Caravaggio - La vocazione di san Matteo |
Quest’estate parlando del Vangelo in una famiglia
una donna disse: “ma mica Gesù ha sempre ragione!” Per una persona che va tutte
le domeniche in chiesa e ha insegnato per anni il catechismo non me l'aspettavo.
Però
è vero che alcune frasi del Vangelo lasciano perplessi, non pienamente
convinti. Beato chi ha l’orecchio aperto e si ferma con rispetto e speranza di
fronte ai versetti meno gradevoli, meno chiari nella sua situazione di vita, aspettando
di essere illuminato.
Il Vangelo di questo sabato per me faceva parte di
questi. Oh!, un niente, solo un particolare ma se Gesù me lo avesse chiesto
l’avrei aiutato a riscrivere un po’ meglio la parabola.
È quella dei talenti. Quell’uomo ricco da a
ciascuno dei suoi servi talenti in quantità diversa “secondo le capacità di
ciascuno”. Chiaramente c'è il meno capace, il meno bravo, che riceve meno di
tutti. Fin là, dispiace sempre un po’ che ci sia chi è ultimo ma c'è una
logica. Però poi finisce che quelli in gamba, quelli più brillanti, ottengono
migliori risultati mentre è proprio il più disgraziato in partenza che poi
fallisce. Come spesso nella vita. Tutti nasciamo nudi ma c'è chi nasce con la
camicia … Mica il nuovo Duca di Westminter, erede a 25 anni di un patrimonio di
11 miliardi di € (oppure £?, la
differenza c'è, eccome, ma, dici tu, anche in
dollari che è ancora di meno dell’euro, mi accontenterei) è esattamente un
giovane che ha le stesse possibilità dei giovani venticinquenni che incontro
normalmente. E anche lì ci sono differenze tra uno o l’altro. Avere di più
significa tante volte avere più fiducia in se stessi, più relazioni, più
esperienze che permettono di lanciarsi nella vita. Insomma, è vero che ci sono tante
eccezioni nella vita e dobbiamo prendere con cautela ogni generalizzazione, ma
l’idea è quella: non tutti hanno le stesse opportunità nella vita. Se era
necessario far vedere uno che fallisce, che non compie il suo dovere, perché
prendere colui che già parte svantaggiato? Perché non è quello che ha
ricevuto 5 talenti o 3, che non li traffica?
Anche perché la prima lettura mi aveva gasato.
S.
Paolo dice: Dio sceglie i deboli, quelli che sono disprezzati
nel mondo per farli diventare sapienza di Dio, giusti, santi e redenti, in
parole povere, Dio sceglie gli ultimi che diventano i primi e i più bravi.
Ma sorge un dubbio atroce nel cuore: sarà proprio vero nella nostra Chiesa? La Chiesa è sempre stata
un formidabile ascensore sociale e un formidabile corpo di promozione umana anche per gli
ultimi. Certo con qualche fatica. C'è stato per tanto tempo l’Alto e il Basso
Clero (Vescovi, tutti dall’aristocrazia, e umili preti di campagna figli dei ceti bassi), le monache
coriste con la dote, spesso figlie di famiglie ricche che le piazzavano più o
meno a forza in convento e risparmiavano così sull’eredità, e le monache
converse che facevano da domestiche alle prime, ecc. O addirittura gli istituti
per “Pentite” (vedi a Napoli) dove le suore vere con un abito diverso,
guidavano quelle che venivano da una vita sbagliata e rimanevano per sempre di
serie “B”. C'è stata Santa Bakhita. Arrivata schiava in Italia può scegliere la sua
libertà, ricevere il Battesimo e consacrarsi al Signore; ma farà la professione
perpetua (traduci: sarà accolta totalmente nella sua comunità) dopo più di 20
anni. Globalmente però la Chiesa è stata sempre madre e promotrice dei poveri e
degli umili.
Oggi? Il rischio è sempre quello di saper meglio accogliere
chi ha una cultura sufficiente, una stabilità sufficiente per seguire i programmi
di formazione cristiana e talvolta il tempo libero per andare a “pazziare” con
gli altri, pena non sentirsi integrato. Il rischio è sempre di non fare della fede e dello Spirito
ricevuto dal Signore il criterio di appartenenza alla comunità. Diciamo che non
è così facile fare diversamente.
