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sabato 31 dicembre 2016

PER CHI CREDE ANCORA ALL'OROSCOPO

Per coloro che credono ancora alla bufala millenaria dell'oroscopo, questa vignetta. Ho rubato l'idea a qualcuno, il disegno è mio. Qualche giorno farò un post più scientifico contro quell'aberrazione alla quale credono anche tanti battezzati, soprattutto credono ai segni zodiacali.
Le stelle ti consigliano; dai, devi uscire di più, incontrare gente nuova, fare viaggi,
non chiuderti!

31 dicembre, SAN SILVESTRO PAPA, ULTIMO TASSELLO DELL'OTTAVA DI NATALE

rappresentazione della cosiddetta "Donazione di Costantino"
Abbiamo scoperto che le feste e memorie ricordate dalla Chiesa durante l’Ottava di Natale non sono state fissate al caso o comunque possono essere interpretate come una esplicitazione del messaggio cristiano.

Con s. Silvestro papa (314 – 335 D.C., 33° successore di san Pietro) contempliamo il volto dialettico della Chiesa.

Il suo papato corrisponde al passaggio della Chiesa perseguitata alla Chiesa libera. San Silvestro è il primo papa canonizzato che non sia morto martire. La Chiesa sa che il martirio di sangue è sempre possibile ma aspira alla pace. Fondata sulla testimonianza dei martiri la Chiesa ha guadagnato sempre più consensi e adesioni. Diventa un fatto di popolo che sarà presto di massa e ha una rilevanza politica. L’imperatore Costantino se ne fa alleato e tutor. Questa Chiesa figlia dei martiri può esprimersi nella società come forza positiva al servizio delle anime in senso stretto ma anche del bene comune fino a toccare la sfera delle leggi.

C'è un prezzo da pagare: se molte persone, meno forti, possono esprimere la loro fede nella verità che riconoscono e tutti possono praticare il culto in modo aperto, il livello medio di fervore e di carità si abbassa. È un fenomeno inevitabile. Dieci anni dopo il suo arrivo ad Ars, il Curato Vianney costatava lui stesso il cambiamento nei costumi e nello spirito di tutto il villaggio (anche se qualcuno rimarrà refrattario fino alla sua morte. Dio lascia una spina nel fianco per l’umiltà dei suoi santi; l’inviato di Satana per schiaffeggiarlo ricordato da san Paolo). Diceva, con grato a Dio: “Ars n’est plus Ars”. Poi, con l’estendersi della sua fama e l’arrivo da ogni parte di tanti pellegrini del confessionale e di curiosi, e, assieme a loro, di un certo commercio, il livello medio di fervore cristiano cominciò a calare. Nel quarto secolo, non solo le masse cominciano ad entrare nella Chiesa senza aver fatto sempre una scelta individuale netta di fede in Gesù e nel suo messaggio, ma anche i privilegi dati dall’Imperatore rendono attraente l’ingresso nella Chiesa per motivi che non hanno più nulla a che vedere con la fede stessa.

Qualcuno si ribella a questo calare del fervore e vorrebbe una Chiesa di pochi e puri. Questa non è mai stato la scelta della Chiesa Cattolica. Anche perché fin dall’inizio l’esperienza ha dimostrato che i gruppi troppo esclusivi di “puri” diventano delle sette e non la Chiesa. Il discorso è diverso per i carismi e le comunità che, accettando la complessità della Chiesa di popolo e l’obbedienza ai suoi legittimi pastori, anche quando questi sono notoriamente di vita spirituale mediocre, vogliono fare un discorso di ricerca della perfezione evangelica. Così nacquero il monachesimo e tutte le forme di movimenti di riforma. Così sono nati movimenti di san Domenico e di san Francesco nel XIII° secolo. Non si può rinunciare alla santità nella Chiesa che rimane “sempre reformanda” “sancta et meretrix”, sempre in processo di riforma, santa e meretrice, peccatrice.

venerdì 30 dicembre 2016

30 dicembre UN TESTO PER GLI AUGURI ALLE FAMIGLIE DI OGGI

La Bibbia guida le Famiglie
 Prima Lettura  Sir 3, 3-7.14-17a
Chi teme il Signore onora i genitori.

Dal libro di Siracide
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà 
e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno, 
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. 

Se dovessi mandare una cartolina di auguri alle famiglie per l’anno 2017, la prima lettura di oggi, Festa della Sacra Famiglia, potrebbe costituirne il testo, senza bisogno di tanti commenti.
Prudentemente la Chiesa ha eliminato dal brano liturgico qualche versetto ripetitivo e anche un versetto troppo difficile per la nostra sensibilità attuale: “Chi teme il Signore rispetta il padre e serve come padroni i genitori”. 
Come padroni!? Che oscurantismo! Ma chi cerca i brani biblici che parlano dei rapporti famigliari troverà un’infinità di espressioni di tenerezza e misericordia oltre che di responsabilità dai genitori verso i propri figli. Non troverà certo il modello del padre padrone. 
Di fatto c'è  molto bisogno che si incoraggino i genitori di oggi, oltre che a curare i nonni, anche a insegnare ai propri figli a rispettarli e a obbedire, ad esigere che i figli onorino i genitori. Questo opera educativa sarà molto più facile se i figli vedono i loro genitori onorarsi l’un l’altro e obbedire a Dio.

