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venerdì 7 settembre 2018

A ME IMPORTA ASSAI POCO DI VENIRE GIUDICATO DA VOI / venerdì XXII° sett. T.O.

Giudizio Universale.

Vangelo e prima lettura ci dicono come reagire di fronte al giudizio degli altri. Il Vangelo è più complesso: esprime il discernimento sulle varie situazioni, in particolare quelle nuove. Non mi comporto più come prima, come gli altri, perché le cose sono cambiate. In questo caso è arrivato lo Sposo, motivo di gioia e di profonda trasformazione. Tu mi vuoi come sono stato sempre, ma come potrebbe la mia vita essere come prima?
San Paolo afferma che il suo/nostro Giudice è il Signore. Il mio Giudice non sono i miei genitori, i miei fratelli e sorelle, i miei vicini, il mio gruppo, la mia comunità! Impressionante e salutare affermazione: sono figlio di Dio e questa dignità mi da un valore immenso e una libertà vera. Il mio Giudice è il Signore! Il mio Giudice non sei tu che mi rimproveri, e nemmeno io stesso o le persone e i tabù che porto dentro di me e mi condizionano.
Questo non significa che “io faccio quello che voglio!” (cioè: secondo le mie voglie), non significa che “nessuno mi può giudicare”, “nessuno mi capisce”, “il mio caso è speciale”, tutte cose che dicono le persone troppo spesso in senso egoista o superficiale perché non vogliono sottomettersi alla verità, non vogliono convertirsi. Infatti il Giudice esiste, ed è il Signore misericordioso, il Signore che mi ha amato per primo morendo sulla croce senza costringere nessuno, nemmeno Giuda, a essere buono per forza. Ma il Signore è la Verità e la sua Parola, come Spada benefica illumina le tenebre più oscure: sarò scrutato fino in fondo, perdonato nella verità. Inutile nascondermi, inutile approfittare della libertà che mi da il Signore per “vivere secondo la carne”. Tutto sarà messo in luce.
Quindi una dignità straordinaria, che ci rende tutti uguali, tutti liberi, se siamo servi della Parola di Dio, servi del Dio Vivente e Padre. Una libertà degna, cioè responsabile.

Prima Lettura   1 Cor 4, 1-5
Il Signore manifesterà le intenzioni dei cuori. 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 36 
La salvezza dei giusti viene dal Signore. 
Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore. 
Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno. 
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama il diritto
e non abbandona i suoi fedeli.
La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.   

Canto al Vangelo   
Gv 8,12
Alleluia, alleluia.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
Alleluia.


Vangelo
   Lc 5, 33-39
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno. 
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

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