Un giorno mi ha trafitto il cuore una riflessione di
una mia parrocchiana che a 70 anni prendeva ancora il pullman ogni mattina per andare
a servire una “signora” del Vomero. Parlavo di papa Francesco che vuole la Chiesa
povera per i poveri, lei rispose: “Eh, Padre sì, la Chiesa povera per i poveri
e la Chiesa ricca per i ricchi”.
Ma rimane che le prime comunità cristiane, pur provando da
subito le stesse tentazioni della riverenza verso il ricco e il potente, sembravano
più liberamente integrate sul piano sociale.
Perché questo? Perché il Cristianesimo parte da una
Notizia, dal Kerygma. “Se Cristo non è risorto vana è la vostra fede!” dice san
Paolo. Non esclude una tradizione già esistente (“Andate dunque e fate
discepoli … insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” Mt. 28,19-20).
Ma tutto parte da e gira attorno all’annuncio di Cristo crocifisso e risorto e
dal suo Spirito che ricevono coloro che si sottomettono all’opera che Dio fa in
Lui. Non è fondato su un libro di catechesi, su dei gesti rituali da imparare, o altre cose sante ma secondarie. Il Cristianesimo non è roba da
Museo, né una Tradizione storica da difendere contro l’invasione dell’Islam. Il Cristianesimo è l'incontro con una Persona attraverso un Annuncio.
Questo Annuncio, il Kerygma, lo sappiamo annunciare? Lo sappiamo annunciare senza vergogna? Ne abbiamo capito l'importanza? Ascoltiamo papa Francesco in “Amoris Laetitia”:
§ 58. Davanti alle
famiglie e in mezzo ad esse deve sempre nuovamente risuonare il primo annuncio,
ciò che è «più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più
necessario»[50],
e «deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice».[51] È l’annuncio principale, «quello che
si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre
tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra».[52] Perché «non c’è nulla di più solido,
di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale
annuncio» e «tutta la formazione
cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma».[53]
§ 206. (Guidare i fidanzati nel cammino di
preparazione al matrimonio) … Non si tratta di dare loro tutto il
Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti. … Interessa più la qualità
che la quantità, e bisogna dare priorità – insieme
ad un rinnovato annuncio del kerygma – a quei contenuti che, trasmessi in
modo attraente e cordiale,...[241]
§ 290…. Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna
far risuonare il kerygma,
in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino.
Tutti dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «Noi
abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi» (1 Gv 4,16). Solo a partire da questa
esperienza, la pastorale familiare potrà ottenere che le famiglie siano al
tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società.
§ 324. … (Sulla famiglia come agente della pastorale) L’amore sociale, riflesso della
Trinità, è in realtà ciò che unifica il senso spirituale della famiglia e la
sua missione all’esterno di sé stessa, perché rende presente il kerygma con tutte le sue
esigenze comunitarie.
Non credo che quello che abbiamo detto sopra sia inutile, anzi, ma non
dobbiamo perdere il punto di partenza. La parabola di Gesù è migliorabile? Perché
Gesù sceglie proprio il meno dotato per indicarlo come esempio di non fedeltà
ai doni ricevuti?
Ho scoperto una risposta per me, che sono un po’ complessato
e sopratutto sono una lagna che pensa che gli manca sempre un po’ qualcosa per impegnarsi.
Gesù mi dice: “non guardare agli altri più bravi di te, non lavarti le mani del
lavoro nella Vigna del Signore perché c'è chi sta in una posizione più favorevole, non lamentarti se l'accoglienza nella tua parrocchia non è l'ottimo e ci sono davvero tante pesantezze, ma umilmente dai tutto te stesso per far fruttificare i tuoi doni, anche se è uno
solo. SEI FIGLIO DI DIO E SEI STATO SCELTO CON AMORE ANCHE TU”.
Prima
Lettura
1 Cor 1, 26-31
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Canto al Vangelo Gv 13,34
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Vangelo Mt 25, 14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Canto al Vangelo Gv 13,34
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Vangelo Mt 25, 14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
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