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domenica 23 settembre 2018

VIA DELLA CROCE, GRANDE O PICCOLA VIA? / domenica XXV° T.O.




Il Vangelo di questa domenica sembra spaccato in due: prima l’annuncio del Mistero di Passione Morte e Risurrezione, poi la polemica tra i discepoli su chi è il più importante. La prima lettura rispecchia la prima parte, cioè la persecuzione degli empi contro Gesù (il giusto) e la seconda lettura rispecchia la seconda parte, cioè gli effetti delle passioni nei discepoli che, chiusi al discorso di Gesù e alla sua sofferenza, si occupano di questioni di onore e potere tra loro (tra parentesi uniamoci a tutti i perseguitati per la loro fede che si sono sentiti abbandonati da Dio, come Gesù, e, in particolare, i cristiani dei paesi baltici che hanno sentito vacillare la loro fede in questa persecuzione nel silenzio di Dio, come ha sottolineato questa mattina papa Francesco).
Tenendo staccate le due parti del Vangelo ringraziamo il Signore che ci ha salvati con il suo sacrificio. Contempliamo questo sacrificio totale del Signore, necessario per la mia salvezza e che non potrò mai ricambiare se non appunto con la gratitudine e l’abbandono. Dall’altra parte Gesù mi fa comprendere che il desiderio legittimo e naturale di fare cose buone, di arrivare ad un risultato che metta in valore i miei doni e il mio impegno, porta frutti buoni solo seguendo la via dell’umiltà e del servizio.
Ma vediamo anche che le due parti del Vangelo hanno un nesso logico. Gesù annuncia il Mistero pasquale che salva l’uomo dalla morte dell’egoismo. Proprio questo egoismo che si manifesta in passioni (passione per la vita ma che porta al conflitto, alla solitudine e alla morte, a “comprare” complicità e non a crescere nell’amicizia…) impedisce di accogliere l’altro, di entrare nella sua sofferenza. Gesù è il Maestro e l’Amico, i discepoli lo “amano molto” ma vedendolo attraverso il filtro dei loro pregiudizi, delle loro passioni appunto, non per quello che è, non per quello che rivela di sé. E quindi ognuno continua la sua piccola guerra di ambizione personale… nel nome di Gesù e del suo Regno.
Ma c'è di più. Il mistero della croce, loro lo vedono solo come realtà troppo presente nella situazione del popolo d'Israele soggiogato dai romani e quindi non come mistero ma come realtà orrenda da fuggire a tutti i costi. Questo mistero li ammutolisce. E anche noi. L’esperienza comune nella nostra società è che non siamo nemmeno più capaci di accettare il lutto di una morte naturale di vecchiaia (vedi il libro di don Armando Matteo che era presente nella nostra parrocchia ieri sera: “Tutti muoiono troppo giovani” 2016, ed. Rubinetto), figuriamoci una morte in croce accettata volontariamente in obbedienza a Dio, per chi ti ha tradito...
La risposta a questo scandalo è la via della piccolezza e del servire tutti che propone Gesù. È il ragionamento che fece santa Teresina: se Gesù è morto sulla croce per me devo assolutamente diventare santa. Ma come fare se sono così debole? Mi lascerò guidare da Lui, raccogliendo tutte le umiliazioni, tutti i petali e tutte le spine delle rose che Gesù lascia cadere sulla mia strada, ogni goccia del suo sangue, ogni goccia del suo sudore quando stava sulla croce. Comportandosi in questo modo è diventata una grande santa e una grande maestra. Queste sue scelte le chiamò “la mia piccola via” ed è conosciuta anche come “Via dell’Infanzia Spirituale” di santa Teresina.

Prima Lettura   Sap 2, 12.17-20
Condanniamo il giusto a una morte infamante. 
Dal libro della Sapienza
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Salmo Responsoriale 
   Dal Salmo 53
Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca. 
Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

Seconda Lettura 
  Gc 3,16-4,3

Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. 

Canto al Vangelo
   Cfr 2Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

 Vangelo   Mc 9, 30-37
Il Figlio dell'uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. 
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnào. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». 


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