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lunedì 31 agosto 2020

NELLA DEBOLEZZA, CON MOLTO TIMORE E TREPIDAZIONE / Lunedì XXII sett. T.O.


Mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio.

In queste letture scopriamo che la grazia, l’elezione gratuita da parte di Dio, e la croce, si congiungono. Paolo annuncia "solo Gesù Cristo e Cristo crocifisso", Gesù ricorda che Dio sceglie chi vuole. Il mistero di Cristo crocifisso e risorto salva superando ogni buon senso. Non è contrario alla ragione, ma la ragione da sola non ci arriva. Può entrare solo attraverso il cuore e con l’azione soave e potente insieme dello Spirito Santo.
Ma l’uomo rifiuta la croce, come, molto spesso, rifiuta la grazia. È quello che succede a Nazareth. Ci sorprende il tono immediatamente aggressivo (almeno così ci sembra) di Gesù. Ci sta sicuramente un dibattito precedente che non conosciamo abbastanza. Ma l’essenziale è molto chiaro: l’uomo pretende da Dio, l’uomo non si fida della grazia e dello Spirito Santo, vuole ricondurre tutto a quello che comprende, a ciò che può in qualche modo dominare. Dio si dona ma non appartiene a nessuno.
Le espressioni di papa Francesco ieri all’Angelus sono molto chiare:
“Per Pietro e gli altri discepoli – ma anche per noi! – la croce è una cosa scomoda, la croce è uno “scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo” il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza.  … È proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù. … facciamo in modo che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili. La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale.”

Prima Lettura   1 Cor 2, 1-5
Vi annunciai Cristo crocifisso. 

domenica 30 agosto 2020

1 SETTEMBRE - 4 OTTOBRE, GIUBILEO DELLA TERRA / Tempo del Creato 2020 / n. 2



Trent’anni fa, era il 1989, il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, lanciava la Giornata di preghiera per la salvaguardia del Creato fissandola al primo settembre di ogni anno. Recentemente papa Francesco ha voluto non solo associarsi a questa iniziativa estendendola alla Chiesa Universale, ma prolungarla fino al 4 ottobre, istituendo il "Tempo del Creato".
Anche quest’anno il Patriarca Bartolomeo ha scritto un messaggio Romano in cui rileva che non c’è progresso fondato sulla distruzione della natura "lo sviluppo economico non può rimanere un incubo per l'ecologia”. “Per quanto tempo ancora la natura sopporterà le discussioni e le consultazioni infruttuose e ogni ulteriore ritardo nell'assunzione di azioni decisive per la sua tutela?”. Sono parole che ci devono far fermare e riflettere. 
Ora, scrive Bartolomeo I, la cura per l’ambiente è una dimensione della fede, non è un’azione aggiuntiva nella vita ecclesiastica ma una sua manifestazione sostanziale. Il dramma ecologico che viviamo proviene dall’ostile capovolgimento dei valori all’interno dell’uomo provocato dal peccato originale, quando l’uomo ha seguito la voce e la visione di Satana, introducendo un profondo disordine nella propria vita e in tutte le relazioni, tra esseri umani, tra l’uomo e il Creato. Un’ecologia integrale è solo l’estensione del rinnovamento in Cristo di tutto l’Universo .
Scrive il Patriarca Bartolomeo: “In sostanza l’interesse della Chiesa per la salvaguardia del creato è un’estensione della divina eucarestia in tutte le dimensioni della sua relazione col mondo. La vita liturgica della Chiesa, l’ethos ascetico, il servizio pastorale, il modo di vivere la Croce e la resurrezione dei fedeli, il desiderio implacabile dell’eternità, formano una comunità di persone, attraverso la quale la realtà naturale non è oggetto, materiale pratico per coprire le necessità della persona e dell’umanità, ma è azione, destino, creazione del Dio personale, che ci chiama a esserne rispettosi e a salvaguardarlo, essendone divenuti suoi collaboratori, economi, custodi e sacerdoti della creazione, perché coltivassimo una relazione eucaristica con il Creato”.


sabato 29 agosto 2020

GESU' E' STATO TENTATO DI MOLLARE TUTTO? / XXII Dom A T.O.



Geremia è il profeta di cui la Bibbia riporta maggiormente il travaglio interiore e i sentimenti personali, anche se nessun profeta, nessun personaggio della Scrittura è asettico. Nessuno è quell’ “ambasciatore che non porta pena” che non si lascia coinvolgere nel servizio che deve compiere. In quel servizio si tratta della loro vita e della loro salvezza, della vita del loro popolo o del prossimo anche se straniero, si tratta essenzialmente di un atto di amore profondo a Dio, della fedeltà a valori che rendono la vita degna dell’uomo, degna di essere vissuta. Tutti profeti vivono il dramma della vita e della morte, della violenza e dell'ingiustizia, e del confronto con Dio, con l’Assoluto e la sua grandezza. E lo esprimono. Comprendiamo molto bene che Geremia, di fronte alle difficoltà, alle persecuzioni, sia stato tentato di lasciar perdere tutto. E lo benediciamo perché ci incoraggia a non mollare, ma dialogando con Dio, appoggiandoci a lui, a superare i momento i difficili.
“quando sei nel buio, nella confusione, nell’avvilimento, non cambiare nulla, persevera soltanto” dicono i grandi maestri spirituali. È un consiglio preziosissimo che può salvarti la vita, può salvare la tua chiamata. Chi è stato chiamato ad una missione e la abbandona, sbaglia profondamente. Sbaglia anche chi rimane al posto assegnato ma “tira i remi in barca”, “si siede”, si rassegna, “sopporta”. Questo capita molto spesso, e forse non ce ne rendiamo sempre conto. Ma quando la vita, la vita cristiana, la vita di comunità, diventa senza gusto, quando vuoi fare il minimo sindacale, preoccupati. Fai un grande atto di fede in Dio, in un colloquio sincero con lui, e abbandonati a Lui. In Cristo risorto, che ha vinto il mondo e ha vinto la morte, rialzati e cammina.
Ricordati che il senso autentico di “sopportare” nel Nuovo Testamento è “portare su!” “Hupomonè!”
Ci impressiona pensare che Geremia è figura di Gesù Cristo e che quindi Gesù, in tutto uguale al Padre che ci ama, è anche uomo come noi in tutto tranne che nel peccato, e avrà provato questo impatto duro con la derisione, con la vergogna e il rifiuto al punto di vacillare nella sua decisione di testimoniare il Padre. Nel Getsemani Gesù chiede al Padre di evitargli quel calice. Nella lettera agli ebrei scopriamo che egli supplicò con forti grida e lacrime di essere salvato dalla morte e fu esaudito per la sua pietà. Oggi Gesù dice a Pietro che è Satana e lo tenta (scandalo). Ma la verità è che non siamo abituati a vedere Gesù con i nostri tormenti. E diciamo:  “Gesù sì, ma mica sono Gesù Cristo io!” E invece Gesù Cristo è te e tu sei Gesù Cristo.  

