disegno originale di san Giovanni della Croce |
La prima lettura di oggi ci mostra san Paolo alle
prese con una comunità appena nata che si perde correndo dietro a pretese
ispirazioni, falsi veggenti, addirittura false lettere a suo nome. Stanno incominciando
bene! Nulla di nuovo sotto il sole!
Il Vangelo invece è una invettiva di Gesù contro gli
ipocriti che rispettano con tanto ardore ed esattezza cose piccole, guardandosi
bene di rimboccarsi le maniche per ciò che ha importanza.
Cosa possono avere in comune queste due situazioni? Certo c'è una
differenza tra gli ipocriti del Vangelo e gli sprovveduti di Tessalonica. Ma
secondo me una cosa li accomuna: la debolezza che non vive, o non accetta il
rischio della fede. Per debolezza, anime ancora non formate si lasciano turbare
da ogni vento di novità, da pettegolezzi che danno l’impressione di essere “iniziati”,
o “privilegiati” che conoscono quello che gli altri non sanno. Per debolezza, anime non certo progredite nella fede, questa volta in modo più colpevole, non
avendo osato fidarsi in tutto di Dio si mettono la coscienza a posto con
piccole elemosine o pratiche, tanto meglio se sono vistose e possono attirare
l’ammirazione della gente, che lasciano però intatte le proprie sicurezze umane.
Perché questo? La fede ti dà serenità, ti fa
diventare una roccia, perché sai che Dio ti ama e provvede, ma umanamente
lascia un vuoto perché Dio non lo vedi, perché quando vuole appunto farti
crescere nella fede Dio fa scarseggiare per un po’ le consolazioni, perché devi
fidarti anche quando non comprendi. Ci sono anime che non lo sopportano e
riempiono il vuoto con cose inutili e talvolta pericolose, come uno colma i
suoi vuoti affettivi con la cioccolata o lo shopping o l’alcol e il fumo oppure
internet e tutto quello che segue, ecc... Allo stesso modo ci sono persone
“spirituali” che rifiutano di fatto la crescita nella fede correndo dietro alle
novità…
L’elenco delle cose che servono all’evasione è
infinito perché tutto può servire all’evasione. Comprendiamo che non si tratta
tanto allora di evitare cose o azioni in sé ma di uno spirito (queste cose
bisognava praticare, senza omettere quelle). Quale spirito seguo? La fede e le
mie pratiche religiose mi portano ad un cuore a cuore sempre più sincero e
profondo con Dio, e accetto di lasciarmi semplificare, spogliare del mio io,
oppure al contrario…? E a questo punto comprendiamo pure che c'è connivenza tra
lo spirito pettegolo, sempre alla ricerca di consolazioni spirituali e quello
degli ipocriti denunciati da Gesù che cercano “santamente” di coprire la
propria avarizia.
Si dice: “alcuni (ma forse anch’io?) preferiscono le
consolazioni di Dio al Dio delle consolazioni”.
traduzione italiana |
Riguardo alle consolazioni divine, san Francesco di
Sales dice di accettarle con semplicità ma di non attaccarsi ad esse perché non
sono la mèta. Sant’Ignazio di Loyola dice che quando sei nella desolazione non
devi turbarti perché verrà il tempo della consolazione, ma invece quando sei
nella consolazione non esaltarti perché finirà. San Giovanni della Croce dice
addirittura di rifiutare le consolazioni, sia quelle materiali che quelle
spirituali perché conta solo la fede (ha fatto un disegno famoso intitolato “la
salita al monte Carmelo”, con tre vie: quella delle consolazioni materiali, quella
delle consolazioni spirituali e quella della fede. Di fronte ad ogni consolazione
materiale scrive: “no es esto” – “non è questo”. Di fronte ad ogni consolazione
spirituale scrive: “ni eso” – “neppure quello”. La via della fede è quella della
vera salita verso Dio e la scandisce con
la parola “nada” – “nulla” (nessuna consolazione). Non impedisce che i santi più
grandi hanno testimoniato di aver ricevuto grandissime consolazioni divine!. Ma
hanno anche attraversato periodi di profonda purificazione. Vedi Padre Pio,
Madre Teresa, Giovanni Paolo II per citare solo santi a noi cari e recenti.
Cerchiamo al meno di non meritarci il rimprovero che
san Paolo fa ai tessalonicesi: “Sentiamo infatti che alcuni fra di voi
vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione” (2Ts
3:11). Oppure alle vedove giovani: “Inoltre,
trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non
soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non
conviene.” (1Tm 5:13), consigliando
loro di risposarsi e di avere figli e una famiglia di cui occuparsi. “L’ozio è
il nemico dell’anima” dice la tradizione cristiana.
Ma questo non è forse riempire il vuoto lasciato dalla
fede? La preghiera ordinata e costante, il lavoro assiduo e fatto con coscienza,
il servizio della famiglia sono delle attività che permettono all’uomo di
donarsi, di irrobustirsi, spesso nel sacrificio e non nella ricerca di
consolazione. Scelti come servizio del Regno di Dio e come ricerca del suo
Volto, sono autentiche vie di santità. Infatti in quel clima in cui si credeva
che il ritorno del Signore fosse imminente, quindi che non fosse utile lavorare
a chi avesse risparmi, san Paolo raccomanda a tutti di lavorare come esercizio
utile per l’anima e dice: “chi non vuol lavorare, neppure mangi” (2 Ts 3:12).
Prima Lettura 2
Ts 2, 1-3.13-17 Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro
Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente
confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche
lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia
imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Dio vi ha scelti come
primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la
fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso
della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Vangelo Mt 23,
23-26 In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei
ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e
trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la
misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere
quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il
cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!».
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!».
Scoprire che la pace è uno stato di abbandono alla volontà del Padre, fidarsi che quanto avviene è il meglio per me (magari oggi non lo so...ma capirò domani), è un dono della Misericordia di Dio che mi consente di farne esperienza! Allora i progetti cambiano, i desideri non si realizzano, le previsioni falliscono (ma Tu sai di cosa ho bisogno e provvedo)...si torna a casa perché è questo il tempo di tornare! Tutto è ok! Grazie Gesù!
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