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domenica 13 febbraio 2022

UNA FEDE DALLE RADICI INTEGRE E PROFONDE / VI Dom T.O., C.

 


Ieri sera si ragionava sull’entusiasmo all'inizio della conversione e l'appiattirsi successivo. 

Quando il Signore ci incontra, ci abbraccia, ci colma del suo amore e io, ancora tutto ripiegato su me stesso, vedo in lui l’amore, la verità e la vita, e proietto su di lui tutto me stesso e le mie attese di felicità visto che mi ama, è misericordia, onnipotente…

Ma ecco che le mie attese (io non me rendo conto ancora) sono contrarie alla Vita vera. La Vita è Agape, cioè amore disinteressato fino a morire per l’altro gratuitamente anche se nemico, la Vita è Dio. Il Signore mi ha chiamato perché mi ama e io sono senza vita: amo ancora allo stadio di Eros, cioè di desiderio di realizzarmi tramite una crescita personale, di instaurare relazioni gratificanti, di fare esperienze utili o piacevoli, di possedere cose di valore. È un amore essenzialmente egoistico. Forse già conosco un poco l’amore di Filia, cioè l’amore capace di amicizia nella reciprocità con persone sincere pronte a ricambiarmi. Ed ecco che, da cristiano, la mia vita si rivolge a Dio, ma le mie attese di perfezione personale, di successo nella vita spirituale e apostolica, di vivere in una comunità perfetta vengono, col tempo, duramente messe alla prova. Confidavo ancora nell’uomo e mi ritrovo maledetto: gli amici deludono, la comunità delude, la vita e le preghiere deludono. Il Signore non ha smesso di parlarmi invitandomi a seguire la via delle beatitudini ma io non ascolto ancora. Come si fa a rallegrarsi ed esultare, saltare di gioia quando sei odiato, messo al bando, insultato e disprezzato, considerato infame?

Eppure "chi confida nel Signore non rimarrà deluso" (Romani 10,11). Ma confidare non è pregare fin quando Dio faccia la mia volontà, appaghi le mie attese; è aprirsi alla sua guida  nella Chiesa, nutrendosi della Parola e dei Sacramenti, “obbedendo come sempre” (Filippesi 2,12) a "coloro che vegliano", “come chi ha da renderne conto” (Ebrei 13,17).

Ci sono tanti rischi di appiattimento. Uno è rimanere soli, abbandonati al proprio consiglio, anche se si prega molto, tanto più quando si è soli per scelta. Un altro è quello presente fin dalle origini nelle comunità evangelizzate da Paolo: ridurre il Vangelo a ciò che sento accettabile, comprensibile …: "Cristo è risorto, ok lo credo, ma che i morti risorgano... mah!..." Così seguo una visione più comoda, più accettabile per la mia mentalità vecchia e quella del mio ambiente. Sono quindi meno perseguitato! Ma questa “fede” non mi salva perché è il contrario della fede, anche se professo molti valori della fede autentica. Bisogna accettare Gesù nella sua totalità: E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca”. (Mc 4,36)

 

Prima Lettura  Ger 17,5-8
Maledetto chi confida nell'uomo; benedetto chi confida nel Signore.

Dal libro del profeta Geremia
Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti».
   

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 1
Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
   

Seconda Lettura  
1 Cor 15,12.16-20

Se Cristo non è risorto,vana è  la nostra fede.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
 
Canto al Vangelo
  Lc 6, 23
Alleluia, alleluia.

Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Alleluia.

  

Vangelo   Lc 6,17.20-26
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
 

 

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