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mercoledì 24 agosto 2016

24 AGOSTO: BARTOLOMEO APOSTOLO

“Ecco un israelita in cui non c'è falsità!” Il Vangelo sottolinea quanto Gesù apprezzi le persone schiette. Uno è schietto se lo è a 360 gradi. Non è schietto chi denuncia i difetti degli altri e copre i suoi, non è schietto chi vede solo il male e non sa vedere e lodare il bene.
Togliamo quindi da noi ogni falsità! Aggiungiamo alla sincerità anche l’umiltà o la saggezza di riconoscere che “dire quello che penso” non significa dire la verità, perché la verità la conosce Dio e io posso sbagliare. Aggiungiamo anche la carità. Spesso le persone schiette non sono molto delicate verso il loro prossimo. Senza togliere nulla alla sincerità, aggiungiamo anche il parlare con carità.
Credo che in papa Francesco abbiamo l’esempio di una persona che dice quello che pensa, senza secondi fini, capace di riconoscere i propri errori, e con carità dolce verso tutti. Ci ricordiamo tutti la prima volta che disse: “voi potenti, per favore, fate il bene dei vostri popoli!” Ci ha fatto un’impressione enorme! Già così, disturba abbastanza. La sua mitezza (umiltà + carità) alla fine risulta più incisiva che se le sue denunce fossero violente.

La seconda lettura, dall’Apocalisse, non menziona Bartolomeo. Infatti dopo il Vangelo il nostro
festeggiato di oggi è menzionato solo una volta in Atti, in un elenco dei dodici Apostoli al momento della Pentecoste, poi scompare definitivamente dal Nuovo Testamento. Cosa ci dice allora questa lettura? Una lettura scelta così, tanto per, visto che una prima lettura ci vuole comunque? No! Questa lettura ci consegna un messaggio molto importante. Dice che Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello”.
Tra gli Apostoli ci sono quelli che spiccano di più, quelli che hanno scritto un Vangelo o delle Lettere e siamo portati naturalmente a pensare che questi sono più importanti degli altri. Invece con molta chiarezza Gesù e la Scrittura indicano nell’unità del loro gruppo il segno fondamentale per cui il mondo può credere nell’Amore di Dio e nella Buona Notizia che la morte è sconfitta. Bartolomeo è stato scelto da Gesù, con le sue qualità, l’abbiamo visto, ma anche a prescindere da esse (c’erano sicuramente altre persone tanto valide o più di lui) con un amore gratuito da parte di Dio, chiamato a fare un’esperienza con gli altri e a testimoniarla rimanendo fedele ad essa: la nostra fede è appoggiata sulla testimonianza degli Apostoli e sulla loro Comunione, sul loro essere Chiesa, Comunità.
Dice sant’Ireneo che la chiesa di Cristo è un modello per tutte le chiese che esistono tra i popoli. Intende per chiese tra i popoli, le famiglie, le comunità di villaggio o i clan, le tribù, le comunità etniche. Non più unite dalla razza che esclude gli altri, non più guidate dalla ricchezza, dalla sfida tra i capi e dalla volontà di potere, ma dalla luce dell’Agnello, dalla sua testimonianza e dal suo insegnamento: “tra voi non è così, ma chi vuol essere il primo si farà vostro servo, chi vuol salvare il suo popolo si caricherà dei suoi peccati, chi vuole il benessere delle persone scomparirà, sepolto nelle fondamenta delle mura della città nuova!
Gesù, aiutaci!


Prima Lettura  Ap 21, 9-14. Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. 

Vangelo  Gv 1, 45-51. In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». 

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