J. Tissot - Gesù guarisce la suocera di Pietro. |
La prima
lettura ci mostra la sofferenza di Giobbe. Anche se la medicina ha fatto tanti progressi, in particolare nella terapia del dolore, possiamo riconoscere in questo lamento
di Giobbe un’esperienza universale dell’uomo e sappiamo che ci sta tanta (troppa) sofferenza nel mondo.
La seconda
lettura ci presenta la spinta ad evangelizzare vissuta da san Paolo.
Gesù, nel Vangelo,
unisce questi due aspetti, evangelizzando, in particolare la sofferenza.
Per comprendere
questo Vangelo è utile dare alcuni punti di riferimento. La scena si svolge di
sabato: sarebbe la nostra domenica. Il giorno per gli Ebrei va da tramonto a
tramonto, per cui dopo il tramonto del sole del sabato, sarebbe come il lunedì
mattina per noi.
Gesù e i
suoi discepoli quella mattina sono andati in sinagoga, come noi andiamo a Messa. Pur non essendo il capo di quella sinagoga, la personalità di Gesù si
impone da sé. Un demonio che soffoca un uomo lì presente, reagisce
violentemente contro Gesù. Gesù lo caccia. Poi torna a casa, la semplice e
familiare casa di Pietro e Andrea suo fratello, simbolo della Chiesa. Lì c'è la
suocera di Pietro con la febbre e Gesù avvicinandosi la prende per mano e
la fa alzare. È guarita e, tutta gioiosa, si mette a servirli. Solo alla fine
della giornata, dopo il tramonto del sole, portano a Gesù tutti gli ammalati e
gli indemoniati.
Gesù dimostra
assoluta libertà nell’interpretare a favore della persona i precetti che riguardano
il sabato e guarendo la suocera di Pietro fa “un atto medico” vietato senza scrupolosità
alcuna. Il sabato, giorno di riposo e di santità, deve favorire la crescita e la
felicità dell’uomo. L’uomo non è fatto per il sabato. Invece la gente di
Cafarnao non osa venire a chiedere aiuto durante quel giorno, per la
proibizione di camminare troppo, e degli “gli atti medici”, cioè i miracoli
compiuti da Gesù. Anche questo modo di vedere la religione è una grandissima
sofferenza che ingabbia l’uomo, distorce la sua visione di Dio e di se stesso e
genera frustrazione e sensi colpa inutili e dannosi.
Altri fatti
da notare sono il vietare di Gesù ai demoni di dire chi egli è e il suo andare
altrove, mentre il suo successo a Cafarnao è assicurato e la posizione sulla
strada carovaniera lungo il mare di Galilea è oltremodo favorevole. I due fatti
vanno insieme. Infatti un’altra sofferenza profonda dell’uomo, meno facile da
comprendere, è quando vediamo Dio solo come il dispensatore di grazie, e che lasciamo
appiattire la nostra vita sulla ricerca di benessere. In questo modo, soffochiamo lo slancio
dell'anima verso l’assoluto, col rischio poi di “perdere la fede” se la
grazia richiesta non ci viene concessa, e di invidiare Dio, tranquillo lassù mentre
io sono tribolato quaggiù, accusandolo di essere ingiusto. Il segno
che la suocera di Pietro è guarita, è risorta, è che si mette al servizio. La religione
si serve di Dio, o tenta di farlo, la fede serve Dio e si abbandona a Lui. I demoni
proclamando che Gesù è il figlio di Dio non vogliono certo evangelizzare, ma vorrebbero
fissare le persone in una visione di Dio distorta. Infatti, gli abitanti di Cafarnao vedono Gesù come colui che risolve i loro problemi e si “mettono
sulle sue tracce” come dei segugi, per “catturarlo”.
Andando oltre,
e vietando ai demoni di parlare, Gesù rinuncia alla comodità di “sedersi” in un
contesto sicuro, e obbliga tutti, discepoli compresi, ad andare oltre, verso il
Mistero di Dio.
Prima Lettura Gb 7, 1-4. 6-7
Notti di dolore mi sono state
assegnate.
Dal libro di Giobbe
Dal libro di Giobbe
Giobbe parlò e disse:
«L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d'illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
La notte si fa lunga
e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
I miei giorni scorrono più veloci d'una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».
«L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d'illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
La notte si fa lunga
e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
I miei giorni scorrono più veloci d'una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 146
Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.
Seconda Lettura 1 Cor 9, 16-19.22-23
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.
Seconda Lettura 1 Cor 9, 16-19.22-23
Guai a me se non annuncio il
Vangelo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, annunciare il Vangelo non
è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non
annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io.
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io.
Canto al Vangelo Mt 8,17
Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre
infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.
Vangelo Mc 1, 29-39
Guarì molti che erano affetti da
varie malattie.
Dal vangelo secondo Marco
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla
sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e
Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono
di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la
lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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