Gli altri versetti attinenti nello stesso capitolo del Siracide e non ripresi nella prima lettura di oggi sono:

8 Onora tuo padre a fatti e a parole,
perché scenda su di te la sua benedizione.
9 La benedizione del padre consolida le case dei figli,
la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.
10 Non vantarti del disonore di tuo padre,
perché il disonore del padre non è gloria per te;
11 la gloria di un uomo dipende dall'onore del padre,
vergogna per i figli è una madre nel disonore.

15 Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di
te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi
peccati.
16 Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore,
chi insulta la madre è maledetto dal Signore.

giovedì 29 dicembre 2016

29 dicembre, ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA' L'ANIMA

Giotto - Scrovegni
Presentazione al Tempio
Nella ricchezza di questa Parola c'è il richiamo all’Addolorata. Questa figura presa direttamente dal Vangelo, come spesso, si evolve nel popolo cristiano in modo potente ma molto parziale, diventando solo una devozione alla sofferenza umana di una madre davanti alla morte del proprio Figlio. Si può arrivare perfino all’espressione di una donna che parlava con l’amica delle diverse Madonne. Disse dell’Addolorata: “ qell’ è a chiù infelisc, peché cianno accis’ o Figlio”.

Nelle manifestazioni più evolute diventa la devozione ai Sacri Cuori, quello di Gesù coronato di spine, unito a quello di Maria, ovviamente, trafitto da una spada.

Non si tratta di negare questo aspetto. La stessa profezia di Simone annuncia la croce ma include altri aspetti.
«Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»

La Profezia di Simeone è centrata su Gesù e la sua missione. Dicendo che egli è presente per la caduta e la risurrezione non separa quelli che cadranno e quelli che risorgeranno. Gesù è qui per far cadere tutti. Non si risorge dalla vita ma dalla morte, ci si rialza dalla caduta non dallo stare in piedi tentando di perfezionarsi.

Gesù è un segno di contraddizione, rifiuta la logica dello schieramento (i miei e gli altri): Signore abbiamo visto uno che … ma non faceva parte del nostro gruppo! Lasciatelo fare  ...
Gesù non esclude ma ama tutti e offre a tutti la purificazione. Questo è ostico per l’orecchio e il cuore umano. Papa Francesco dà fastidio perché “non compatta abbastanza i suoi” contro il campo avverso come sanno fare i bravi leader politici. Eppure sa ringraziare, ma chiaramente chiede di più a chi ha ricevuto di più, a chi ha assunto il ruolo di testimone credibile. Diciamo la verità, non è comodo neanche per me. Com'è strano però che uno che parla come parlava Gesù, si comporta come Lui, sia visto da alcuni come uno che distrugge la Chiesa di Gesù.

La missione di Gesù per la quale una spada gli trafiggerà l’anima, nelle parole di Simeone, è di svelare i pensieri di molti cuori. Simeone non dice: perché tutti si comportino bene, oppure siano buoni, ma: perché siano svelati i pensieri dei cuori. Chiediamoci per riflettere e pregare: è così importante che siano svelati i pensieri dei cuori? È così tanto difficile che comporta un tale intimo tormento (cfr. Isaia), fino alla morte in croce? Mettere insieme queste domande è già una pista di risposta.

P.S.: questo pomeriggio ho celebrato il funerale di un fratello cristiano morto d’infarto fulminante a 54 anni, senza preavviso. È difficile dire come Simeone: “Ora lascia, O Signore, che il tuo servo vada in pace, perché ho ricevuto tutto quello che potevo desiderare” . Ma sono convito che anche la risposta a tanto dolore va cercato in questa Parola di Dio.


Prima Lettura   1 Gv 2, 3-11
Chi ama suo fratello, rimane nella luce.

mercoledì 28 dicembre 2016

28 dicembre. I SANTI INNOCENTI, UNA PAGINA DIFFICILE

A. VACCARO - MUSEO DIOCESANO DI NAPOLI
MASSACRO DEI SANTI INNOCENTI
Per me questa pagina è difficile: il dolore degli innocenti è sempre uno scandalo. Che il Dio onnipotente e misericordioso salvi in modo marcatamente speciale il suo Eletto e, “per colpa sua”, lasci la violenza di Erode abbattersi sugli altri bambini di Betlemme e le loro famiglie, risulta molto ostico.

Se avessi scritto io il Vangelo, non avrei mai inventato un episodio così. Avrei inventato una salvezza miracolosa di tutti i bambini di Betlemme, tipo i soldati di Erode accecati da un raggio laser per i superpoteri dell’angelo. E se fosse successo davvero, avrei cercato di dimenticare di scrivere l'episodio o di sminuirlo. Tutto sommato, questa pagina di Matteo mi sembra invece un indizio della storicità e sincerità del Vangelo. È vero, il fatto non è ricordato da Giuseppe Flavio, fonte principale della storia giudaica del I° secolo ma Erode uccise molti suoi oppositori perfino tra i suoi parenti stretti compreso tre suoi figli, per paura di essere scalzato dal trono. Può benissimo aver ordinato una strage a Betlemme senza che se ne parli: assuefazione al tanto male.

