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lunedì 23 novembre 2020

COSA SIGNIFICA "GETTARE TUTTO QUELLO CHE HO PER VIVERE"? / lunedì XXXIV sett. T.O.

 


Fantastica vedova nel Vangelo di oggi, con le sue uniche due monetine! Che esempio di generosità e fiducia che ci sfida in ogni tempo, specialmente in questo periodo!

Ma applicato alla vita spirituale cosa significa? Dare tutto, cioè essere migliori, oppure dare ciò che sono adesso, così come sono, non come una scusa per giustificarmi ma per cominciare a riconoscere davvero il mio peccato, il buio che sta dentro di me, nella mia storia?

S. Girolamo può aiutarci in questo. Prendo tre episodi della sua vita dalla lettera che papa Francesco ha scritta per il XVI centenario della sua morte (30-09-2020)

“febbricitante, in una visione, forse nella Quaresima del 375, … che segnò una svolta decisiva nella sua vita, momento di conversione e cambiamento di prospettiva, egli si sentì trascinato alla presenza del Giudice: «interrogato circa la mia condizione, risposi che ero cristiano. Ma colui che presiedeva soggiunse: “Tu mentisci! Sei ciceroniano, non cristiano”». Girolamo, infatti, aveva amato fin da giovane la limpida bellezza dei testi classici latini, al cui confronto gli scritti della Bibbia gli apparivano, inizialmente, rozzi e sgrammaticati, troppo aspri per il suo raffinato gusto letterario.”

Girolamo si rende conto che non ha messo il Signore al primo posto nella sua vita, mentre finora si sentiva apposto, si credeva cristiano. Era cieco e credeva di vedere.

“Verso l’anno 374, … decide di ritirarsi nel deserto della Calcide.  … Il deserto, con la conseguente vita eremitica, viene scelto e vissuto da Girolamo nel suo significato più profondo: come luogo delle scelte esistenziali fondamentali, di intimità e di incontro con Dio, dove attraverso la contemplazione, le prove interiori, il combattimento spirituale, arriva alla conoscenza della fragilità, con una maggiore consapevolezza del limite proprio e altrui, riconoscendo l’importanza delle lacrime. Così, nel deserto, avverte la concreta presenza di Dio, il necessario rapporto dell’essere umano con Lui, la sua consolazione misericordiosa. Mi piace al riguardo ricordare un aneddoto, di tradizione apocrifa. Girolamo chiede al Signore: “Cosa vuoi da me?”. Ed Egli risponde: “Ancora non mi hai dato tutto”. “Ma Signore, io ti ho dato questo, questo e questo...” - “Manca una cosa” - “Che cosa?” - “Dammi i tuoi peccati perché io possa avere la gioia di perdonarli ancora”.

Nell’intimità con Dio e nel combattimento spirituale prende sempre più coscienza della sua fragilità, dei suoi limiti, accettando anche quelli altrui. Comincia ad aprire gli occhi e a dare tutto, cioè il suo peccato. Quanto aiuta il credere alla Parola di Gesù: io ho la trave e l’altro, l’altra, solo una pagliuzza, anche se, chiaramente io non riesco a vedere la mia trave!

In questi anni (dopo il 380)  è nello studio che si rivelano la sua passione e la sua generosità. È una benedetta inquietudine a guidarlo e a renderlo instancabile e appassionato nella ricerca: «Ogni tanto mi disperavo, più volte mi arresi; ma poi riprendevo per l’ostinata decisione d’imparare», condotto dal “seme amaro” di tali studi a raccogliere “frutti saporosi”.

Il combattimento per la conversione è un “seme amaro” e siamo tante volte tentati di arrenderci, ma poi si raccolgono “frutti saporosi”.

 

Prima Lettura   Ap 14, 1-3.4-5
Recavano scritto sulla fronte il nome di Cristo e il nome del Padre suo.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.
E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.
Essi sono coloro che seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia. 
 
Salmo Responsoriale   Dal Salmo 23
Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.   

Canto al Vangelo 
  Mt 24,42
Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 21, 1-4
Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».  

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