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martedì 18 agosto 2020

MA QUESTE PRATICHE SERVONO? 2/2 riflessioni sulle pratiche di preghiera.



(... segue dal post precedente "PROMESSE, PROMESSE..."  del 17 ago 2020)
Confrontando le promesse di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque con quello che avrebbe ricevuto dalla Madonna suor Magdolna ci accorgiamo subito nelle Promesse del Sacro Cuore di un altro tono, di un altro spirito, che rispetta le condizioni evangeliche. In particolare c'è l’aspetto di perseveranza che è essenziale e manca in quello che dice la suora ungherese, e non c'è nessun automatismo che passi sopra la libertà delle persone. Sono andato a riprendere le promesse di Gesù sul sito di un monastero di Visitandine, ordine al quale apparteneva santa Margherita Maria.
Ecco quello che le Visitandine scrivono sul loro sito:
Gli studiosi di Santa Margherita Maria Alacoque dicono che nei suoi scritti risultano più di 80 promesse fatte dal Sacro Cuore. E' più o meno universalmente diffuso un elenco di 12 promesse:

LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE:

Mostrando un giorno il suo Cuore a S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690) Gesù disse:
«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo...»

In diverse apparizioni a Santa Margherita, Gesù fece le seguenti promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore e che la Santa riporta nelle sue lettere:
1. «Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato».
2. «Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise».
3. «Li consolerò nelle loro afflizioni».
4. «Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte».
5. «Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere».
6. «I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della Misericordia».
7. «Riporterò le comunità religiose e i singoli fedeli al loro primo fervore».
8. «Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione».
9. «Benedirò i luoghi dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata».
10. «A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
11. «Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato».
12. «Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale... Essi non moriranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
La grande promessa

Fra tutte le promesse fatte a S. Margherita Maria dal Sacro Cuore, la più celebre è senz'altro quella dei nove primi venerdì del mese, in cui Gesù promette la salvezza eterna a chiunque (con le dovute disposizioni) si accosterà alla Santa Comunione il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi.
Scrive S. Margherita Maria nella lettera 86: «Un venerdì, durante la santa comunione, Egli, se non mi sbaglio, mi rivolse queste parole: ‘Nell'eccessiva misericordia del mio Cuore, ti prometto che il suo onnipotente amore accorderà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che faranno la comunione per nove primi venerdì del mese consecutivi. Non morranno perciò in mia disgrazia, né senza ricevere i loro sacramenti. Il mio Cuore si renderà per loro asilo sicuro in quel supremo momento’.»
Sull'autenticità di questa promessa non ci sono dubbi, tanto che Benedetto XV, fatto più unico che raro, la volle inserire nella bolla di canonizzazione della santa.