La paura della vita reale alberga in noi. Non a caso in periodo di Natale c'è il Babbo omonimo col suo vestito rosso e i suoi regali, e alla Tv ci sono tanti cartoni animati sui Canali non dedicati dove nessuno si fa male e i buoni trionfano sempre.
Il vero Natale è decisamente diverso e ci mostra un Dio che non si ritira di fronte alla ambiguità e tragicità della Storia. Questa Storia e questo Dolore che vengono assunti dalla Sacra Scrittura ispirata: “Un grido è stato udito in Rama, … Rachele piange i suoi figli…”.

Per Gesù crescente questo avvenimento di cui i suoi genitori gli hanno fatto memoria è un tassello per il discernimento sulla sua vita: “perché sono stato preservato? Cosa vuole il Padre da me?”. Karol Wojtyla giovane vide che mentre molti suoi amici morivano anche tra quelli che come lui avevano scelto la resistenza non armata contro il nazismo, lui era sempre preservato, e si pose la stessa domanda. Se guardiamo il mondo globale, la sua fame, le sue violenze e guerre, le sue catastrofi naturali, siamo tutti dei sopravvissuti, dei preservati: “Perché? Cosa vuole il Padre da me?” Ci dobbiamo fare la domanda.

Rimane però il problema della responsabilità di Dio e della nostra. Il nostro Occidente è malato e vuole il “rischio zero”, si rivolge contro lo Stato per essere risarcito da ogni dolore, da ogni trauma, manda gli scout di Baden Powell a sperimentare la vita di Mowgli nella giungla a condizione che il campo sia provveduto di frigorifero e di docce, per cui di solito si installa nella foresta vergine non più lontano di due o trecento metri dalle abitazioni. L’Occidente vuole la “discriminazione zero” e condanna ferocemente chi la pensa diversamente. Non si deve impedire un giovane di uccidere la sua vita con l’alcool e la droga o altre “rav party”, magari con polizia, pompieri e guardia medica tutto attorno perché tutto si svolga in sicurezza. Schizofrenia.
Questa malattia spirituale contagia sedicenti biblisti e anche pastori d’anime. Per questi, Dio essendo buono non può volere il male e quindi il male gli è estraneo. Fin qui siamo d’accordo. “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna”. Ma il loro modo di presentarlo fa di Dio un nonnino impotente che non può intervenire come vuole nella nostra vita e che è tutto fuorché Dio. San Giovanni ci presenta invece un Dio luce che manda però Gesù per espiare i nostri peccati col suo sangue. 
Ma quanto parla di peccato questo san Giovanni, anche solo nella prima lettura di oggi! Anche del mio e del tuo peccato.
Non è forse un po’ esagerato? Oppure dobbiamo pregare per entrare in questo mistero del peccato e della giustificazione nella croce di Cristo?  Cristo mandato “in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato” (Rm 8:3) per condannare il peccato nella carne. 
Altra vecchia storia imbarazzante questa del peccato originale. Scriveva un prete francese, vecchio oltre che psichiatra di lungo corso: “se volete capire cos’è il peccato originale, leggete la lettera di san Paolo ai Romani e se non vi basta, aprite il giornale”.


Prima Lettura  1 Gv 1,5-2,2
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.
 

martedì 27 dicembre 2016

27 dicembre: PERCHE' SAN GIOVANNI EVANGELISTA?

Eugene Burmand -
Morgen der auferstehung - Mattina della Risurrezione
Buona notizia: l’estate si avvicina. Come san Giovanni Battista è colui che deve diminuire perché Gesù cresca e la sua festa è stata collocata al solstizio d’estate, così Giovanni Evangelista è colui che annuncia il diradarsi delle tenebre e si trova al solstizio d’inverno quando la luce del giorno ricomincia ad allungarsi.

Santo Stefano è il testimone della croce, san Giovanni è il testimone della Risurrezione, della tomba vuota. La Chiesa con questi due santi conferma il Mistero di Natale non solo come intenerimento sentimentale di fronte ad un bimbo ma come Epifania-manifestazione della Natura di Dio Salvatore.

Il Vangelo di oggi ci mostra due modi di approccio a questo Mistero. Pietro e Giovanni entrambi sono molto presi, molto attenti. Pietro nota tutti i particolari, va quanto più veloce gli è permesso  alla tomba assieme a Giovanni. Ma Giovanni corre più veloce e appena entra, intuisce e crede (“vede” con gli occhi dell’anima, aldilà dei soli fatti materiali evidenti a tutti e due).

Chiediamo al Signore di sviluppare in noi quella capacità di vedere col cuore, che non è quella sciagurata emotività carnale che è stata abusivamente eretta a criterio di verità in questo nostro tempo e si riduce a soggettivismo e piacere: “questo mi fa sentire bene” “mi dà sensazioni positive”, “secondo me …” senza uno straccio di prova, di riscontro nei fatti, di argomentazione. 
Quell’intuito del cuore di Giovanni invece è spirituale e viene dallo Spirito della Croce, non è solo spontaneità e cerca conferme o accetta smentite. Infatti Giovanni entrò nel sepolcro dopo Pietro, colui che deve confermare i fratelli, anche se in un solo sguardo era già “entrato”.


Il Vangelo prosegue dicendo che: “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè, egli doveva risorgere dai morti”. La perplessità di Pietro e l’illuminazione di amore di Giovanni chiederanno conferma alla Scrittura che permette a tutti noi di credere fermamente. Beato chi ha la Scrittura come pane quotidiano e norma di vita.