Prima Lettura  Ger 20, 7-9
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.

MA IL SINDACO LO SA? / Tempo del Creato 2020 / n. 1



Un'amica mi ha fatto scoprire che secondo una legge del 1992 (Legge Cossiga-Andreotti n. 113), rinnovata con la legge 10 del 14 gennaio 2013 perché la prima era stata largamente disattesa, è obbligatorio per i Comuni di più di 15 mila abitanti, di piantare un albero per ogni nuovo nato.
Gli alberi sono i nostri alleati preziosi in quasi tutte le dimensioni della vita: per l’ecosistema offrendo rifugio e cibo a piante e animali, mantenendo il regime delle piogge e custodendo l’integrità dei suoli fertili, essendo un elemento fondamentale di sopravvivenza di piante e animali alla stagione secca e nella lotta alla siccità cronica, abbassando la temperatura sia direttamente al suolo con l’ombra del fogliame, che assorbendo il CO2e  producendo in cambio Ossigeno. Gli alberi sono fonte di salute e di benessere psicologico e spirituale. Possono salvare il pianeta! Stiamo riscoprendo il valore del legno come materiale di costruzione e capacità di isolazione termica. Gli alberi sono molto importanti anche in senso di memoria con la loro longevità, in senso estetico e simbolico. I pregi e l’importanza degli alberi nel ciclo della vita del pianeta sono quasi infiniti. Eppure sono stati trattati senza riguardo e c'è stata una deforestazione globale scriteriata per decenni. Dobbiamo fare alleanza con gli alberi.
Piantiamo alberi nella nostra città e nei suoi dintorni. Partecipiamo alla riforestazione anche in altre zone del mondo, contribuendo così alla “Compensazione Carbone” delle nostre attività.
Come primo passo, mettiamo in pratica questa legge che obbliga il nostro Comune a piantare un albero per ogni nuovo nato. Aiutiamo nel reperire terreni ed essenze adatte. Piantiamo anche di propria iniziativa alberi dove possediamo terreni liberi.
Se qualcuno della parrocchia è interessato, costituiamo un gruppo che si incarichi di questa missione.

venerdì 28 agosto 2020

SAN PAOLO E SANT'AGOSTINO SI CONTRADDICONO? / sant'Agostino 28 agosto

Sant'Agostino e l'angelo che gli mostra i limiti della sua filosofia.

Oggi la Chiesa ricorda sant’Agostino, uno dei maggiori Padri della Chiesa. Nella prima lettura di oggi san Paolo mette i Corinti in guardia contro i bei discorsi. Altrove se la prende con i filosofi. Sant’Agostino era un bel parlatore e un filosofo e faceva carriera con questo alla Corte dell’Imperatore. Dopo la conversione continuerà a parlare bene, a filosofare da cristiano. San Paolo viene contraddetto dalla Chiesa successiva? Sant’Agostino ancora pagano ha sperimentato che la sola filosofia non bastava e che a salvarlo, a cambiare il cuore e la sua vita è stato l’amore gratuito di Dio manifestato nella stoltezza della  croce e attraverso le Scritture cristiane che lui guardava dall’alto per la rozzezza del loro stile e della loro grammatica. È l’esperienza della grazia che Agostino annuncerà tutta la sua vita, specie contro Pelagio e i suoi seguaci.
Ma, convertito, Agostino ama oltre che con il suo cuore e le sue forze, anche con la sua intelligenza. Mette la sua intelligenza e la sua cultura al servizio dell’incontro con Gesù Cristo, e con frutti meravigliosi. È un momento in cui la Chiesa costruisce una cultura cristiana, non solo di testimonianza. E questo aiuta tutti a comprendere meglio il Cristianesimo, l’annuncio di Gesù Cristo, e a discernere le sue contraffazioni. Da sempre Agostino è stato confrontato con le eresie cristiane. Anche san Francesco che parte da “idiota”, dopo un po’ comprende assieme ad altri e in particolare a sant’Antonio, che è necessario, malgrado i pericoli (“poi quel frate che avrà studiato si siederà sul trono e dirà al fratello che non avrà studiato: fratello portami  il mio libro!”) che i frati sappiano rispondere anche con il ragionamento alle domande e obiezioni degli eretici e della gente comune. “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (S. Giovanni Paolo II). Non si tratta di cultura accademica, ma di persone che meditano e concretizzano nel loro modo di vivere l'annuncio che li salva.


