I Media ci fanno vedere
già da tre mesi le proteste popolari in Venezuela e la conta dei morti (quasi 100!) per mano delle forze dell’ordine o dei gruppi paramilitari.
La crisi venezuelana si trascina ormai da anni. Praticamente dalla crisi del
petrolio. Il Venezuela ha molto petrolio. La salita del regime del presidente
Chavez ha coinciso con una relativa ricchezza dovuta all’afflusso di entrate
dovute al petrolio, ma senza vero sviluppo economico. Il suo successore, Nicolás Maduro, non ha saputo fare meglio e la crisi
del prezzo del petrolio ha ingenerato un impoverimento enorme della
popolazione. Attualmente in Venezuela vivono circa 33
milioni di persone, delle quali oltre l'80% è in stato di profonda
povertà.
Le ultime elezioni
democratiche, già di qualche anno fa, hanno dato la maggioranza assoluta ai
partiti contrari al chavismo e al presidente Maduro in particolare,
reclamandone l’uscita di scena. Purtroppo le posizioni si sono irrigidite da
entrambi le parti e il regime ha rifiutato sistematicamente gli aiuti
internazionali, anche della Caritas, aggravando la crisi
che ha portato ad un’inflazione del 700% ed alla mancanza quasi
totale di cibo e medicinali.
Domenica 16 luglio la popolazione ha partecipato al
referendum autoconvocato dalle forze di opposizione per esprimere un voto sulla
proposta del presidente Maduro di modificare la Costituzione. La consultazione,
osteggiata dal governo ma sostenuta dai vertici della Chiesa
venezuelana, ha raccolto il 98% di voti contrari su 7 milioni di voti espressi.
Tuttavia questa netta maggioranza è rimasta inascoltata; anzi, gruppi
paramilitari hanno attaccato diversi seggi, fra cui quello allestito nei pressi
della Chiesa di Nostra Signora del Carmelo dove stava celebrando la messa il
cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas.
Domani 21 luglio sarà una giornata di digiuno e di
preghiera per la libertà, la giustizia e la pace in Venezuela, promossa dalla
Conferenza episcopale per «chiedere a Dio di benedire gli sforzi dei
venezuelani» tesi alla convivenza fraterna nel Paese attraversato da una
profonda crisi civile, sociale ed economica. Ogni diocesi e parrocchia del
Paese la vivrà attraverso processioni, veglie, messe, momenti di preghiera.
I vescovi invitano i venezuelani a «non lasciarsi rubare la speranza che
rende possibile, con l’aiuto di Dio, ciò che sembra impossibile, per comunicare
la speranza ed essere protagonisti di questo momento storico e del futuro del
nostro paese».
Perché non associarci liberamente a questa iniziativa di
digiuno e preghiera?
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