuovi elementi negativi non potrebbe scegliere di rinunciare, in particolare per non mettere a rischio la vita di altre persone. È capitato con Giovanni Paolo II che un progetto di viaggio sia rimesso in discussione per questi motivi.

Forse la prima lettura ci da una chiave per comprendere quale linea seguire per il papa e sopratutto per noi.
Isaia in questo testo famoso ci indica da una parte la via della mitezza, del profilo basso, del dare valore massimo ad ogni segno positivo, anche debole. Dall’altra parte è vista la tenacia con la quale il servo di Dio combatte la sua mite battaglia fino alla vittoria finale. Non è una linea di inerzia ma di grande iniziativa, perfino di grande riflessione strategica ma con dei mezzi ben precisi. Che sono quelli del Vangelo, quelli scelti da Gesù. Questa prospettiva ci affascina perché se si ammirano i violenti o comunque gli uomini di successo, talvolta con invidia, amiamo solo i miti e gli umili. Ma in un contesto di violenza, dove la linea che scegli comporta anche preservare o meno la tua vita e quella dei tuoi cari, ti chiedi molto più sinceramente se questa è la soluzione buona, se quello che propone il profeta è efficace. Ci sono veri casi di coscienza ed è normale che li affrontiamo. La storia ci dice che la linea della mitezza e dell’umiltà è molto efficace, non sempre appariscente ma realmente di successo. Eppure il mondo quasi sempre sceglie un’altra linea e anche noi abbiamo la mentalità del mondo dentro di noi.

In questi giorni contempliamo Gesù, le sue scelte, quello che ha vissuto, per poter anche noi comportarci guidati dal suo Spirito.


Prima Lettura  Is 42, 1-7
Non griderà, né farà udire in piazza la sua voce.
(Primo canto del Servo del Signore)