Le dieci vergini del Vangelo ci dicono assieme a sant’Agostino che l’olio – che è la grazia dello Spirito Santo – si accumula portando a Cristo le proprie esperienze di vita e meditando su di esse. Anche gli sbagli servono. Gli errori di Agostino, il suo peccato quando si butta dietro le proprie passioni e ha come progetto di vita di cercare in tutto sé stesso, riportati a Cristo, diventano materiale per un discernimento più puro, più radicale. Il ritorno di Agostino alla luce è stato faticoso, e per questo motivo si converte così tardi. Infatti non conviene peccare. Ma Dio trasforma tutto in occasione di grazia. Tutto serve al bene di coloro che amano Dio.

Prima Lettura  1 Cor 1, 17-25
Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, ma, per i chiamati, sapienza di Dio. 

martedì 25 agosto 2020

MOSCERINI E CAMMELLI / martedì XXI sett. T.O.

Aggiungi didascalia

Non abbiamo più lo stesso problema culturale che avevano gli antichi e in particolare gli ebrei del tempo di Gesù. Le tradizioni e i divieti hanno meno autorità oggi che in passato. Però la tendenza a fissarsi su dei particolari, religiosi o meno, è una tendenza sempre presente nello spirito umano, fino alla nevrosi e alla superstizione. E ci interessa conoscerne i meccanismi e come non cadere in questa schiavitù. Gesù e Paolo non condannano le tradizioni che aiutano ad esprimere dei valori e a strutturare la vita, anche spirituale, ad essere persone concrete ed efficaci (le buone abitudini; “servi l’ordine e l’ordine ti servirà”, ecc.). Gesù e i suoi discepoli condannano il mettere al centro della propria vita delle pratiche, delle formule, dei particolari e delle regole. E questa tendenza rimane nel nostro cuore. Gesù è chiaro: è trascurando la giustizia, la misericordia e la fedeltà che trasformiamo il rapporto con Dio (o con la vita) in un “filtrare il moscerino” sterile, che ci applichiamo a cose esterne, fuggendo dall’essenziale.
 – Ma il discorso della giustizia verso i poveri e ogni persona, della misericordia e della fedeltà è immenso e al di sopra delle mie forze! Se è come dici tu (come dice Gesù), non potrò mai essere cristiano…. – Impossibile all’uomo ma non a Dio, perché nulla è impossibile a Dio. Anzi, possibilissimo a Dio. La soluzione, l’unica, ma accessibile a chiunque, è di abbandonarsi a Gesù, di lasciarsi guidare da lui e seguirlo, di allenarsi all’ascolto della sua voce, attraverso la Parola, attraverso il cuore nella preghiera, attraverso le persone e le situazioni, attraverso l'obbedienza.

Prima Lettura  2 Ts 2, 1-3.13-17
Mantenete le tradizioni che avete apprese.

lunedì 24 agosto 2020

QUANTO VALE SAN BARTOLOMEO? / 24 agosto s. Bartolomeo



Nel Vangelo di oggi, san Bartolomeo manifesta una personalità interessante. Ma dopo la Pentecoste la Scrittura non parla più di lui. Non significa che non sia importante. Infatti, Dio sa quello che noi non sappiamo della sua testimonianza e del suo apostolato. Ma sopratutto ascoltando la lettura dell’Apocalisse scopriamo che la sposa dell’agnello, la città santa, la Gerusalemme celeste, è difesa da mura che poggiano su dodici basamenti sopra i quali sono scritti i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello, tra cui quello di Bartolomeo.
I nomi delle dodici tribù d’Israele stanno sulle mura, quelli degli apostoli sono a basamento. Cronologicamente gli apostoli vengono dopo, ma spiritualmente sono la base, perché la nostra fede in Cristo e la nostra speranza per la vita eterna è fondata sulla loro testimonianza concorde della morte e risurrezione di Gesù e della nuova Via che egli ha aperto per l’umanità con i suoi gesti e il suo insegnamento. È molto più facile e logico fare fiducia ad un gruppo unito e concorde, che ha visto le stesse cose, ha sperimentato le stesse cose, vive gli stessi valori, che, per esempio, ad uno solo.
Bartolomeo come membro dei “Dodici”, ci dice quanto, oggi, l’essere concordi come comunità, uniti al vescovo di Roma e all’insegnamento della Chiesa, sia fondamentale per la credibilità della testimonianza cristiana. Se qualcuno non facesse altro che vivere con fedeltà la vita comunitaria, pagando di persona per costruire la comunione e la unità, farebbe tanto per la salvezza del mondo! Certo, significa portare i pesi degli altri, anche in quelle comunità in cui ognuno è entrato per vivere la conversione al Vangelo. Purtroppo l’amore all’unità ci sfugge spesso! Anche quando sono solo io a credere in Cristo nella mia famiglia, sul lavoro, ecc., posso avere un amore all’unità efficace oppure no. So infatti che Cristo è morto per tutti, giustificando tutti, e vuole la riconciliazione di tutti. Senza sminuire in nulla la mia fedeltà a Cristo, posso avere un atteggiamento che favorisce l’unità. Giovanni XXIII disse: “sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono!” Sappiamo come questa frase, frutto di una lunga esperienza e sostenuta da azioni coerenti, ha aiutato moltissime persone a rovesciare la loro prospettiva, a cambiare atteggiamenti, modi di pensare e relazionarsi.
Leggiamo nella Istruzione sulla Conversione pastorale al n. 10 che lo Spirito Santo spinge a “un nuovo discernimento comunitario«che consiste nel vedere la realtà con gli occhi di Dio, nell’ottica dell’unità e della comunione»[11]. È dunque urgente coinvolgere l’intero Popolo di Dio nell’impegno di cogliere l’invito dello Spirito, per attuare processi di “ringiovanimento” del volto della Chiesa.”
La frase in corsivo è tratta dall’Udienza generale del 12 giugno 2019, quando Francesco commentava l’allontanamento progressivo di Giuda dalla comunione con gli altri fino alla rottura e all’esito tragico, e la ricomposizione di questa unità con l’elezione di Mattia.

