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venerdì 4 febbraio 2022

I SENSI DI COLPA DI ERODE / venerdì IV sett. T.O., pari.

 

Erode sente parlare di Gesù...

Il Vangelo riporta il racconto penoso dell’uccisione di Giovanni Battista. Fermiamoci su come Erode gestisce il suo senso di colpa a differenza di Davide (1° lettura).

Non ci si libera dal senso di colpa, a meno che una nuova vita ci invada, ci faccia rinascere. Se sono rinato, non ho passato: se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. ( 2 Cor 5,17). Non si tratta di rielaborazione psicologica anche se ci sarà anche questo come conseguenza del dono di grazia. Però il solo lavoro umano su se stessi, pur prezioso, non è sufficiente. Un saggio pagano diceva che il filosofo può aiutare il criminale ad allontanarsi dal crimine ma non cancellare la realtà e il ricordo dei crimini commessi. Le confidenze private o pubbliche delle persone lo confermano, anche per le ferite affettive. “Se non sei stato amato, incoraggiato da bambino, quel vuoto non si colmerà mai…” scrivono in molti sui Social. Spesso cerchiamo di soffocare i sensi di colpa. Purtroppo si può fare solo negando la verità. Per questo ci sono due modi: addossare le nostre colpe agli altri (invece fare chiarezza con onestà e non lasciarsi addossare i sensi di colpa dagli altri è non solo lecito ma necessario), oppure negare i valori. Ma per negare i valori bisogna negare Dio. E chi nega Dio è ”libero” di una libertà che lascia profondamente soli.

Il Signore ci offre un’altra via: la rinascita. “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe” (2 Cor 5,18-19)

Questo è il messaggio fondamentale della Chiesa, ciò per cui è nata. Tutto il resto deve poggiare su questo solido fondamento, altrimenti si crea un’altra religione. Il cristianesimo diventa allora una religione come le altre (ognuno con i suoi giorni di festa e i suoi giorni di digiuno o di penitenza, le sue tradizioni e liturgie, i suoi simboli, … ).

Ma qual è il problema? Sono due problemi: ci vuole chi annunci questa proposta di misericordia, questa grazia, cioè la possibilità di rinascere, perché non viene dall’uomo ma da Dio. E Dio agisce “affidando a noi (la Chiesa, i suoi evangelizzatori) la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro”. (2 Cor 5,19-20) Il secondo problema è che gli uomini possono non dare valore a questa offerta o rifiutarla per cui la Chiesa in preghiera accorata al Signore della messe, ripete agli uomini e alle donne di ogni generazione: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”. (2 Cor 5,20) Il rifiuto non riguarda solo quelli che non mettono mai i piedi in chiesa. Anche noi credenti siamo tentati di non accettare fino in fondo la proposta di Cristo per non dover rinascere, non abbandonare totalmente alla sua misericordia il nostro uomo vecchio. Come dice san Paolo “In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita”.(2 Cor 5:4). Ma questo non riguarda solo la vita fisica, ma anche quella spirituale, riguarda il nostro vivere e ragionare secondo la carne e non secondo lo Spirito. È facile che abbiamo una conoscenza di Cristo secondo la carne, anche praticando la chiesa. Ma c'è una realtà nuova: Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così”. (2 Cor 5,14-16). La conseguenza di questa Buona Notizia è che “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. (2 Cor 5,17). Malgrado la bellezza di questo Mistero di Amore totale: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (molti si sono scandalizzati, hanno chiamato papa Francesco eretico quando ha riportato queste parole di san Paolo!) per educazione o per attaccamento agli affetti umani o a sé stessi, per vanità spirituale, molti preferiscono rimanere in una visione carnale di Cristo e del Cristianesimo. Rinascere significa una vita nuova, bellissima, ma senza meriti, senz’altro vanto che nella croce di Cristo. Per questo motivo bisogna faticare per convincere le persone ad accogliere ciò di cui hanno più bisogno, ciò che li salva: “E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio”. 2Cor 6:1. Questo è il momento favorevole, il kairos.

Erode è prigioniero del suo passato, dei suoi sensi di colpa e l’apparizione di Gesù sulla scena pubblica glielo ricorda, vede in lui Giovanni Battista, risorto per rimproverarlo. Davide si pente profondamente e sperimenta la misericordia di Dio, il perdono per le sue colpe, diventa creatura nuova.

 

Prima Lettura   Sir 47, 2-11
Davide cantò inni al Signore con tutto il suo cuore e amò colui che lo aveva creato.

Dal libro del Siràcide
Come dal sacrificio di comunione si preleva il grasso,
così Davide fu scelto tra i figli d’Israele.
Egli scherzò con leoni come con capretti,
con gli orsi come con agnelli.
Nella sua giovinezza non ha forse ucciso il gigante
e cancellato l’ignominia dal popolo,
alzando la mano con la pietra nella fionda
e abbattendo la tracotanza di Golìa?
Egli aveva invocato il Signore, l’Altissimo,
che concesse alla sua destra la forza
di eliminare un potente guerriero
e innalzare la potenza del suo popolo.
Così lo esaltarono per i suoi diecimila,
lo lodarono nelle benedizioni del Signore
offrendogli un diadema di gloria.
Egli infatti sterminò i nemici all’intorno
e annientò i Filistei, suoi avversari;
distrusse la loro potenza fino ad oggi.
In ogni sua opera celebrò il Santo,
l’Altissimo, con parole di lode;
cantò inni a lui con tutto il suo cuore
e amò colui che lo aveva creato.
Introdusse musici davanti all’altare
e con i loro suoni rese dolci le melodie.
Conferì splendore alle feste,
abbellì i giorni festivi fino alla perfezione,
facendo lodare il nome santo del Signore
ed echeggiare fin dal mattino il santuario.
Il Signore perdonò i suoi peccati,
innalzò la sua potenza per sempre,
gli concesse un’alleanza regale
e un trono di gloria in Israele. 

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 17
Sia esaltato il Dio della mia salvezza.

La via di Dio è perfetta,
la parola del Signore è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Per questo, Signore, ti loderò tra le genti
e canterò inni al tuo nome.

Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre. 

Canto al Vangelo 
  Lc 8, 15 
Alleluia, alleluia.

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.

Vangelo  
 Mc 6, 14-29
Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
 

 

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