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venerdì 21 luglio 2017

PUO' DIO INDURIRE I CUORI? / venerdì XV sett. T.O.

James Tissot - Mosè e il Faraone
La Liturgia corre nel raccontare la vicenda di Mosè. Sarebbe opportuno leggere tutto il libro dell’Esodo. Per chi non ci riesce, ci sarà una nuova possibilità con la liturgia della Quaresima. La prima lettura ci porta alla fine delle dieci piaghe e alla preparazione della Pasqua.

Mi è stato chiesto da due persone amiche di spiegare il primo versetto: “In quei giorni, Mosè e Aronne avevano fatto tutti quei prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, …”. Questo versetto si abbina a passi dove si dice che Gesù parlava in parabole perché non comprendessero, e altri, difficili da accettare. Se dal Vangelo di oggi è facile e gioioso ascoltare Gesù che dice: “Misericordia voglio e non sacrifici”, come accettare che Dio indurisca il cuore di qualcuno, sopratutto di un governante con conseguenze terribili verso i piccoli, i deboli, gli innocenti?

Innanzitutto questo versetto e questo modo di scrivere vuole indicare chiaramente che Dio ha tutto in mano. È onnipotente. In ultima istanza è Lui il responsabile. Nulla succede che sia fuori dal suo potere, o che lo voglia o che lo permetta. “Tutte le cose che ti accadono accoglile come dei beni, sapendo che nulla avviene senza la partecipazione di Dio.” (Didaché  3,10). Quando si dice che il male non viene da Dio bisogna stare attenti a non proporre un Dio impotente davanti al male. Per la mia conversione Dio può anche mandarmi una malattia, privarmi della sua luce, dell’ascolto della sua parola, mettermi in una situazione di umiliazione e di difficoltà. Il Dio che non c’entra nulla con il mio cancro alla fine è un Dio che sarà “più buono” secondo l’idea che mi faccio io della bontà, ma non è Dio e non mi serve a nulla se ho un cancro. Questo non è contraddittorio con il Dio che vorrebbe colmarci di benefici e ci vuole impegnati strenuamente nel combattere il male. Come?

Affinando la conoscenza di Dio, il suo modo di intervenire nella Storia, l’uomo biblico scopre che Dio interagisce con la sua libertà e responsabilità: Hai gridato a me nell'angoscia e io ti ho liberato, avvolto nella nube ti ho dato risposta, … . Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi! Non ci sia in mezzo a te un altro dio e non prostrarti a un dio straniero. Sono io il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto; … . Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito. L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio. Se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse per le mie vie! Subito piegherei i suoi nemici … li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia" (Salmo 80, 8-15.17)

Ma di mezzo ci vanno degli innocenti! Certo! Continuamente, anzi, costitutivamente, il mio peccato fa male ad altri. Anche per questo motivo mi abbandonerò alla volontà di Dio che salva: “Un linguaggio mai inteso io sento: «Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno .deposto la cesta. Hai gridato a me nell'angoscia e io ti ho liberato, …” (Salmo 80, 6-8). Dio è il liberatore e, nella fede in Lui, posso essere libero e contribuire a liberare gli altri: “Senza di me non potete fare nulla” dice Gesù. Un prete raccontava che preparandosi al sacerdozio era oppresso dal senso di responsabilità, fin quando capì che tutto era decisamente troppo al di là delle sue capacità e si abbandonò alla grazia, ritrovando la pace e una gioia sovrabbondante. “Esultate in Dio, nostra forza, acclamate al Dio di Giacobbe. Intonate il canto e suonate il timpano, la cetra melodiosa con l'arpa.  ... Questa è una legge per Israele, un decreto del Dio di Giacobbe. Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe, quando usciva dal paese d'Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento …” (Salmo 80, 2-6)

Il Faraone si crede un dio e non accetta che il Dio vero – che lo vuole salvare – si riveli a lui, per giunta attraverso gli ebrei, un popolo di schiavi, un nulla paragonati agli egiziani. Un governante, come ogni uomo, è amato da Dio e dalla sua funzione è confrontato con i bisogni veri del suo popolo, delle persone alte o umili che siano. Deve esercitare la misericordia, l'amore paterno e fraterno. Se apre il cuore attraverso il compimento del suo dovere, troverà Dio. Per mezzo di Mosè gli sono mandati per giunta dei segni potenti e molto particolari. Se pregasse umilmente arriverebbe alla conoscenza della verità e sarebbe salvo. Il suo orgoglio causa una sofferenza enorme ai suoi sudditi, compresi gli ebrei. Ma ogni uomo, vittima del peccato altrui, ascoltando la verità, aprendo il cuore, potrà trasformare questa sofferenza in occasione di salvezza.

Se Faraone fosse stato privato di libertà non avrebbe potuto salvarsi. Se Dio gli avesse suggerito di lasciar perdere con questi ebrei, senza che riconoscesse la Sua esistenza e potenza, forse si sarebbe creduto un uomo buono, un “dio” buono e non avrebbe aperto il cuore. Allo stesso modo se gli ebrei, ancora vacillanti nella fede, fossero stati liberati dal Faraone senza che fosse per timore di Dio, e senza avere la certezza che questa liberazione era opera di Dio, non si sarebbero appoggiati in Lui dopo l’uscita dall’Egitto. Nelle difficoltà del cammino nel deserto, sarebbero tornati indietro per adorare gli idoli egiziani. L’hanno fatto comunque adorando il vitello d’oro, a maggior ragione l’avrebbero fatto se avessero pensato che tutta questa vicenda fosse una cosa soltanto umana.

Certamente sarebbe stato meglio se Faraone avesse riconosciuto che i segni operati da Mosè venivano da Dio e avesse creduto in Lui. Sarebbe stato meglio se gli ebrei avessero fatto fiducia subito nella missione profetica di Mosè. Purtroppo è andata come è andata ... Grazie a Dio, Dio ha trionfato.
Oggi la Storia è tua, affidata alla tua libertà perché tu faccia meglio del Faraone, meglio degli ebrei e perché con la tua grande Fede e Carità, ogni sofferenza sia rimarginata, ogni ingiustizia sia riparata! Te la senti? Vai con la Benedizione di Dio ... 


Prima Lettura  Es 11, 10-12, 14
Al tramonto immolerete un agnello; io vedrò il sangue e passerò oltre.

Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, Mosè e Aronne avevano fatto tutti quei prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti dalla sua terra.
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno.
In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto.
Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 115
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.


Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Canto al Vangelo 
  Gv 10,27
Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

Vangelo  
 
Mt 12, 1-8
Il Figlio dell'uomo è signore del sabato.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

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