Prima Lettura  Ap 21, 9-14
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

domenica 23 agosto 2020

L'APPELLO ALLA PREGHIERA: CHE COSA E'? PUO' PARLARE ALLA NOSTRA COSCIENZA CRISTIANA?



Siamo purtroppo abituati che l’espressione “ 'Allahu 'akbar” sia usata da terroristi o persone psichicamente fragili al momento di commettere qualche atto violento. Ma in sé, questa espressione, tipica della preghiera e della fede islamica, è nobile e dice una grande verità: Dio è il più grande di tutti e di tutto. Quindi a lui e a lui solo va l’adorazione.
È con questa espressione ripetuta più volte che inizia l’appello (‘adhan) alla preghiera fatto dal muezzin dall’alto del minareto. Questo invito alla preghiera impressionò molte persone. Tra questi i più famosi sono probabilmente san Francesco quando andò in Egitto con l’esercito crociato e, molti secoli dopo, il giovane Charles de Foucauld ancora ateo. Cerchiamo di conoscerne il testo secondo la tradizione sunnita (le formule di altre tradizioni non differiscono molto) e di comprendere in cosa può essere una testimonianza anche per noi come lo è stato per le persone sopra ricordate.
Allah è il più grande ( ʾAllâhu ʾakbar). Attesto che non c'è divinità se non Allah (ʾašhadu ʾan lâ ʾilâha ʾillâ –llâh). Attesto che Muhammad è il messaggero di Allah (ʾašhadu ʾanna Muḥammadan rasūlu –llâh). Venite alla preghiera (ḥayya ʿalâ ṣ-ṣalât). Venite alla felicità (ḥayya ʿalâ l-falâḥ). La preghiera è meglio del sonno (aṣ-ṣalâtu khayrun min an-nawm) *. Allah è il più grande ( ʾAllâhu ʾakbar). Non c'è divinità se non Allah (lâ ʾilâha ʾillâ –llâh).
La preghiera cristiana è immensamente ricca, ma non è peccato confrontarci con la preghiera musulmana. Infatti possiamo condividerne molte espressioni ed esserne confortati e stimolati.

PIETRO E IL POPOLO UNITO A LUI, INSIEME MESSIA DEL SIGNORE / XXI Dom A,T.O.


Isaia passa a Eliakìm il potere di Unto del Signore. Le espressioni usate annunciano Gesù Cristo, ma descrivono il ruolo di Eliakìm che sarà un Servitore fidato del Re, Messia di Dio nella sua generazione. Poi questa Unzione passerà ad altri, fino a Gesù. E anche se Gesù è la pienezza e “dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Giovanni 1,16), anche Gesù passa ad altri la chiave della casa di Davide. Dopo Gesù il Messia sarà Pietro e la Chiesa.
Infatti Pietro nella sua generazione sarà il piolo conficcato in luogo solido, la pietra sulla quale sarà edificata la Comunità di Gesù. E in ogni generazione c'è Pietro, che si chiama Lino, Cleto, Clemente, Sisto, fino a Giovanni Paolo, Benedetto e Francesco. Quanto dobbiamo ringraziare per avere il dono di Pietro in mezzo a noi! Anche se umanamente un Papa può avere qualità e santità diverse da un altro, anche se, legittimamente, un Papa può piacere di più o piacere di meno, egli è Pietro. San Francesco non era appiattito sulle idee di Pietro, che sia stato Innocenzo o Onorio, altrimenti non avrebbe mai incontrato il Sultano a Damietta diventando suo amico. Ma aveva promesso “obbedienza e ossequio  al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti” (Regola bollata I) ed è stato fedele alla sua promessa. Obbedienza e ossequio(!!!). Quanti oggi si credono profeti perché non obbediscono e mancano di rispetto al Papa. Sono forse più intelligenti di san Francesco? Più santi di lui? Più intelligenti e santi di Gesù che ha stabilito una roccia a nostra guida e salvezza?
Ma è tutta la Chiesa, tutto il popolo, che, unito a Pietro, riceve l’unzione e la promessa che le “potenze degli inferi non prevarranno su di essa”! In questa tua generazione tu fai parte del popolo sacerdotale, del popolo Messia. Cristiano, diventa ciò che sei! La prima generazione cristiana ha incendiato il mondo. Come mai, la nostra generazione sembra in ritirata un po’ ovunque?
Nella recente Istruzione Vaticana “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa del 29 giugno scorso, leggiamo al n. 21.:  
Percorrendo gli Atti degli Apostoli, ci si rende conto del protagonismo della Parola di Dio, potenza interiore che opera la conversione dei cuori. Essa è il cibo che alimenta i discepoli del Signore e li fa testimoni del Vangelo nelle diverse condizioni di vita. La Scrittura contiene una forza profetica che la rende sempre viva. Occorre, quindi, che la parrocchia educhi alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio attraverso proposte diversificate di annuncio[22], assumendo forme comunicative limpide e comprensibili, che raccontino il Signore Gesù secondo la testimonianza sempre nuova del kerigma[23].
È così nella mia parrocchia, nel mio gruppo o nella mia comunità? Per qualcuno queste espressioni e in particolare la parola Kerigma evocano realtà astruse o vaghe. Certo non contano le parole ma il loro contenuto. Ma talvolta manca il contenuto di queste espressioni o parole nella vita parrocchiale. E perché, se questo è l’essenza della vita redenta, della speranza cristiana? La risposta è una sola. Alla radice c'è la mancanza di fede che, per paura della morte, induce a sviare discorsi e attività verso altri temi. Non si parla di risurrezione e di vita eterna perché prima di risorgere Gesù è morto sulla croce e preferisco non parlare di morte, né di morte in croce.