Prima Lettura  1 Gv 1,1-4
Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi.

lunedì 26 dicembre 2016

26 dicembre: PERCHE' SANTO STEFANO?

Da ragazzo, la festa dei Santi Innocenti nel clima natalizio mi rattristava. Era per me un evento a dire il vero un po’ scandaloso, ma in linea col mistero di Natale. Invece, collocare la festa di Santo Stefano subito dopo il giorno della Natività mi sembrava proprio incomprensibile, incongruo.

Mentre noi abbiamo la tradizione benedetta del presepe, l’Oriente cristiano ha quella delle icone che sono immagini rigorosamente codificate. Non si dipinge un’icona, la si “scrive” e quindi la si “legge”. In questa catechesi di bellezza, nelle icone della Natività la culla di Gesù  ha la forma di una tomba. Gesù è nato “per fare, o Dio, la tua volontà”, e questa volontà è di dare la vita per il mondo.
Stefano ci ricorda che una Chiesa senza croce, senza l’annuncio del Mistero pasquale, è solo una ONG. Stefano (ma anche Filippo) è un diacono un po’ strano: non muore perché si è occupato delle mense e della distribuzione alle vedove – ciò per cui è stato ordinato – ma perché predica la Buona Notizia. La Chiesa sceglie Santo Stefano per farci comprendere il vero senso del Natale, come san Giovanni nel suo Vangelo, invece di ripetere il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia racconta la lavanda dei piedi. La Chiesa vuole evitarci ogni deriva sentimentalista, senza annullare la ricchezza della devozione per l'Umanità di Cristo così cara a San Francesco.

Da parte di alcuni c'è una discussione un po’ stupida. Si dice: “Ma voi cosa fate?”. Come se chi “fa” è superiore a chi “non fa”. Carità sempre in ogni circostanza, per il resto, ognuno segua il proprio carisma, sottomesso al discernimento della Chiesa. Ogni atto di obbedienza alla volontà di Dio ha la sua bellezza e la sua utilità. Non facciamo certo come un monastero contemplativo (non so se è proprio vero, ma nella Chiesa tutto è possibile) che aveva alcune stanzette per i poveri di passaggio ma i monaci le mantenevano sporche per scoraggiare detti poveri…. Però senza il suo cuore contemplativo, inutile agli occhi del mondo, la Chiesa non vive.

L’uomo è un essere in cerca di senso. Se gli viene rivelato il senso della sua vita probabilmente potrà anche prendere in mano la sua esistenza e portare anche il peso di altre esistenze. Se il barbone avesse avuto una famiglia fondata sulla roccia che è Cristo, probabilmente non sarebbe barbone. Se avesse una comunità probabilmente non sarebbe sul marciapiede. Probabilmente. Bisogna prendersi cura dei barboni. Ma se trascuriamo l’evangelizzazione e la cura di qualità delle famiglie normali avremo sempre più barboni.

"non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi". Come sapere se è lo Spirito che parla in me? Se le parole che dico sono quelle del Vangelo. Il parallelismo tra le parole di Stefano e quelle di Gesù è impressionante. 

Prima Lettura  Atti 6,8-10; 7,54-60
Ecco, contemplo i cieli aperti.

venerdì 23 dicembre 2016

AUGURI PER UN SANTO NATALE, VERAMENTE CRISTIANO

Presepe Napoletano
A tutti i lettori del blog un caloroso augurio per il Santo Natale. Auguri ai fratelli e sorelle della parrocchia e agli amici conosciuti, auguri ai fratelli e sorelle sconosciuti del resto d’Italia e di altri paesi. Se devo credere alle statistiche di “blospot” si parla in italiano in tanti paesi del mondo, in particolare negli Stati Uniti. E' bello pensare di poter abbracciare tanti fratelli in tutto il mondo. Viene anche il dubbio che tra i lettori ci sia qualche algoritmo (un robot informatico). Quindi, se si può fare,  buon Natale anche a te fratello robot.

Questi auguri li do con le parole di papa Francesco:

Io vi auguro un Natale cristiano, come è stato il primo, quando Dio ha voluto capovolgere i valori del mondo, si è fatto piccolo in una stalla, con i piccoli, con i poveri, con gli emarginati… La piccolezza. In questo mondo dove si adora tanto il dio denaro, che il Natale ci aiuti a guardare la piccolezza di questo Dio che ha capovolto i valori mondani.

giovedì 22 dicembre 2016

MAGNIFICAT! LODA IL SIGNORE! Novena di Natale, 22 dicembre

Visitazione
Chiesa Timios Stauros - Cipro
La Vergine Maria loda il suo Signore in un canto così bello e importante in relazione al Mistero che celebra, che la Chiesa l’ha preso per la sua Liturgia, in particolare nei vespri di ogni giorno. È un canto di gratitudine che prorompe dal cuore perché vede quanto il Signore ha fatto e quanto tutto sia buono in quello che ha fatto.

Anche noi cristiani lodiamo il Signore, aiutati dalla Liturgia che è scuola di preghiera e di spiritualità, ma lo facciamo veramente dal cuore? Vediamo che tutto quanto il Signore ha fatto per noi è sovrabbondante e totalmente buono?
Riconoscere che la nostra vita quotidiana non è avvolta totalmente nella Lode spontanea sembra doveroso. Questo non ci deve scoraggiare né riguardo alle promesse di Dio né al fatto che giungeremo anche noi a questo stato.

