Riscoprire ogni giorno
la bellezza della verità della celebrazione cristiana
21. Dobbiamo però fare attenzione: perché l’antidoto della
Liturgia sia efficace ci viene chiesto di riscoprire ogni giorno la bellezza
della verità della celebrazione cristiana. Mi riferisco ancora una volta al suo
senso teologico, come il n. 7
della Sacrosanctum Concilium ha mirabilmente descritto:
la Liturgia è il sacerdozio di Cristo a noi rivelato e donato nella sua Pasqua,
reso oggi presente e attivo attraverso segni sensibili (acqua, olio, pane,
vino, gesti, parole) perché lo Spirito, immergendoci nel mistero pasquale, trasformi
tutta la nostra vita conformandoci sempre più a Cristo.
22. La continua riscoperta della bellezza della
Liturgia non è la ricerca di un estetismo rituale che si compiace solo nella
cura della formalità esteriore di un rito o si appaga di una scrupolosa
osservanza rubricale. Ovviamente questa affermazione non vuole in nessun modo
approvare l’atteggiamento opposto che confonde la semplicità con una sciatta
banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza
dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico.
23. Intendiamoci: ogni aspetto del celebrare va
curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni
rubrica deve essere osservata: basterebbe questa attenzione per evitare di
derubare l’assemblea di ciò che le è dovuto, vale a dire il mistero pasquale
celebrato nella modalità rituale che la Chiesa stabilisce. Ma anche se la
qualità e la norma dell’azione celebrativa fossero garantite, ciò non sarebbe
sufficiente per rendere piena la nostra partecipazione.
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