Lo sfondo
57. Questa parabola raccoglie uno sfondo di secoli. Poco dopo la narrazione
della creazione del mondo e dell’essere umano, la Bibbia presenta la sfida
delle relazioni tra di noi. Caino elimina suo fratello Abele, e risuona la
domanda di Dio: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9). La risposta
è la stessa che spesso diamo noi: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (ibid.).
Con la sua domanda, Dio mette in discussione ogni tipo di determinismo o
fatalismo che pretenda di giustificare l’indifferenza come unica risposta
possibile. Ci abilita, al contrario, a creare una cultura diversa, che ci orienti
a superare le inimicizie e a prenderci cura gli uni degli altri.
58. Il libro di Giobbe ricorre al fatto di avere un medesimo Creatore come
base per sostenere alcuni diritti comuni: «Chi ha fatto me nel ventre materno,
non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel grembo?» (31,15). Molti
secoli dopo, Sant’Ireneo si esprimerà in modo diverso con l’immagine della
melodia: «Dunque chi ama la verità non deve lasciarsi trasportare dalla
differenza di ciascun suono né immaginare che uno sia l’artefice e il creatore
di questo suono e un altro l’artefice e il creatore dell’altro […], ma deve
pensare che lo ha fatto uno solo».[54]
60. Nel Nuovo Testamento, il precetto di Hillel ha trovato espressione
positiva: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo
a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12). Tale
appello è universale, tende ad abbracciare tutti, solo per la loro condizione
umana, perché l’Altissimo, il Padre celeste «fa sorgere il suo sole sui cattivi
e sui buoni» (Mt 5,45). E di conseguenza si esige: «Siate
misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
[54] S. Ireneo di
Lione, Adversus haereses, II, 25, 2: PG 7/1,
798-s.
[55] Talmud Bavli (Talmud
di Babilonia), Shabbat, 31 a.
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