Nella spiritualità classica si diceva che la vita spirituale si svolgeva secondo tre tappe chiamate “vie”: la via purgativa, la via illuminativa e la via unitiva.
La via purgativa è il tempo della scoperta dei propri vizi e peccati e la lotta contro di essi. È un tempo di grande umiliazione.
La via illuminativa è il tempo in cui, libero dai legami più forti, il cristiano comincia a credere davvero e con semplicità alla Buona Novella e si lascia illuminare e guidare con fiducia dalla Parola di Dio in senso maggiormente positivo e propositivo.
La via unitiva è il tempo in cui la volontà sempre più libera da attaccamenti interni ed esterni, 
può volere Dio (amarlo) fino ad una fusione totale con lui. Importa solo stare con lui e fare la sua 
volontà. Non conta più nessun progetto personale, riconoscimento esterno, benessere fisico o morale. 
 
Lo ha messo in versi san Giovanni della croce in uno stupendo piccolo poema che inizia così:
 “En una noche oscura con ansias, en amores inflamada, ¡oh dichosa ventura! salí sin ser notada, 
estando ya mi casa sosegada…” (In una notte oscura con ansie,in amori infiammata,oh beata ventura!
Uscii,né fui notata, essendo la mia casa già quietata.)

mercoledì 21 dicembre 2016

SANTI IN MEZZO A NOI di Federico Robbe

Parrocchia di San Vitale
Fuorigrotta - Napoli
Dal blog di Costanza Miriano
DI AUTORI VARI

Mi ha toccato tanto questa testimonianza e ho voluto farla conoscere:

"Da un paio di mesi ho cambiato lavoro. E come sempre, all’inizio, ci si muove un po’ a tentoni, cercando di capire in fretta ma sbagliando mille volte. E quando tutto sembra andare storto prevale una gran fatica. Così a volte uno si abbatte, inutile negarlo, e la sera torna a casa col muso. O con la testa altrove. Al termine di una di queste giornate di fuoco mi sono rimesso al computer per rispondere ad alcune mail. Nella posta in arrivo mi cade l’occhio su un messaggio che mi era sfuggito. Racconta di una persona in un paese vicino al mio, che non conoscevo direttamente, pur avendo in mente la sua vicenda. Una mamma a cui era morto un figlio in un incidente stradale, circa un anno fa. Era uno dei suoi quattro figli, trentenne, investito mentre stava rientrando a casa in moto.
La mail parlava del rapporto di questa madre con il signore che guidava la macchina. Non un rapporto di strazio e disperazione, come ci si aspetterebbe e come sarebbe anche comprensibile secondo la mentalità dominante. No, niente di tutto ciò. Quella donna, passati dodici mesi dalla morte del figlio, si è presentata a casa dell’uomo che gliel’aveva portato via con un regalo. Dodici pasticcini. Da tanto tempo voleva incontrarlo, dopo aver conosciuto la moglie a la figlia al funerale. Non avendo preavvisato non lo trova neanche in casa. Allora aspetta, con pazienza. D’un tratto scorge una sagoma entrare nell’atrio e ritirare la posta. Era lui. “Scusi, le ho portato i pasticcini, sono la mamma di Andrea”. A momenti l’uomo sviene. Resta lì, impietrito, a fissarla per qualche secondo. “Prego per lui tutti i giorni”, le dice, prima di abbracciarla. Poi aggiunge: “Non so se potrete perdonarmi”. “Non c’è niente da perdonare. Quello era un appuntamento”, risponde lei. E si riabbracciano. Il Signore ha dato la Grazia a questa mamma di non provare un briciolo di rancore verso chi ha ucciso suo figlio. Così, condensata in poche righe, si stava dipanando davanti a me una storia intessuta di misericordia.

ANCORA CONFESSIONE DI NATALE

confessione alla Certosa
Jean Restout 1692
Un caro amico ha reagito: Mi hai insegnato che si devono confessare solo i peccati mortali. Che devo fare?

Intanto, bravo perché non hai peccati mortali. Poi, non ho detto esattamente questo. 
Ho detto piuttosto che l'assoluzione non ha data di scadenza, per cui, secondo l'insegnamento della Chiesa, solo chi è consapevole di peccato grave deve premettere l'assoluzione sacramentale prima di accostarsi alla mensa eucaristica. Cioè, solo chi ha fatto anche un peccato mortale deve assolutamente confessarsi prima di fare la comunione.

Per cui, se uno non ha fatto peccati mortali, non è obbligato a confessarsi prima di fare la comunione. In particolare quando non ci sono confessori disponibili l'idea che ogni volta uno si deve confessare prima della comunione priva molte persone inutilmente e ingiustamente della grazia particolare della comunione.


Questo non significa che uno non possa confessarsi anche in altre occasioni, con molto profitto. La confessione frequente ha sempre fatto parte della pedagogia per la crescita spirituale. Le comunità neocatecumenali organizzano delle celebrazioni penitenziali con confessione individuale ogni mese circa. 