Le condizioni
·        
·         Le nove Comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, con la volontà di perseverare nel bene. Non si richiede un fervore speciale che non sarebbe alla portata di tutti. È chiaro che se uno facesse la Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si assicurerebbe il Paradiso, ma commetterebbe un peccato gravissimo di sacrilegio.
·         Nel fare le nove Comunioni bisogna avere l'intenzione di farle secondo l'intenzione del Cuore di Gesù per ottenere il frutto della Grande Promessa, cioè la grazia della buona morte mediante la perseveranza o la penitenza finale. Questo è molto importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno nell'incominciare l'esercizio dei Primi Venerdì, non si potrebbe dire di aver adempiuto bene la pia pratica.
Fin qui, quello che scrivono le monache visitandine.
Qualcuno però mi chiede: “queste pratiche, quando uno fa già un cammino di fede attraverso la Parola e si comunica spesso, servono?”
La risposta è semplice. Tutto quello che viene da Gesù ha una ricchezza di verità e una profondità tali che rimane sempre almeno come punto di riferimento. Ma se queste pratiche fossero necessarie, Gesù le avrebbe messe nel Vangelo. I primi cristiani, 300 anni di testimonianza e di martirio che hanno convertito il Mondo Antico, non sapevano nulla di queste pratiche, non le immaginavano nemmeno, e il Signore non le proponeva, né mandava la Madonna creando santuari in vari luoghi, perché la Chiesa non ne aveva bisogno. BASTAVA IL VANGELO NON ADULTERATO E NON ANNACQUATO. Queste pratiche sono una misericordia per i lontani, i confusi, quando la parrocchia non da il Pane buono che salva. Specificamente le Promesse del Sacro Cuore sono state un intervento di Gesù stesso per riavvicinare a Lui nella fiducia, persone che si sentivano invece allontanate e sfiduciate da un insegnamento distorto che si era ampiamente diffuso nella Chiesa! All’inizio del mio cammino ho fatto i Primi Sabati e questo mi ha aiutato. I Primi Nove Venerdì erano inclusi poi nel mio cammino di religioso, e ho capito che non dovevo fare nulla di speciale al riguardo.
Oggi la Chiesa non rigetta i tesori della sua Tradizione ma fa un discorso diverso. Col Concilio la Chiesa ha voluto ritornare alle fonti del Cristianesimo, alle sue radici. E propone di riscoprire e adattare alle culture di oggi l’Iniziazione Cristiana per tutti, bambini e giovani in formazione, adulti battezzati ma non sufficientemente catechizzati e talvolta non evangelizzati. Ecco ciò che scrive l’Istruzione vaticana resa pubblica il 20 luglio 2020, dal titolo: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, ai numeri 21 -23.
21. Percorrendo gli Atti degli Apostoli, ci si rende conto del protagonismo della Parola di Dio, potenza interiore che opera la conversione dei cuori. Essa è il cibo che alimenta i discepoli del Signore e li fa testimoni del Vangelo nelle diverse condizioni di vita. La Scrittura contiene una forza profetica che la rende sempre viva. Occorre, quindi, che la parrocchia educhi alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio attraverso proposte diversificate di annuncio[22], assumendo forme comunicative limpide e comprensibili, che raccontino il Signore Gesù secondo la testimonianza sempre nuova del kerigma[23].
22. La celebrazione del mistero eucaristico, poi, è «fonte e apice di tutta la vita cristiana»[24] e dunque momento sostanziale del costituirsi della comunità parrocchiale. In essa la Chiesa diventa consapevole del significato del suo stesso nome: convocazione del Popolo di Dio che loda, supplica, intercede e ringrazia. Celebrando l’Eucaristia, la comunità cristiana accoglie la presenza viva del Signore Crocifisso e Risorto, ricevendo l’annuncio di tutto il suo mistero di salvezza.
23. Da qui la Chiesa avverte la necessità di riscoprire l’Iniziazione Cristiana, che genera una vita nuova, perché inserita nel mistero della vita stessa di Dio. È un cammino infatti che non conosce interruzione, né è legato solo a celebrazioni o a eventi, perché non è determinato in primo luogo dal dovere di compiere un “rito di passaggio”, ma unicamente dalla prospettiva della permanente sequela di Cristo. In questo contesto, può essere utile impostare itinerari mistagogici che tocchino realmente l’esistenza[25]. Anche la catechesi dovrà presentarsi come un continuo annuncio del Mistero di Cristo, al fine di far crescere nel cuore del battezzato la statura di Cristo (cfr. Ef 4, 13), attraverso un incontro personale con il Signore della vita.
Se qualcuno oggi si chiudesse in certe pratiche riconosciute dalla Chiesa, non solo le tradirebbe, perché servono a dare un appoggio per una apertura successiva, per uno slancio sempre più forte, ma avrebbe sbagliato epoca. Oggi, in una società che non riconosce Cristo, dove i legami territoriali e di relazioni interpersonali non sono più limitati e stabili come una volta, senza un ritorno alla Chiesa come comunità fondata su Cristo risorto presente in mezzo ai suoi fratelli e fondata sulla sua Parola viva, non c'è nessuna prospettiva né di evangelizzazione né di sopravvivenza.  

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