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mercoledì 19 agosto 2020

ECCOMI CONTRO I PASTORI! / mercoledì XX sett. T.O.



Non ho ammazzato pecore grasse, altrimenti la mia cassa sarebbe più florida. Ma le altre indicazioni del Signore a Ezechiele mi toccano tutte anche quando in parte minima: Non ho reso davvero forti le pecore deboli, né curato come dovevo le inferme, non ho fasciato tutte le ferite, non ho riportato le disperse, non sono andato abbastanza in cerca delle smarrite, e ho mancato di dolcezza ogni giorno o quasi. È anche colpa mia se tante pecore sono disperse, sbandate e preda di tutte le bestie selvatiche. Ognuno si farà il proprio esame di coscienza.
Con la parabola degli operai dell'ultima ora, il Signore mi offre la sua misericordia. E ci dice due cose importantissime se ci mettiamo nei panni del pastore o del responsabile della vigna, perché siamo tutti pastori e responsabili di qualcuno: innanzitutto, offri a tutti quelli che hanno buona volontà la possibilità di lavorare nella vigna. È vero che molti vogliono vedere la Chiesa solo come un supermercato del sacro, ma molti che potrebbero impegnarsi e crescere, non sanno come fare perché “nessuno li prende a giornata”. Papa Francesco invita spesso a coinvolgere i laici e per lui questo fa parte della conversione pastorale della parrocchie. Poi, dona a tutti il massimo della paga! Essere generosi è da Dio. Non sai qual è la situazione soggettiva profonda di ciascuno. Se dai la massima stima, se rendi tutti uguali davanti al servizio del Regno, si costruirà più facilmente una comunità inclusiva, fraterna. Sopportare il peso della giornata e il caldo non piace a nessuno, ma è un privilegio in sé perché ci rende più vicini a Gesù, e non ci da diritto a nient’altro che la sua amicizia. Non trascurerò il fatto che logicamente “Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù”. (1Tm 3:13)

Prima Lettura   Ez 34, 1-11
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

Salmo Responsoriale  
 Dal Salmo 22 
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.  

Canto al Vangelo 
  Eb 4,12
Alleluia, alleluia.

La parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.

Vangelo
   Mt 20, 1-16
Sei invidioso perché io sono buono?
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».  

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