“Ecco
un israelita in cui non c'è falsità!” Il Vangelo sottolinea quanto Gesù apprezzi
le persone schiette. Uno è schietto se lo è a 360 gradi. Non è schietto chi
denuncia i difetti degli altri e copre i suoi, non è schietto chi vede solo il
male e non sa vedere e lodare il bene.
Togliamo
quindi da noi ogni falsità! Aggiungiamo alla sincerità anche l’umiltà o la
saggezza di riconoscere che “dire quello che penso” non significa dire
la verità, perché la verità la conosce Dio e io posso sbagliare. Aggiungiamo anche
la carità. Spesso le persone schiette non sono molto delicate verso il loro
prossimo. Senza togliere nulla alla sincerità, aggiungiamo anche il parlare con
carità.
Credo
che in papa Francesco abbiamo l’esempio di una persona che dice quello che pensa,
senza secondi fini, capace di riconoscere i propri errori, e con carità dolce
verso tutti. Ci ricordiamo tutti la prima volta che disse: “voi potenti,
per favore, fate il bene dei vostri popoli!” Ci ha fatto un’impressione enorme!
Già così, disturba abbastanza. La sua mitezza (umiltà + carità) alla fine
risulta più incisiva che se le sue denunce fossero violente.
La
seconda lettura, dall’Apocalisse, non menziona Bartolomeo. Infatti dopo il Vangelo
il nostro
festeggiato di oggi è menzionato solo una volta in Atti, in un elenco
dei dodici Apostoli al momento della Pentecoste, poi scompare definitivamente dal
Nuovo Testamento. Cosa ci dice allora questa lettura? Una lettura scelta così,
tanto per, visto che una prima lettura ci vuole comunque? No! Questa lettura ci
consegna un messaggio molto importante. Dice che “Le mura della città poggiano su
dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli
dell’Agnello”.
Tra gli
Apostoli ci sono quelli che spiccano di più, quelli che hanno scritto un Vangelo
o delle Lettere e siamo portati naturalmente a pensare che questi sono più importanti
degli altri. Invece con molta chiarezza Gesù e la Scrittura indicano nell’unità
del loro gruppo il segno fondamentale per cui il mondo può credere nell’Amore
di Dio e nella Buona Notizia che la morte è sconfitta. Bartolomeo è stato
scelto da Gesù, con le sue qualità, l’abbiamo visto, ma anche a prescindere da
esse (c’erano sicuramente altre persone tanto valide o più di lui) con un amore
gratuito da parte di Dio, chiamato a fare un’esperienza con gli altri e a
testimoniarla rimanendo fedele ad essa: la nostra fede è appoggiata sulla
testimonianza degli Apostoli e sulla loro Comunione, sul loro essere Chiesa,
Comunità.
Dice sant’Ireneo
che la chiesa di Cristo è un modello per tutte le chiese che esistono tra i
popoli. Intende per chiese tra i popoli, le famiglie, le comunità di villaggio
o i clan, le tribù, le comunità etniche. Non più unite dalla razza che esclude
gli altri, non più guidate dalla ricchezza, dalla sfida tra i capi e dalla volontà
di potere, ma dalla luce dell’Agnello, dalla sua testimonianza e dal suo
insegnamento: “tra voi non è così, ma chi vuol essere il primo si farà vostro servo,
chi vuol salvare il suo popolo si caricherà dei suoi peccati, chi vuole il benessere
delle persone scomparirà, sepolto nelle fondamenta delle mura della città nuova!
Gesù, aiutaci!
Prima Lettura Ap 21, 9-14. Uno dei sette angeli mi
parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Vangelo Gv 1, 45-51. In quel tempo, Filippo
trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto
Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret».
Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli
rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
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