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martedì 23 agosto 2016

COSA C'E' IN COMUNE TRA ...

disegno originale di san Giovanni della Croce
La prima lettura di oggi ci mostra san Paolo alle prese con una comunità appena nata che si perde correndo dietro a pretese ispirazioni, falsi veggenti, addirittura false lettere a suo nome. Stanno incominciando bene! Nulla di nuovo sotto il sole!

Il Vangelo invece è una invettiva di Gesù contro gli ipocriti che rispettano con tanto ardore ed esattezza cose piccole, guardandosi bene di rimboccarsi le maniche per ciò che ha importanza.

Cosa possono avere in comune queste due situazioni? Certo c'è una differenza tra gli ipocriti del Vangelo e gli sprovveduti di Tessalonica. Ma secondo me una cosa li accomuna: la debolezza che non vive, o non accetta il rischio della fede. Per debolezza, anime ancora non formate si lasciano turbare da ogni vento di novità, da pettegolezzi che danno l’impressione di essere “iniziati”, o “privilegiati” che conoscono quello che gli altri non sanno. Per debolezza, anime non certo progredite nella fede, questa volta in modo più colpevole, non avendo osato fidarsi in tutto di Dio si mettono la coscienza a posto con piccole elemosine o pratiche, tanto meglio se sono vistose e possono attirare l’ammirazione della gente, che lasciano però intatte le proprie sicurezze umane.

Perché questo? La fede ti dà serenità, ti fa diventare una roccia, perché sai che Dio ti ama e provvede, ma umanamente lascia un vuoto perché Dio non lo vedi, perché quando vuole appunto farti crescere nella fede Dio fa scarseggiare per un po’ le consolazioni, perché devi fidarti anche quando non comprendi. Ci sono anime che non lo sopportano e riempiono il vuoto con cose inutili e talvolta pericolose, come uno colma i suoi vuoti affettivi con la cioccolata o lo shopping o l’alcol e il fumo oppure internet e tutto quello che segue, ecc... Allo stesso modo ci sono persone “spirituali” che rifiutano di fatto la crescita nella fede correndo dietro alle novità…

L’elenco delle cose che servono all’evasione è infinito perché tutto può servire all’evasione. Comprendiamo che non si tratta tanto allora di evitare cose o azioni in sé ma di uno spirito (queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle). Quale spirito seguo? La fede e le mie pratiche religiose mi portano ad un cuore a cuore sempre più sincero e profondo con Dio, e accetto di lasciarmi semplificare, spogliare del mio io, oppure al contrario…? E a questo punto comprendiamo pure che c'è connivenza tra lo spirito pettegolo, sempre alla ricerca di consolazioni spirituali e quello degli ipocriti denunciati da Gesù che cercano “santamente” di coprire la propria avarizia.

Si dice: “alcuni (ma forse anch’io?) preferiscono le consolazioni di Dio al Dio delle consolazioni”.

traduzione italiana
Riguardo alle consolazioni divine, san Francesco di Sales dice di accettarle con semplicità ma di non attaccarsi ad esse perché non sono la mèta. Sant’Ignazio di Loyola dice che quando sei nella desolazione non devi turbarti perché verrà il tempo della consolazione, ma invece quando sei nella consolazione non esaltarti perché finirà. San Giovanni della Croce dice addirittura di rifiutare le consolazioni, sia quelle materiali che quelle spirituali perché conta solo la fede (ha fatto un disegno famoso intitolato “la salita al monte Carmelo”, con tre vie: quella delle consolazioni materiali, quella delle consolazioni spirituali e quella della fede. Di fronte ad ogni consolazione materiale scrive: “no es esto” – “non è questo”. Di fronte ad ogni consolazione spirituale scrive: “ni eso” – “neppure quello”. La via della fede è quella della vera salita verso Dio e la scandisce  con la parola “nada” – “nulla” (nessuna consolazione). Non impedisce che i santi più grandi hanno testimoniato di aver ricevuto grandissime consolazioni divine!. Ma hanno anche attraversato periodi di profonda purificazione. Vedi Padre Pio, Madre Teresa, Giovanni Paolo II per citare solo santi a noi cari e recenti.

Cerchiamo al meno di non meritarci il rimprovero che san Paolo fa ai tessalonicesi: “Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione” (2Ts 3:11).  Oppure alle vedove giovani: “Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene.” (1Tm 5:13), consigliando loro di risposarsi e di avere figli e una famiglia di cui occuparsi. “L’ozio è il nemico dell’anima” dice la tradizione cristiana.  

Ma questo non è forse riempire il vuoto lasciato dalla fede? La preghiera ordinata e costante, il lavoro assiduo e fatto con coscienza, il servizio della famiglia sono delle attività che permettono all’uomo di donarsi, di irrobustirsi, spesso nel sacrificio e non nella ricerca di consolazione. Scelti come servizio del Regno di Dio e come ricerca del suo Volto, sono autentiche vie di santità. Infatti in quel clima in cui si credeva che il ritorno del Signore fosse imminente, quindi che non fosse utile lavorare a chi avesse risparmi, san Paolo raccomanda a tutti di lavorare come esercizio utile per l’anima e dice: “chi non vuol lavorare, neppure mangi” (2 Ts 3:12).



Prima Lettura  2 Ts 2, 1-3.13-17 Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

Canto al Vangelo  Sal 118,29.30.80  Allontana da me la via della menzogna, la via della tua verità ho scelto: sia integro il mio cuore nei tuoi precetti.
Vangelo   Mt 23, 23-26 In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!».

1 commento:

  1. Scoprire che la pace è uno stato di abbandono alla volontà del Padre, fidarsi che quanto avviene è il meglio per me (magari oggi non lo so...ma capirò domani), è un dono della Misericordia di Dio che mi consente di farne esperienza! Allora i progetti cambiano, i desideri non si realizzano, le previsioni falliscono (ma Tu sai di cosa ho bisogno e provvedo)...si torna a casa perché è questo il tempo di tornare! Tutto è ok! Grazie Gesù!

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