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mercoledì 24 gennaio 2018

UNITA' DEI CRISTIANI: ESSERE COMUNITA', ESSERE FAMIGLIA / Settimo giorno

Raffaello - Mosè salvato dalle acque.
Il tema per la preghiera per l’Unità dei cristiani oggi si ferma sull’importanza della famiglia.
Nella prima lettura (Esodo 2,1-10) Mosè, bambino in pericolo di morte, viene messo al riparo da un audace stratagemma e Dio non lo abbandona. Diventa forse per la figlia del Faraone "MSeS" (Figlio) che sarebbe allora stato interpretato per assonanza con la lingua ebraica in "MoSheH" (Salvato). Nel Vangelo (Matteo 2,13-15) Giuseppe salva la vita del bambino Gesù e della sua Madre alzandosi di notte per fuggire in Egitto.

Nel libretto ci viene detto qualcosa sulla situazione particolare delle famiglie dei Caraibi e dei loro problemi: strascichi dalla antica schiavitù, smembramento di famiglie dovuto alla povertà, anche quando spinge alcuni membri ad emigrare all’estero in cerca di lavoro, lasciando i bambini piccoli affidati ad altri parenti o altre famiglie …



Le chiese vengono incontro a queste famiglie. Ma forse l’aiuto migliore che si possa dare alle famiglie è il modo della Chiesa antica: essere Comunità! Infatti quando la Chiesa non era per nulla istituzionalizzata né riconosciuta dalle autorità, ma costituita in comunità che si potevano vedere e toccare, i membri e le varie famiglie che la componevano esercitavano attraverso la comunione creata da Cristo l’aiuto spirituale, psicologico, educativo, culturale, identitario, ed economico che salvava.

E' quello che cerchiamo di fare, chiamando chi vuole incontrare Cristo e crescere nella fede a seguire un Cammino di Fede comunitario, confortati dai frutti già contemplati, anche se si è fatto sempre troppo poco.

Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va'», le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l'ho salvato dalle acque!». Esodo 2,1 - 10.

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