Il Giudice inglese Francis che ha condannato a morte il
bambino Charlie a febbraio l’ha fatto "per il suo benessere". E dopo di
lui tutti gli altri giudici hanno agito allo stesso modo.
I cattivi sono i genitori che lo vogliono con loro e cercano tutte
le soluzioni ancora non inventate per salvarlo. “Make what you can’t”, (fate
ciò che non potete) è buono per la Samsung e i suoi prodotti. Non è buono per la
vita umana.
Il giudice è tanto dispiaciuto
(egli stesso ha firmato la petizione perché sia riaperto il caso!). Dice che,
magari ci fosse una terapia, ma se i genitori non provano che il loro tentativo
disperato e tanto dignitoso è scientificamente sicurissimo e giova al benessere del bambino
(tutte parole sue) non può permettere un altro tentativo: gli si deve staccare la spina. Il valore di una vita sta nel
godimento. Non bene del bambino ma “benessere”. La vita in sé non è Bene se non
è “benessere”. La sofferenza dei genitori che vogliono accompagnare il loro bambino
fino alla fine, tentando l’impossibile non ha valore. Sono espropriati dal loro
legame con il piccolo Charlie.
I legali dei genitori hanno voluto recusare il giudice perché troppo
implicato dopo la prima sentenza, ma egli non vuole cedere il suo posto giudicandosi
la persona più imparziale e idonea per giudicare di nuovo.
L’Ospedale comunica che, dopo esame, pensano che le proposte di nuove
terapie non gioverebbero al “benessere” del piccolo.
Non bene della persona ma benessere. Sta lì tutta la rivoluzione della
cultura della morte alla quale assistiamo in Occidente e in particolare nei nostri
paesi europei.
“Pray always”, pregate incessantemente, dice Gesù. Pray always per
il piccolo Charlie. La mobilitazione alla quale partecipiamo tocca le radici più
profonde della nostra vita terrena e della dignità di ogni persona umana.
Ho preso le informazioni da The Telegraf
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