Lunedì scorso papa
Francesco ha rivolto al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede un
importante discorso che tutti dovremmo leggere. Specialmente per chi pensa con angoscia che papa Francesco svende i valori della nostra Fede. Eccone alcuni passi. L’uso del grassetto
è mio:
Premessa fondamentale di tale atteggiamento è
l’affermazione della dignità di ogni persona umana, il cui disprezzo e
disconoscimento portano ad atti di barbarie che offendono la coscienza
dell’umanità [Cfr Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo (D.U.D.)].
D’altra parte, «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della
famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il
fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo», come afferma la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo. A tale importante documento, a
settant’anni dalla sua adozione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, avvenuta il 10 dicembre 1948, vorrei dedicare il nostro incontro
odierno. Per la Santa Sede, infatti, parlare di diritti umani significa
anzitutto riproporre la centralità della dignità della persona, in quanto
voluta e creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Lo stesso Signore Gesù,
guarendo il lebbroso, ridonando la vista al cieco, intrattenendosi con il
pubblicano, risparmiando la vita dell’adultera e invitando a curare il
viandante ferito, ha fatto comprendere come ciascun essere umano,
indipendentemente dalla sua condizione fisica, spirituale o sociale, sia
meritevole di rispetto e considerazione. Da una prospettiva cristiana vi è
dunque una significativa relazione fra il messaggio evangelico e il riconoscimento
dei diritti umani, nello spirito degli estensori della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo.
Tali diritti traggono il loro presupposto dalla natura
che oggettivamente accomuna il genere umano. … Una visione riduttiva della persona umana apre
invece la strada alla diffusione dell’ingiustizia, dell’ineguaglianza sociale e
della corruzione. Occorre tuttavia
constatare che, nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai sommovimenti
sociali del “Sessantotto”, l’interpretazione di alcuni diritti è andata
progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di “nuovi
diritti”, non di rado in contrapposizione tra loro. Ciò non ha sempre
favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni
[D.U.D., Preambolo], poiché si sono affermate nozioni
controverse dei diritti umani che contrastano con la cultura di molti Paesi, i
quali non si sentono perciò rispettati nelle proprie tradizioni
socio-culturali, ma piuttosto trascurati di fronte alle necessità reali che
devono affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per certi versi
paradossale – che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare
moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei
più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli. In pari tempo, è bene
tenere presente che le tradizioni dei singoli popoli non possono essere
invocate come un pretesto per tralasciare il doveroso rispetto dei diritti
fondamentali enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo.
A settant’anni di distanza, duole rilevare come molti
diritti fondamentali siano ancor oggi violati. Primo fra tutti quello alla
vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana[Cfr ibid, art. 3.].
Non sono solo la guerra o la violenza che li ledono. Nel nostro tempo ci sono
forme più sottili: penso anzitutto ai bambini
innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché
malati o malformati o per l’egoismo degli adulti. Penso agli anziani, anch’essi
tante volte scartati, soprattutto se malati, perché ritenuti un peso. Penso
alle donne, che spesso subiscono violenze e sopraffazioni anche in seno alle
proprie famiglie. Penso poi a quanti sono vittime della tratta delle persone
che viola la proibizione di ogni forma di schiavitù. Quante persone,
specialmente in fuga dalla povertà e dalla guerra, sono fatte oggetto di tale
mercimonio perpetrato da soggetti senza scrupoli?
....
Proprio alla famiglia
vorrei dedicare un pensiero speciale. Il diritto a formare una famiglia, quale
«nucleo naturale e fondamentale della società [che] ha diritto ad essere protetta
dalla società e dallo Stato»[D.U.D., art. 16.],
è infatti riconosciuto dalla stessa Dichiarazione del 1948. Purtroppo
è noto come, specialmente in Occidente, la famiglia sia ritenuta un istituto
superato. Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami
fugaci. Ma non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili
e volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta
solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e
indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza
austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale
nell’ordine sociale[Cfr Paolo VI, 5
gennaio 1964.]. Ritengo pertanto urgente che si
intraprendano reali politiche a sostegno delle famiglia, dalla quale peraltro
dipende l’avvenire e lo sviluppo degli Stati. Senza di essa non si possono
infatti costruire società in grado di affrontare le sfide del futuro. Il
disinteresse per le famiglie porta poi con sé un’altra conseguenza drammatica –
e particolarmente attuale in alcune Regioni – che è il calo della natalità. Si
vive un vero inverno demografico! Esso è il segno di società che faticano ad
affrontare le sfide del presente e che divengono dunque sempre più timorose
dell’avvenire, finendo per chiudersi in se stesse.
...
In pari tempo, non si può dimenticare la situazione di
famiglie spezzate a causa della povertà, delle guerre e delle migrazioni.
Abbiamo fin troppo spesso dinanzi ai nostri occhi il dramma di bambini che da soli varcano i confini che
separano il sud dal nord del mondo, sovente vittime del traffico di esseri
umani. Tra i diritti umani che vorrei
richiamare quest’oggi vi è anche il diritto alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione, che include la libertà di cambiare religione [Cfr D. U. D. art. 18].
...
desidero richiamare l’importanza del diritto al
lavoro.
...
ogni individuo ha pure dei doveri verso la comunità, volti a «soddisfare le giuste esigenze
della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società
democratica»[21].
Il giusto richiamo ai diritti di ogni essere umano, deve tener conto che
ciascuno è parte di un corpo più grande. Anche le nostre società, come ogni
corpo umano, godono di buona salute se ciascun membro compie la propria opera,
nella consapevolezza che essa è al servizio del bene comune.
Tra i doveri particolarmente impellenti vi è oggi
quello di prendersi cura della nostra Terra.
...
Lo spirito che deve animare i singoli e le Nazioni in
quest’opera è assimilabile a quello dei costruttori
delle cattedrali medievali che costellano l’Europa. Tali imponenti edifici
raccontano l’importanza della partecipazione di ciascuno ad un’opera capace di
travalicare i confini del tempo. Il costruttore di cattedrali sapeva che non
avrebbe visto il compimento del proprio lavoro. Nondimeno si è adoperato
attivamente, comprendendo di essere parte di un progetto, di cui avrebbero
goduto i suoi figli, i quali – a loro volta – lo avrebbero abbellito ed
ampliato per i loro figli. Ciascun uomo e donna di questo mondo – e
particolarmente chi ha responsabilità di governo – è chiamato a coltivare lo
stesso spirito di servizio e di solidarietà intergenerazionale, ed essere così
un segno di speranza per il nostro travagliato mondo.
Nessun commento:
Posta un commento