san Giovanni della Croce - Anonimo Museo Diocesano Viterbo |
Ieri santa Lucia, martire. “Rosso”. Impressiona sempre.
Il sangue, essere uccisi, soffrire nel corpo. Essere santi sì, ma meglio non
martiri. Questa è l’impressione che mi porto dall’infanzia. Mi pare che sia
abbastanza condivisa.
Le prime generazioni cristiane, però, facevano memoria
solo dei martiri. Le fonti cristiane antiche ci affermano
che “alla base della stima del martirio, c'era la constatazione che il martire aveva
attuato pienamente il Vangelo in una quasi nuova "ripresentazione"
della beata Passione e Morte redentrice di Cristo”.
Il martirio è inoltre un dono assoluto che non si può meritare, anche se la
fermezza nel testimoniare fino alla fine indica un merito evidente. Quindi il
martire è un prediletto, un prescelto e la sua comunità si sente benedetta
assieme a lui.
San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, è solo “Bianco”. La sua vita
e la sua opera testimoniano una profusione di grazia e di doni, fin da bambino.
Per dire una sola cosa: il giorno della sua ordinazione sacerdotale sente di
avere ottenuto la grazia implorata, soffrirà tutto quello che avrebbe sofferto
peccando ma, durante la sua vita terrena, egli non offenderà mai il Signore col
peccato mortale.
Chi di lui o di santa Lucia è il più grande? Lo sa solo Dio. Santa Lucia ci
toglie il fiato ma certamente san Giovanni della Croce nel praticare in modo eroico
le virtù cristiane è stato grandissimo, non solo per i carismi che ha ricevuto.
Non possiamo distogliere lo sguardo dai martiri. Gesù è il primo e il Re
dei Martiri. Continuamente, celebriamo essenzialmente la memoria e il culto di
un Martire, anche nella Messa meno solenne: “entrando liberamente nella sua
Passione”. Papa Francesco nella prima Messa con i Cardinali dopo la sua elezione
ha detto subito che un Cristianesimo senza croce non è Cristianesimo.
Ma non possiamo disprezzare il nostro martirio quotidiano, che forse appare
senza nessuna gloria, nel grigio dell’amore imperfetto che portiamo ai mediocri
pieni di debolezze banali che ci attorniano e di cui facciamo pienamente parte.
Non possiamo disprezzare il merito della piccola speranza che deve trionfare ogni
giorno senza che si vedano ancora risultati “di santità” e con tanti fallimenti
che invece si vedono.
La vita dei santi guardata “a livello delle
pratelline” ci dice che la pasta della loro vita era spesso molto simile alla nostra.
Eppure sono un capolavoro di Dio. Imitiamo la loro fede.
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