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giovedì 20 agosto 2020

RELIGIOSITA' E CRIMINALITA', LIBERARE LA MADONNA DALLE MAFIE. FINALMENTE!



San Luigi di Montfort diceva che come i falsari non si preoccupano di fare monetine false, perché il guadagno è troppo poco, il diavolo, abile falsario, cerca di sviare i culti più importanti, cioè il culto dell’Eucaristia e il culto mariano. Aggiungiamo il culto dei santi Patroni di ogni paese e parrocchia perché coinvolgono tutta la comunità locale. Niente di strano quindi che le nostre feste patronali e mariane, siano infiltrate dalla Camorra e dalle varie mafie. In particolare non si comprende come possa esistere l’abitudine degli inchini alle case di certi personaggi. Non è difficile comprendere che è l’uomo che si deve inchinare davanti alla santità che ha trionfato dal male e conseguito il premio celeste, non il santo o il suo simbolo all’uomo!
È da tempo che la parte sana della Chiesa, dai laici ai preti, delle autorità civili, assieme alle forze dell’Ordine e alla magistratura, vivono con disagio crescente lo scandalo delle deviazioni camorristiche di molte manifestazioni di religiosità popolare. La P.A.M.I. (Pontificia Accademia Mariana Internazionale) ha messo a fuoco il tema del rapporto tra religiosità e criminalità, creando una struttura di monitoraggio permanente con la partecipazione anche di esperti esterni, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine e della società civile.
Papa Francesco ha mandato un messaggio per il prossimo convegno che si terrà a settembre in cui dice: «La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà». Aggiunge che è «necessario che lo stile delle manifestazioni mariane sia conforme al messaggio del Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa». Uno «dei criteri per verificare ciò, è l’esempio di vita dei partecipanti a tali manifestazioni, i quali sono chiamati a rendere dappertutto una valida testimonianza cristiana mediante una sempre più salda adesione a Cristo e una generosa donazione ai fratelli, specialmente i più poveri».
Alla Messa nella piana di Sibari, il 21 giugno 2014, papa Bergoglio disse che «coloro che seguono nella loro vita questa strada del male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati». Concetto ribadito nel 2018 a Palermo in ricordo del beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia: «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore». Per questo «ai mafiosi dico: cambiate fratelli e sorelle. Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle. Io dico a voi mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».
Papa Francesco richiama tutti noi credenti ad essere vigilanti contro le distorsioni della devozione mariana, e a non voltare le spalle quando si manifestano tra noi.

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