Prima Lettura  Is 22, 19-23
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide.

sabato 22 agosto 2020

LA FORZA DEL PECCATO E' LA LEGGE 2/2 Legge, peccato, confessione, comunione

Io, sventurato!
(... segue dal post LEGGE, PECCATO, CONFESSIONE, COMUNIONE del 21 ago 2020)
San Paolo nella prima lettera ai Corinzi scrive che è la legge di Dio che dà forza al peccato. Sembra assurdo. Ma invece no! Ed è essenziale comprenderlo. Per questo bisogna conoscere il contesto. San Paolo ricorda ai Corinzi  – usa un’espressione molto più forte, “vi rendo noto”, che accentua il valore di quello che sta per dire – la buona notizia che cambia la vita di quanti se ne fidano, l’unica notizia che salva: i nostri peccati erano la causa della nostra morte, e rendevano questa vita una pre-morte, ma Cristo è morto per cancellarli, e risorgendo, lui uomo come noi, dona ad ogni uomo il potere di risorgere, di trionfare dalla morte. La sua vittoria sulla morte è la nostra vittoria! Ed ecco quindi la conclusione di Paolo che inizia sotto forma di canto:
La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”. (1 Cor 15, 54-58).
Veniamo allora al punto: perché la legge di Dio è la forza del peccato?

venerdì 21 agosto 2020

LEGGE, PECCATO, CONFESSIONE, COMUNIONE 1/2




“Ho sempre pensato che la Confessione fosse il passaggio necessario per accedere all'Eucarestia...La Confessione diretta con il Signore e' una abitudine molto più frequente e naturale...non avrebbe valore la prima se non ci fosse innanzitutto la seconda, potrebbe, invece, valere il contrario? Potremmo accedere quindi all'Eucarestia senza la prima?”
Siccome molti mi dicono che non riescono a mettere commenti ai post sul Blog, normalmente non guardo se ci sono o meno commenti. Solo qualche giorno fa ho trovato questo commento-domanda. IN OGNI CASO, PER COMUNICARMI COMMENTI SI PUO' FARE CON WHATSAPP, AL NUMERO 338 39 51 007; OPPURE VIA MAIL: fratefrancescomaria@libero.it
Rispondo brevemente alla domanda: Si può accedere alla Comunione eucaristica senza confessarsi?

POTRANNO QUESTE OSSA RIVIVERE? / s. Pio X, 21 agosto



Non possiamo vivere senza norme e regolamenti. Dopo il Concilio è nata una comunità fondata solo sullo “spirito di famiglia” radicato nel battesimo e lo Spirito Santo. Ognuno sapendosi famiglia avrebbe agito guidato dal Vangelo, nutrito dalla Parola e dai Sacramenti. I membri erano tutti dei consacrati con voti privati di castità o seminaristi in formazione. Quindi persone con un forte ideale evangelico, una massima libertà di vita e un minimo di bisogni economici, ecc. Chi ha lanciato questa esperienza era gente di grande spessore. Il fondatore è oggi un Cardinale in pensione e il responsabile della comunità di Napoli è un prete mio amico. La conclusione è che il peso del peccato originale, dell’egoismo, ma anche della mancanza di visione chiara dell’insieme e delle priorità hanno fatto sì che sia stato necessario legiferare.
Eppure san Paolo loda Dio che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita”. (2Cor 3,6; vedi anche Rm 2,27-29 e Rm 7,6). La lettera di cui si parla è quella della Legge, del precetto. Notiamo però che per san Paolo la Legge è buona, è la sua osservanza non animata dallo Spirito che uccide. Papa Francesco in Evangelii gaudium, n. 27 scrive: «Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci».
È ciò che dice Ezechiele nella visione stupenda delle “ossa inaridite” che rivivono solo con la venuta dello Spirito. È ciò che Gesù ricorda ai farisei: dall’amore dipende la Legge e i Profeti. Ma difficilmente mettiamo questo in pratica subito. Il Cardinale Mindszenty, ottimo sacerdote e poi vescovo, disse che è in carcere, torturato e umiliato (fu arrestato dal regime comunista nel 1948), già 56 enne, che aveva imparato a mettere l’amore alla base di ogni suo pensiero e azione. Questo significa il motto di san Pio X: “Instaurare omnia in Christo”, Instaurare ogni cosa in Cristo.

Prima Lettura  Ez 37, 1-14
Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.

giovedì 20 agosto 2020

AMICO, COME SEI ENTRATO QUI? / S. Bernardo, 20 agosto

San Bernardo, innamorato della Madonna.

Meravigliosa promessa di Dio tramite il profeta Ezechiele: vi aspergerò con acqua pura, vi darò un cuore che sa amare, radunerò i dispersi…. Il Vangelo aumenta questa promessa dicendo che Dio chiama cattivi e buoni. C'è posto per tutti noi!

