Papa Francesco,
dal 6 maggio scorso, ha iniziato un ciclo di catechesi meravigliose sulla preghiera, tutte
da meditare. Perché bisogna imparare a pregare. Innanzitutto “si impara a pregare
pregando”, cioè osando il confronto diretto con Dio, con la sua Parola
e i suoi silenzi, con la sua volontà che non sempre corrisponde alla mia, e, comunque
la sovrasta. Infatti Dio vuole per noi cose sempre molto più grandi,
belle e sante di quelle che vogliamo noi. Ma c'è gente che prega una vita senza
imparare. I Santi sono i nostri maestri di preghiera, e in particolare coloro la
cui vita e preghiera sono diventate Parola di Dio! Ecco i titoli delle
catechesi fatte finora. Ci rendiamo conto subito che papa Francesco ci propone
un itinerario, una scuola di preghiera alla luce della Bibbia:
- Udienza Generale del 17 giugno 2020 - Catechesi - 7.
La preghiera di Mosè
- Udienza Generale del 10 giugno 2020 - Catechesi - 6.
La preghiera di Giacobbe
- Udienza Generale del 3 giugno 2020 - Catechesi: 5.
La preghiera di Abramo
- Udienza Generale del 27 maggio 2020 - Catechesi: 4.
La preghiera dei giusti
- Udienza Generale del 20 maggio 2020 - Catechesi: 3. Il
mistero della Creazione
- Udienza Generale del 13 maggio 2020 - Catechesi: 2.
La preghiera del cristiano
- Udienza Generale del 6 maggio 2020 - Catechesi: 1.
Il mistero della preghiera
Vi metto
la catechesi sulla preghiera di Abramo.
Catechesi: 5. La preghiera di Abramo
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
C’è una voce che risuona all’improvviso nella vita di Abramo. Una voce che
lo invita a intraprendere un cammino che sa di assurdo: una voce che lo sprona
a sradicarsi dalla sua patria, dalle radici della sua famiglia, per andare
verso un futuro nuovo, un futuro diverso. E tutto sulla base di una promessa,
di cui bisogna solo fidarsi. E fidarsi di una promessa non è facile, ci vuole
coraggio. E Abramo si fidò.
La Bibbia tace sul passato del primo patriarca. La logica delle cose lascia
supporre che adorasse altre divinità; forse era un uomo sapiente, abituato a
scrutare il cielo e le stelle. Il Signore, infatti, gli promette che la sua
discendenza sarà numerosa come le stelle che punteggiano il cielo.
E Abramo parte. Ascolta la voce di Dio e si fida della sua parola. Questo è
importante: si fida della parola di Dio. E con questa sua partenza nasce un
nuovo modo di concepire la relazione con Dio; è per questo motivo che il
patriarca Abramo è presente nelle grandi tradizioni spirituali ebraica,
cristiana e islamica come il perfetto uomo di Dio, capace di sottomettersi a
Lui, anche quando la sua volontà si rivela ardua, se non addirittura
incomprensibile.
Leggendo il libro della Genesi, scopriamo come Abramo visse la preghiera
nella continua fedeltà a quella Parola, che periodicamente si affacciava lungo
il suo cammino. In sintesi, possiamo dire che nella vita di Abramo la
fede si fa storia. La fede si fa storia. Anzi, Abramo, con la sua vita, con
il suo esempio, ci insegna questo cammino, questa strada sulla quale la fede si
fa storia. Dio non è più visto solo nei fenomeni cosmici, come un Dio lontano,
che può incutere terrore. Il Dio di Abramo diventa il “mio Dio”, il Dio della
mia storia personale, che guida i miei passi, che non mi abbandona; il Dio dei
miei giorni, il compagno delle mie avventure; il Dio Provvidenza. Io mi domando
e vi domando: noi abbiamo questa esperienza di Dio? Il “mio Dio”, il Dio che mi
accompagna, il Dio della mia storia personale, il Dio che guida i miei passi,
che non mi abbandona, il Dio dei miei giorni? Abbiamo questa esperienza?
Pensiamoci un po’.
Questa esperienza di Abramo viene testimoniata anche da uno dei testi più
originali della storia della spiritualità: il Memoriale di
Blaise Pascal. Esso comincia così: «Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di
Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti. Certezza, certezza. Sentimento.
Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo». Questo memoriale, scritto su una piccola
pergamena, e trovato dopo la sua morte cucito all’interno di un vestito del
filosofo, esprime non una riflessione intellettuale che un uomo sapiente come
lui può concepire su Dio, ma il senso vivo, sperimentato, della sua presenza.
Pascal annota perfino il momento preciso in cui sentì quella realtà, avendola
finalmente incontrata: la sera del 23 novembre 1654. Non è il Dio astratto o il
Dio cosmico, no. È il Dio di una persona, di una chiamata, il Dio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe, il Dio che è certezza, che è sentimento, che è gioia.
«La preghiera di Abramo si esprime innanzitutto con azioni: uomo del
silenzio, ad ogni tappa costruisce un altare al Signore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2570).
Abramo non edifica un tempio, ma dissemina il cammino di pietre che ricordano
il transito di Dio. Un Dio sorprendente, come quando gli fa visita nella figura
di tre ospiti, che lui e Sara accolgono con premura e che annunciano loro la
nascita del figlio Isacco (cfr Gen 18,1-15). Abramo aveva
cent’anni, e sua moglie novanta, più o meno. E credettero, si fidarono di Dio.
E Sara, sua moglie, concepì. A quell’età! Questo è il Dio di Abramo, il nostro
Dio, che ci accompagna.
Così Abramo diventa familiare di Dio, capace anche di discutere con Lui, ma
sempre fedele. Parla con Dio e discute. Fino alla prova suprema, quando Dio gli
chiede di sacrificare proprio il figlio Isacco, il figlio della vecchiaia,
l’unico erede. Qui Abramo vive la fede come un dramma, come un camminare a
tentoni nella notte, sotto un cielo questa volta privo di stelle. E tante volte
succede anche a noi, di camminare nel buio, ma con la fede. Dio stesso fermerà
la mano di Abramo già pronta a colpire, perché ha visto la sua disponibilità
veramente totale (cfr Gen 22,1-19).
Fratelli e sorelle, impariamo da Abramo, impariamo a
pregare con fede: ascoltare il Signore, camminare, dialogare fino a discutere.
Non abbiamo paura di discutere con Dio! Dirò anche una cosa che sembra
un’eresia. Tante volte ho sentito gente che mi dice: “Sa, mi è successo questo
e mi sono arrabbiato con Dio” – “Tu hai avuto il coraggio di arrabbiarti con
Dio?” – “Sì, mi sono arrabbiato” – “Ma questa è una forma di preghiera”. Perché
solo un figlio è capace di arrabbiarsi con il papà e poi re-incontrarlo.
Impariamo da Abramo a pregare con fede, a dialogare, a discutere, ma sempre
disposti ad accogliere la parola di Dio e a metterla in pratica. Con Dio,
impariamo a parlare come un figlio con il suo papà: ascoltarlo, rispondere,
discutere. Ma trasparente, come un figlio con il papà. Così ci insegna Abramo a
pregare. Grazie.
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