Oggi la Chiesa celebra una festa devozionale della Madonna istituita da papa Pio XII: Beata Vergine Maria Regina.
Nella prima lettura, san Paolo si rivolge ai cristiani
di Tessalonica rallegrandosi dei loro progressi: sono perseveranti in mezzo a persecuzioni
e tribolazioni. Invece di spaccare l’unità della comunità queste gravi
difficoltà non li impediscono di crescere nell’amore tra loro.
Il Vangelo invece ci presenta degli ipocriti che avendo
un ruolo di guida, propongono la religione ai semplici come un insieme di
pratiche minuziose e complicate e non come un aprire il cuore all’amore di Dio e
del prossimo. Notiamo che Gesù non condanna le pratiche religiose in sé,
ma il loro allontanarsi dal buon senso e dalla verità. Dagli esempi dati da Gesù,
la persona semplice pensa che tu gli hai fatto una promessa con giuramento però
per un cavillo il giuramento non ha valore. Notiamo che questo parlare ingannevole
va assieme al dare una grande importanza, possiamo dire reverenza, al denaro.
La nostra religiosità non sia di questo tipo, ingannevole
e complicata, piena di riti sempre più numerosi, ma semplice e impegnata,
tendente ad appoggiarsi sempre di più sulla misericordia di Dio per amarlo con tutto
il cuore, tutta la mente e tutte le forze e il prossimo come noi stessi. In questo
sta tutta la Legge e i Profeti dice san Paolo.
Non è così facile perché siamo un po’ tutti portati
a dare una importanza sproporzionata alla ritualità fino alla superstizione. È vero,
abbiamo bisogno di riti. Per questo motivo Gesù ci ha dato i sacramenti, che
sono quasi sempre i sacramenti del suo popolo ai quali da compimento. L’esempio
maggiore è l’Eucaristia. Gesù non inventa nulla. Compie solo la Cena Pasquale
ebraica e la sua forma settimanale del Sabato che si faranno ormai “in memoria
di Lui” perché quel pane dell’afflizione diventa il dono del suo corpo e il
calice della letizia il dono del suo sangue. Purtroppo sentiamo facilmente un bisogno
smodato di esteriorità. Per tanti, senza l’Ave Maria all’ingresso della sposa, senza
la Marcia Nuziale di Mendelssohn all’uscita, “non c'è matrimonio”. Certamente sono
musiche molto adatte ma meno importanti delle letture della Parola di Dio…
Possiamo dire che gli scribi e farisei di oggi come quelli
di allora, creano tribolazione e sofferenza nel cammino dei credenti? Certo. Mettono
in soggezione le persone dalla fede meno formata, dall’animo più scrupoloso e
suggestionabile, li “imprigionano”. Invece di farli uscire da se stessi per seguire
Gesù li fanno sentirsi sicuri con delle pratiche che poco hanno a che vedere
con la fede e molto con la ritualità pura. Fino ad inaridire il soffio della
fede stesso e portare dall’altra parte!
Come trovare la via giusta tra la fede che volendo
essere concreta e impegnata sente il bisogno di pratiche religiose chiare e il
moltiplicare le pratiche in modo nevrotico, scrupoloso o ipocrita? Come sempre
guardiamo a Gesù e Maria, al loro modo di vivere la fede: senza stranezze.
Dice papa Francesco in Amoris Laetitia (paragrafo n.
182). “Nessuna famiglia può essere feconda se si concepisce come troppo
differente o “separata”. Per evitare questo rischio, ricordiamo che la famiglia
di Gesù, piena di grazia e di saggezza, non era vista come una famiglia
“strana”, come una casa estranea e distante dal popolo. Proprio per tale
ragione la gente faceva fatica a riconoscere la sapienza di Gesù e diceva: «Da
dove gli vengono queste cose? […] Non è costui il falegname, il figlio di
Maria?» (Mc 6,2-3). «Non è costui il figlio del falegname?» (Mt 13,55).
Questo conferma che era una famiglia semplice, vicina a tutti, inserita in
maniera normale nel popolo. Neppure Gesù crebbe in una relazione chiusa ed
esclusiva con Maria e Giuseppe, ma si muoveva con piacere nella famiglia
allargata in cui c’erano parenti e amici. … Invece a volte succede che certe
famiglie cristiane, per il linguaggio che usano, per il modo di dire le cose,
per lo stile del loro tratto, per la ripetizione continua di due o tre temi,
sono viste come lontane, come separate dalla società, persino i loro stessi
parenti si sentono disprezzati o giudicati da esse.”
A volte certe persone alla comunione a Messa fanno
dei gesti di reverenza tali da risultare strani in mezzo all’Assemblea, da
rallentare lo svolgimento della processione per la comunione. Anche se queste persone
hanno tanto desiderio di manifestare a Dio la loro adorazione, non credo che questo
sia positivo. Se Maria e Giuseppe si fossero comportati così e avessero
insegnato a Gesù a fare altrettanto, la riflessione di sorpresa della gente di Nazareth
riportata dal papa non sarebbe stata possibile. Quindi esternamente la Santa
Famiglia avevano una devozione molto sobria, molto “come tutti”. Eppure sappiamo
che il loro cuore era pieno di fuoco d’amore per Dio!
Maria era Regina e non si dava arie né dava nell’occhio.
Prima Lettura 2 Ts 1,1-5. 11-12 Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Canto
al Vangelo
Gv 10,27 Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le
conosco ed esse mi seguono. Vangelo Mt 23, 13-22 In quel tempo, Gesù parlò
dicendo: «Guai a voi, scribi e
farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto
non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è
divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide
cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura
per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande:
l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per
l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra,
resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende
sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per
quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui
che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui
che vi è assiso».
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