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martedì 11 agosto 2020

ABBASSARSI COME BAMBINI / Santa Chiara d'Assisi 11 agosto 2020



“Figlio dell’uomo ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle!” Credo che non ci sia nulla da aggiungere.
Nel Vangelo i discepoli chiedono: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?» Non sarà una ossessione tra loro, ma è sicuramente una grande preoccupazione: avere i primi posti, non farsi scavalcare da nessuno! Essere scavalcato, orrore! Che benedizione essere stato religioso, dove una volta sei il guardiano della comunità, un’altra volta sei un semplice frate e ti sembra normale. Che grande libertà! Permette pure a tanti di essere più facilmente responsabile almeno una volta in vita, di poter maturare e sentire di essere stato giudicato degno di fiducia, poi magari ne vedi i limiti, e lasci poi questo posto un tempo desiderato con altrettanta soddisfazione. Parlando degli Abati a vita, i benedettini dicono scherzando : “Alla fine i Padri eterni fanno i figli crocifissi”. Quello che è sicuro è che, anche nella Chiesa, ci sono fratelli coltelli e “guerre di successione”. “La religione è stato un mezzo per prendere il potere” mi ha detto di recente un uomo di 70 anni. Uno che va comunque a messa tutte le domeniche (da qualche anno soltanto) e ha questa idea della Chiesa!?!?! Sì, è vero, la Chiesa, che dovrebbe essere tutto il contrario, ha dato questa immagine di sé a molti. Tutto l’opposto di ciò che voleva Gesù!!!!
Se gli apostoli fanno questa domanda è ovvio che sentono di far già parte del regno dei cieli. Ci mancherebbe. Hanno lasciato tutto per seguire il maestro, sono i suoi amici più stretti! E invece Gesù dice: se volete entrare nel regno… Che schiaffo! Bisogna farsi piccoli come i bambini. Ripetiamo, verbo greco alla mano, che non si tratta di essere carini come i nostri bambini di oggi, spesso figli unici e viziati, ma di farsi piccolo, cioè di abbassarsi (ostis tapeinosei eautòn: chi farà piccolo se stesso) fino a non contare nulla come i bambini di allora. È la stessa “tapeinosis” della Vergine Maria che traduciamo "umiltà! e significa “bassezza”, con un senso sociale molto forte.
Santa Chiara si è innamorata di questa scelta di Francesco (forse molto meno dell’uomo come vorrebbe invece certa tradizione sdolcinata). Lui era di una famiglia borghese rampante, lei una nobile. Tutt’e due facevano parte dei “maiores” della città, i “maggiori”, mentre c'era il proletariato, i “minores”, i “minori”, senza diritti, tanto meno quello di voto nella “Comune” di Assisi. E il giovane Francesco sceglie di chiamare la sua comunità “fratres minores”. Fu per un motivo mistico, mi rispose un giorno un frate molto preoccupato. Certo, ma ad Assisi dove erano conosciuti col cognome e il rango passato, non poteva sfuggire la risonanza molto concreta il chiamarsi “frati minori”. Anche perché san Francesco non aveva scelto solo un nome bensì la condizione dei più bassi della società. Un pugno nell’occhio! E la resistenza della famiglia di Chiara non meno del disagio di quella di Francesco non poteva non comprendere questo aspetto: “guarda con chi va! che brutta virata che ha fatto, che disonore per la sua famiglia! povero padre, povera mamma, non poteva farsi suora come tutte le altre e un giorno forse diventare badessa?”

Dal libro del profeta Ezechièle                      Ez 2,8 - 3,4
Così dice il Signore: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genìa di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto da una parte e dall’altra e conteneva lamenti, pianti e guai.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell’uomo, va’, rècati alla casa d’Israele e riferisci loro le mie parole».

Salmo Responsoriale              Dal Sal 118 (119)
R. Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, Signore.
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri. R.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca. R.
Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché sono essi la gioia del mio cuore.
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi. R.

Alleluia, alleluia.   Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me, che sono mite e umile di cuore. (Mt 11,29ab)    Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo            Mt 18,1-5.10.12-14
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

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