Ma c'è una condizione: indossare l’abito nuziale! Convertirsi. O piuttosto permettere a Dio di convertirmi, lasciarmi guidare e convertire. Che io sia prete o religioso, religiosa, o laico,  laica, è uguale per tutti: non si entra in paradiso senza conversione totale. Totale! È l’amore di Dio che fa questo, ma non posso pretendere di entrare con le mie mormorazioni, i miei rancori, la mia avarizia, orgoglio, superbia, lussuria, doppiezza, ecc. Il bello è che in paradiso, non vedrò più facce arrabbiate, non sentirò la durezza del rancore, i colpi di coltello o di forbici dei giudizi, ecc. Solo amorevolezza, accoglienza, gioia, misericordia. Ma non potrò entrare se io stesso non ho abbandonato tutte queste cose.
Al mio ingresso in noviziato tra i frati c'era ancora l’abitudine della “svestizione”  prima di indossare l’abito religioso. Uscivi dalla cappella e rientravi in mutande per subito ricevere l’ “abito della penitenza a forma di croce” come dice san Francesco. Spogliato e rivestito, non sopravvestito, come vorremmo tutti fare. Un gesto simbolico molto forte. Un rito vissuto solo con la comunità.
Oggi molte comunità religiose invitano tutti, parenti e amici a fare festa per la vestizione dell’unico novizio o novizia. Chiaramente non si può fare questa “svestizione” alla presenza di estranei, magari dell’altro sesso. Quanto è sbagliato però invitare estranei ad una presa d’abito! Entrare in noviziato non è un traguardo, una vittoria, è l’inizio dell’anno di prova, è il momento proprio di distaccarsi da parenti e amici. Nemmeno la professione dei voti temporanei ha ancora grande valore, ma comunque hai superato una prima prova. Per chiunque, laico o meno, se apparentemente sei rivestito di tanti valori religiosi ma nell’intimo non ti sei spogliato dell’uomo vecchio, non ci sarà posto per te alla festa di nozze del re. Molti dei primi saranno ultimi e ultimi saranno primi. Per questo Bernardo entrò in una comunità guidata dalla volontà di vivere fino in fondo la conversione al Vangelo e diffuse questo tenore di vita con la riforma cistercense.

Prima Lettura   Ez 36, 23-28
Vi darò un cuore nuovo. Porrò il mio spirito dentro di voi.

RELIGIOSITA' E CRIMINALITA', LIBERARE LA MADONNA DALLE MAFIE. FINALMENTE!



San Luigi di Montfort diceva che come i falsari non si preoccupano di fare monetine false, perché il guadagno è troppo poco, il diavolo, abile falsario, cerca di sviare i culti più importanti, cioè il culto dell’Eucaristia e il culto mariano. Aggiungiamo il culto dei santi Patroni di ogni paese e parrocchia perché coinvolgono tutta la comunità locale. Niente di strano quindi che le nostre feste patronali e mariane, siano infiltrate dalla Camorra e dalle varie mafie. In particolare non si comprende come possa esistere l’abitudine degli inchini alle case di certi personaggi. Non è difficile comprendere che è l’uomo che si deve inchinare davanti alla santità che ha trionfato dal male e conseguito il premio celeste, non il santo o il suo simbolo all’uomo!
È da tempo che la parte sana della Chiesa, dai laici ai preti, delle autorità civili, assieme alle forze dell’Ordine e alla magistratura, vivono con disagio crescente lo scandalo delle deviazioni camorristiche di molte manifestazioni di religiosità popolare. La P.A.M.I. (Pontificia Accademia Mariana Internazionale) ha messo a fuoco il tema del rapporto tra religiosità e criminalità, creando una struttura di monitoraggio permanente con la partecipazione anche di esperti esterni, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e della società civile.

mercoledì 19 agosto 2020

RICORDO DI DOM PEDRO CASALDALIGA

Nel dubbio, stai dal lato dei poveri.


Pedro (Pere in catalano) Casaldaliga Plà è un religioso spagnolo Claretiano (1928 - 2020), ordinato prete nel 1952, andato in Brasile nel 1968 e consacrato vescovo di Sao Felix do Araguaia nel 1971, prelatura che guiderà fino al 2005. Profeta, poeta, difensore degli umili e dei loro diritti, difensore della terra e in particolare della Selva amazzonica... E' morto l'8 agosto scorso a 92 anni. Risulta difficile stringere in parole la sua vita. "Troppo poco inchiostro per così tanta vita" titolava un articolo. Papa Francesco ha citato una sua poesia in "Querida Amazonìa". In questi giorni, l'Osservatore Romano gli ha reso omaggio riportando due suoi scritti, di cui questa meditazione sul Padre Nostro che non può non toccarci nel profondo.  

La tomba di Pedro Casaldàliga,
nel cimitero degli indigeni
più poveri, tra una prostituta
senza nome e un bracciante,
sulla riva del fiume Araguaia.
La frase di Dom Pedro dice:
"per riposare voglio solo
questa croce di legno,
 con pioggia e sole,
questi tre palmi di terra
e la risurrezione"
Padre Nostro 
«Fratelli nostri che vivete nel primo mondo:
affinché il suo nome non venga ingiuriato,
affinché venga a noi il suo Regno, e sia fatta la sua volontà,
non solo in cielo, ma anche in terra,
rispettate il nostro pane quotidiano,
rinunciando, voi, allo sfruttamento quotidiano;
non fate di tutto per riscuotere il debito che non abbiamo fatto
e che vi stanno pagando i nostri bambini,
i nostri affamati, i nostri morti;
non cadete più nella tentazione
del lucro, del razzismo, della guerra;
noi faremo il possibile per non cadere nella tentazione
dell’odio o della sottomissione,
e liberiamoci, gli uni gli altri, da ogni male.
Solo così potremo recitare assieme
la preghiera della famiglia che il fratello Gesù ci insegna.
Padre nostro, Madre nostra, che sei in cielo e sei in terra.»

ECCOMI CONTRO I PASTORI! / mercoledì XX sett. T.O.



