Il senso teologico della Liturgia
16. Dobbiamo al Concilio – e al movimento liturgico che l’ha
preceduto – la riscoperta della comprensione teologica della Liturgia e della
sua importanza nella vita della Chiesa: i principi generali enunciati
dalla Sacrosanctum Concilium così
come sono stati fondamentali per l’intervento di riforma, continuano ad esserlo
per la promozione di quella partecipazione piena, consapevole, attiva e
fruttuosa alla celebrazione (cfr. Sacrosanctum Concilium,
nn. 11. 14),
“prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino
spirito cristiano” ( Sacrosanctum Concilium, n. 14). Con questa
lettera vorrei semplicemente invitare tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e
vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana. Vorrei che la
bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita
della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva
comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a
servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia. La preghiera
sacerdotale di Gesù nell’ultima Cena perché tutti siano una cosa sola (Gv
17,21), giudica ogni nostra divisione attorno al Pane spezzato, sacramento
di pietà, segno di unità, vincolo di carità. [5]
La Liturgia: antidoto al veleno della mondanità spirituale
17. Ho più volte messo in guardia rispetto ad una pericolosa
tentazione per la vita della Chiesa che è la “mondanità spirituale”: ne ho
parlato diffusamente nell’Esortazione Evangelii gaudium (nn. 93-97),
individuando nello gnosticismo e nel neo-pelagianesimo i due modi tra loro
connessi che la alimentano.
Il primo riduce la fede cristiana in un soggettivismo che chiude
l’individuo “nell’immanenza della propria ragione o dei suoi sentimenti” (Evangelii gaudium, n. 94).
Il secondo annulla il valore della grazia per confidare solo sulle
proprie forze, dando luogo “ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove
invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di
facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare” (Evangelii gaudium, n. 94).
Queste forme distorte del cristianesimo possono avere conseguenze
disastrose per la vita della Chiesa.
18. Da quanto ho voluto sopra ricordare risulta evidente che la
Liturgia è, per la sua stessa natura, l’antidoto più efficace contro questi
veleni. Ovviamente parlo della Liturgia nel suo senso teologico e non certo
– già
Pio XII lo affermava – come cerimoniale decorativo o mera
somma di leggi e di precetti che regolano il culto. [6]
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