Un mio confratello anziano raccontava che nelle Alpi si organizzava dei momenti di confessione per i pastori in cappelle di montagna, lontani dallo sguardo delle mogli davanti alle quali non bisognava apparire deboli, bigotti. Diceva che sentiva subito la differenza se uno si confessava solo a Pasqua (la legge) oppure anche solo una seconda volta, a Natale per esempio. 
Raccontava di un pastore, trascinato dagli amici (si può essere pastori ignoranti ed essere apostoli!) che accettò di confessarsi dopo tantissimi anni. Era così felice dopo l’assoluzione che offrì da bere a tutti e finì lui stesso un po’ brillo. Morì nel giro di pochi mesi. Confessato e in pace col suo Signore. 

martedì 20 dicembre 2016

UNA BUONA CONFESSIONE PER NATALE, Novena di Natale - 20 dicembre

Ho annunciato a tutte le Messe di domenica che anche noi preti ci saremmo confessati per Natale. Fatto, promessa compiuta! È facile e bello quando ci si può confessare a vicenda con fiducia.

Una buona confessione per Natale, ci vuole. C'è un buon movimento di confessioni in parrocchia per i tempi che corrono. Potrebbe essere molto migliore. Sembra strano (oppure no?) ma è la convinzione profonda di papa Francesco che è la Grazia che conta veramente, è l’unzione dello Spirito Santo che trasforma in profondità la vita degli uomini e educa i loro cuori. Per questo motivo egli dà senza problemi i sacramenti ai poveri che vede aperti di cuore, anche quando questi non possono fare una preparazione molto lunga e impegnativa. Potrebbe sembrare strano da parte di un uomo che ha fatto più di 10 anni di studio per diventare gesuita, che è stato un professore, amabile e sorridente, ma che motivava i suoi alunni all’eccellenza, che commenta il Vangelo rivelando una grande familiarità personale con esso e con tutta la Scrittura, che spinge continuamente tutti ad azioni concrete di carità verso il prossimo.

Certamente papa Francesco non disprezza o sottovaluta la cultura e i doni di intelligenza. Ma è così: l’Amore è diffusivo, l’Amante cerca l’Amato e lo accoglie con immediatezza.

Quando sono arrivato in convento, facendo memoria del percorso che mi aveva portato alla conversione, ho costatato con sorpresa che durante l’ultimo anno, senza nessun piano prestabilito né scadenze regolari, mi ero confessato 12 volte. Perché ogni confessione mi portava ad approfondire il cammino e il cammino, la scoperta della Parola di Dio mi spingeva a confrontarmi con il sacramento della riconciliazione.

Una confessione non dura molto, forse non ci sentiamo pronti ma il Signore è sempre pronto, e Natale è una Festa talmente bella che conviene curare la “veste bianca delle nozze” per parteciparvi.


MANCA IL TUO SI', Novena di Natale, 20 dicembre

ISAIA VA INCONTRO AL RE ACAZ
Di fronte all’Annunciazione, al Mistero dell’Incarnazione di Dio nella libertà fedele della Vergine Maria, vorremmo essere totalmente puri, non togliere la minima bellezza o disturbare questa scena neppure con un nostro pensiero meno buono.

La realtà è diversa: non siamo puri eppure l’Annunciazione è per noi, proprio perché abbiamo bisogno. S. Bernardo immagina il mondo, tutte le creature, in attesa del sì della Vergine che significa per noi liberazione dalla morte. Infatti se Dio si unisce alla nostra natura, alla nostra avventura umana, è già fatta, prima ancora della croce. Dio non è sì e no, è sì per sempre, va fino in fondo. La natura umana unita alla natura divina, l’avventura dell’umanità unita al Dio che entra nella storia, sono salve, per sempre.

Il re Acaz, nella prima lettura, rifiuta il Segno che gli viene offerto da parte di Dio dietro ipocriti pretesti rivestiti di religiosità. Il peggio del peggio. Eppure anche a lui viene proposto un patto di Salvezza. Se avesse detto di sì, il suo cuore avrebbe cominciato un processo di risanamento e si sarebbe riempito della grazia di Dio.

La Vergine Maria ha veramente detto di sì duemila anni fa e siamo salvati, ma per non rendere vano per te il disegno di Dio (cfr Luca 7,30) devi anche tu dire di sì, oggi.



Prima Lettura   Is 7, 10-14
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

Dal libro del profeta Isaìa
In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». 
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». 
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». 

lunedì 19 dicembre 2016

ZACCARIA CHICCO DI GRANO CHE MARCISCE, 19 dicembre Novena di Natale

SS. Zaccaria e Elisabetta
Jacopo da Valenza (?) XV° secolo
Prima di evangelizzare, Giovanni visse e si formò nel deserto. Prima ancora visse e si formò nell’attesa orante (deesis) del suo padre e la vergogna così lunga della sua madre (possiamo pensare che preghiera e vergogna fosse di tutti e due). Vite sprecate o piano di Dio? Certo che Zaccaria aspettò così tanto, contro la sua volontà, che ci perse pure la fede. Ma Dio non l’ha abbandonato e gliela fece ritrovare “castigandolo” ancora, rendendolo muto per tutto il tempo della gravidanza. Cattiveria di Dio o pedagogia che salva? Difatti Giovanni Battista fu Voce formidabile di misericordia.

La Parola di Dio per fortuna non si può annullare, si realizza sempre, anche se siamo tutti balbettando davanti al suo Mistero e il Vangelo “parla in lingue”, cioè la medesima Parola genera in ognuno una opera diversa secondo i carismi dati. Opere diverse ma non in contraddizione. Non si costruisce l’opera di Dio sulla bugia, sulla prevaricazione. Non si serve Dio senza una profonda purificazione, senza la contemplazione.