Non ho ammazzato pecore grasse, altrimenti la mia cassa sarebbe più florida. Ma le altre indicazioni del Signore a Ezechiele mi toccano tutte anche quando in parte minima: Non ho reso davvero forti le pecore deboli, né curato come dovevo le inferme, non ho fasciato tutte le ferite, non ho riportato le disperse, non sono andato abbastanza in cerca delle smarrite, e ho mancato di dolcezza ogni giorno o quasi. È anche colpa mia se tante pecore sono disperse, sbandate e preda di tutte le bestie selvatiche. Ognuno si farà il proprio esame di coscienza.
Con la parabola degli operai dell'ultima ora, il Signore mi offre la sua misericordia. E ci dice due cose importantissime se ci mettiamo nei panni del pastore o del responsabile della vigna, perché siamo tutti pastori e responsabili di qualcuno: innanzitutto, offri a tutti quelli che hanno buona volontà la possibilità di lavorare nella vigna. È vero che molti vogliono vedere la Chiesa solo come un supermercato del sacro, ma molti che potrebbero impegnarsi e crescere, non sanno come fare perché “nessuno li prende a giornata”. Papa Francesco invita spesso a coinvolgere i laici e per lui questo fa parte della conversione pastorale della parrocchie. Poi, dona a tutti il massimo della paga! Essere generosi è da Dio. Non sai qual è la situazione soggettiva profonda di ciascuno. Se dai la massima stima, se rendi tutti uguali davanti al servizio del Regno, si costruirà più facilmente una comunità inclusiva, fraterna. Sopportare il peso della giornata e il caldo non piace a nessuno, ma è un privilegio in sé perché ci rende più vicini a Gesù, e non ci da diritto a nient’altro che la sua amicizia. Non trascurerò il fatto che logicamente “Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù”. (1Tm 3:13)

Prima Lettura   Ez 34, 1-11
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.

martedì 18 agosto 2020

MA QUESTE PRATICHE SERVONO? 2/2 riflessioni sulle pratiche di preghiera.



(... segue dal post precedente "PROMESSE, PROMESSE..."  del 17 ago 2020)
Confrontando le promesse di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque con quello che avrebbe ricevuto dalla Madonna suor Magdolna ci accorgiamo subito nelle Promesse del Sacro Cuore di un altro tono, di un altro spirito, che rispetta le condizioni evangeliche. In particolare c'è l’aspetto di perseveranza che è essenziale e manca in quello che dice la suora ungherese, e non c'è nessun automatismo che passi sopra la libertà delle persone. Sono andato a riprendere le promesse di Gesù sul sito di un monastero di Visitandine, ordine al quale apparteneva santa Margherita Maria.
Ecco quello che le Visitandine scrivono sul loro sito:
Gli studiosi di Santa Margherita Maria Alacoque dicono che nei suoi scritti risultano più di 80 promesse fatte dal Sacro Cuore. E' più o meno universalmente diffuso un elenco di 12 promesse:

LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE:

Mostrando un giorno il suo Cuore a S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690) Gesù disse:
«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo...»

In diverse apparizioni a Santa Margherita, Gesù fece le seguenti promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore e che la Santa riporta nelle sue lettere:
1. «Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato».
2. «Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise».
3. «Li consolerò nelle loro afflizioni».
4. «Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte».
5. «Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere».
6. «I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della Misericordia».
7. «Riporterò le comunità religiose e i singoli fedeli al loro primo fervore».
8. «Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione».
9. «Benedirò i luoghi dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata».
10. «A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
11. «Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato».
12. «Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale... Essi non moriranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
La grande promessa

Fra tutte le promesse fatte a S. Margherita Maria dal Sacro Cuore, la più celebre è senz'altro quella dei nove primi venerdì del mese, in cui Gesù promette la salvezza eterna a chiunque (con le dovute disposizioni) si accosterà alla Santa Comunione il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi.
Scrive S. Margherita Maria nella lettera 86: «Un venerdì, durante la santa comunione, Egli, se non mi sbaglio, mi rivolse queste parole: ‘Nell'eccessiva misericordia del mio Cuore, ti prometto che il suo onnipotente amore accorderà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che faranno la comunione per nove primi venerdì del mese consecutivi. Non morranno perciò in mia disgrazia, né senza ricevere i loro sacramenti. Il mio Cuore si renderà per loro asilo sicuro in quel supremo momento’.»
Sull'autenticità di questa promessa non ci sono dubbi, tanto che Benedetto XV, fatto più unico che raro, la volle inserire nella bolla di canonizzazione della santa.

Le condizioni
·        
·         Le nove Comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, con la volontà di perseverare nel bene. Non si richiede un fervore speciale che non sarebbe alla portata di tutti. È chiaro che se uno facesse la Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si assicurerebbe il Paradiso, ma commetterebbe un peccato gravissimo di sacrilegio.
·         Nel fare le nove Comunioni bisogna avere l'intenzione di farle secondo l'intenzione del Cuore di Gesù per ottenere il frutto della Grande Promessa, cioè la grazia della buona morte mediante la perseveranza o la penitenza finale. Questo è molto importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno nell'incominciare l'esercizio dei Primi Venerdì, non si potrebbe dire di aver adempiuto bene la pia pratica.
Fin qui, quello che scrivono le monache visitandine.
Qualcuno però mi chiede: “queste pratiche, quando uno fa già un cammino di fede attraverso la Parola e si comunica spesso, servono?”

lunedì 17 agosto 2020

PROMESSE, PROMESSE, PROMESSE... MA SONO DELLA MADONNA? 1/2 riflessioni sulle pratiche di preghiera



Ho ricevuto da un amico prudente questo testo che riporta promesse della Madonna ad una suora ungherese morta nel 1922. È vero? mi chiede. Leggiamo insieme:

