Una campagna
lanciata in Spagna che merita attenzione (traduzione mia):
7 ragioni perché
lo Stato riconosca l’indissolubilità del matrimonio (canonico).
Questo
riconoscimento sarebbe rispettoso da un lato della autonomia della volontà
delle parti che in diritto privato è un
principio essenziale e basico, e, d’altro lato, procurerebbe grandi benefici
sociali. Di José Castro Velarde .
Il
riconoscimento civile della indissolubilità del matrimonio canonico sarebbe
benefico per la società. Perché lo Stato non riconosce la volontà di coloro che
si sposano per sempre? Viviamo attualmente nel mondo della estensione dei
diritti. Eppure se c’è la volontà di un uomo e di una donna che con piena
capacità e liberamente decidono di formare una unità per tutta la vita, lo
Stato si considera in diritto di dire loro NO.
Non riconosco
civilmente che questa unità che tu e tu volete formare per tutta la vita sia
tale. NON mi fido di voi. Potete
cambiare opinione. NO è NO.
E in questo modo si
rifiuta di riconoscere civilmente una decisione legittima e libera.
Non si tratta di
obbligare nessuno. Solo di ammettere una figura che implichi la fedeltà per
tutta la vita dei contraenti che liberamente e volontariamente così lo
vogliono. Questo riconoscimento sarebbe
rispettoso da un lato della autonomia della volontà delle parti che in
diritto privato è un principio
essenziale e basico, e, d’altro lato, procurerebbe grandi benefici sociali.
Tentiamo di
riflettere su alcuni di questi benefici:
1.
Darebbe rilevanza giuridica a una infinità di
matrimoni che vivono fino alla fine la loro fedeltà. Con gli alti e bassi
propri di una vita, molti uomini e donne vivono tutta la vita il loro impegno
di amarsi e aiutarsi per sempre. Perché non diamo loro forza giuridica?
2.
Aiuterebbe (ogni aiuto è sempre benvenuto), a compiere
il felice obbligo che molti abbiamo assunto il giorno del nostro matrimonio:
“Io ti accolgo come mio sposo (mia sposa) e mi consegno a te e ti prometto di
esserti fedele nella prosperità e nella avversità, nella salute e nella
malattia, e così amarti e rispettarti tutti i giorni della mia vita”.
3.
Si darebbe libertà, in questo caso vera libertà dal
punto di vista antropologico, perché non si tratta di obbligare nessuno sino
soltanto che coloro che vogliono possano fare uso di questa possibilità.
4.
Aiuterebbe in momenti di crisi. Tutti abbiamo
attraversato crisi di questo tipo. Amarsi non significa non litigare mai.
Amarsi significa pazienza, carità, servizio, verità … con la persona amata,
quella che intendiamo in molti come quella scelta da Dio come compagno/a di
viaggio. San Paolo lo spiega molto bene. Se, invece di invitarti in un momento
di desolazione a valerti del divorzio “Express” ti si invitasse a pensare nella
stabilità , molte crisi si supererebbero.
5.
Nel caso in cui ci sono figli, terze persone che non
sono i contraenti, questi hanno il diritto di crescere vicino ai loro due
genitori e in un ambiente di unità. Tutti siamo coscienti che il meglio per i
figli è che i loro genitori si amino e siano uniti. Perché non promuoviamo
questo? Non si tratta di obbligare, ma se le strutture civili e politiche
aiutano alla disunione invece di promuovere l’unità, non può sorprendere che ci
siano tanti bambini e giovani che crescano con problemi affettivi. I bambini
cresciuti dai loro genitori passano più tempo con loro e hanno migliori
risultati scolastici, più autostima e meno problemi di comportamento e problemi
legati alla violenza e alle droghe.
6.
Molti studi mostrano i frutti sociali del matrimonio:
gli sposi godono di migliore salute, hanno meno depressioni e ansietà e anche
una maggiore sicurezza finanziaria.
7.
La nostra epoca caratterizzata da volatilità e
immediatezza necessita anche di riposo e stabilità. Il matrimonio da questa
sicurezza perduta a molte persone. Le famiglie sono state indubbiamente la grande
sicurezza sociale che ha funzionato quando la crisi più imperversava. La
sicurezza del matrimonio incoraggia gli sposi a prendere decisioni e a lungo
termine. Il matrimonio e la famiglia stabili sono un’autentica sicurezza di
fronte a problemi e circostanze come l’infermità, la disoccupazione, la
solitudine e la vecchiaia.
Per tutti questi motivi, dalla Associazione
“Enraizados” (radicati) abbiamo lanciato una campagna per chiedere il
riconoscimento pieno del matrimonio canonico (anche per quanto si riferisce
alle cause di nullità) e l’esistenza di un matrimonio civile per tutta la vita
per coloro che liberamente lo scelgano
( qui il link della campagna: hemos lanzado una campaña para pedir el reconocimiento
pleno del matrimonio canónico )
Che cosa vogliamo fare noi qui in Italia? lanciamo una
campagna simile?
Papa Francesco in Amoris Laetitia elenca i benefici
umani e sociali del matrimonio fedele, della stabilità della famiglia e invita
i legislatori a non indebolire le famiglie.
Oggi invito tutti noi, in particolare i fidanzati che
scelgono di sposarsi in Chiesa ma sono influenzati dalla mentalità comune (e
chi è immune di questa mentalità comune?) o forse, segretamente nel loro cuore
pensano fin dal principio al divorzio come via di uscita possibile) a
riflettere profondamente sul valore del loro impegno davanti a Dio e alla
comunità. So che la soluzione è anche vivere la propria vita cristiana in
comunità, una comunità che celebri la Parola, la Preghiera e la Comunione fraterna
e i Sacramenti. Non possiamo più prenderci in giro e chiamare comunità una pura
idea (“con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie”, e ci sono soltanto
i parenti e amici vestiti come se andassero in discoteca e non conoscono nulla
del mistero che celebrano) oppure un gruppo Whats App o Faceboook. La
situazione concreta delle coppie e dei loro figli attorno a noi è troppo grave.
Ricordiamo anche a noi stessi che sia la coppia , che la
famiglia e la comunità, si costruiscono giorno dopo giorno, con grandissima fiducia
nel Signore fedele che sta sempre al nostro fianco e apre cammini nella morte, ma
anche con l’impegno personale. Chi viene per ricevere soltanto, dopo poco,
verrà per giudicare e criticare e questo distrugge.
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