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giovedì 23 aprile 2020

TRE SONO LE COSE: L'EGOISMO, LA LEGGE, LO SPIRITO SANTO / martedì II sett. Pasqua


Monte "Holy Cross" nel Colorado.
Non posso che raccomandare sempre di ascoltare in qualche modo le omelie del Papa. Le letture di questi giorni parlano del rapporto con lo Spirito Santo. Cerco di fare una riflessione breve su questo argomento. Tre sono le cose: l’Egoismo, la Legge, lo Spirito Santo.
In Adamo, l’uomo si è separato da Dio con il peccato, scegliendo di uscire dalla sottomissione a Dio per “avere di più”, per “essere più grande”, come gli suggeriva il demonio. E si è trovato travolto. Separato dalla fonte della Vita cade in balìa della morte. Accerchiato dalla prospettiva della morte e senza la grazia, l’uomo diventa per forza egoista ma sopratutto spesso sceglie di esserlo. Cerca di difendersi come può, persino delle persone più vicine a lui. Comincia il grande gioco delle accuse reciproche tra marito e moglie, ecc. fino alle guerre tra popoli. 
Ma l’egoismo porta caos, violenza, disunione e impoverimento a tutti i livelli. E l’immagine di Dio con la quale è formato l’uomo, e che nessun peccato può cancellare, suggerisce un’altra via: quello della giustizia e della fedeltà. Bisogna riflettere e acquistare sapienza per dare ad ognuno quello che è giusto, e, in particolare nell’Alleanza con Dio essere fedeli al Patto con Lui che ingloba anche il prossimo, sopratutto il debole, l’indifeso. È un passo avanti enorme. Ma c'è una lotta continua perché l’egoismo è sempre presente e non si riesce mai a raggiungere totalmente la giustizia. Anche perché la Legge apre un orizzonte d’amore infinito che orienta verso il dono totale di sé per l’altro.
Col dono dello Spirito Santo si può finalmente compiere la Legge: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze e il Prossimo come se stesso. Ma chi vive questo? I Santi si lamentano di essere peccatori, di essere i peccatori peggiori, di non sapere amare… Figuriamoci noi. Solo chi è cieco pensa di fare grandi cose. Eppure lo Spirito Santo ci accompagna e ci vuole guidare, interviene. Ma senza la consapevolezza della nostra miseria e senza la prudenza che ne consegue, si rischia molto grosso. I maestri spirituali dicono tutti: confidare totalmente in Dio e diffidare di sé.
Santa Maria Francesca di Chantal, donna di orazione e di opere di carità, forse si credeva piuttosto buona. Entrata in convento scopre il suo peccato e si spaventa. San Francesco di Sales la deve rassicurare, guidandola verso l’abbandono totale alla misericordia di Dio. Oltre il nostro limite che scopriamo man mano, c'è un altro pericolo, che potremmo chiamare “di questo tempo”. Prima del Concilio la Chiesa – parlando in modo generale – era molto una Chiesa di Legge e Precetti. Tra i mille esempi che si potrebbero dare c'era il digiuno eucaristico da mezzanotte che impediva di celebrare la sera, c'era la raccomandazione di non far toccare l’ostia dai denti nel fare la comunione, ecc. E si parlava poco dello Spirito Santo. Scoperto lo Spirito Santo e la sua libertà, qualcuno si è creduto pieno di Spirito Santo senza nessuna reale conversione, senza lo svuotamento e il fallimento che hanno sperimentato gli Apostoli rinnegando Gesù consapevolmente dopo le esperienze così belle e forti che avevano fatto assieme a lui. Allora, visto che conta lo Spirito Santo e si crede a torto di essere molto ispirati, si fa un altro errore: si toglie la Legge. Non basta forse lo Spirito Santo? Però questo è una illusione. E quindi se non c'è lo Spirito Santo e si toglie la Legge, cosa rimane: la carne, l’egoismo, l’arbitrio personale rivestito di spiritualità. Invece, sapientemente, lo Spirito Santo che è libertà, guida l’uomo dall’avversione a Dio alla conversione a Dio. Lo Spirito Santo guida l’uomo dalla sua cecità alla Luce, dal suo egoismo radicato e rivestito di giustificazioni e spiritualità, all’amore autentico, attraverso l’obbedienza alla Legge. Perché lo Spirito Santo compie la Legge. Nel passato si distinguevano tre tappe del cammino spirituale: la via purgativa, la via illuminativa, la via unitiva. Qualcuno ha tradotto questa esperienza in un linguaggio dei nostri giorni chiamando queste tappe: dell’umiltà, della semplicità, della lode.

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Canto al Vangelo   Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo 
  Gv 3, 16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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