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venerdì 3 luglio 2020

SAN TOMMASO EVANGELIZZATORE E PATRONO DELLA CHIESA CALDEA / 3 luglio san Tommaso




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Lettera del Patriarca Card. Louis Sako alla chiesa caldea in occasione della festa del patrono S. Tommaso
Quando l’Apostolo Tommaso all’ottavo giorno si riunì all’assemblea “alla chiesa” nel cenacolo, vide Gesù in un modo diverso; lo vide dall’interno, e in un modo spontaneo si inginocchiò davanti a lui, manifestando pubblicamente la sua fede: “mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). Si tratta di una testimonianza commovente!
Questa fede intuitiva è la fede della Chiesa caldea con i suoi vescovi e sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli. Una fede che spinge a seguire Gesù con coraggio, a servire i bisognosi con gioia. Questa fede manifesta nello stesso tempo l’importanza di inserirsi nella chiesa-assemblea, come fece Tommaso.
Ecco che oggi io mi prostro davanti a Cristo come Tommaso, rinnovando la mia fede con tutto il mio pensiero e sentimento, con ferma speranza, dicendo: “Mio Signore e mio Dio”. Vi invito tutti a fare lo stesso.
Questa fede cosciente e profonda è una grande forza che semina la speranza nei nostri cuori, di fronte a sentimenti di stanchezza, e fortifica la nostra fiducia, il nostro cammino, il nostro servizio, nonostante le difficoltà e le sfide, nonostante i tentativi delle forze del male di creare confusione e divisione tramite i mezzi di comunicazione sociale, senza scrupolo. Sappiano costoro che la libertà di espressione non permette loro di oltraggiare le persone! Si ricordino delle parole di Gesù che dice “Di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Mt 12,36).
Questi temporali non piegheranno la mia perseveranza nel continuare la mia missione e il mio servizio, con tutta la decisione e fedeltà, dato che l’esperienza mi ha insegnato ad avere pazienza e costanza, nella certezza che è Dio che vede e dà la ricompensa, non il tale o il tal altro. Ringrazio con stima tutte le penne eminenti che stanno dalla parte della verità, difendendola.
Miei cari, questa è un’occasione dataci dal Vangelo per un cambiamento personale e comunitario, per la chiesa e la gente, per essere più vicini a Cristo, più fedeli a lui, più in armonia e unità, più solidali. Dio ci darà la saggezza per compiere gli emendamenti necessari, conservando la purezza di origine della nostra tradizione tramandataci da duemila anni.
La nostra chiesa caldea resterà un unico corpo vivente, nonostante la diversità dei doni e degli incarichi, delle culture, della diversità dei pareri. La nostra chiesa resterà pioniera nella sua missione e nel servizio, perché porta in sé le sofferenze di Cristo tramite le persecuzioni e i martiri. La nostra chiesa resterà la voce dei fedeli nelle loro circostanze difficili, soprattutto per coloro che sono rimasti nella madre patria.
Vorrei qui rivolgere una parola di ringraziamento alle persone generose che hanno aiutato i loro fratelli durante l’esodo forzato, e nel loro ritorno ai loro paesi, e anche durante la pandemia del Coronavirus.
….
“Essere caldeo non è una dottrina religiosa”: non c’è al mondo una dottrina religiosa caldea, come non esiste al mondo una dottrina religiosa armena. È un discorso insensato! La dottrina religiosa caldea è cattolica, mentre l’identità del nostro popolo è l’essere caldeo.
Quest’anno sembra che non potremo riunire il nostro sinodo annuale in agosto, come d’abitudine, a causa della pandemia del coronavirus …
La preghiera di S. Tommaso e la sua intercessione siano sempre con noi.

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