Promesse di Maria Vergine Santissima per tutti coloro che faranno l’ “offerta di vita”:
1. NESSUNO DEI LORO FAMILIARI ANDRÀ ALL’INFERNO, ANCHE SE LE APPARENZE ESTERNE LO FACESSERO SUPPORRE, PERCHÉ PRIMA CHE L’ANIMA ABBANDONI IL CORPO, RICEVERANNO LA GRAZIA DEL PERFETTO PENTIMENTO.
2. NELLO STESSO GIORNO DELL’OFFERTA, USCIRANNO DAL PURGATORIO TUTTI I DEFUNTI DELLA LORO FAMIGLIA.
3. NELLA MORTE STARÒ AL LORO FIANCO, E PORTERÒ LE LORO ANIME ALLA PRESENZA DI DIO SENZA PASSARE DAL PURGATORIO.
4. I LORO NOMI SARANNO SCRITTI NEL CUORE DI GESÙ E NEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA.
5. SI SALVERANNO MOLTISSIME ANIME DALL’ETERNA CONDANNA PER QUESTA OFFERTA UNITA AI MERITI DI CRISTO. IL MERITO DEI LORO SACRIFICI, BENEFICERÀ LE ANIME SINO ALLA FINE DEL MONDO.
L’offerta di vita va fatta in questi termini:

domenica 16 agosto 2020

I DONI E LA CHIAMATA DI DIO SONO IRREVOCABILI / XX Dom. A. T.O.



Prima di Gesù gli ebrei guardavano dall’alto i popoli pagani e la promessa di Dio di farli entrare nella sua Alleanza (prima lettura) sembrava una novità assoluta e molto lontana. Poi i pagani diventati cristiani hanno guardato dall’alto gli ebrei! Eppure dice s. Paolo: I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” Da loro abbiamo ricevuto le promesse, i Patriarchi, le Scritture, … Gesù stesso, e, tramite la loro disobbedienza il Vangelo è arrivato molto più facilmente a noi!
Leggendo il brano di Romani di oggi mi chiedo come i cristiani hanno potuto diventare antisemiti! Non tutti, grazie a Dio. Un esempio folgorante è quello di sant’Ignazio di Loyola. Interrogato sul suo rapporto con i perfidi ebrei, rispose che i suoi migliori amici erano tutti ebrei. Grande stupore. Certo, disse, i miei migliori amici sono Gesù, sua Madre, san Giuseppe, i dodici apostoli, san Paolo, …
Ma molti cristiani fino a poco tempo fa’ erano antisemiti, e ci sono ancora. Solo per l'ignoranza delle Scritture si è potuto arrivare a tanto, all' “Insegnamento del disprezzo”, di cui parlava il rabbino Jules Isaac, che era comune nella Chiesa e ha facilitato le leggi razziali e gli stermini. È chiaro che il rapporto delle giovani comunità cristiane con gli ebrei non sono stati sempre idilliaci. I primi cristiani sono stati ostacolati, cacciati dalle sinagoghe…. MA SE UNO CONOSCE LA SCRITTURA E METTE LA SUA AUTORITA’ AL DI SOPRA DI TUTTO, NON PUO’ ESSERE ANTISEMITA (E NEMMENO RAZZISTA).
Più vado avanti più mi convinco che conoscere e meditare la Scrittura in comunione con la Chiesa è indispensabile per poter solo pensare di essere discepolo di Gesù. Ma, mi dirai, i primi cristiani avevano poche “Bibbie”, pochi rotoli delle Scritture. È vero in parte soltanto. In ogni caso è vero che la loro forza era la potenza del kerigma: Dio ti dimostra il suo amore chiedendo al suo Giusto di accettare la condanna a morte della crocifissione! Inaudito! Extra terrestre! o semplicemente Divino! Riconoscere questo amore non può non cambiarti la vita profondamente ed effondere su di te uno Spirito che ti sconvolge e abbatte le barriere. Inoltre i primi cristiani erano guidati dagli Apostoli con quel carisma di verità ricevuto da Gesù stesso. Nonostante la forza del kerigma però, san Paolo chiede di far leggere e meditare le sue lettere nelle altre comunità. Chiede ai suoi collaboratori di portargli le pergamene delle Scritture rimaste nella casa dove era ospite. Discute spesso con gli ebrei in base alle Scritture e raccomanda a tutti di conoscerle. Infatti esse erano presenti in ogni sinagoga, lette e meditate, e se qualche discepolo le conosceva bene “era di grande aiuto” nella evangelizzazione e formazione dei credenti e nel confronto con gli ebrei che non credevano ancora in Gesù. San Tommaso d’Aquino diceva che se parlava con un pagano aveva la ragione come terreno comune di confronto, con un ebreo aveva l’Antico Testamento, con un cristiano aveva in più il Nuovo Testamento. Se discuto con un cristiano qualunque oggi, siamo certi di avere la Bibbia e in particolare il Nuovo Testamento come terreno comune?
Un punto fondamentale è questo: se la mia identità è debole, la sola presenza di altri gruppi diversi dal mio, mi sembrerà una minaccia. Se la mia identità è forte, potrò aprirmi a tutti, arricchendomi e testimoniando. I gruppi fondamentalisti sono sempre gruppi e persone dall’identità e dalla personalità interiore debole. Come si dice: “lì, alza la voce, perché i tuoi argomenti su questo punto sono deboli!” Tante polemiche e violenze nella società, nei rapporti interpersonali, sono spesso segno di povertà di argomenti. O anche di personalità non pacificate. Lo so per esperienza personale e il mio cammino è di convertirmi. In ogni caso, io, un tempo escluso dalla grazia, devo essere grato per la misericordia ricevuta e non posso rinchiudermi in questa elezione come in un privilegio, ma devo aprirla a tutti.

Prima Lettura  Is 56, 1.6-7
Condurrò gli stranieri sul mio monte santo.