Come può uno che maltratta i suoi evangelizzare?, come può presentarsi agli altri come maestro di spiritualità e di carità chi non rende felice la persona che ha a fianco?

È una vecchia storia e a proposito Gesù (che sprecò 30 anni della sua vita nella insignificanza di Nazareth per formarsi, per imparare ad accontentarsi, cioè essere contento di fare solo la volontà del Padre: un altro sbaglio? A 12 anni aveva già le idee chiare ma rimase sottomesso ancora per 20 anni!) disse una Parola che è una spada: partita dalla bocca del predicatore taglia la testa a tutti quelli che ascoltano poi ritorna al predicatore stesso e gli taglia la testa anche a lui. “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello”. (Matteo 7,3-5).

domenica 18 dicembre 2016

SAN GIUSEPPE SERVO INUTILE, IV Domenica di Avvento

PARROCCHIA S. GIUSEPPE
SERRA SPIGA - COSENZA
Durante l’Avvento incontriamo sempre i due “precursori” di Gesù, Giovanni Battista e la Vergine Maria. In questa quarta domenica di Avvento la Vergine è presente, ma risalta molto oggi la figura di Giuseppe, anche se in riferimento al Mistero della sua Sposa e del Figlio.
Molto a lungo san Giuseppe era per me un figura che vedevo neutra, senza importanza per la mia vita e per il Mistero cristiano. Tutto quello che si diceva di lui mi portava persino a compatirlo un po’ per il ruolo ingrato e scialbo che aveva ricevuto.

Grazie a un testo di Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos (15 agosto 1989) ho cominciato a scoprire la profondità della vocazione e della personalità di san Giuseppe.
Senza di lui non saremmo cristiani, comunque il Mistero dell’Incarnazione si sarebbe svolto in modo assai diverso. Se pensiamo che nell’incarnazione Dio vuole seguire il più possibile le vie normali della natura e della società umane, egli è colui che ha preservato la vita di Maria dopo che si è trovata incinta. Da uomo giusto non l’ha voluta accusare pubblicamente (era la legge, ma la misericordia compie la giustizia) evitandole la lapidazione. Egli ha obbedito alla voce dell’angelo e ha inserito Maria e Gesù nella società. Allora non era concepibile la presenza di una “ragazza madre”. Ha inserito Gesù persino nella discendenza davidica.

Sempre considerando le vie normali dello sviluppo della persona, non solo san Giuseppe ha provveduto alla vita materiale di Gesù, ma è stato il suo educatore nella fede a partire dai 5 anni, e il suo punto di riferimento come uomo nel suo sviluppo, in particolare affettivo. È stato colui che ha evitato la tentazione di simbiosi con la mamma e così via. Immaginiamo ciò che sarebbe successo se Gesù fosse stato traumatizzato, crescendo in un ambiente di violenza domestica, di disprezzo della donna, di degrado morale o di disorganizzazione totale della vita, di incredulità ….

sabato 17 dicembre 2016

PAPA FRANCESCO E LA PIETA' POPOLARE

Il Presepe nella parrocchia di san Castrese
Riprendo un post dal Blog di Santa Maria delle Grazie e lo offro rimaneggiato in omaggio a papa Francesco, la mia consolazione in tanti modi in questi difficili e splendidi tempi, per il suo vigorosissimo 80° compleanno. 

Nel Rione dove facevo il parroco precedentemente c'era una Associazione della madonna dell'Arco molto attiva, come in molte zone di napoli. All'avvicinarsi della Festa della madonna dell'Arco uno di loro, molto bravo, faceva un plastico grandissimo e molto fedele, migliorato ogni anno, della Basilica della Madonna dell'Arco realizzato davanti alla sede dell'Associazione del Rione. Facevo sempre i più sinceri complimenti a coloro che lo realizzavano e montavano di nuovo ogni anno.

Il problema delle Associazioni della Madonna dell'Arco si può riassumere in un tratto caratteristico: "Padre io non posso venire a Messa la Domenica perché devo seguire la Madonna!"

Ecco di seguito una citazione dal discorso di Papa Francesco, grande estimatore della pietà popolare, alle Confraternite cattoliche, ricevendole in Piazza S. Pietro il 5 maggio 2013, in occasione del II Raduno Mondiale delle Confraternite:
«Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Camminate con decisione verso la santità. Non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo». 

La nostra Associazione cura la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, cioè nella sede dell'Associazione ci sono incontri di preghiera settimanali, partecipa alla Liturgia, cioè i soci vanno a Messa ogni domenica? Se sì, tutto bene...



mercoledì 14 dicembre 2016

ROSSO O BIANCO, CHI VINCERA'? 14 dicembre San Giovanni della Croce

san Giovanni della Croce - Anonimo
Museo Diocesano Viterbo
Ieri santa Lucia, martire. “Rosso”. Impressiona sempre. Il sangue, essere uccisi, soffrire nel corpo. Essere santi sì, ma meglio non martiri. Questa è l’impressione che mi porto dall’infanzia. Mi pare che sia abbastanza condivisa.

