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mercoledì 9 febbraio 2022

CRESCITA E REGRESSIONE SPIRITUALE / Santa Giuseppina Bakhita, 8 febbraio.

 


La preghiera di Salomone al momento della consacrazione del Tempio, 900 anni prima di Cristo, è semplice e bella, piena di un soffio spirituale. Le riflessioni dei farisei e degli scribi al tempo di Gesù sono grette e animate da uno spirito di critica sistematico, da “polizia dei costumi”.

Questo confronto ci insegna due cose fondamentali:

l’involuzione, la regressione spirituale è sempre possibile; l’uomo rischia sempre di trasformare l’incontro col Mistero in pratiche esterne a volte superficiali, rassicuranti ma soffocanti.

Il Dio della nostra fede è Unico, Semplice, Luce senza ombra. Fin dalle origini è evidentemente sempre lo stesso anche se si rivela progressivamente. Per portarci alla piena comunione con Dio, Gesù deve in un primo tempo purificare il nostro spirito e le nostre abitudini da molte incrostazioni e idolatrie varie. Anche dopo duemila anni di cristianesimo questa purificazione è sempre necessaria per la Chiesa intera e specialmente per ogni cammino credente singolo, in particolare all’inizio.

Ma Dio è l’Unico, il Misericordioso, il Paziente e Provvidente, Padre premuroso che accompagna il cammino dei suoi figli con una sola misura: l’amore incondizionato e totale. Se Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;” (Gal 5,22) significa che Dio è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza …

Santa Giuseppina Bakhita (1869 - 1947) è poco conosciuta.

Eppure è un esempio straordinario di rinascita e abbandono totale in Cristo. Nata in Sudan ha visto distruggere il suo villaggio e la sua famiglia dagli schiavisti prima di essere rapita lei stessa a sette anni e venduta come schiava. Poteva recriminare contro la vita e contro Dio per le profonde ferite riportate nella sua storia e nel suo corpo. Invece si è lasciata riempire e portare dal Dio che aveva incontrato. Battezzata e diventata canossiana vive con Gesù Amore crocifisso, e nell'Italia delle leggi razziali diventa sempre più un punto di riferimento per migliaia di persone.

 

Prima Lettura  1 Re 8,22-23.27-30
Tu hai detto, Signore: «Lì porrò il mio nome!». Ascolta la supplica del tuo popolo Israele.

Dal primo libro dei Re
In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse:
«Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore.
Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!
Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!».

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 83
Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.  

Canto al Vangelo 
 Sal 118 
Alleluia, alleluia.

Piega il mio cuore, o Dio, verso i tuoi insegnamenti;
donami la grazia della tua legge.
Alleluia.


Vangelo 
  Mc 7, 1-13
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

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