Ho annunciato a tutte le Messe di domenica che anche noi
preti ci saremmo confessati per Natale. Fatto, promessa compiuta! È facile e
bello quando ci si può confessare a vicenda con fiducia.
Una buona confessione per Natale, ci vuole. C'è un buon
movimento di confessioni in parrocchia per i tempi che corrono. Potrebbe essere
molto migliore. Sembra strano (oppure no?) ma è la convinzione profonda di papa
Francesco che è la Grazia che conta veramente, è l’unzione dello Spirito Santo che
trasforma in profondità la vita degli uomini e educa i loro cuori. Per questo motivo
egli dà senza problemi i sacramenti ai poveri che vede aperti di cuore, anche quando
questi non possono fare una preparazione molto lunga e impegnativa. Potrebbe sembrare
strano da parte di un uomo che ha fatto più di 10 anni di studio per diventare
gesuita, che è stato un professore, amabile e sorridente, ma che motivava i
suoi alunni all’eccellenza, che commenta il Vangelo rivelando una grande familiarità
personale con esso e con tutta la Scrittura, che spinge continuamente tutti ad
azioni concrete di carità verso il prossimo.
Certamente papa Francesco non disprezza o sottovaluta la
cultura e i doni di intelligenza. Ma è così: l’Amore è diffusivo, l’Amante
cerca l’Amato e lo accoglie con immediatezza.
Quando sono arrivato in convento, facendo memoria del
percorso che mi aveva portato alla conversione, ho costatato con sorpresa che durante
l’ultimo anno, senza nessun piano prestabilito né scadenze regolari, mi ero
confessato 12 volte. Perché ogni confessione mi portava ad approfondire il
cammino e il cammino, la scoperta della Parola di Dio mi spingeva a
confrontarmi con il sacramento della riconciliazione.
Una confessione non dura molto, forse non ci sentiamo pronti
ma il Signore è sempre pronto, e Natale è una Festa talmente bella che conviene
curare la “veste bianca delle nozze” per parteciparvi.
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