Le prime generazioni cristiane, però, facevano memoria solo dei martiri. Le fonti cristiane antiche ci affermano che “alla base della stima del martirio, c'era la constatazione che il martire aveva attuato pienamente il Vangelo in una quasi nuova "ripresentazione" della beata Passione e Morte redentrice di Cristo”.

Il martirio è inoltre un dono assoluto che non si può meritare, anche se la fermezza nel testimoniare fino alla fine indica un merito evidente. Quindi il martire è un prediletto, un prescelto e la sua comunità si sente benedetta assieme a lui.
San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, è solo “Bianco”. La sua vita e la sua opera testimoniano una profusione di grazia e di doni, fin da bambino. Per dire una sola cosa: il giorno della sua ordinazione sacerdotale sente di avere ottenuto la grazia implorata, soffrirà tutto quello che avrebbe sofferto peccando ma, durante la sua vita terrena, egli non offenderà mai il Signore col peccato mortale.

Chi di lui o di santa Lucia è il più grande? Lo sa solo Dio. Santa Lucia ci toglie il fiato ma certamente san Giovanni della Croce nel praticare in modo eroico le virtù cristiane è stato grandissimo, non solo per i carismi che ha ricevuto.

Non possiamo distogliere lo sguardo dai martiri. Gesù è il primo e il Re dei Martiri. Continuamente, celebriamo essenzialmente la memoria e il culto di un Martire, anche nella Messa meno solenne: “entrando liberamente nella sua Passione”. Papa Francesco nella prima Messa con i Cardinali dopo la sua elezione ha detto subito che un Cristianesimo senza croce non è Cristianesimo.

Ma non possiamo disprezzare il nostro martirio quotidiano, che forse appare senza nessuna gloria, nel grigio dell’amore imperfetto che portiamo ai mediocri pieni di debolezze banali che ci attorniano e di cui facciamo pienamente parte. Non possiamo disprezzare il merito della piccola speranza che deve trionfare ogni giorno senza che si vedano ancora risultati “di santità” e con tanti fallimenti che invece si vedono.


La vita dei santi guardata “a livello delle pratelline” ci dice che la pasta della loro vita era spesso molto simile alla nostra. Eppure sono un capolavoro di Dio. Imitiamo la loro fede.

martedì 13 dicembre 2016

NON VI SIETE NEMMENO PENTITI PER CREDERGLI martedì III Sett. Avvento

Rubens - Cristo nella casa di Simone
Hermitage - San Pietroburgo
Nel Vangelo di ieri vedevamo un laico (Gesù) chiamare a conversione dei chierici. Che audacia!

Gesù ci insegnava come evitare le polemiche senza cadere nella solita e troppo facilmente accettata “bugia bianca”, “bugia a fin di bene”. Gesù usa la “restrizione mentale”: alla domanda Gesù non risponde. Gesù però non rinuncia ad aiutare i suoi interlocutori. Li porta a scoprire la loro coscienza: “il battesimo di Giovanni da chi veniva, dal cielo o dagli uomini?”. Grande spavento intimo, e conciliabolo tra gli accusatori di Gesù: “ci ha preso in fallo, non abbiamo risposta valida!” Rispondono: “non lo sappiamo”. E invece lo sanno, lo sanno. E Gesù che lascia perdere lì la controversia, dà loro tutto l’agio di contemplare la risposta vera nella propria coscienza.

Di fronte alle violenze atroci che si verificano dovunque nel mondo in questo periodo (Istanbul, Il Cairo e la Nigeria in un solo giorno!), può bastare un atteggiamento di dialogo come quello che ci insegna Gesù per evitare polemiche e violenze? Probabilmente no. Anche se la crescita spirituale porta alla fiducia sempre maggiore nel potere della preghiera. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, il Mahatma Gandhi diede la sua approvazione ai giovani indiani che decidevano di andare a combattere in Europa a fianco degli inglesi. Quando arrivò la seconda guerra mondiale, gli chiesero cosa intendeva fare. Rispose che non sentiva che la cosa lo riguardasse, ma, nel caso, avrebbe affrontato Hitler con un grandissimo atto di preghiera. Comunque la Chiesa non ha mai imposto ai battezzati di non ricorrere alla protezione delle forze dell’Ordine quando è minacciata la loro vita e quella dei loro familiari, o di rinunciare a che gli autori di crimini siano giudicati con giusto processo. Anche lì è un problema di crescita spirituale e non di legge. L’invito di Gesù non è certo di fermarci alla legge o di limitare la crescita nella fiducia in Dio, nel perdono e nel dare la vita per gli altri.

Se la guerra e i grandi giochi di potere sembrano a prima vista lontani dalla nostra portata, ci sono invece ambiti dove possiamo e dobbiamo agire in modo positivo. La violenza in famiglia è normalmente fatta solo di chiusure, di accuse, di mancanza di misericordia. Imparare a morire a sé stesso nelle relazioni quotidiane è una vera morte e vale molto. I conquistatori secondo il mondo usano le armi. Coloro che si aspettano tutto da Dio sanno che la vittoria sarà data ai miti: “Beati i miti perché erediteranno la terra”. Una terra riconciliata e ripulita da ogni bruttura dove si affretteranno ad accoglieranno tutti i loro amici.

“Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. È una componente di quella gioia dell’amore che ho presentato nello scorso marzo nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia … La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società.” (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata della Pace 2017, n. 5).