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mercoledì 8 luglio 2020

PRIMO PREMIO DEL CONCORSO "BALCONE FIORITO 2020" AL COVID-19!



Quest’anno il Concorso Balcone Fiorito ha subito gli effetti del lockdown e non ci sono state premiazioni. Anche il progetto di piantare alberi (1 per ogni abitante di Marano) e far scoprire l’importanza fondamentale degli alberi nel ciclo della vita e contro il cambiamento  climatico, si è fermato. 
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno perseverato nell’abbellire posti loro privati affacciati sulla via pubblica, oppure curano aiuole comuni. Qualcuno avrà anche approfittato del lockdown per iniziare un orto d’appartamento, coltivando verdure biologiche.
Ma sopratutto abbiamo costatato che il lockdown ha favorito una purificazione dell’aria, una fioritura libera di fiori selvatici, forse una maggiore riuscita delle covate di uccelli, e un lavoro più libero delle api, ecc.
Quindi diamo il Primo Premio “Balcone fiorito 2020” al Covid-19? Paradossale ma non insensato.
Non insensato ma certamente insufficiente. In Francia alle recenti elezioni municipali c'è stato una affermazione molto forte dei cosiddetti “Verdi”. Non so se da noi la difesa dei temi ecologici porterebbe ai candidati lo stesso numero di voti. Speriamo di sì. Ma il problema dell’inquinamento e del cambiamento climatico non dipende dall’umore degli elettori. Esiste realmente ed è lo stesso in tutto il mondo, esigendo soluzioni concrete. Come la pandemia ci obbliga ad uno sguardo globale, planetario, così la crisi climatica è globale. E ci rendiamo conto che i problemi sono interconnessi. Ci sono tre crisi collegate tra loro: sanitaria, socio-economica, ecologica. Stiamo affrontando una delle peggiori crisi umanitarie dalla seconda guerra mondiale. E queste crisi globali hanno risvolti sulla pace, cioè sui vari conflitti in corso e a venire. 
Mentre oggi si destinano somme senza precedenti alle spese militari (compresi i più grandi programmi di modernizzazione nucleare), i malati, i poveri, gli emarginati e le vittime dei conflitti sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi attuale. Finora, le crisi interconnesse stanno allargando il divario non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra le zone di pace, di prosperità e di giustizia ambientale e le zone di conflitto, di privazione e di devastazione ecologica. È un problema di coscienza molto serio, per tutti, ma sopratutto per i credenti. Gesù ha detto: “ciò che avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli l’avete fatto a me, ciò che non avete fatto al più piccolo è a me che non l’avete fatto” e fa dipendere da questo il nostro andare in paradiso o all’inferno (Matteo 25). Ma c'è qualcosa in più: siamo interdipendenti. Che lo vogliamo o no, siamo già tutti nella stessa barca e tutti attori del destino comune. Il Covid-19 dimostra che l’egoismo e la superficialità non pagano. Nessuno può illudersi che chiudendosi nel proprio egoismo, personale o nazionale, alzando i muri, sarà preservato per sempre.
Purtroppo a livello dei governi, sembra che l'amicizia politica e la concordia internazionale cessino sempre più di essere il bene supremo che le nazioni desiderano e per il quale sono pronte a impegnarsi. Invece di essere uniti per il bene comune contro una minaccia comune che non conosce confini, molti leader stanno approfondendo le divisioni internazionali e interne. In questo senso, la pandemia, attraverso morti e complicazioni sanitarie, recessione economica e conflitti, rappresenta la tempesta perfetta! Abbiamo bisogno di una leadership globale che possa ricostruire legami di unità, rifiutando al contempo il capro espiatorio, la recriminazione reciproca, il nazionalismo sciovinista, l'isolazionismo e altre forme di egoismo. Come ha detto Papa Francesco lo scorso novembre a Nagasaki, dobbiamo "rompere il clima di sfiducia" e prevenire "l'erosione del multilateralismo"[4]. Nell'interesse della costruzione di una pace sostenibile, dobbiamo promuovere una "cultura dell'incontro" in cui uomini e donne si scoprano l'un l'altro come membri di una stessa famiglia umana, condividano lo stesso credo. Solidarietà. Fiducia. Incontro. Bene comune. Non-violenza. Noi crediamo che questi siano i fondamenti della sicurezza umana.
La pandemia dovuta al Covid-19, la recessione economica e il cambiamento climatico rendono sempre più chiara la necessità di dare priorità alla pace positiva rispetto a concetti ristretti di sicurezza nazionale. San Giovanni XXIII segnalò già oltre cinquant’anni fa la necessità di questa trasformazione ridefinendo la pace in termini di riconoscimento, rispetto, salvaguardia e promozione dei diritti della persona umana (Pacem in terris, 139). Ora più che mai è giunto il momento che le nazioni del mondo passino dalla sicurezza nazionale con mezzi militari alla sicurezza umana come preoccupazione primaria della politica e delle relazioni internazionali. Ora è il momento che la comunità internazionale e la Chiesa sviluppino piani audaci e fantasiosi per un'azione collettiva commisurata alla portata di questa crisi. Ora è il momento di costruire un mondo che rifletta meglio un approccio veramente integrale alla pace, allo sviluppo umano e all'ecologia.
E noi, piccoli? Facciamo ciò che è alla nostra portata: Innanzitutto pregare! Poi convertirci verso chi vive con noi a comportamenti positivi di pace, di giustizia sociale ed ecologica.

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