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martedì 18 aprile 2017

QUESTO E' IL GIORNO CHE HA FATTO IL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO IN ESSO.

Gerusalemme - famiglie ebraiche,
di sabato, vestite a festa, vanno al Kotel,
il Muro del Tempio
In questa Pasqua c'è stata polemica sui negozi aperti e questa mattina alla radio (in macchina ascolto il “filo diretto”) qualche ascoltatore riprendeva l’argomento. La risposta del giornalista era del tipo: “ognuno deve poter fare quello che vuole, chi sono io (chi è lo Stato) per dire che i negozi devono essere chiusi il giorno di Pasqua o un altro giorno?” 
Abbiamo abbondantemente perso la battaglia del riposo domenicale, adesso viene messo in discussione il riposo della massima solennità dell’anno.

Diceva San Tommaso d’Aquino: “per dialogare con i cristiani ho il Vangelo e il Nuovo Testamento, per dialogare con gli ebrei ho l’Antico Testamento, con i pagani ho la ragione”.

Per i cristiani il motivo del riposo domenicale viene direttamente dai precetti e dall’esperienza felice del popolo ebraico. Infatti, Gesù non ha dato o ribadito nessuna indicazione al riguardo. Gesù osservava il Sabato in modo non legalistico restituendogli il suo valore profondamente umano e spirituale lì dove era diventato solo una gabbia, un’osservanza senza cuore, fonte di discussioni e scrupoli.
Il Cristianesimo penetrando tra popoli pagani, in particolare i romani, che non avevano il riposo settimanale nella propria cultura, ha portato la ricchezza della Sapienza biblica. Essendo risorto Gesù il Primo Giorno della settimana, il giorno dopo il Sabato, i cristiani hanno trasportato il giorno di festa dal Sabato al giorno del Sole (Dies Solis) che è diventato così giorno del Signore (Dies Dominicae, Domenica).

l’Antico Testamento inculca il rispetto di un giorno di riposo settimanale dal lavoro per uomini (liberi e schiavi) e animali. Quel giorno viene fissato sulle fasi della luna, e messo in parallelo con il racconto della Creazione dove si dice che concludendo la sua opera il sesto giorno (venerdì) con la creazione dell’uomo, il settimo Dio cessò da ogni suo lavoro. “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso cessò (shabàt) da ogni lavoro che aveva fatto creando” (Genesi 2,3).

Riposandosi dopo una settimana di lavoro l’uomo si apre dunque a Dio imitandolo.


Ma i benefici del giorno di riposo sono molteplici. È uno spazio per il ricupero delle forze e quindi per la salute, è sopratutto uno spazio per sviluppare un rapporto spirituale con Dio e i propri simili, in particolare la propria famiglia. Si sa che le feste veicolano i valori di un gruppo, di un popolo. L’invenzione della festa settimanale, in più delle ricorrenze annuali, ha contribuito fortemente a preservare il popolo ebraico dalla dissoluzione nei momenti di oppressione da parte di altri popoli o di dispersione in mezzo ad essi come minoranze. Ma questo beneficio, grazie al sabato che ritorna ogni otto giorni, è passato attraverso la coesione delle famiglie e ha influito direttamente sui rapporti affettivi, educativi, identitari, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, nel processo educativo e di crescita delle nuove generazioni. Chi vuole difendere la famiglia difenda il riposo domenicale.

Il beneficio viene anche in modo “negativo”: “Cessando” da ogni lavoro un giorno ogni sette, imparo ad essere libero dalla schiavitù degli idoli: idolo del lavoro, idolo del guadagno, dei soldi. Non andando a comprare un giorno alla settimana, imparo a non essere schiavo dello shopping.

Mettendoci al solo livello della ragione costatiamo storicamente questi benefici e quindi la necessità di un giorno consacrato al riposo. È vero che qualcuno deve lavorare di domenica ma è opportuno che ogni popolo si possa riconoscere in un giorno comune che permette di avere una identità e delle relazioni facilitate con i vicini e parenti. Si sanno i problemi che i turni di lavoro o appunto i giorni di riposo atipici creano nei rapporti sociali e intrafamigliari. Per esempio per seguire i figli che sono soggetti agli orari della scuola, per organizzare incontri allargati tra parenti e amici. Cosa succederebbe se non ci fosse più nessun punto comune per l’insieme della società?

La polemica di questi giorni riguardava i negozi aperti il giorno di Pasqua. E' sempre lo stesso: i negozi devono essere aperti perché l’uomo di oggi è (deve essere) schiavo dell’idolo del guadagno e del materialismo, come se la sua vita avesse valore solo dalle cose che compra e possiede. 

I cristiani devono chiudere i loro negozi e non andare a comprare di domenica. "Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso!"

C'è un altro risvolto che è la difesa del piccolo inteso come piccolo negozio e come lavoratore dipendente. La Bibbia dice che anche lo schiavo deve riposare come il padrone. C'è in questo uno straordinario comandamento di promozione della dignità e dell’uguaglianza di ogni uomo! Se i negozi sono aperti di domenica, il piccolo negoziante per sostenere la concorrenza dovrà essere aperto anche lui. Ma egli non ha dipendenti o non in numero sufficiente per organizzare turni. È quindi il suo giorno di riposo che si perde. Allo stesso modo il dipendente che deve lavorare di domenica non sta con il resto della famiglia e degli amici che si riposano e ne subisce danno.

Giustamente se Dio non c'è manca ogni fondamento solido e si dice: “chi sono io (chi è lo Stato) per decidere della vita degli altri?”. Ma il giornalista, provocato dall’ascoltatore che parlava di perdita di valori e di riduzione della vita a solo materialismo, non poteva non rispondere: “certo, ci vuole un equilibrio”. Però senza Dio chi avrà l’autorità per definire qualcosa? Chi definirà questo equilibrio se non ci sono punti di riferimento? Da lì vediamo che ogni questione ha la sua radice ultima in Dio.


Ma san Tommaso diceva che con i pagani, i senza Dio, egli ha la ragione per dialogare. Infatti anche noi, per definire tante questioni pratiche abbiamo bisogno della ragione che riflette sull’esperienza. Per la maggior parte delle questioni non ci sono ricette preconfezionate nei Testi Sacri da applicare tali e quali. Ci sono dei Principi, dei Valori, questo sì, e c'è uno Spirito che illumina il lavoro della ragione, il lavoro di discernimento. Se un “pagano” è retto, può percepire il valore di una esperienza storica, il valore fondante della natura, e arrivare alle stesse conclusioni dei credenti.

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