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mercoledì 19 luglio 2017

BATTESIMO 2/6 : COSA PRODUCE IN CHI LO RICEVE? (seguito del post del 19 luglio 2017: E' GIUSTO BATTEZZARE I BAMBINI PICCOLI?)

Approfondiamo il valore del battesimo dei bambini in età in cui non sono ancora in grado di professare personalmente la loro fede.

Dal post precedente è emerso in modo molto chiaro che la Chiesa ha sempre battezzato i bambini piccoli, figli di famiglie cristiane. Se dall’interno della vita delle prime comunità cristiane sono scaturite sia la Tradizione che la stessa Scrittura è ovvio che i modi di agire dei primi secoli hanno valore di norma per noi.

Il ragionamento di molti, in particolare fratelli evangelici, secondo cui Gesù essendo stato battezzato da Giovanni Battista a trent’anni, bisognerebbe battezzare solo gli adulti è del tutto inattendibile. In primis perché non tiene conto appunto della Tradizione antica della Chiesa. Ma anche biblicamente non sta proprio in piedi per una ragione molto semplice: Giovanni Battista stesso puntualizza che tra il suo battesimo e quello che darà il Messia c'è un abisso.
“Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.” (Matteo 3,11)
“Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.” (Luca 3,16)
Il gesto del battesimo (l'acqua, ecc.) è lo stesso, e l’atteggiamento di disponibilità alla conversione
sono uguali, ma la sostanza, la potenza di ciò che Dio dà nei due battesimi è completamente diversa, nella stessa misura in cui Giovanni Battista è diverso da Gesù. Infatti dice: “io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei suoi sandali”. 


Come si può dire che i due battesimi sono uguali se uno è di acqua e l'altro è di Spirito Santo e Fuoco? Tanta leggerezza e superficialità nella interpretazione della Scrittura da parte di alcuni è davvero affliggente. Non voglio offendere nessuno, in particolare i fratelli evangelici, ma non trovo altre parole.
Infatti il battesimo di Giovanni Battista poteva solo rimettere i peccati personali a chi voleva purificarsi per la venuta del Messia. Il battesimo che dona Gesù scaturisce dal potere del suo sacrificio sulla croce e non solo rimette i peccati personali eventuali (i bambini piccoli non ne hanno), ma cancella il peccato originale, dona la grazia, eleva il battezzando alla dignità di Figlio di Dio, facendo di lui un “illuminato” che comprende il Mistero della croce che al tempo di Giovanni Battista non era stato ancora rivelato, incorpora il neobattezzato in Cristo, nella sua Chiesa e nella sua Missione evangelizzatrice. Può essere utile al riguardo paragonare le esigenze che impone Giovanni Battista ai candidati al suo battesimo (Luca 3,10 e ss.) e quelle per seguire Gesù (vedi il Discorso della Montagna (Matteo capitoli 5 – 6 – 7) oppure Marco 8,34 e ss.).

Leggiamo adesso ciò che dice ancora il documento del 1980 sul Battesimo dei Bambini:
La missione della Chiesa
11. La Chiesa ha il dovere di rispondere alla missione affidata da Cristo agli Apostoli dopo la sua risurrezione, e riportata in forma particolarmente solenne nel Vangelo secondo Matteo: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » (19). La trasmissione della fede e l’amministrazione del battesimo, strettamente collegate in questo mandato del Signore, fanno parte integrante della missione della Chiesa, che è universale e mai potrà cessare di esserlo.
12. In tale senso la Chiesa ha inteso la sua missione fin dai primi tempi, e non solamente riguardo agli adulti. Infatti in base alle parole di Gesù a Nicodemo essa « ha sempre ritenuto che i bambini non debbano essere privati del battesimo » (20). Quelle parole hanno, in realtà, una forma così universale e assoluta, che i Padri le hanno giudicate atte per stabilire la necessità del battesimo, e il Magistero le ha applicate espressamente al caso dei bambini:  anche per essi questo sacramento è l’ingresso nel Popolo di Dio e la porta della salvezza personale.
13. Perciò, mediante la sua dottrina e la sua prassi, la Chiesa ha dimostrato di non conoscere altro mezzo, al di fuori del battesimo, per assicurare ai bambini l’accesso alla beatitudine eterna: per cui si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far « rinascere dall’acqua e dallo Spirito » tutti coloro che possono essere battezzati. Quanto ai bambini morti senza il battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come fa nel rito delle esequie disposto per essi.
14. Il fatto che i bambini non possano ancora professare personalmente la loro fede non impedisce alla Chiesa di conferire loro questo sacramento, poiché in effetti li battezza nella propria fede. Questo punto dottrinale era già chiaramente fissato da S. Agostino, il quale scriveva: « I bambini sono presentati per ricevere la grazia spirituale, non tanto da coloro che li portano sulle braccia (benché anche da essi, se sono buoni fedeli), quanto dalla società universale dei santi e dei fedeli… È tutta la Madre Chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno ». S. Tommaso d’Aquino, e dopo di lui tutti i teologi, riprendono lo stesso insegnamento: il bambino che viene battezzato non crede da solo, con un atto personale, ma tramite altri, attraverso « la fede della Chiesa che gli è comunicata » (25). Questa stessa dottrina viene proposta anche nel nuovo Rituale del Battesimo, quando il celebrante chiede ai genitori, ai padrini e alle madrine di professare la fede della Chiesa « nella quale i bambini vengono battezzati » (26).
15. Tuttavia, per quanto la Chiesa sia cosciente dell’efficacia della fede che opera nel battesimo dei bambini, e della validità del sacramento che essa conferisce loro, riconosce dei limiti alla sua prassi, poiché, eccettuato il caso di pericolo di morte, essa non ammette al sacramento senza il consenso dei genitori e senza la seria garanzia che al bambino battezzato verrà data una educazione cattolica (27): si preoccupa infatti sia dei diritti naturali dei genitori, che delle esigenze di sviluppo della fede del bambino.

NOTE:
(19) Mt 28, 19; cf. Mc 16, 15-16.
(20) Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2, p. 15.
(22) « Battezzare i bambini, scrive S. Agostino, non è altro che incorporarli alla Chiesa, cioè aggregarli al Corpo di Cristo e alle sue membra » (De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, lib. III; cf. lib. I.
(25) Summa Theologica, IIIa.
(26) Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2; cf. n. 56.
(27) Esiste in effetti una lunga tradizione, cui si sono richiamati S. Tommaso d'Aquino e il Papa Benedetto XIV, di non battezzare un bambino di famiglia infedele o ebraica, eccettuato il caso di pericolo di morte (C.I.C., can. 750, § 2), contro la volontà della sua famiglia, cioè se la famiglia stessa non lo richiede e non offre le garanzie.


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