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mercoledì 26 aprile 2017

VERITA' E INVIDIA / mercoledì II settimana di Pasqua


L’opposizione agli apostoli del sommo sacerdote e dei sadducei proviene dall’invidia. La versione liturgica francese interpreta questa parola come “ardore geloso per la legge”. Che provenga dall’idolatrare la loro interpretazione della Legge, o dal successo degli apostoli, vediamo i danni che può causare questo sentimento, questa passione, quando la lasciamo comandare. L’invidia e la gelosia possono distruggere matrimoni, amicizie, comunità, collaborazioni nel lavoro e ben altro.

Se vuoi essere salvato disobbedici alla gelosia e all’invidia, non preferire le tenebre di te stesso, della tua propria maschera che porta alla dannazione eterna. Nessuno è buono ma chi si espone alla verità, chi “fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Vangelo). È un cammino spesso lungo per vedere (tutta) la mia maschera e abbandonarla. Infatti il popolo, una volta libero dall’Egitto dovette camminare quarant’anni nel deserto “per sapere cosa c'è nel suo cuore”. Solo chi sa cosa c'è nel suo cuore può appartenere veramente al popolo di Dio.

Non so da dove i traduttori francesi hanno preso la loro traduzione perché nel testo greco c'è una sola parola – che indica l’invidia, la gelosia malata – e apparentemente non si accenna alla Legge. Ma è interessante perché l’ “ardore geloso per la Legge” può essere tra le cose più distruttive in quanto maggiormente mascherate, credute “sante e giuste”. Lo vediamo ogni giorno con i vari estremismi religiosi di cui l’islamismo è, per via della natura stessa del Corano, l’esempio più chiaro. Ma l’estremismo non è solo nell’Islam. La gelosia e l’invidia che accecano sono presenti almeno in radice in ogni cuore umano. Fu l’invidia a spingere Caino ad uccidere suo fratello Abele.

Gesù non è venuto a condannare ma a salvare. Per questo dialoga con Nicodemo, accecato ma così ben disposto, libera miracolosamente gli apostoli per permettere al sinedrio di interrogarsi e al popolo e alle guardie del tempio di rafforzarsi nella fede.
La Parola di Dio non è incatenata!

Non mi illudo, dovrò misurarmi sempre con la verità. Non preferire le tenebre, non preferire la maschera, cammina nella tenerezza che è la qualità dei forti e dici come papa Francesco di fronte al debole, a colui che “scarti”, a chi fa un peccato che non fai tu: “perché lui e non io?”

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo. 
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo. 

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Canto al Vangelo   Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo   Gv 3, 16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 

Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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